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31-05-2015, 09.56.31 | #23 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Riferimento: Veracità matematiche
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31-05-2015, 16.43.28 | #24 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 24-03-2015
Messaggi: 68
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Riferimento: Veracità matematiche
Citazione:
Hai detto bene 4 è uguale a 4 ovvero a se stesso. Ma 4 non è uguale a 2+2 bensì è simile, e tornando all'argomento principale X è uguale a X ma non può essere uguale ad un numero che ricaviamo da un' equazione ma in questo caso X non è nemmeno lontanamente simile a quel risultato poichè verrebbe un risultato in numeri e non in lettere (gruppo al quale appartiene X). Parlando in altri termini: y=x°2+3x+2 sostituiamo ora alla y una mela e alla x una pera per cui verrebbe MELA=PERA°2+3PERE+2 (dove °2 sta per elevazione al quadrato), prendendo quest'equazione una mela non può essere uguale ad una pera elevata al quadrato+3pere+2, andrebbe contro la sua essenza di mela in quanto diversa dalla pera allo stesso modo Y nell'equazione precedentemente scritta andrebbe contro la sua essenza di Y in quanto diversa da X e da tutto il resto che compone l'equzione. |
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31-05-2015, 17.10.12 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Veracità matematiche
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Non sono affatto d’ accordo: "approssimativamente uguali" non significa punto "assolutamente diversi" (diversi in tutto e per tutto), bensì “relativamente diversi” (per certi limitati aspetti diversi, ovvero non uguali e per certi altri limitati aspetti uguali, ovvero non diversi). Anche la chiralità delle molecole è infatti una diversità limitata, relativa, non affatto assoluta. Infatti, per esempio, la l-dopamina è relativamente (molto) meno diversa ovvero (molto) più uguale alla d-dopamina che all’ acqua o all’ emoglobina, all’ actomiosina, all’ amido, alla cellulosa o a un’ infinità di altre molecole (fra gli innumerevoli altri criteri considerabili, relativamente al numero di atomi che le costituiscono, i quali sono molto ben conteggiabili e sottraibili fra loro per stabilirne le differenze quantitative; oppure relativamente alla massa, pure benissimo quantificabile e quantitativamente confrontabile). Poi che nessuno riuscirà mai a trovare empiricamente due oggetti concreti (distinti ma) perfettamente uguali mi sembra ovvio (ma irrilevante per la questione) anche solo per l’ insuperabile imperfezione umana, oltre che per l’ inevitabile approssimazione delle misure (dal che non consegue che non si possa sensatissimamente affermare, per esempio, che la forma di una ruota della mia moto sia relativamente più uguale -id est: meno diversa- alla forma della ruota di una bicicletta o di un camion piuttosto che a quella del telaio di una finestra rettangolare o magari alla forma di un elefante africano, della cupola del Brunelleschi, dell’ isola d’ Elba, dell’ asteroide Ettore o di un’ infinità di altri oggetti concreti). Ma circa le entità astratte e i concetti matematici l’ uguaglianza assoluta fra distinti può benissimo essere stabilita, come fra gli angoli euclidei opposti al vertice o fra la somma degli angoli interni di un triangolo e un angolo piatto (sempre nella geometria euclidea). Ma la tua stessa affermazione che “Una soggettiva piccola differenza ai nostri occhi può, cioè, essere una enorme differenza se relazionata al Tutto” (su cui personalmente dissento dalla concezione “olistica” che sottintende) mi sembra significare che la “differenza”, e dunque inevitabilmente pure il suo opposto “uguaglianza”, possono benissimo essere relative e parziali. |
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31-05-2015, 17.28.05 | #26 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
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Riferimento: Veracità matematiche
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Due mele possono logicissimamente essere sommate a due pere (con risultato "quattro frutti"; o anche "quattro oggetti vegetali"; o anche "quattro oggetti pesanti ciascuno meno di un quintale"; o anche "quattro oggetti che se non opportunamente trattati ed esposti ai naturali agenti atmosferici e biologici non possono essere più ritrovati dopo dieci anni"; o anche "quattro oggetti materiali"; ecc.). "2+2" é: identico a "2+2" (e solo a questo); diverso da "2+3" (e da infiniti altri oggetti concettuali o astratti); uguale a "3+1" (e a infiniti altri oggetti concettuali o astratti). |
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31-05-2015, 22.31.05 | #27 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 31-05-2015
Messaggi: 2
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Riferimento: Veracità matematiche
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In matematica, soprattutto nelle equazioni fisiche e nell'informatica, gli operatori assumono diversi significati a seconda del contesto. Prendiamo per esempio l'informatica: l'operatore = è un comando di caricamento, una costante (es 4 in notaz decimale) viene caricata nello spazio che ha come label la x Cioè x=4 vuol dire carica la costante 4 nella variabile x. Invece per rendere il concetto di uguaglianza costante si usa l'assert in precompilazione, cioè x è alias di 4, oppure definendo x come costante 4. All'interno di una funzione la variabile assume, grazie all'operatore di caricamento ("=") anche diverse volte diversi valori, seve per esempio per rapprensentare il moto. Un'altro uso di = è nella richiesta di un confronto, o meglio, in una richiesta per un salto condizionato (if) che la variabile x contenga 4 (infatti in questo caso alcuni linguaggi usano "=="). Le espressioni sono una compressione dei concetti, per rendere più veloce una descrizione. Quindi gli stessi operatori non sono riconducibili alla semantica di linguaggio corrente. Altro esempio nella fisica: la famosa espressione E=mc exp2 vuole rappresentare in primis l'interscambiabilità di massa e energia, e la costante velocità della luce può essere sostituita con un'altra costante magari moltiplicata per un coefficiente che renda uguale il risultato su E. Insomma, la matematica usa una semantica diversa per ragioni di brevità, e a volte è una compressione "a perdere" (come l'algoritmo mp3, che si basa su interpolazioni discrete e soggette a errori "sopportabili" dal risultato. In quanto al fatto che la matematica sia vista come l'unica "verità indiscutibile", è una dichiarazione mai fatta ufficialmente da nessuno studioso, se non magari qualche filosofo, e non credo neanche. Non confondiamo i detti popolari con le teorie. "Se la matematica non è un'opinione" è un modo di dire piuttosto sarcastico che intende dire " è evidente". La matematica non può essere "verità" già perchè è un metodo di rappresentazione della realtà (e non della verità). E' sorprendente che una volta cominciato un lavoro di deduzione o induzione, una volta staccatisi dalla prima osservazione o sperimentazione, si possa sviluppare in un laboratorio, con carta e penna, un modello matematico, o usarne uno esistente, per ottenere un risyultato, che poi, per necessità scientifica, una volta passato al setaccio della sperimentazione ripetibile, da il risultato già ottenuto su foglio. Insomma, il miracoloso della matematica è che attraverso essa si possa rappresentare la "realtà di fuori, aldilà delle premesse che assumeva ai suoi primi utilizzi. Ed è uno strumento in grado di dare una descrizione, sebbene approssimativa, abbastanza fedele alle "osservabili", cioè tutti quei fenomeni naturali che sommati tra loro rappresenterebbero una realtà esterna oggettiva. Siccome però non siamo riusciti ad avere una unificazione delle matematiche, non direi proprio che sia in grado di rappresentare la realtà in toto, al massimo di far funzionare motori e apparecchiature elettroniche, ma non di dare per esempio un senso unitario alla realtà oggettiva, sempre ammesso ma assolutamente non concesso che esista una realtà esterna oggettva, visto che l'unica realtà a cui ci possiamo affidare è quella rappresentata dalla nostra coscienza, che non è esterna a noi. Buoni spunti sulla impossibilità del percepire una realta esterna e oggetiva lo si ha nell'interessante "biocentrismo" di R. Lanza, o nei tentativi di definire il principio antropico (che sono 3 e nessuno dimostrabile). La realtà che ci possiamo permettere è quella dentro il nostro pensare, cioè comunque soggettiva, il nostro pensare ha inventato la matematica per studiarla, non è proprio un caso che ci riesca, visto che usa lo stesso motore di "proiezione del ripetibile" che è il nostro cervello: matematica e "realtà" risiedono nello stesso oggetto (il cervello) e usano la stessa funzione (coscienza). Ultima modifica di microceronte : 01-06-2015 alle ore 08.50.04. |
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01-06-2015, 13.45.18 | #28 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Veracità matematiche
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Il problema è a mio parere epistemologico, come la nostra mente conosce. Se scrivi mela, tu determini eccome un significato tant'è che lo argomenti pure, dal tuo punto di vista. cioè isoli semanticamente dall'universalità degli oggetti un oggetto attraverso un vocabolo che ha implicitamente una sintassi. Mi pare che stai ponendo un problema fisico di realtà, così sposti sull'ontologia, che è una modalità classica del pensiero filosofico di pensare, ma il pensare è un fenomeno di conoscenza prima ancora di realtà esistente ontologica. Per questo motivo qualunque rappresentazione è una interpretazione della realtà, a meno che qualcuno dica che esiste una verità assoluta. Ma ammettiamo pure che il principio di identità sia una verità assoluta, chi ha deciso questo se non la stessa mente umana che conosce?Ecco la contraddizione;se il principio di identità è ontologia eterna per cui una cosa qualunque è identica solo se stessa , il procedimento della conoscenza è nel divenire, significa che per conoscere bisogna necessariamente entrare nel governo del divenire. La modalità della conoscenza è un sistema di relazione che informa e comunica in entrata e uscita con il mondo e il proprio cervello/mente. Se si decide che ogni oggetto è isolato dall'universalità di oggetti significa che non c'è sistema di relazionare se non per diversità, per negazione.Non sarebbe possible enumerare, perchè il numero 1 se fosse un ente a se stesso e solo diverso dal 4 ,non si capisce il motivo per cui esiste una sequenzialità numerica che dà posizione e significazione per ogni numero dichiarandone anche le proprietà .Se allora il numero 4 è posizionato dopo alcuni numeri dall'1, e così via per ogni numero,significa che quel posizionamento deve avere un senso . Ma la stessa cosa avviene per le parole, semantica e sintassi. Un vocabolario è un insieme di termini in cui ognuno ha un significato. Nel momento in cui informo o comunico devo costruire una frase, una predicazione, una proposizione, in cui esistono regole formali . Quei vocaboli "statici" si muovono all'interno di una frase dando denotazione e significazione. Dalla staticità di un vocabolario li si inserisce nella dinamicità di una comunicazione affinchè possa dichiarare, inferenziare, dedurre, indurre, ecc.. Se esiste un soggetto esiste un predicato, un complemento ,ecc., quel vocabolo assume un posizione all'interno della frase così come il numero all'interno di un'equazione La logica è il ponte fra numeri e parole e il dire del mondo è comunque sempre un tentativo e quindi una contraddizione o se si vuole una interpretazione . Mi trovo d'accordo con la tua ultima affermazione, è lecito per l'intelletto .Semplicemente perchè questa è la modalità intellettiva di conoscere da parte del nostro cervello/mente. Poichè il problema fondamentale sta nella possibilità o impossibilità che la nostra ragione possa costruire, determinare una verità eterna e indissolubile. |
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01-06-2015, 17.54.32 | #29 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Veracità matematiche
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Quattro non é simile bensì uguale a 2 + 2 per definizione; "2+2" significa esattamente, precisamente "4", e non qualcosa di "simile" (3,999999?!?!?!?!): sono la stessa "cosa" detta in due modi diversi (il che non ne fa due distinte e soltanto simili entità, esattamente come "l' attuale presidente della Repubblica Italiana" non é affatto "qualcosa di simile -un fratello molto somigliante?!?!?!- a "Sergio Mattarella", bensì gli é perfettamente uguale: é "la stessa cosa"). Se sommi due entità ignote (indicandole con le lettere "X" e "Y") devi dare un senso a tali entità e alla loro somma, che non può dunque essere autocontraddittoria; per esempio se "X" sono mele e "Y" sono pere non puoi intenderne la somma né come un numero di mele (poiché in parte non lo sarebbero, essendo pere), né come un numero di pere (poiché in parte non lo sarebbero, essendo mele); puoi farlo tranquillamente intendendo moltissime altre "cose", per esempio "frutti". Ma il fatto che siano possibili grossolani fraintendimenti nell' intendere il significato delle equazioni non dimostra affatto che 4 =/= 2+2. |
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02-06-2015, 00.50.51 | #30 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Veracità matematiche
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La matematica è un linguaggio come tanti,coi sui limiti,e il suo "valore" risiede nel numero degli uomini che usa tale linguaggio. Non si può negare che sia il linguaggio più condiviso al mondo,al punto che qualcuno lo vuole chiamare universale,fino a dire che la matematica esisterebbe anche se gli uomini non fossero mai esistiti. Come dire che l'italiano esisterebbe anche se non fosse mai esistita l'Italia. Se poi scendiamo nel dettaglio delle singole discipline matematiche,alcune di esse sono così specialistiche da doverci accontentare giocoforza,in quanto alla loro correttezza,del parere di un paio di matematici,nel senso di 2=2. Ma 2 non è uguale a universale. Come volevasi dimostrare. E a rigore non lo è neache 7 miliardi,o giù di lì . Ciao,Sebastiano. |
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