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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
28-01-2016, 16.24.25 | #13 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-01-2016
Messaggi: 14
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Proprio a proposito del domandare di cui parli come funzione necessaria della filosofia, partiamo da qui. La verità qual'è? Bella domanda. Senonché in realtà è proprio mal posta. La domanda giusta da porre è: Che cos'è la verità? Proprio come si sbaglia a chiedere se si è credenti o meno in Dio, perché prima è da chiedere e trovare una definizione per questa questione: Che cos'è Dio? Ora, non proseguirò col rivelare il proseguo di questo discorso. Ad ogni modo non credere si possa rispondere a tale domanda, o anche che la sua risposta possa essere compresa, in una riga. Certo si può rispondere in una parola, che ora non svelo qui quale sia, perché infatti ciò costituirebbe un vuoto nome, una parola astratta, senza la conoscenza concreta del suo contenuto. Per sapere la risposta serve come già detto un lungo lavoro di preparazione concettuale e materiale, ovvero interiore ed esteriore, che procede lungo l'asse della storia: perché il contenuto della risposta di questi enti universali, che appunto in quanto universali coincidono in quanto a grandezza, è il contenuto stesso del mondo. La conoscenza si produce non solo col pensiero ma anche materialmente con strumenti scientifici per esempio, o con mezzi tecnologici, artificiali, e lavorativi. Anche un esercito produce la verità in guerra, rivelando a sé stesso e agli altri a chi appartenga il vero valore. La verità non tanto si scopre e si conosce, quanto si fa, si costruisce, si produce. E cioè infine si riconosce. La verità formale - non capisco perché parli di questo, ma comunque - si deve riempire di un contenuto, sebbene esso sia infine proprio la forma di cui si costituisce. Inoltre riguardo la critica allo Stato e al Cristianesimo, ebbene qui si palesa l'ignoranza del significato e dei contenuti di questi assunti. Ma, come detto, non posso spiegare tutto in poche parole, né posso rivelare ogni cosa così semplicemente, proprio come insegnava il tuo amato e citato Platone che con i suoi giochi protrettrici amava nascondere la verità e farvela apparire solo nella misura in cui il lettore fosse disposto a lavorare per essa e ricercarne attivamente il senso, e come del resto il suo maestro Socrate che per proteggere la verità dalle incomprensioni e dalle storpiature di menti cattive e/o inadatte si astenne dal mettere per iscritto il suo pensiero. Per comprendere l'assoluto, dunque, quale appunto il concetto di trinità e l'idealità reale dello Stato, bisogna che si studi bene il trascorso storico mondiale, e se ne intenda il senso profondo con un enorme lavoro interiore che è possibile appunto solo attraverso l'attuazione stessa della storia individuale in concomitanza della storia universale. Questo progresso fatto persona è dunque il filosofo, che incarna nella propria individualità singolare la sintesi compiuta dell'universale. Nella realtà moderna perciò, dove il pensiero è ridisceso dall'astratto mondo delle idee facendosi realtà, e in cui cioè lo spirito si è fatto uomo, il filosofo non è più l'asceta isolato dal mondo, ma diventa il culmine di un intero movimento, quale il presidente/imprenditore/dirigente di un'azienda, ovvero lo scienziato della tecnologia, e infine il capo della nazione. Affinché si trovi la verità, in attesa del suo (ri)trovamento finale, bisogna affidarsi ad una guida, cioè avere fede, checché ne dicano i fantomatici "non credenti", proprio come per esempio è necessario credere ai sensi o alla nostra stessa memoria, sebbene possano incorrere in degli errori, e infine mancare del resto di universalità. E insomma quando si è ignoranti di una disciplina, bisogna apprendere da un maestro, seguendo ciò che egli insegna senza aver la minima idea se ciò che egli dice sia giusto o meno. Ma lo strumento universale che non si abbandona mai, che si rivela fondamentale in tutto e per tutto, ma che si riconosce come tale e si conquista solo alla fine del percorso di affidamento e allenamento, è il maestro univerale, la ragione. Nel caso dell'umanità, in generale il maestro è Hegel. Solo pochi infatti possono fregiarsi del titolo di filosofi, non basta essere capaci di pensare, bisogna aver formulato - non un, ma - IL sistema compiuto. Ebbene Hegel ha compiuto per noi il percorso dello spirito, spiegando cioè il percorso autonomo della realtà dal lato della storia, portandone alla luce l'essenza fino al suo culmine. E' solo dall'alto come da una montagna che si può avere la visione completa del tutto. Per comprendere la verità del mondo e di questo ingegno assoluto che si fa ambasciatore per l'umanità del senso della vita, ovvero per scoprire la ragione assoluta - come la coscienza che è verità e "sa di essere ogni realtà" - sviluppata fino alle sue massime conseguenze in tutti gli ambiti del mondo contemporaneo e tradotta in termini più chiari e moderni, è utile nonché necessario leggere e studiare questo volume: "La follia dello Spirito. Il sistema della scienza" (2015). |
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28-01-2016, 23.13.02 | #14 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Forse la modestia sulla verità dovrebbe addirsi quanto mai a ogni filosofo, perché per quanto sia esaltante sentirsi capaci di dire l'ultima parola sul Tutto, il Tutto se la ride sempre di ogni dire su di esso. |
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29-01-2016, 22.47.26 | #15 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-01-2016
Messaggi: 14
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
D'accordo sui limiti della singola coscienza rispetto all'assoluto. Ma dunque? Chi si è posto in maniera più esemplare, chi si è distinto maggiormente in quanto a scoperte scientifiche, Hegel o Schopenauer? (di cui ho tra l'altro un'alta stima, perché pur criticando la sistematicità di ogni sistema possibile, d'altra parte ne crea uno: il che è sia la sua contraddizione, sia il suo punto di merito, perché il suo Wille è tanto bene rilevato e descritto quasi fino ad identificarsi con il Geist. Dunque sarebbe da domandare piuttosto, chi si è distinto con più merito, Hegel oppure il filosofo medio in generale che, fermo al punto di vista della frammentazione della riflessione, vede gli alberi ma non la foresta?) |
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04-02-2016, 21.10.09 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Non ho capito il tuo punto.
Mi sembra di capire che tu ritenga una sorta di catarsi fra Intero e Mondo, e che questa catarsi noi la si possa intendere, vivere, intuire tramite un atto di fede. Atto di fede che mi pare si possa effettuare solo dopo aver lavorato nelle azioni e nello spirito. Ma non capisco come sia possibile su un Forum, che tutto è tranne quella sorta di continua (ancora in Sini con il progetto della tenda di Pitagora) illusione, camuffamento del desiderio di potenza di prevaricazione sull'altro in quanto rapporto maestro-allievo. Inoltre Hegel è morto, dunque come puoi tu essere entrato nella sua tenda (si tratterebbe di un metodo di iniziazione filosofica, in cui l'adepto rimane in silenzio per 2 anni ascoltando i maestri)? Dunque da una parte vi vedo un problema di metodo e dall'altra vi vedo una preoccupante mimesi, già sottolineata da Maral con altre parole. A me interessava solo la parte formale, in realtà. Cioè appunto la definizione a questo punto di verità. Non metto in dubbio che la sua mera definizione astratta senza il suo inverarsi storico hegeliano rimanga una arida astrazione. Ma a me interessava anzitutto l'arida astrazione. Anche perchè come ho analizzato in una rassegna stampa su Hegel sul mio Blog, il metodo dialettico è anzitutto sempre un momento dell'astrazione negativa. Dunque ha a che fare con l'arido formalismo. Sono qui credo già da qualche anno, lasciando da parte i dubbi sul mimetismo della volontà di potenza (che in fin dei conti pervade ognuno di noi), sono disposto a seguire un cammino. L'unica cosa che non posso fare è rimanere in posizione di ascolto. (quella la lascio volentieri ai religiosi). In me urge da sempre la necessità della domanda. E quando dico che gli hegeliani bypassano il problema del soggetto (con cui mi dispiace dirlo Hegel PARTE) come hai fatto tu d'altronde, dico una cosa grave riguardo alle presunte certezze o non certezze riguardo alcuni passaggi cruciali del grande pensatore tedesco. Come si fa ad intedere la negazione come momento dell'astrazione, se non intendiamo che l'astrazione è un processo di crisi del soggetto anzitutto????????? Ciaociao |
07-02-2016, 20.59.43 | #17 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-01-2016
Messaggi: 14
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Il tuo pensiero mi sembra alquanto confuso... Il sistema compiuto non è solo qualcosa in particolare, come tu dici es. un atto di fede etc. Il sistema archivia tutte le varie forme di pensiero del passato e le mette in ordine storico. E l'ultima di queste, quale quella che le contiene tutte, è ciò che è il sistema della verità. In altre parole bisogna procedere allo studio di ogni cosa in particolare, e non rimanere alla disquisizione sul fondamento della metafisica in generale, alla maniera di Kant, che voleva conoscere la verità ma senza adoperarsi nella conoscenza (rimanendo cioè allo studio delle possibilità formali del sapere umano), come quel personaggio che voleva imparare a nuotare ma senza arrischiarsi nell'acqua.... |
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11-02-2016, 01.28.37 | #18 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
Messaggi: 331
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Io sono confuso (semplicemente non so scrivere), quanto tu sei reticente. voglio dire: e quindi? ci avviciniamo all'acqua o rimaniano sulla spiaggia a dirci che c'è una bella differenza tra parlare di acqua marina essendovi immersi rispetto al rimanerne fuori. Mi pare che rimaniamo nello stesso formalismo che tu disprezzi. Insomma cominciamo a sistemare il pensiero che è venuto prima, no? Da chi iniziamo dai greci? |
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14-02-2016, 12.42.41 | #19 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
E come si potrebbe? cioè i greci avevano già formalizzato tutto, non c'era possibilità di mediazione. Il negativo invece non solo è l'inevitabile opporsi del non-essere all'essere, ma anche il necessario opporsi, poiché rafforza il positivo. Poiché per Hegel la libertà è possibile solo nel pensiero e non nella realtà, l'astrazione dal soggetto penso che sia evidente oltre che necessaria. Hegel accettò l'idea della contraddizione solo dal punto di vista metafisico, invece come possibilità reale (fenomenica o sociale che dir si voglia) fu prerogativa di Marx con tutti gli orrori che ne derivarono.
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15-02-2016, 11.44.50 | #20 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 331
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Riferimento: Rilettura della "FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO"
Citazione:
Sì il mio era un tentativo per far uscire dal guscio Hegel89. Anche secondo me la filosofia di Hegel è fondamentalmente formale. Se invece vogliamo andare a leggere il lato politico della cosa, come avviene nella newsletter "filosofia.moderato", e cioè nell'intendimento dello Stato come "approdo" finale del processo dialettico, allora non sono d'accordo con l'immenso maestro, per il semplice fatto che io e tutti quanti voi stiamo vivendo un periodo storico in cui lo Stato è colassato, e in cui i rimasugli di esso tendono ad unirsi in macrostrutture, direi proprio a cartello. Quale politica finanziaria, chi è dentro, chi è fuori? Non vi è più il discorso del WellFare che percorre le pagine Hegeliane, quelle della ragione che si staglia sul sangue, sulla famiglia (proprio a partire dalla tragedia greca). Direi allora molto meglio Marx e la sua impietosa indagine sul meccanismo del capitale, di cui a me interessa per lo più l'indagine antropologica (solo in secundis quella sociale). Non capisco invece cosa intendi quando affermi che da Marx derivino gli orrori. Se ti riferisci ai Gulag staliniani, o all'azione Maoista contro i nemici del comunismo, riguarda più un problemo di politica interna, che non uno di politica economica, l'unica che propugnava Marx (il secondo Marx). Del primo Marx, quello della rivoluzione comunista(quello del manifesto per intenderci), rimane solo una sbiadita e studiatissima ideologia. Appunto come se il fare, fosse sostituito da un impianto formale. |
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