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01-09-2013, 06.49.39 | #22 | ||
Moderatore
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
Citazione:
personalmente l'esempio che fai dell'omosessualità,dei loro diritti o della loro negazione,non so fino a che punto possa includersi nella discussione fra il razionale ed irrazionale...secondo me in questo caso ci sarebbero dei limiti e delle sfumature non sempre nettamente distinguibili,possono venir fuori situazioni e varianti,in cui non e' possibile stabilire con certezza "matematica" cosa sia bene da una parte o male da un altra,al limite potrebbe essere utile come orientamento.. dal mio punto di vista la "realta" non puo essere comprensibile solo attraverso la razionalità e alla sua logica e sul principio di non contraddizione,questo secondo me e' un racchiudere tutto all'interno delle sue regole. ne possono esistere altre di "regole" e non per questo credo si tratti di relativismo culturale...ad esempio esiste l'arte che per molti significa solo astrazione o peggio ancora finzione,ma puo essere metafora (che va colta nel suo insieme e non in maniera analitica) che indaga in diverso modo il mondo reale e concreto e contribuisce al cambiamento sociale perche stimola la consapevolezza contro le abitudini e le convenzioni e quindi quei pregiudizi che ci fanno rimanere ancorati a idee che finiscono per cristallizzarsi (resistenza cognitiva alle ideologie prevalenti) Citazione:
ma il bello del discutere (e possibilmente confrontarsi) credo non sia solo quello di dare spazio alle nostre convinzioni solo in attesa nel vedercele confermate...ben vengano le critiche,se necessario! vorrei chiudere questo mio intervento,-diciamo in maniera non proprio convenzionale- postando una bellissima poesia del grande scrittore fernando pessoa Non basta aprire la finestra per vedere la campagna e il fiume. Non basta non essere ciechi per vedere gli alberi e i fiori. Bisogna anche non avere nessuna filosofia. Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee. Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca. C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori; e un sogno di ciò che potrebbe esser visto se la finestra si aprisse, che mai è quello che si vede quando la finestra si apre |
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01-09-2013, 09.28.17 | #23 |
Moderatore
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la ragionevolezza del limite
Sia negli interventi di Sgiombo che di CVC, critici verso una razionalità che pone se stessa come assoluta, mi sembra evidente quanto l'essenza del razionale (che definisco razionale ragionevole in contrapposizione a un razionale irragionevole che vuole assoggettare a sé ogni cosa de-finendola) stia proprio nel riconoscimento autoriflesso del limite di ciò che razionalmente si pensa e si dice.
Se il riconoscimento del proprio limite è l'essenza del logos (nel senso di discorso razionale) è anche evidente quanto la volontà che nega a se stessa ogni limite sia l'essenza dell'irrazionale e dunque di quanta e profonda irrazionalità sia permeata l'attuale prospettiva iper razionalistica del mondo quando pretende di spiegare ogni cosa in virtù delle ratio che essa rigorosamente stabilisce. Non possiamo negarlo se non a rischio di sprofondare ancora di più nella follia, tratto saliente dell'essere umano: accanto alla luce apollinea della ragione è inevitabile un Dioniso che danza selvaggio nell'ombra. E quanto maggiori sono le pretese svelatrici della Luce tanto più dirompente e feroce è la danza dell'Ombra e sconvolgenti, tragiche e dolorose le scissioni della mente umana. |
01-09-2013, 18.10.52 | #24 | |
Ospite abituale
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Riferimento: la ragionevolezza del limite
Citazione:
Irrazionale è, ad esempio, ciò che scaturisce dai nostri sogni,e noi non possiamo esercitare la volontà sui nostri sogni. E' solo sul razionale che possiamo lavorare. Al di fuori del limite non credo possa esserci conoscenza. Senza concetto di limite dovremmo ancora pensare che Achille non raggiungerà mai la tartaruga o che la freccia scagliata è ferma, o no? |
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01-09-2013, 18.41.07 | #25 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
Citazione:
Ribadendo l' accordo con tutto il resto, rilevo un mio motivo di dissenso da Kant (se non anche da te): Per me la ragione non rende libera la volontà (che nasce a mio parere determinata dalle circostanze ed esperienze di vita) ma consente di: a) Stabilire quali mezzi sono necessari per realizzare i vari fini irrazionalmente avvertiti (e se realisticamente ne esistono; ergo: quali fini sono realistici). b) Rilevare quali insiemi di desideri (oggetti di volontà) sono intrinsecamente coerenti e realisticamente possibili (o la moglie ubriaca o la botte piena) e cercare di "soppesare" la maggiore o minor desiderabilità complessiva dei diversi insiemi coerenti e realisticcamente possibili reciprocamente alternativi onde scegliere meglio. |
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01-09-2013, 18.45.22 | #26 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
Citazione:
D' accordo, era solo un' esempio (mannaggia alla mia spiccata propensione a scandalizzare i benpensanti! Quelli che io ritengo tali, ovviamente: non dubito che c' é chi invece considera benpensanti i contrari ai matrimoni gay; del tutto lecitamente, com' é ovvio, malgrado il mio personale dissenso). |
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01-09-2013, 18.54.40 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
Citazione:
D' accordo su molto di quanto scrivi (la poesia di Pessoa, letterariamente bella anche in traduzione, non la condivido per niente: ma che cosa intende per "filosofia"?!?!? L' ignoranza crassa???). Essere razionalisti non vuole affatto dire non apprezzare l' arte, né tantomeno essere sentimentalmente aridi; si può essere razionalisti "ferrei" e contemporaneamente dotati di elevatissima, squisita sensibilità e si può essere irrazionalistissimi e superstiziosissimi e contemporaneamente sentimentalmente aridissimi. Ragione e sentimenti sono reciprocamente complementari, non escludentisi (questo intendo dire quando affermo che la ragione ci indica i mezzi, il sentimento i fini). Spero di essermi spiegato. |
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01-09-2013, 19.46.37 | #28 | ||
Moderatore
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
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Si conoscono veramente le cose solo per quello che sono "in sé", e non sulla base di una rappresentazione razionale, per cui nel momento in cui un fenomeno viene inglobato in uno schema razionale conoscitivo (rappresentativo) che è comunque un portato culturale del conoscitore e non un "in sé" del fenomeno o dell'ente non si può più parlare di conoscenza, ma di rappresentazione tassonomica di un fenomeno o di un ente. Se la conoscenza non dipendesse dal conoscitore questa sarebbe uguale per chiunque poiché tutti leggerebbero lo stesso fenomeno nel medesimo modo, ma se questo non accade (e non accade) è ovvio che la mediazione della ragione, e degli schemi culturali che la muovono per farle leggere i fenomeni in un modo piuttosto che in un altro, distorce la "purezza" del fenomeno e lo riduce ad oggetto del conoscitore che lo "conoscerà" nel modo in cui lui e la sua cultura riterranno più utile interpretarlo. Il "noumeno" kantiano è una costruzione culturale, diversa da cultura a cultura, e per questo motivo meno si utilizzerà la ragione per sezionare, categorizzare e analizzare un fenomeno o un ente, e quindi più lo si osserverà nella sua "purezza", nel suo essere ciò che è, più si potrà conoscerlo, anche se contestualmente meno si potrà piegarlo alle nostre esigenze e alle nostre utilità. La conoscenza razionale, propria appunto dei razionalisti, genericamente si può ricondurre ad una sorta di "utilitarismo" in senso molto generico (non in quello di Bentham e Stuart Mill) mentre gli irrazionalisti, almeno quelli moderni che io considero "subrazionalisti", non utilizzano l'analisi razionale sedicente asettica e distaccata, ma giudicano i fenomeni a partire dai sentimenti che suscitano, e a cui sono riconducibili: piacere e dolore, bello e brutto, amore e odio, nobile e ignobile, morale e immorale etc., non accorgendosi però che l'operazione è ultimamente la stessa poiché le sensazioni basilari di piacere, dolore, gioia, schifo eccetera, per quanto comuni a ogni uomo, sono comunque dipendenti anch'esse dalla cultura di riferimento, poiché ad esempio sappiamo bene che popoli diversi da noi mangiano cose che loro ritengono magari ghiottissime e a noi invece provocano schifo e ripulsa. Per quanto più basilari, intimi e inconsci i sentimenti sono tuttavia anch'essi schemi culturali che sin dall'infanzia si radicano nell'inconscio, e rappresentano comunque una forma di giudizio che, per quanto immediato e istintuale questo possa essere, non c'entra nulla con la conoscenza. I cosiddetti irrazionalisti tentano dunque di rappresentare i fenomeni con un linguaggio evocativo, poetico e artistico che possa suscitare i sentimenti e gli istinti umani più intimi e immediati, e ritengono questa assenza di mediazione della ragione un modo più "diretto" per raggiungere la conoscenza. La conoscenza invece, almeno quella che io ritengo tale e che è indipendente dal giudizio su di un ente o un fenomeno e non lo implica affatto, si concretizza pienamente solo quando è "sovrarazionale", ovvero quando realizza intuitivamente l'identificazione fra il conoscente e il conosciuto, e questa si ottiene innanzitutto conoscendo se stessi ("conosci te stesso e conoscerai il mondo e gli Dei") e quindi "rispecchiandosi" nelle cose conosciute. In pratica quando l'universale che appartiene all'ente conosciuto si identifica con l'universale che è in noi. Il discorso non è troppo breve per cui lo sospendo, ma la conoscenza "oggettiva" della scienza moderna, razionale per definizione, non è affatto tale (nel senso che non si può definire sulla base dei termini "vero" e "falso") ma è solo una conoscenza strumentale e funzionale, una versione utilitaristica della conoscenza descrittiva finalizzata al controllo dell'ente conosciuto e alla modifica della materia per adeguarla alle esigenze e ai bisogni umani. |
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02-09-2013, 02.53.58 | #29 | |||
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
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si certo,per me il confronto e' stato molto utile. Citazione:
credo che pessoa in questa sua prosa voglia far intendere che interponiamo noi stessi alle "cose"...penso sia anche parte della interessante e piu articolata spiegazione che donquixote avrebbe fatto nel suo ultimo intervento.. |
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02-09-2013, 21.00.18 | #30 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dubbi sull'irrazionalismo
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Che la conoscenza dipenda anche dal conoscente e non solatanto dal conosciuto mi sembra del tutto ovvio e pacifico (come anche l' esistenza di differenze fra le preferenze estetiche nelle diverse culture). Ma questo non fa delle sensazioni (di per sé) conoscenze. Chissà quante cose ho visto oggi distrattamente, senza pensarci, senza pensare che le vedevo, e dunque senza sapere (conoscere il fatto) che le vedevo (per esempio mentre andavo e tornavo dal lavoro lungo la solita strada)? Per conoscenza si intende correntemente la predicazione circa la realtà conforme ad essa. La conoscenza razionale può benissimo essere (anche) puramente "contemplativa", disinteressata, fine a sè stessa (oltre che pratica-utilitaristica): nessuno può impodirmi di coltivarla in quanto tale! La conoscenza delle scienze moderne non può essere dimostrata essere oggettiva: lo sono solo a certe condizioni necessarie e non dimostrabili. Ma tantomeno lo possono essere le conoscenze irrazionalmente, acriticamente pretese! Di fatto a quanto pare le conoscenze scientifiche "funzionano regolarmente, non eccezionalmente" (contrariamente alla magia e alle intuizioni irrazionalisticamente e acriticamente avvertite); nel bene e nel male, ovviamente. E allora o questo costituisce una serie impressionante di coincidenze fortuite, oppure presenta non trascurabili elementi di oggettività. Le intuizioni irrazionali non ne aìhanno alcuno, esssendo del tutto acritiche, arbitrarie, soggettive per definizione. |
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