ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
26-07-2015, 21.16.31 | #32 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
** scritto da iano:
Citazione:
Esatto, nessuno può dire di non appartenere a nessuna "religione". E neanche può sottrarsi al dover riconoscere (volente o nolente) che per esistere basta il ragionamento, ma per vivere si necessita un'azione di fede. La questione è che chi ragiona di non credere al "trascendente" non percepisce (fin quando qualcuno non glie lo fa notare!) che l'alternativa per cui ha sostituito quel "trascendente" è reale solo per fede, illudendosi di vivere grazie alla ragione. --------------------------------------------------------------------------------------- ** scritto da maral: Citazione:
No, invece il pensiero di Sant'Agostino è efficace proprio in linea di principio, infatti Einstein con la teoria della relatività non ha portato nessuna certezza all'umanità che essa (la Relatività) sia Assoluta, se non ci si crede per fede. Quindi credendo per fede che la Relatività sia la Verità Assoluta, l'alfa e l'omega del Tutto, si può incominciare a comprendere determinate cose anche senza necessità di studiarle. Il problema nasce sempre dove la filosofia non può: l'Amore, e da lì che il pensiero di Sant'Agostino diventa oggettivo e determinante, poiché innanzi all'amore se non si crede non lo si comprende, confondendolo per un calesse. Pace&ene |
||
27-07-2015, 02.27.59 | #33 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-05-2015
Messaggi: 43
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Citazione:
Ma guarda,rileggendo la parte quotata,quante abili acrobazie verbali occorrono per descrivere il punto di vista scientifico/filosofico... Verbosità,non certo autocompiacenti, che se non in quantità, non ci riempi un testo sacro,in specie,a volte sembrano farne il paio. Credo di aver capito tutto il tuo post,anche se mi mancano le basi,e un poco invento termini e teorie. In particolare,cos'è la "fede nella capacità oggettivante"? Ci vedo dietro una ipotesi non espressa,involontaria,o al minimo non necessaria,dell'esistenza di una realtà assoluta,in parte conoscibile,magari intuibile a spizzichi e bocconi,oggettivabile. Non dico che non sia così.Ma il fatto è che,una volta introitata l'ipotesi,in modo più o meno consapevole,allora la ragione ci dirà che il nostro scopo è quello di conoscere,seppure nei limiti,quella realtà. Il problema è che quella realtà,quell'idea dell'esistenza di una realtà assoluta,è essa stessa figlia di quei limiti,che sono i nostri. E' vero che noi possediamo "un senso della realtà",ma mi viene più naturale descriverla in termini di oggetti,che non in oggettività. Oggetti relativi all'essere senziente,quindi soggettivi,seppur miracolosamente condivisibili in ambiti più o meno ristretti,e solo in tal senso ristretto semmai,oggettivi. Se dovessi esprimere sinteticamente il mio pensiero tirerei fuori un banale :"L'unità fà la forza". Questo infatti è vero per le comunità scientifiche come per quelle religiose. All'interno di ognuna di esse si professa e si condivide un dato "senso di realtà" come un cemento che le unisce. Ma queste comunità,seppure di diversa specie,fra detto e non detto,sembrano tendere tutte a loro modo verso un assoluto, Un assoluto che è la corretta deduzione di una ipotesi superflua, a dir poco,a mio parere. Una ipotesi che sembra un buon collante per ogni comunità,ma non fra le comunità,ma che sicuramente non fà bene all'individuo. Individuo in cui lottano in continuo il suo essere individuo,appunto,e il suo essere sociale. Se vogliamo semplificare però si,allora siamo degli individui. E ancora grazie per la risposta. Ciao,Sebastiano- |
|
27-07-2015, 10.42.31 | #34 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Citazione:
Citazione:
Citazione:
L'assoluto di per sé non può che tacere. Pace&ene[/quote] |
|||
27-07-2015, 11.19.40 | #35 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Citazione:
Citazione:
Citazione:
In fondo costituirsi o immaginarsi in comunità è sempre un piccolo antipasto di totalità. ma tutte le comunità (e in maggior ragione quelle che più si sentono vicine alla totalità e quindi all'assoluto) hanno il problema del come rapportarsi con le parti che le costituiscono. Il rapporto Uno-Molti ove per Uno intendo la totalità e per molti le sue parti costituenti non è mai semplice e quando si parla di assoluto la freccia indica decisa l'Uno. Ciao e grazie a te per la pazienza di leggermi nonostante la verbosità. |
|||
27-07-2015, 13.27.48 | #36 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
** scritto da maral:
Citazione:
Certo l'essere convive nell'incertezza fin quando non sceglie, non decide, non preferisce. E' allora che si manifesta ciò che uno stesso pensi non sia più relativo ma assoluto e in quel momento che (sia davvero o sia un'illusione, boh?!?) ci si stacca dalla dimensione del solo esistere e si sperimenta quale sia la differenza col vivere. E' automatico, vitale, impossibile sfuggire al dover lasciare la convivenza con l'incertezza per fare, con fede, quel salto nel vuoto (anche se ancora dubbiosi) che ci conduce a tastare l'atterraggio che la scelta o l'elezione da noi "voluta" ci ha procurato. Molti sostengono che il dover scegliere è una preoccupazione, io ritengo invece che in esso ci sia tanta bellezza, tanta armonia e tanta ragione. Nel decidere (e non nella decisione preferita) c'è l'Assoluto. Citazione:
Sono d'accordo, ma vallo a spiegare a chi affida le proprie scelte, e quindi la propria volontà e libertà, alla Relatività come dogma, già abbondantemente confutata da Joseph Ratzinger. Citazione:
Non so cosa intendi tu per la Religione dell'Amore, certamente posso risponderti per la mia (tu sai quale), che non solo è ben salva, ma è ancora l'unica alternativa coerente di morire e non uccidere per amore. Certo, maggior attenzione, ma sempre proporre (così come fan tutti!) con ragione l'offerta di salvezza. Citazione:
Se la realtà assoluta esiste e non si esprime, quindi posso anche ipotizzare che non esiste!! Se la realtà assoluta esiste, e si esprime attraverso l'esistenza, significa che qualcosa d'essa, quindi in forma relativa si manifesta, mentre parliamo, predichiamo e viviamo. Inoltre il mio pensiero d'esprimere l'assoluto in maniera relativa, così come detto prima, perde il suo relativismo e acquista il valore assoluto nell'esistenza nel momento che la mia vita acquisisce: "la volontà del soggetto umano di credere nella sua capacità di una ricostruzione oggettiva del mondo". Pace&Bene |
||||
27-07-2015, 16.30.09 | #37 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-05-2015
Messaggi: 43
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Citazione:
La realtà relativa si può vedere allora come l'effetto di quella causa ipotizzata. La stessa idea di realtà assoluta nasce come sublimazione della realtà relativa nella misura in cui essa nasce da un meccanismo inconscio. Io non esprimo la volontà di conoscere la realtà,io la conosco e basta. In un secondo tempo,prendendo coscienza dei meccanismi inconsci, inizio a sospettare la relatività di una realtà che a prima vista sembrava assoluta. Dietro l'ipotesi,apparentemente innocua,e difficilmente confutabile,dell'esistenza di una realtà assoluta,si nasconde l'ultima centralità in cui si è rifugiato l'uomo ,continuamente espulso,grazie (grazie? ) alla scienza,da tanti supposti centri dell'universo in cui esso credeva di risiedere,parimenti esse ipotesi di centralità che sembravano difficilmente confutabili. Se c'è una realtà assoluta che non potrò mai comprendere del tutto,allora non posso neanche ipotizzarla. E' più prudente dire che noi possediamo "un senso di realtà" a cui in prima istanza diamo un senso assoluto,finchè non verremo sfrattati anche da quella istanza. Ultimo,ma non ultimo,credere a una realtà assoluta,e alla capacità di poterla ghermire,seppur entro certi limiti,ha una sua grande utilità pratica,perchè semplifica molto l'esistenza. A cosa mi servirebbe infatti nelle questioni pratiche di tutti i giorni rammentare a me stesso i limiti e i compromessi che mi permettono di interagire utilmente con ciò che è altro da me? Se un ingegnere ricordasse a se stesso ogni momento che le tabelle che usa per costruire ponti e far decollare aerei sono un utile e pratica semplificazione della teoria,ciò lo aiuterebbe a svolgere meglio la routine di tutti i giorni che comporta il suo lavoro? Certamente no. Il problema nasce quando,timbrato il cartellino di uscita,l'ingegnere si porta dietro quelle tabelle per il mondo che c'è fuori dall'ufficio,non distinguendo più quello dal resto del mondo. Inutile dire che questo problema,in un mondo del lavoro dove la specializzazione,per necessità, è all'ordine del giorno,è tristemente attualissimo. Bisognerebbe imparare dai bravi attori,che quando recitano ci credono veramente,ed è questo che li fà grandi. La capacità di autosuggestionarsi completamente per un tempo limitato. Il nostro senso di realtà è invece una recita senza fine,perchè non sappiamo nemmeno di essere su un palco. Ci crediamo,senza avere la minima coscienza di starci credendo. Da questa mancata coscienza nasce il senso di assoluto. |
|
27-07-2015, 16.34.29 | #38 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Io credo che religione, filosofia e scienza abbiano un punto in comune: l'accettazione di un dogma. Per quanto si svisceri un argomento, alla fine un punto fermo lo si deve trovare, altrimenti si cade nel paradosso dello scetticismo tout court: niente è certo tranne il fatto che niente è certo. Anche lo scettico è dogmatico, anzi peggio: è un dogmatico inconsapevole. Ma mentre in scienze e filosofia, una volta presa per vera una determinata cosa tutto il resto è in discussione, in religione è vietato discutere non solo i dogmi, ma persino le deduzioni dei dogmi che vanno contro l'autorità centrale di una determinata fede. Quindi il credente è obbligato a credere supinamente non solo al suo Dio, ma anche a chi parla in Sua vece.
|
28-07-2015, 08.52.51 | #39 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
Citazione:
Mi permetto di dissentire: lo scetticismo non é la pretesa autocontraddittoria della certezza che tutto é incerto (compresa assurdamente questa presunta certezza-incertezza stessa), bensì la sospensione del giudizio (anche circa la validità o meno della sospensione del giudizio stessa), l' incertezza di ogni eventuale conoscenza compresa eventualmente quella (o questa) stessa dell' incertezza di ogni eventuale conoscenza (e così via, se si vuole regredire all' infinito). Concordo invece pienamente che c' é una differenza (per me soggettivamente una "bella differenza", una differenza enorme; posto che qualsiasi valutazione della sua entità non può che essere soggettiva, arbitraria: la si avverte, ma non la si può misurare) fra il credere indimostrabilmente unicamente il minimo indispensabile per vivere "normalmente", che é proprio delle filosofie razionalistiche e delle scienze da una parte, e dall' altra il credere indimostrabilmente, oltre a ciò, anche le più svariate ulteriori tesi indimostrabili (e magari in certi casi decisamente autocontraddittorie, i cosiddetti "misteri"), che é proprio delle religioni, delle superstizioni e delle filosofie irrazionalistiche. |
|
28-07-2015, 10.17.21 | #40 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 14-11-2012
Messaggi: 919
|
Riferimento: Fede vs ragione, come se ne esce? (Se se ne esce)
** scritto da CVC:
Citazione:
Certo, ma se si osserva più a fondo, non è difficile constatare che anche la persona praticante nelle scienze o nella filosofia, oltre queste personali peculiarità, ha obbligatoriamente un suo esclusivo e riservato dogma "religioso", che lo conduce, inevitabilmente, a credere supinamente non solo a ciò che ritiene la sua divinità, ma anche chi parla in sua vece (fosse anche l'Ego). Io opino che ogni individuo è scienziato, filosofo e religioso (del resto se Dio esistesse sarebbe lo scienziato filosoficamente più religioso dell'Universo), ognuno di noi ha delle passioni tecniche o tecnologiche, ha una logica del pensiero e ha fiducia (anche al minimo indispensabile!) in "Qualcosa" che anche non potendolo dimostrare con certezza dirige ed illumina le proprie scelte. L'incoerenza sorge quando uno s'illude di non essere, o di non possedere, una di queste tre caratteristiche oggettive. Non alimentare uno di questi tre privilegi, ad esclusiva umana nel pianeta Terra (e forse nell'Universo), potrebbe essere una delle cause del non raggiungimento della pace esistenziale vera e duratura. ----------------------------------------------------------------------------------------- ** scritto da iano: Citazione:
Non solo semplifica l'esistenza, è inevitabile non farlo, non credere in essa (nella Realtà/Verità Assoluta). Ogni nostra manifestazione personale è un inno alla Realtà Assoluta in cui crediamo per fede, man mano rendendola più certa e vigorosa con l'aggiunta di ragioni, attraverso l'esperienza, che ci dicono: "...sì, sei sul giusto sentiero, vai spedito..." Poi, inevitabilmente, per tutti, giunge la caduta in quella buca che non sospettavamo dovesse esserci in quel sentiero, e quindi otteniamo l'opportunità di rialzarci e cambiare cammino o di proseguire sullo stesso sentiero o di restare a estinguersi sull'asfalto. Quindi ricominceremo (fino a che la Morte lo acconsente!) a comporre un nuovo inno alla Realtà Assoluta, e così via, estraendo dal dubbio relativo soggettivo sempre nuove o vecchie scelte e decisioni conformi alla nostra idea fiduciosa di come è e come sarà la rinnovata o meno Realtà/Verità Assoluta. Pace&Bene Ultima modifica di Duc in altum! : 28-07-2015 alle ore 12.13.47. |
||