Riferimento: L'universo dentro di noi
Onestamente sono abbastanza distante da qualsiasi filosofia solipsistica sia assoluta che anche solamente affine ma di diverso grado. Non le trovo stimolanti, le avverto come una resa incondizionata verso i nostri limiti, e in quanto tali deleterie. I limiti del nostro essere sensoriali non ci hanno tuttavia impedito di esplorare ciò che era totalmente al di fuori delle nostre percezioni, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande, presupponendo di vivere una realtà deterministica, e ascrivibile a modelli astratti. A tal proposito sono rimasto molto colpito da come un collaboratore di S.Hawking abbia giustificato la nuova teoria riguardante i buchi neri (soft-hair). Lo stesso ha dichiarato fosse necessaria, perchè il precedente modello minava il determinismo con cui la fisica si è sempre affacciata all'universo. Le cose non potevano semplicemente scomparire non obbedendo più ai nostri schemi, quindi era necessario correggere il tiro. Cerchiamo quindi di far tornare i conti per proteggere il nostro modo di concettualizzare, oppure abbiamo davvero tutti gli strumenti per essere sicuri di vivere in una realtà deterministica, e quindi nulla da essa può esulare? Forse entrambi nello stesso momento, e la loro apparente contraddittorietà è solo un miraggio, io non ho risposta. Ma tra le varie cose che a mio avviso rendono insopportabile una resa ai nostri sensi, ci sono tutti quegli "Eureka" esclamati nel corso dei secoli. So che mi si obbietterà che in realtà sono leggende antropocentriche cucite attorno a processi ben distanti dall'intuizione, per complessità e volubilità, per tutte quelle "intuizioni" poi rivelatesi false, nel senso di ascrivibili solamente alla mente di un soggetto e non universali. Eppure ancora oggi sopravvivono entità astratte di nostra creazione che hanno necessitato di secoli di evoluzione per essere alla portata dei sensi, e successivamente quindi, della dimostrazione sperimentale. Da dove si sono originate quelle intuizioni, escluse per certo le capacità sensoriali di chi le ha esclamate? Che cosa ha permesso a quelle menti che poi idolatriamo, di guardare nel futuro vestiti in braghe di tela? Come è stato possibile descrivere l'infinità dell'universo (allora chiamato Dio) prima ancora che che si sapesse riconoscere il cielo dal mare? E' questa "precocità" dell'uomo e del suo sentire, che mi fa diffidare di qualsiasi teoria che releghi i suoi sensi a meri strumenti di misura e di paragone tra se stesso e l'esterno, sia esso in forma di eventi o di materia. Idolatriamo queste menti, perchè ci ricordano quanto ci piace vivere in un sogno romantico dove siamo speciali, ed ironicamente più i nostri sensi progrediscono, più ci accorgiamo che di speciale abbiamo poco.
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