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13-07-2013, 12.38.16 | #82 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
A parte il discorso sulla morte, che pure è una componente fondamentale dell'attrazione religiosa della massa, quello della sottomissione spirituale mi pare un punto egualmente forte anche se magari più nascosto. La libertà nasce col pensiero e la consapevolezza... però dalla libertà scende anche uno dei peggiori male della nostra specie, come Kierkegaard diceva, l'angoscia di vivere: una volta che sono un attore libero nel mondo, ancora mi manca una causa che legittimi l'esistenza della mia libertà - un fine a cui orientarla, senza il quale non so che farmene; come nella sindrome di Stoccolma, mi pare che le razze di uomini che più a lungo sono state schiave, una volta liberate, chiedano pregando ai vecchi padroni di tornare a sfruttarli e bastonarli, o se non a loro, ne cercano di nuovi: perché della libertà non sanno che farsene, anzi mancando di qualsiasi ambizione se non sopravvivere, questa gli è addirittura deleteria: meglio l'asservimento e la sicurezza della rassegnazione ad esso. Così mi pare che molti uomini liberi in mancanza di un modo ( scopo ) di valorizzare la propria libertà siano propensi a sacrificarla per liberarsi dall'angoscia del non-senso e dello sconosciuto che essa porta all'uomo ex-schiavo. In parole povere... Si è stati in tempi antichi così assuefatti alla schiavitù che pensarsi liberi suscitava sentimenti negativi, perciò si voleva sempre un capo autorevole da adorare. La religione, assicurandone uno superpartes e immortale, ha di certo avuto un'ottima idea per stabilire un controllo. |
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13-07-2013, 23.18.17 | #83 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
A parte il discorso sulla morte, che pure è una componente fondamentale dell'attrazione religiosa della massa, quello della sottomissione spirituale mi pare un punto egualmente forte anche se magari più nascosto. La libertà nasce col pensiero e la consapevolezza... però dalla libertà scende anche uno dei peggiori male della nostra specie, come Kierkegaard diceva, l'angoscia di vivere: una volta che sono un attore libero nel mondo, ancora mi manca una causa che legittimi l'esistenza della mia libertà - un fine a cui orientarla, senza il quale non so che farmene; come nella sindrome di Stoccolma, mi pare che le razze di uomini che più a lungo sono state schiave, una volta liberate, chiedano pregando ai vecchi padroni di tornare a sfruttarli e bastonarli, o se non a loro, ne cercano di nuovi: perché della libertà non sanno che farsene, anzi mancando di qualsiasi ambizione se non sopravvivere, questa gli è addirittura deleteria: meglio l'asservimento e la sicurezza della rassegnazione ad esso. Così mi pare che molti uomini liberi in mancanza di un modo ( scopo ) di valorizzare la propria libertà siano propensi a sacrificarla per liberarsi dall'angoscia del non-senso e dello sconosciuto che essa porta all'uomo ex-schiavo. In parole povere... Si è stati in tempi antichi così assuefatti alla schiavitù che pensarsi liberi suscitava sentimenti negativi, perciò si voleva sempre un capo autorevole da adorare. La religione, assicurandone uno superpartes e immortale, ha di certo avuto un'ottima idea per stabilire un controllo. |
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14-07-2013, 21.01.52 | #84 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
Lo vediamo anche nei paesi che appena usciti da una dittatura...subito ricadono in una altra dittatura. Il fatto è che la strada per la riconquista della libertà e della democrazia è difficile e tortuosa. Noi stessi in Italia, proprio a causa della nostra storia, stentiamo ad instaurare una democrazia efficace e facilmente cadiamo vittime di uomini della provvidenza, di demagoghi e di populisti. Ed ancora molti aspirano ad istituire sistemi di governo piu' forti e autoritari. Questo però non significa che la crescita morale e spirituale dell'uomo sia favorità dalla aspirazione, che ancora sembra presente nel nostro popolo, al delegare e al sottrarsi dall'esercitare almeno una larva di responsabilità politica e sociale. Sembra un controsenso, ma nemmeno la religione, assicurando un capo superpartes cui rivolgersi per i miracoli...favorisce la crescita morale e spiritule dell'uomo...e lo constatiamo nell'avvento del beghinismo ipocrita cui aderiscono molti cattolici. Quindi cio' che dice Soren è purtroppo vero. Conseguentemente, quindi, l'uomo a lungo oppresso da schivitù più o meno eclatante o latente...schiavitù morale ed intellettuale per lo piu' ...tarda poi a lungo a perseguire la propria autorelizzazione e grandezza...sembra anzi rifiutarla e quasi deve essere rieducato. Ma è normale: sappiamo da tempo, specie noi che siamo stati schiavi, che la libertà e la democrazia le si devono apprendere! Questo sapevano anche in padri costituenti...che, avendolo ben presente, hanno elaborato appositamnte qual'è la nostra costituzione. Oggi sembra che lo abbiamo dimenticato. Ultima modifica di ulysse : 15-07-2013 alle ore 13.19.28. |
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14-07-2013, 21.48.56 | #85 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
Ultima modifica di Tempo2011 : 15-07-2013 alle ore 13.34.00. |
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15-07-2013, 13.55.13 | #86 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
In efetti è quello che io e Soren andiamo dicendo: poichè il Dio ci è mostrato grande "amiamo" essere schiacciati e intimoriti dai relativi grandiosi simboli che noi stessi umani abbiamo innalzato in onore suo. Ora gli è che ritengo che l'amare di essere schiacciati e intimoriti, quale che sia la grandezza e grandiosità del simbolo, non deponga a nostro favore..a favore del nostro senso di indipendenza e di tensione alla autorelizzazione fisica, morale e spiritule di noi stessi. In sostanza sembra che preferiamo sempre essere succubi e rinunciatari delle responsabilità! Dovremmo, piuttosto, essere sì ammirati della bellezza e sontuosità delle opere, ma essere intellettualmente liberi... protagonisti e progettisti del nostro vivere personale e sociale e non solo servi incensanti a cantare le lodi. Mi pare che già lo stesso Kant incitasse gli umani a liberarsi dalla sudditanza al cielo e ad osare di pensare con la propria testa. Purtroppo portiamo questa nostra propensione (solo italica?) alla sudditanza anche nella vita quotidina: infatti rinunciamo ad essere protagonisti e responsabili pur di amare e incensare, sentendoci confortati, l'uomo della provvidenza che a intervalli (sembra proprio di vent'anni in vent'anni) ricompare a mostrarci meraviglie...ed a toglierci illusoriamente dai guai coi suoi miracoli e col suo apparire, per noi, meraviglioso ...salvo poi deluderci...e combinare guai lui stesso. Ultima modifica di ulysse : 15-07-2013 alle ore 19.06.22. |
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16-07-2013, 00.20.45 | #87 |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
L'uomo ha sempre avuto paura del proprio destino e prima ancora che ci fossero le religioni. Non si è mai dato una ragione al fatto che morisse.
Perchè penare, amare ,soffrire, gioire e sempre in balia di eventi che il destino profonde. La scomparsa di familiari, amici, ma a che è servito amare se poi tanto più si ama e tanto più si soffre la mancanza? Possibile che "siano spariti nel nulla", nella polvere della fisica nella decomposizione biochimica? Credo poco che si diventi religiosi per paura della morte, come dire che chi non fosse religioso non temesse la falce del destino? Credo poco anche al Capo, quei tipi di religione stanno declinando ora la spiritualità è qualcosa di più personale, addirittura spesso disegnata su di sè, adattata come un vestito, spesso come giustificazione, ma quanto meno è più rifllessiva . Penso quindi che fra i fondamenti siano il timore della "dipartita definitiva" o di sè o dei propio cari e un significato: "quel motivo per cui valga la pena esistere". Di una cosa sono convinto, il modo in cui una persona crede oppure non crede ,condiziona i suoi comportamenti perchè costruisce una coscienza morale. Di questo sicuramente erano consapevoli soprattutto i potenti già nell'antichità. Nella modernità esistono i surrogati laici , Patria, appartenenza, ma non sono mai così "forti" come le spiritualità, semplicemente perchè la storia le corrompe, mentre una idea trascendentale è quasi impossibile da attaccare, la realtà non la corrompe anzi spesso ne è davvero conforto. In altre parole, l'uomo è come se le sue qualità intellettive, la sua consapevolezza e la sua coscienza, ne fossero al tempo stesso pregi e contraddizione. Pregio per poter evolvere culturalmente, convivere nella natura , contraddizione perchè essere consapevoli che la propria natura è costituita nel ciclo della vita come qualunque altro essere vivente inconsapevole, non dà pace alla ragione. Meglio forse sarebbe stato essere un animale che vive per l'oggi, senza passato e futuro, privo di una memoria storica e senza aspettative, progettualità e speranze per il futuro .La morte, la fine, giunge inconsapevole. Ma la forza delle religioni è nella saggezza della tradizione antica. Questa saggezza non è il premio futuro per la morte, ma il come ci si rapporta nella vita. Gia nei testi sumerici del Gilgalmesh, in quelli vedici anche del Mahabharata , cioè nelle epopee in cui l'eroe è nel mito dei simboli della vita c'è il destino che verrà ripreso dai miti e dalla tragedia greca. C'è qualcosa di così profondo nell'uomo di così intimo e quasi insondabile e misterico persino inconsolabile che rimane comunque la domanda insoluta" non può finire così...ci deve pur essere un qualcosa, un poi..." perchè il nulla , lo "sparire" è il non senso al senso e ai significati che la nostra conoscenza cerca di capire,già quì ora , nel mondo. |
16-07-2013, 01.58.34 | #88 |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Noto che la progettualità, in effetti, non è uno dei punti forti degli italiani, che mi sembrano come tendenza generale avversi alla competitività ed all'influenza di pressioni o responsabilità forti. Però è il progetto la dimensione attraverso cui la libertà individuale si può esprimere nel mondo sociale, più o meno come la direzione lo fa nel mondo naturale: stabilendo un percorso ed un punto d'arrivo si da senso alla propria capacità decisionale: chi obiettivi non ne ha o non ha imparato ad averne, per mancanza di fede ( caratteristica fondamentale all'azione... ma argomento già discusso ) di voglia o semplicemente di volontà, non ha unica alternativa al ristagno, situazione a cui la nostra natura è avversa, se non che servire la volontà di un altro. In realtà questa forte tendenza a ricercare un boss-guida che doni senso all'agire è tipico di tutti gli ambienti di vita mi pare, in fondo non vedo come si potrebbe essere "animali sociali" senza una qualche propendenza a creare ed obbedire a strutture di potere. ( anche se ultimamente questo si sta "orizzontalizzando" sempre più )
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16-07-2013, 10.58.23 | #89 |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
** La religione è per chi ha paura dell'inferno, la spiritualità per chi lo ha attraversato.
Quindi il motivo per avvicinarsi alla religione è la nostra paura, qualunque essa sia, in primis quella della nostra misera limitazione umana, che poi si trasforma in spiritualità, attraverso atti di fede, d'amore, di coraggio, nella buona battaglia quotidiana. In parole spicciole, così come imitando l'eccomi della Vergine Maria, si giunge più rapidamente e facilmente al Figlio Gesù, anche non essendo l'unica via per tutti, pure con la religione si ottiene il metodo più semplice e diretto di conoscere il coraggio per sconfiggere le mancanze, le debolezze, le miserie, i limiti e far emergere ed elevare la parte più nascosta e sinceramente attrattiva dell'uomo/donna, anche se in tanti vi giungono percorrendo sentieri alternativi. La motivazione del perchè la donna/uomo debba venerare gli dei, o per meglio dire: adorare qualcosa, qualcuno, quelchessia ma qualcosa assolutamente (causando l'idolatria, ma non è questa la sede per questo), è intriso nella fame "inevitabile e misteriosa" di discernere il senso della vita, e quando si ha fame non si dorme, e se non si dorme non si è in pace, non si è allegri e molto meno sereni, e fin quando non si scopre quale sia il senso "oggettivo" dell'esistenza umana, si avrà fame per sempre. Una risposta soddisfacente potrebbe essere: non cercare di svelare, per forza, il Mistero, ma viviLo, anche perchè non è la conoscenza che illumina il Mistero, ma il Mistero che rende luminosa la conoscenza; o più lealmente: non esiste alternativa, volente o nolente, tutti gli umanoidi devono scontrarsi con la religione, con il trascendentale, con la sfera spirituale, con il "e se fosse vero?!?!?!", altro che quesito valido per tutti, è obbligatorio; oppure per fare un'esperienza: cambia quello in cui credi, quello a cui hai affidato ed affidi tutto te stesso, se per caso non vivi, francamente, sereno, allegro e con la pace del cuore. Saluti. |
20-07-2013, 23.46.32 | #90 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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Ultima modifica di Tempo2011 : 21-07-2013 alle ore 16.21.32. |
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