Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: Pensieri creazionistici...
Aggressor:
1- io non parlo dell'attraversamento di distanze infinitamente piccole.
2- non parlo di partire dal primo universo per poi arrivare al nostro.
Io ho detto di partire da uno spostamento che è avvenuto infiniti spostamenti fa, e mi pare coerente con la supposizione che l'universo sia sempre esistito. Nessuno dice che questo spostamento sia il primo, sicuramente se ne troveranno altrettanti infiniti dietro. Detto ciò mi pare ancora che il problema sia irrisolto.
Sgiombo:
Non vedo perché da uno spostamento avvenuto infiniti spostamenti fa non si possa giungere, attraverso gli infiniti spostamenti avvenuti “nel tempo infinito da allora trascorso”, agli spostamenti attuali (al presente).
Se è in atto l’ infinito numero di spostamenti di cui parli, che separa tale spostamento di cui parli dagli spostamenti attuali (dal presente), allora è in atto sia nel suo essere “ripercorso a ritroso” nel tempo sia nel suo essere stato “percorso” dal tempo intercorso fino ad ora “nel senso effettivamente seguito” dal tempo stesso dal passato al futuro (“ortodromicamente”), cosicché da allora si può benissimo arrivare al presente..
Se invece è solo in potenza il tempo infinito trascorso “ortodromicamente” da allora in modo da non poterne giungere al presente, allora è in potenza anche il tempo “a ritroso” da ora ad allora, e dunque non è in atto, non è reale un tale spostamento di cui parli.
Sgiombo:
si sono conclusi essendo infiniti ma non avendo un inizio, non esistendone un 'primo' dal quale contare
Aggressor:
il concetto che esprimi dopo la virgola è una precisazione di "non avendo un inizio", non trovo infatti una spiegazione reale alla tua supposizione, ma solo una affermazione.
Sgiombo:
Ma tu affermavi che da un movimento avvenuto un tempo infinito prima del presente non si potrebbe arrivare al presente; invece dopo un tale lasso di tempo infinito (nel quale sono accaduti infiniti movimenti ciascuno dei quali di durata finita) vi si può arrivare benissimo; quindi l’ affermazione, nella mia argomentazione, era giusta.
Aggressor:
Quello che direi io è questo:
Determinismo= successione di eventi tali che la causa di essi può determinare uno e un solo tipo di effetto (non c'è possibilità che da una stessa causa si arrivi a effetti diversi).
Indeterminismo= successione di eventi tali che la causa di essi può produrre diversi effetti possibili (non è detto che data una certa causa si possa generare uno e un solo effetto necessario).
Il concetto di causa può essere inteso in modo ampio come motivo o contesto immediatamente antecedente e contemporaneo (e chi lo sa, qualcuno ammetterebbe anche posteriore) ad un "fatto". Anche una situazione di assenza di spazio-tempo può essere un contesto, poiché questa possibilità è diversa (possiede una particolarità che la distingue) rispetto alle altre.
In realtà vedo che dalla tua definizione di determinismo si può ricavare anche la contingenza dello sviluppo di una esistenza (in quanto è piuttosto, come hai forse ammesso, la definizione di un determinismo debole), a meno che tu non ammetta che il termine "necessario" non significhi che non c'è possibilità di alternativa per ciò che accade. Se ciò che ho detto è vero, in entrambe le alternative da te indicate non c'è spazio per l'ipotesi da me evidenziata all'interno della definizione che ho dato di determinismo.
Tu dici che la mia interpretazione del termine libertà è puro sofisma, ma ammettere che esista qualcosa come il caso ontologico, secondo me, vorrebbe dire ammettere qualcosa così al di sopra della nostra immaginazione (un fatto ricaverebbe da chi, da cosa, come? la propria forma?) che se sei pronto ad accettarlo potrai accettare più facilmente la libertà da me indicata. L'unica argomentazione che porti contro di me è che i due concetti sono opposti e quindi inconciliabili. Io posso dirti che forse è come per il caldo e il freddo, sono concetti opposti ma in effetti esiste solo una scala di gradi della stessa realtà, non due cose. Visto che nessuno vede il determinismo o l'indeterminismo non vedo come si possa discorrere di queste cose se non ragionando così. Inoltre seppure fossero davvero opposti noi li "troveremmo" entrambi in ogni porzione di realtà, per cui essi sarebbero costretti, in qualche senso, a combinarsi e non essere "presenti" separatamente o distintamente, così da portare, presumibilmente ai miei occhi, a ciò di cui ti ho parlato.
Sgiombo:
In linea di principio (per definizione) la conoscenza scientifica (un certo tipo di conoscenza scientifica) è possibile solo se il divenire naturale è relativo o parziale ovvero ordinato secondo leggi universali e costanti, siano esse meccanicistiche o probabilistiche.
Nel primo caso non c'è possibilità che da una stessa causa si arrivi a effetti diversi (e si può avere una conoscenza sientifica sia meccanisìcistica sia -in presenza di una limitata conscenza dei fattori in gioco- probabilistica); nel secondo caso c'è possibilità che da una stessa causa si arrivi a effetti diversi ma in proporzioni definite, universali e costanti in serie sufficientemente numerose di casi (ed è possibile solo una conoscenza scientifica probabilistica).
Nel secondo caso si può avere una successione di eventi tali che la causa di essi può produrre diversi effetti possibili, ma non casualmente, bensì in proporzioni determinate universali e costanti in serie di casi particolari concreti sufficientemente numerose.
In entrambi i casi le leggi (meccanicistiche oppure statistiche) del divenire naturale devono essere universali e costanti (o, violando irrazionalisticamente il rasoio di Ockam e non facendo scienza per la non-falsificabilità di principio di questa tesi, mutare seconde “metaleggi” universali e costanti che sarebbe in realtà le autentiche leggi del divenire naturale); credere, unitamente alla conoscenza scientifica, che tali leggi “autentiche” (quali che siano, fossero pure le “metaleggi”) del divenire naturale siano in vigore per sempre (senza determinazioni-limitazioni di tempo), implicando un minor numero di affermazioni indimostrabili, è (non necessariamente più vero ma almeno) più razionalistico, per il rasoio di Ockam, che credere che l’ universo (e dunque “il vigere” di tali leggi del suo divenire) abbia avuto un inizio nel tempo, prima del quale non si dava tale “vigere” delle leggi del divenire naturale.
Una situazione di assenza di spazio-tempo cui segua l’ esistenza reale di spazio-tempo è un concetto assurdo poiché l’ assenza di spazio-tempo non può essere seguita (o preceduta) dall’ esistenza di spazio-tempo (il che avverrebbe nel tempo, per il quale solo, e non per la sua assenza o inesistenza si può sensatamente parlare di “dopo” e di “prima”, di “seguito” o di “precedenza”; né può essere contemporanea all’ esistenza di spazio-tempo, perché allora l’assenza di spazio-tempo potrebbe essere distinta dalla presenza di spazio-tempo nello spazio, ma l’assenza di spazio-tempo non può occupare uno spazio).
Le temperature possono variare gradualmente da un massimo ad un minimo, mentre il mutamento può essere soltanto (dicotomicamemnte) o integrale, assoluto, caotico, oppure parziale, relativo, ordinato secondo modalità o leggi generali-astratte universali e costanti astraibili dai casi particolari-concreti; unica logicamente possibile (non autocontraddittoria, sensata) ulteriore alternativa che riesco a immaginate è quella fra ordine meccanicistico (calcolabiltà in linea di principio, puramente teorica, di ogni singolo evento) e ordine probabilistico (calcolabilità non dei singoli eventi ma delle proporzioni fra determinate varianti -finite per numero- di essi, in serie sufficientemente numerose di casi); ne conosci altre?
In caso di divenire ordinato (sia meccanicistico che probabilistico) il caso (il non-riconoscimento delle leggi universali e costanti (dell’ uno o dell’ altro tipo) del divenire (il caso negli eventi singoli nella prima ipotesi; nelle proporzioni altervative in serie sufficientemente numerosi di eventi nella seconda ipotesi) sarebbe puramente gnoseologico-soggettivo (proprio dalla nostra ignoranza e non della realtà).
Sgiombo:
Non ha senso chiedersi “perché il nostro universo si è trovato con questa forma e non con un'altra possibile?” perché: non è il mezzo scelto da un soggetto intenzionale per conseguire un fine in un contesto dato (deterministico per lo meno in senso debole), che sarebbe la risposta alla domanda; né è un evento o una serie di eventi parziale nell’ ambito di un tutto (per definizione l’ universo è il tutto!) che potrebbe essere inquadrato in una successione/contesto deterministico oppure casualistico.
Aggressor:
Però puoi chiederti come ogni porzione spaziotemporale di universo abbia ottenuto la sua forma e la sua modalità, cioè pure le sue costanti fisiche.
Sgiombo:
Ogni porzione spaziotemporale di universo può avere le sua caratteristiche particolari concrete, non le sue costanti fisiche, che sono sempre le stesse in tutto l’ universo, se è possibile la conoscenza scientifica (e dunque l’ universo diviene ordinatamente); a meno di ammettere irrazionalisticamente e non-scientificamente l' esistenza di "metaleggi" regolanti universalmente e costantemente tale variare delle costanti fondamentali.
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