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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
17-10-2015, 18.24.56 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Capisco la fascinazione del parallelo, ma nessun induista metterebbe in discussione il soggetto.
E' una differenza marcata, che poi si svolge con 2 politiche opposte. Ossia per Hegel diventa politico dell'altro, in particolare nelle forme utopicamente perfette dello stato, nelle scuole Vedanta come puntuale sottrazione del soggetto alla vita politica. Non è semplicemente una conseguenza del potere poilitico, è proprio una questione di condotta morale. Con la lettura della Fenomenologia sono rimasto alla prima parte: l'anno scorso ho seguito alla università di Milano, un corso su Hegel, dove veniva messo a fuoco lo spirito religioso e quindi morale (democrazia) della politica greca che sfocia nel cristianesimo. A parte la provocatoria questione, quello che non capisco è come possiamo dimenticare che il soggetto prima che essere dato, si deve confrontare con la ragione, e il suo mistero della sensibilità che si concilia sempre con un tempo storico. Per Hegel noi siamo sempre quello che siamo in maniera misteriosa per necessità. La ragione è allora quella forza universale che noi siamo obbligati ad affermare. Non farlo equivarrebbe a considerarci qualsiasi cosa che non sia il nostro sensibile. La sua provocazione all'Advaita sarebbe proprio quella, infatti per l'Advaita il soggetto è meramente illusorio frutto dell'illusione sensibile. Il fatto che di questa illusione poi ogni scuola induista la faccia diventare presupposto per ogni politica personale, e quindi mi scuseranno, fortemente materialista, è altra storia. Pensieri remoti che questo post purtoppo rievoca. |
18-10-2015, 15.20.49 | #4 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 27-08-2014
Messaggi: 162
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
*** Io ne facevo una questione metafisica, più che politica. Comunque, anche sotto tale secondo profilo, a prescindere dal fatto che la Gita (che è uno dei principali testi che ispirano i Vedantani), incita esplicitamente all'azione, persino militare, astenendosi dal suo "FRUTTO", ricordo che: "Nei secoli XIX e XX i combattenti per la libertà politica adottarono alcuni concetti del Vedanta, e li trasferirono nel contesto socio-politico. Così come Gandhi." (1) Comunque è vero, come dici tu, che non possiamo dimenticare che il soggetto prima che essere dato, si deve confrontare con la ragione, e il suo mistero della sensibilità, che si concilia sempre con un tempo storico (formula hegeliana molto contorta). La complessità di Hegel (ed anche la sua involuta forma espositiva), secondo me derivano dal fatto che nella sua mente fermentavano -non sempre mescolandosi felicemente-, reminescenze della mistica renana, una impostazione razionalistica di derivazione illuminista, e le prime suggestioni dello storicismo romantico incipiente. Quanto al fatto che, per l'Advaita, il soggetto è meramente illusorio frutto dell'illusione sensibile, non è del tutto esatto. Ed infatti: a) Non è illusorio il "serpente" che vediamo in terra...soltanto che, in realtà, è una corda (è un travisamento, non una illusione). b) Allo stesso modo, l'io individuale non è illusorio, ma è solo un travisamento del SE' universale (come guardare l'onda, senza capire che è, sostanzialmente, mare). NOTE (1) "Piccola enciclopedia dell'induismo" Di Klaus K. Klostermeie pag.105 |
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19-10-2015, 11.43.10 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Certo non vige il discorso sull'illusorietà dell'analitica americana che va tanto alla pagè nei chiostri universitari. Illusorio nel senso di Maya, come ben sai, suppongo. Il discorso della Bhagavad lo conosco bene: ma non fa che confermare quello che penso. Mentre per Hegel noi non possiamo che dirci cristiani (suppongo) per la Bhagavad ogni azione è frutto di una rinuncia alla domanda. (così la guerra fratricida è solo in nome dei favori di un Dio). Solo per dire che le due metafisiche portano ad azioni e cioè politiche diverse. Poi ti ripeto la fascinazione del parallelo metafisico la possiamo fare anche con altre metafisiche. Sulla mistica reniana, so davvero niente, sicuramente Hegel visse in una età di grandi rivolgimenti storici, e secondo il prof., ne assimilò le energie: in questo senso possiamo parlare di storicismo romantico. |
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02-12-2015, 22.43.53 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
A grandi linee hai delineato a mio parere correttamente alcuni concetti. Aggiungerei alcune considerazioni. La fenomenologia dello spirito è in rapporto dialettico con il fenomenico naturale. Perchè il paradigma fondamentale dello Spirito è Dio uno e trino, l'in-sè e il per-sè, che si manifesta nel Cristo morente. La coscienza è all'interno della certezza sensibile, della percezione e dell'intelletto. Con l'autocoscienza e la ragione (diversi dalla coscienza e dall'intelletto) l'uomo-popolo costruisce il proprio mondo che viene diviso in spirito vero(etica), spirito estraniato da sè (cultura), spirito certo di sè (morale). Infine lo spirito assoluto con l'autoscoscienza, con la religione diviene con la ragione assoluta lo spirito che si sa. Ho percorso gli otto capitoli. La dialettica è quindi il movimento dello spirito nella conoscenza che si fa concreto dapprima nella natura della scienza che produce i particolari intellettivi e contraddittori rispetto alla ragione dell'autocoscienza. Il sapere assoluto è il raggiungimento della totalità della conoscenza e la ricongiunzione del contraddittorio dialettico nel sapere assoluto, la sintesi , in cui lo spirito finalmente si sa nella figura dello spirito stesso. Potrebbe apparire una forma di religiosità, ma è più potente perchè "muove" la storia dialetticamente in un progresso che questa volta non è scientifico, o non solo, e non è il concetto positivistico. Se il trascendente del'autocoscienza lo pongo dentro il progresso della storia, il soggetto diventa l'individuo-popolo; per farla breve può essere reinterpretato come materialismo storico,coscienza di classe, cioè termini traslati dallo spirito divino allo spirito dei popoli. Questa è stata la forza storica delle ideologie e delle interpretazioni "destra" e "sinistra " di Hegel che verranno. Perchè è potente quella dialettica verso una via "escatologica" e la possiiblità della costruzione culturale dell'uomo. Il fulcro "metafisico" non è più cercato nell'oggettività, ma ancora di più nella soggettività umana di creare cultura e costruire il mondo; lo storicismo nasce da questo influsso.La contraddizione fra autocoscienza e coscienza, fra ragione e intelletto, nel movimento continuo del contraddittorio dialettico, della conoscenza particolare e delle sintesi della conoscenza e saper e totale dello spirito è quindi la manifestazione storica della contraddizione culturale dove l'uomo si fa storia e vita,così come Dio si fece storia e vita con Cristo. Ma così come Cristo ritorna all' Uno, rimane la parusia , l'escatologia della storia umana come significazione nella sua storia contraddittoria verso il sapere assoluto:la sintesi dello Spirito che finalmente si autoriconosce nella totalità della concretezza storica |
23-01-2016, 00.27.17 | #7 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-01-2016
Messaggi: 14
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Buonasera, sono nuovo qui. Leggo molti interventi interessanti e dotati di un particolare senso speculativo, pertanto non appena resomi conto dell'alto valore medio degli utenti mi sono iscritto. Tuttavia - e ciò fa parte proprio della vivacità del pensiero critico - rilevo anche una mancanza di fondo che accomuna molte riflessioni in questo forum, cioè la fondamentale predisposizione al punto di vista dell'opinione. Per quanto possa essere all'avanguardia il riconoscimento della differenza come di una realtà esteriore, e cioè inconsapevolmente della propria ignoranza, la conoscenza per essere completa non può prescindere dal comprendere tutti i vari punti di vista - cioè, la conoscenza completa non può prescindere dall'essere compiuta. Vale a dire che molti parallelismi che in maniera molto apprezzabile qui sono svolti, rimangono alla mera funzione della riflessione: il ché appunto non è il punto di arrivo, non è ancora la realtà concreta in sé e per sé compiuta. D'altra parte questo aspetto mette in evidenza come probabilmente in questo ambito, vuoi per la giovane età, vuoi per le circostanze meramente concrete della vita, ci troviamo di fronte ad un numero di utenti appassionati che pure non facciano di questa istanza un vero e proprio lavoro, lasciandola piuttosto al lato della curiosità. Un esempio su tutti è il fatto di porre questo vertice assoluto del pensiero puro, che è il maestro più elevato e più riconosciuto di tutti i tempi - Hegel -, in un fondo oscuro dove resti alla stregua di una cosa tra le tante, che è passibile di errori e critica comune. Mi fa piacere pertanto proporre a mia volta quello che sarà riconosciuto come nient'altro che un'altra opinione, il mio punto di vista, ma che appunto ha trovato necessaria oggettivazione in qualcosa che, come Scienza reale, resta indelebile e chiaro per l'eternità - un libro - un'opera compiuta. Infatti sono l'autore di un lavoro che ripropone l'opera del filosofo di Stoccarda e ne ripercorre l'intero sistema in chiave moderna. Ebbene sarebbe interessante nonché opportuno che, prima di generare pensieri singolari e opinioni soggettive, si studi a pieno la storia della filosofia, il corpus hegeliano e infine l'opera che ne racchiude l'essenza in una sintesi che racchiude in un solo volume tanto l'Enciclopedia delle Scienze filosofiche, quanto la Fenomenologia dello Spirito. Ma ancora non conosco a fondo le regole del forum, pertanto non so se sia possibile "fare pubblicità", ed indicare quale sia il titolo in questione. |
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23-01-2016, 15.22.30 | #8 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-03-2015
Messaggi: 257
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Capisco il senso dell'intervento, ma...non credo che il forum sia un luogo di scambio riservato a soli specialisti, professionisti della filosofia e studiosi proclamati ( altrimenti penso che avrebbe chiuso da tempo vista la penuria di tali eccelsi soggetti... ). E' un luogo, a mio avviso, per riflettere insieme, ognuno secondo le proprie conoscenze e possibilità, e senza pretese di uscire dall'ambito della "personale opinione", con tutti gli evidenti limiti che ne conseguono ( ma sono i limiti che ci stabiliscono). La filosofia dovrebbe uscire però, almeno un po', dalle aule e dalle cattedre e tornare a infiammare i dialoghi, i dibattiti , gli scambi tra le persone comuni com'era un tempo antico, perduto per sempre. Penso ai "sapienti di villaggio" che girovagano per l'India antica e i cui duelli dialettici richiamavano tutta la popolazioni, che partecipava, approvava o rifiutava, con passione autentica. Ricordo un Nisargadatta, umile tabaccaio della più atroce periferia di Bombay, che ha rinnovato la filosofia dell'Advaita Vedanta. Penso a tutta quella filosofia del quotidiano che umile e povera gente ha insegnato, con profonde verità non scritte, ma vissute con il sudore della fronte. Penso agli operai che traducevano la filosofia in politica lungo i tragitti dei treni di provincia che portavano al lavoro, ogni giorno che Dio comandava... Una filosofia perfetta, eccelsa ed esclusivamente riservata a pochissimi intellettuali austeri ( e un po' snob a volte purtroppo...)e "autorizzati" a parlarne e scriverne mi sembra veramente una cosa...morta. La filosofia deve farti "ribollire" il sangue e rivoltare le viscere, se così si può dire, per poi passare all'azione. Benvenuto nel forum !! |
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24-01-2016, 13.41.45 | #9 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-01-2016
Messaggi: 14
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Grazie mille! In effetti il forum è proprio il luogo dell'opinione, dove ciascuno può esprimere il proprio punto di vista. L'errore che però vorrei non si commettesse, comunque, è confondere la verità della scienza - cioè la filosofia - con la verità dell'opinione, dove ciascuno in assoluto crede di potere promuovere una teoria, il che non è possibile, sebbene questo stesso sia lo stimolo che muove al sapere, il quale però appunto deve essere coltivato da un lungo lavoro, e non rimanere allo stado di una pretesa, un'intenzione, ad un semplice anelato. "Il sapere immediato è contrapposto al conoscere filosofico proprio della ragione e con ciò si proclama la condanna della filosofia. Attenendosi al sapere immediato, si discorre di fede e conoscenza come il cieco dei colori. Quanto alla filosofia, ciascuno crede d'esser per natura un filosofo, di poterne giudicare poiché ne avrebbe in sé stesso il metro. Ora s'ammette che uno non possa fare scarpe se non è un calzolaio, anche se gli siano note le misure del piede e se sia dotato di mani; invece il sapere immediato, con riguardo alla filosofia, ritiene che chiunque sia filosofo, chiunque possa contestare qualsiasi cosa, ed insomma chiunque ne sappia." (G.W.F Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, Laterza, Roma-Bari, 2013) L'opinione dunque è un momento fondamentale ma altrettanto transitorio della verità, per cui d'altra parte si auspica debba avere in sé questa aspirazione di superare sé stesso in qualcosa di più elevato, seppure il suo elemento vitale si veda ancora situato in un ambito non troppo facile e adeguato a tale altezza, quale la piazza o il forum. D'altra parte, inoltre, riguardo l'attività e la "pubblicità" della verità, cioè così come accade in questa realtà Indiana di cui hai fatto riferimento, dove il senso delle cose è colto dalla fatica della vita quotidiana e condiviso pubblicamente con gli altri sul terreno del senso comune, bisogna dire che si tratta di due elementi in effetti molto importanti per il processo della conoscenza. La verità è infatti questo movimento che non resta fermo alla sostanza, e non si pone soltanto come un oggetto da percepire, piuttosto si scopre essa stessa come il soggetto che dall'oggetto dapprima inanimato prende vita e non solo contempla, ma pone e produce con la propria azione l'essenza del vero, portandolo a maturazione, cioè conducendo l'idea alla realtà. |
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25-01-2016, 11.14.46 | #10 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-03-2015
Messaggi: 257
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Personalmente mi sono sempre coerentemente dichiarato non filosofo e quindi gli strali di Hegel non mi toccano. Sono d'accordo che , per il semplice fatto di saper cambiare da solo l'olio e i filtri della tua auto, non diventi automaticamente un autoriparatore professionista ma...se il cambio è fatto correttamente l'atto diventa corretto nella stessa identica misura che quel cambio lo abbia eseguito un professionista. Allo stesso modo, pur non essendo filosofo, se il tuo ragionamento è corretto lo è nella stessa misura che quel ragionamento lo abbia prodotto Hegel. Infatti ritengo esista un pensare e non un pensatore. Questo pensare può manifestarsi in modo più o meno corretto in qualunque essere pensante. La differenza sta nel metodo e nel criterio e nel fatto che il filosofo dispone di strumenti ( conoscenze) superiori ,per cui il pensare dovrebbe ( sottolineo dovrebbe) manifestarsi in maniera più corretta in lui. Quella citazione che riporti fa intendere chiaramente che Hegel si considerasse un essere superiore, una mente eccelsa le cui riflessioni non potevano essere contestate da mere opinioni di chi si crede filosofo solo perchè produce...opinioni sulla filosofia. Tornando al banale esempio di cui sopra, è anche vero che , se l'autoriparatore ci consegna e ci fa pagare un auto non riparata a regola d'arte, chiunque ( anche il non autoriparatore) ha il diritto di contestare ed esprimere la propria opinione in merito. E certo l'autoriparatore non può nascondersi dietro alla sua presunta autorevolezza in materia, contrapposta alla nostra banale opinione. Perchè gli effetti del suo maldestro intervento sono evidenti. Quindi il problema che si pone è: chi può giudicare che il pensiero prodotto dall'abile filosofo sia corretto ? Qual'è il metro per giudicare ? Sono gli effetti (come nel caso del calzolaio citato o dell'autoriparatore) visibili che ce ne parlano? Ha senso una filosofia che non produce effetti visibili ( simile ad un calzolaio che aggiusta scarpe di giorno e disfa il lavoro fatto di notte , all'infinito...) ma semplicemente autoreferenziale? E' il pensiero filosofico che produce l'azione o è invece l'opinione sul pensiero filosofico ( magari mal compreso...)che fa e ha fatto la storia? L'opinione ha un vantaggio sul semplice speculare filosofico, è attiva, a volte vantaggiosa, spessissimo nefasta, ma certo profondamente umana. |
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