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19-04-2013, 18.41.54 | #5 | |
Nullologo
Data registrazione: 16-04-2013
Messaggi: 26
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
Citazione:
Seconda risposta su post differente dalla cioraniana Beh non potevo aspettarmi altrimenti in questo caso Del punto 1 è interessante il fatto (che non avevo mai notato) del seno-nutrimento. Eppure, secondo il libro ("Perchè Mentiamo con gli Occhi e ci Vergognamo con i Piedi?") da cui ho tratto l'informazione circa la donna che è più interessata all'allattamento-seno ecc che al bell'omone solo per lei... beh che dire d'altro?... sarà Cioran che ti ha influenzato molto "aver commesso tutti i crimini, tranne quello di esser padre!". quando l'ho letto tempo fa mi sono sganasciato dalle risate! pover uomo però... che vita triste... non lo conosco decentemente quando il buono Giacomo (Leopardi), però mi pare fosse stato anche più pessimista. Almeno Giacomo vedeva del bello nel mondo, almeno nell'amore, nelle illusioni... Cioran invece? scusa: off topic mi sa... 3) Meno figli? a me pare si facciano ancora tranquillamente invece... a me piace solo pensare in questo caso che se si facessero con più criterio ci sarebbe meno concorrenza, e ora non sarei a casa a scriverti. (o forse sì dato che sono le 18.37...). 4) quella cosa delle gravidanza (isteriche?) di Gesù (??!?) mi spaventa... mi puoi dare informazioni più dettagliate? o perché non apri una nuova discussione? mi sembra un argomento tanto scioccante quanto interessante... ... se posso permettermi una domanda privata (se vuoi uso la scusa, in effetti non campata per aria, della chiarezza sintattica): nella l'affermazione "non desiderosa di copulare e mettere al mondo", non ti sta bene il fine (mettere al mondo) o anche il mezzo? da uomo, inutile che ti dica che a me il mezzo sta bene... anche se non ho avuto ancora occasione! chissà se alla fine resterò sempre solo, perché troverò solo donne che vogliono figliare, e magari danno dell'immaturo a chi non desidera... ma vabbè... io penso di fare le cose con un certo criterio, non a caso. Poi magari sbaglio, per carità, ma almeno sono coscienzioso. Non lo faccio tanto per, o per sentirmi diverso, o appunto per "immaturità". Solo che leggendo non faccio che confermare la mia ipotesi. Anche nelel stesse Tuscolane, che l'altro giorno mi hanno ispirato i "pensieri creazionistici". Dai, stramaledetto Tullio! parli di morte, di gloria, di figli, e poi chiami in causa 85 volte la tua "consolazione" per la morte di tua figlia!? ma ci sei o ci fai?!? più che incoerenza questa mi sembra un'assurda disperazione... bah non so che dire! di anni ne ho un po' di meno di te, eppure al contempo mi pare di essermi scontrato con queste cose anche troppo - ma dall'altra ho il serio presentimento che ne avrò anche per di più! |
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19-04-2013, 18.52.59 | #6 |
fuori dal branco è bello
Data registrazione: 10-08-2011
Messaggi: 101
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
Caro boh , non vedo il motivo per il quale dovrei promuovere il potenziale dolore per mezzo della procreazione, tuttavia la contraddizione dei greci risiede, a mio avviso banalmente, in una lotta perenne intrinseca all’uomo, l’interazione emotiva con la razionalità, nel quale io stesso mi riconosco. Giustificabile inoltre, dal determinismo ontologico di cui sono sostenitore.
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19-04-2013, 20.18.26 | #7 | |
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
Citazione:
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19-04-2013, 23.30.25 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
è un argomento dove anch'io ho speso molti pensieri e simili ai tuoi, ovvero, se un giorno un ipotetico figlio sofferente mi dovesse fare quelle fatidiche domande, non mi rimarrebbe altra risposta del mio egoismo - siccome fiducia nel futuro, se non che per un top 2-3% della popolazione forse, è difficile averne in un tempo come questo. Però questa "fiducia", che noi evidentemente non abbiamo al momento, in un'altra persona o in noi stessi, trovo che potrebbe essere una valida giustificazione. Certo che poi il motivo vero e proprio è quello che dici tu, la propria felicità e non quella del figlio, ragion per cui credo che finché non si è certi di essere nelle condizioni di sopportare tutto ciò che ne viene fuori, si dovrebbe evitare; fin tanto invece che ci si sa disponibili poi a dare priorità a quest'ultimo su di noi, a "farci da parte" dal protagonismo della nostra vita ( certo, pur sempre seguendo un egoismo di fondo ), di non avere altri desideri che non soddisfare chi ci è vicino, trovo che la scelta possa essere moralmente viabile. Ma la cosa richiede una grande maturità, che in questi tempi, considerata la velocità incredibilmente inferiore con cui la popolazione "cresce" in tal senso, è difficile da trovare. Insomma mi pare che per potersi permettere, dal punto di vista morale prima ed economico poi, si deve essere già "in pace" con sé stessi, contenti della propria vita, come se la si fosse già vissuta tutta e bene. Il mondo e la vita sono belli per chi riesce ad integrarsi ( o reintegrarsi ) nel loro scorrere, anche se questo non è garantito e la rovina si annida dappertutto. Per il resto trovo che molta gente faccia figli piuttosto per stare insieme; considerato che "l'amore", o il principio di attrazione, si fonda sulla necessità del gene di riprodursi, normalmente quando in una relazione si vede che questa necessità, per la cui promessa di futura ( o pronta ) soddisfazione fornisce forse la maggior parte di "serenità" all'interno del rapporto, non sarà invece compiuta, si perde interesse, l'es dice chiaramente "cambia aria". Per cui credo che la maggior ragione per cui la gente faccia figli, invece che essere pronta a sostenerne il peso, è che non è pronta a far uscire dalla propria vita una persona che ama o magari più semplicemente a ritrovarsi da solo privo di prospettive; trovo che se le persone prima si sistemassero con sé stesse anziché con qualcun'altro la felicità e la sua aspettativa per le generazioni future potrebbe rendere del tutto accettabile avere figli con cui condividere una ricchezza - spirituale prima che tutto il resto. Ma in un mondo dove il conflitto sociale è così elevato come il nostro, dove la maggior parte degli ambienti è insicuro e la gente si ferisce a vicenda senza motivo migliore della propria cattiveria a volte, mi è difficile pensare che un figlio possa essere una scelta dettata dall'amore ( inteso nel suo senso più alto, a la Nietzsche, "creare sopra di sé", avendo come fine alter - sempre egoismo, ma almeno sublimato in forme veramente altruistiche ) piuttosto che dall'incapacità di liberarsi dal gioco dell'es.
Inoltre, come facevi notare, nel caso un legame sia particolarmente saldo, può accadere facilmente che inizialmente solo uno dei due voglia figli e l'altro lo accontenti per farne la felicità. Questo è diverso dal caso sopra citato perché non si fonda sulla debolezza dell'individuo ma più sulla bontà o disposizione e fiducia verso l'altro. Anche in questo caso credo che la scelta possa produrre un buon risultato e che se entrambi i genitori non hanno "lasciti" della propria singolarità e quindi siano disposti al sacrificio incondizionato di sé per il figlio, questo abbia una discreta possibilità di vivere una vita buona siccome avrebbe un'ottima probabilità di ricevere un discreto condizionamento a quell'amore a cui mi riferivo prima. Mi rendo comunque conto che tutto questo discorso possa essere riferito solamente ad ambienti sociali positivi, all'esterno dei quali l'individuo che si avventura è lasciato a sé stesso - cioè ha valenza piuttosto relativa. Però considerando che più una persona è socializzata ( che purtroppo mi pare essere spesso un sinonimo di mancanza di individualità ) più è spinta verso certe logiche, è quindi è più probabile che diventi genitore/che lo diventi più in fretta, che il caso negativo che ho citato sia il più probabile, anche quando in buona fede. Ergo nella maggior parte dei casi probabilmente c'è una certa ignoranza delle conseguenze e conseguente impreparazione a queste alla base della scelta. In tal caso davvero bisognerebbe, in una situazione di vita sfavorevole, imparare a vedere il bambino anche nel proprio genitore e perdonare questo "errore" - per quanto esso possa essere effettivamente tale. @Femmefatale perdonami ma ho notato oggi in entrambi i tuoi post che ho letto una cosa curiosa. Non è una critica ma appunto una curiosità che qui si rinforza siccome l'avevo già notata nell'altro. Perché quando parli di relazioni a sfondo sessuale fai sparire la donna ? non capisco cosa ti porta a rimuovere la sua volontà dall'equazione della relazione, come se all'interno di essa fosse solo l'uomo ad emergere e la donna mera assecondatrice se non oggetto. Ciò forse è un modello culturale imposto con la forza che ha avuto successo in passato e lo ha ancora in certe aree del mondo - ma nel primo mi pare che ormai sia uno schema invecchiato e caduto - ora le relazioni mi pare che siano sempre più disposte "orizzontalmente", secondo un criterio di persona unica anziché dicotomico tra i sessi . Cosa ti porta ad utilizzarlo ancora ? |
20-04-2013, 00.04.43 | #9 |
Ospite
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
Da un punto di vista puramente razionale hai ragione: procreare per far soffrire il prossimo non è coerente e appare addirittura moralmente sbagliato.Detto ciò,e ragionando sempre a livello più razionale possibile,credo sia giusto spendere qualche parola su due aspetti della vita che tu hai menzionato,ossia la sua inutilità e l'intrinseca sofferenza che la caratterizza da sempre. Con il termine inutilità non intendo propriamente il suo significato più intuitivo,ossia il mero ciclo vitale di un singolo individuo,che nasce cresce e muore,conferendo lo status di assoluta insensatezza a qualsiasi sua azione.La estendo piuttosto a tutto il percorso che l'esistenza(anche degli oggetti,non solo delle forme di vita) ha compiuto nel corso della storia dell'universo.Questo percorso infatti,non ha un fine,nè un progetto concreto,o meglio ha come unico scopo quello di "autogestirsi" per preservare la sua esistenza,che di per sè non porta a niente di preciso.A rigor di logica,asserire che la vita,o meglio l'esistenza,sia inutile,è giusto, non ho nulla da ridire.Per quanto riguarda la sofferenza,credo che sia un argomento che si possa collocare nell'ambito delle questioni puramente soggettive.Tornando dunque alla dimensione umana (l'essere umano è il più predisposto a provare sofferenza), affermo con Nietzsche che il fatto che la sofferenza faccia male non costituisce di per sè un argomento contro di essa,giacchè essa è necessaria per la preservazione della specie in prima istanza,ma anche per la conduzione di una vita giusta e sana(detto in maniera molto sintetica e brutale).Se si è d'accordo con una tale visione,la consapevolezza della probabile sofferenza di un futuro figlio non dovrà più esser di freno alla procreazione dello stesso.Ora,starai sicuramente pensando che ciò che ho appena scritto sia in realtà profondamente incoerente,poichè pur avendo posto che la sofferenza non sia da considerarsi come un impendimento alla procreazione,rimane comunque lo status di inutilità dell'esistenza,che di per sè è più che sufficiente a rendere la generazione della prole insensata.Ma chi ha detto che una volta scoperta questa inutilità dai sapori quasi metafisici,dobbiamo necessariamente rassegnarci e cessare di esistere? Anche in questo caso,la questione si riduce a una dimensione puramente soggettiva.Concludendo con spirito Schopenhaueriano,visto che ci siamo,anche se non abbiamo chiesto noi di nascere,cerchiamo almeno di non fare troppe pazzie e trascorrere l'esistenza in maniera saggia,senza che il pensiero dell'inutilità della vita ci influenzi troppo.E' ovvio che per fare ciò si deve disporre dei mezzi intellettivi adeguati,che ci mettano al riparo da sofferenze incontrollate e da conduzioni di vita errate e grossolane.Considerando ciò,il genitore è automaticamente investito di una grande risponsabilità nei confronti del figlio:impegnarsi con tutti i suoi mezzi alla sua formazione,e dotarlo di strumenti intellettivi adeguati a questo scopo. Bisogna in questo senso non insegnare ai figli cosa pensare,ma come pensare.
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20-04-2013, 03.33.44 | #10 | |
fuori dal branco è bello
Data registrazione: 10-08-2011
Messaggi: 101
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Riferimento: Quanto è "giusto" avere figli (soprattutto perché li si fanno per stessi)
Citazione:
Caro naruto, tu asserisci sostanzialmente che l’avversità alla procreazione non può essere sostenuta dal deterrente della sofferenza per due motivi: preservazione della specie e vita giusta e sana. Nel primo caso è come se affermi che la sofferenza è necessaria alla perpetuazione della medesima, ovvero, ridotta ulteriormente, la sofferenza necessita di sofferenza. Ma in tal caso non vedo come possa essere giustificata la generazione dell’essere. Nel secondo caso, condivido il fatto che la sofferenza tende ad un salutare equilibrio, ma ciò non toglie in alcun modo che la stessa possa essere giustificata, ed anzi, a maggior ragione, in quanto necessaria, esorcizziamola estinguendoci. Tuttavia, mi limito a definire la procreazione un atto drammatico, ma in alcun modo posso criticare padri e madri, non perché li comprendo, più semplicemente perché non credo al libero arbitrio. |
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