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06-05-2013, 07.06.42 | #72 | |||
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Grazie, Tempo2011
Certo non è sempre facile amare.. tanto più chi ci fa del male.. ma se è vero -ed è vero- che amare significa conoscenza, significa usare l’intelligenza sino in fondo, allora in questi casi ancora di più ci serve di usarla, di aver il coraggio di guardare le persone che abbiamo di fronte, coi loro, talvolta voluti, limiti, col loro bagaglio mentale, talvolta il loro egoismo le permette di sopravvivere.. Non sempre è facile incontrare dentro di noi quell’intelligenza capace di portare in emersione la luce che ci consegna ad una vita differente, ad un sentire differente.. Spesso dentro ci portiamo il buio, quello che non siamo riusciti a rischiarare, quello che attende il momento meno opportuno per venire fuori e farci sentire ancora più fragili, si insinua coi suoi pensieri, come se fosse capace di pensare, pronto a farci arrendere a limiti in realtà inesistenti.. e siamo soli nella nostra lotta, siamo soli nel nostro ascoltare quelle voci, soli a cercare qualcosa di più adatto di una bilancia sulla quale valutare quel sentire.. Per incontrare e non perdere Dio ci vuole una straordinaria intelligenza, una capacità di porre in luce le cose, ma in un modo un po’ differente dal semplice ragionamento dei pro e dei contro, ci vuole una fede molto grande nella luce dell’uomo, una fede molto grande nella luce della mente, capace di sostenere tutto il male guardandolo per ciò che è, una pazzia, una silenziosa, invisibile, devastante follia.. Perché quell’abisso che ci abita prende il colore della nostra mente, di quella che ha maggior peso in noi.. Questo chiarimento mi sembrava opportuno visto il delicato e non facile argomento.. Citazione:
Che siano sensazioni personali è vero.. ma non direi che ciò che ci accade scompaia senza lasciare tracce, questo non lo credo.. ma non saprei addentrarmi maggiormente a parole in questo.. so, sento, credo che non sia così.. ogni sentire positivo o negativo che sia (secondo me) lascia tracce indelebili, o per meglio dire, lascia tracce.. Ogni nostra realtà risponde ad ognuna di queste tracce.. (anche se magari non abbiamo mai conosciuto personalmente chi le ha lasciate).. Citazione:
Citazione:
Se ci contagiassimo tutti di buone cose saremmo tanto più felici.. e forse tanto più intelligenti.. Ultima modifica di gyta : 07-05-2013 alle ore 06.55.15. Motivo: rettificato per eludere (per me non ovvi) fraintendimenti |
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07-05-2013, 11.05.42 | #73 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
n.b: Citazione:
[Il mio riferimento era all'evoluzione (consapevolezza) del pensiero] A mio avviso il “senso della spiritualità” (come il senso dell'udito) non si evolve, ciò che si evolve (muta) è la consapevolezza mentale, ciò che muta è la concettualità della mente, la parte concettuale della mente, che quando giunge alla radice del senso (probabilmente appare paradossale) diviene maggiormente pulita (consapevole) dall’impronta concettuale. Ciò che muta non sono direttamente le percezioni, il senso, ma ciò che impedisce il diretto percepire, solitamente ostacolato dal mondo concettuale cristallizzato ed inconsapevole o poco consapevole. Avevo tralasciato questo punto visto che il 3d era focalizzato sul perché del senso religioso.. poi ho pensato che tralasciare poteva essere inteso come una indiretta ammissione intorno al concetto di evoluzione del 'senso spirituale', come lo abbiamo chiamato, quell’intelligenza profonda, luce della mente, che giunge ad un pieno modo di sentire e sperimentare la coscienza. |
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07-05-2013, 17.39.44 | #74 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
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08-05-2013, 06.32.17 | #75 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Pensa invece che spesso io rileggendomi mi trovo ostica, tendente al granitico
e latentemente (mica poi tanto!) ermetica.. Tanto che al di fuori degli scritti cerco di dare uno stop alle mie pittoresche disquisizioni.. Citazione:
Anche a mio avviso. Eppure sono molte quelle interpretazioni religiose che affondano su di un percorso evolutivo animistico talmente preciso da non lasciare quasi spazio ad una propria interpretazione dell’esperienza interiore.. (anche quei percorsi dai quali ho colto molti 'là' utili a sondare maggiormente alcune intuizioni).. Se l’utilità di una espressione religiosa sociale è da ravvisare nell’esigenza di una comune partecipazione alla vita interiore più intima questa medesima strada di condivisione più che puntualmente è stata deviata come luogo di potere per manovrare nel profondo le menti attraverso l’esca della comunione in fine dell’annullamento all’individualità, del potere personale, dell’autodeterminazione. Così ciò che doveva essere luogo di aggregazione creativa e solidale diventava presto prigione dello spirito e della mente, schiavitù annodata coi vincoli di appartenenza, attraverso la leva della necessità profonda dell’umano di sentirsi in relazione. Eppure questa magia del sentire profondo mai ci ha abbandonato, seppure spesso mascherata in strade differenti (nell’affettivo, nel sociale, nel lavoro).. Forse attraverso il profondo atteggiamento critico seppure spesso intimamente disfattista e disilluso dell’ultimo trentennio si prepara un possibile terreno maggiormente fertile alla messa in discussione personale, ad una analisi forse realmente più autentica ed individuale.. dove poter sperare in una forza interiore rinnovata, all’apparenza meno compatta socialmente ma maggiormente temprata, solida.. |
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08-05-2013, 21.13.54 | #76 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
"Non mi torna" questo concetto dell'invarianza spirituale a prescindere dal vissuto. Ma confesso che ho dubbi(tanto per cambiare ). Se fosse invariante e penso sia tipico delel spiritulità di ispirazione indiana, la verità è una sottrazione dall'esperienza. Se invece non è invariante , il peso del vissuto e quindi l'esperienza possono aggiunger o togliere ( dipende dal comportamento) "spiritualità". Se esiste l'anima (utilizzo il condizionale d'obbligo) la ritengo come un registratore della nostra vita: la nostra memoria. |
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09-05-2013, 10.26.06 | #77 | ||
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Questa la mia (personale) visione.
Sì, lo è (d’ispirazione "indiana" e del buddismo dzogchen, nel senso che forse è quello
-assieme al vedanta- che maggiormente giunge al cuore della trasparenza concettuale). Ed è di una giustizia che supera di gran lungo ogni aspettativa umana. La luce non è per i buoni o per i cattivi ma per chiunque la riconosca. Non muta la sua essenza muta la nostra consapevolezza, la mente che ne fa esperienza, non la natura intrinseca che siamo ma il viaggio, il nostro cuore umano. La luce che siamo è già completa, è già perfetta, ciò che pensiamo e facciamo è la nostra esperienza non chi siamo. Il massacro della sofferenza, se ci comportiamo bene o male è la nostra individualità che ne soffre e si nega la consapevolezza profonda, non c’è nessun dopo, nessun ora, solo livelli di visioni, vinciamo e perdiamo adesso, non ce nessuna ricompensa di un dopo, non ci viene data un’anima che non avevamo né tolta un anima che avevamo. E’ una giustizia molto diversa da quella umana che punisce o ricompensa; ogni ricompensa e punizione è da subito, è nel come viviamo questo viaggio. Questa lettura non ha nulla a che fare con un’ipotetica equiparazione delle azioni cattive o puramente egoiste con quelle illuminate da un’intelligenza profonda, in questo viaggio siamo tutti sulla stessa barca e un’azione riprovevole è riprovevole e orribile ed un azione umana è umana e fonte di creatività. Simbolicamente possiamo vedere che ciò che appare differenziato nella materia macroscopica risulta sostanzialmente identico con l’ausilio di strumenti differenti nell’indagine sub atomica, parimenti quello che ci appare differenziato nella nostra esperienza di identità personale e mentale è in realtà intimamente identico nella sostanza di ognuno. Questo discorso non deve portarci a pensare che il male ed il bene non esistano, esistono eccome. Se agiamo secondo bene e male esistono eccome e non ci sono ulteriori alternative. Laddove è riconosciuta la realtà più profonda scompare l’apparenza. Il ché non significa che chi uccide e tortura qualcuno ad un’indagine più profonda non sta uccidendo e torturando, questa è la sua realtà, una realtà che non essendo assoluta riguarda ognuno; per quel livello ciò che sta facendo e vivendo è assolutamente autentico, solo che se vuole può passare ad un livello differente, ma tutto avviene nella nostra consapevolezza mentale, non è l’essenza a mutare ma la forma riconosciuta o meno come sostanza. La forma è sostanza e la sostanza è forma ad ogni differente livello di consapevolezza e di esperienza. Il gioco dell’illusione mentale certo non serve, è d’obbligo la mutazione mentale coi tempi richiesti da questi sensi. Non è che penso “sono luce” e la mia mente si illumina. Non è che facciamo il pensiero positivo e tutto va a posto. Questa nostra esperienza, questa nostra crescita o non crescita è autentica. Autentico ciò che viviamo. Solo che non è la sostanza radicale ma ciò che appare e ciò che appare (>forma) è (>sostanza). Se la riconosciamo ci aiuta nell’esperienza sennò non ci aiuta. Se la riconosciamo si svela alla nostra coscienza mentale: ciò che riconosciamo è la nostra coscienza mentale; seppure non sia ciò che siamo intrinsecamente, seppure non sia la nostra essenza. Il senso (a tutto questo, a queste leggi che potremmo chiamare ‘leggi di mutazione’, ‘leggi di ciò che appare’, o ‘modalità dell’intelligenza profonda’ ) è la mente umana che lo cerca e lo trova nella mente umana, nella dimensione umana. In altri livelli che non trascendono affatto ma sono semplicemente coesistenti (come matrioska una dentro l’altra) il senso non si chiama senso e non si cerca perché non si ha bisogno di cercarlo essendolo direttamente. Questa coscienza nel mentale può essere anche ora, nessun inganno solo una visione differente. Mi sembra che tu senta maggiormente vicina la linea cristiana, per cui faccio questo riferimento, come avrebbe potuto Gesù dire all’uomo condannato a morte accanto a lui “oggi ti assicuro sarai con me dal Padre” ? Quell’uomo aveva compreso una differente realtà questo era sufficiente. Come avrebbe potuto essere sufficiente se la negazione dell’intelligenza profonda in sé fosse essenza del reale? Come, se la sua essenza, se la sua “anima”, fosse stata nel profondo contaminata e non luce? A chi commetteva obbrobri non diceva andrete all’inferno, poiché erano già all’inferno ma “non sanno quello fanno” ed era vero ed è vero. La consapevolezza; la conoscenza. Tutto qua. Qualcuno diceva ‘chi reputa banale il “Tao”, la “Luce” etc.. non sa nulla di questa’. Possiamo reputare tutto questo molto banale o rivelatore secondo quanto siamo in grado di riconoscere di quanto ci appare, non per questo muta, ciò che muta è la nostra coscienza mentale, la nostra coscienza, è nella nostra mente, che è questo universo e questo mondo * [i quali a loro volta non sono che un livello di visione della nostra consapevolezza di un qualcosa a cui non possiamo dare un nome ad esplicare, se non ingannevolmente, erroneamente chiamandolo “assoluto e trascendente” ]. *che è = la quale mente è Citazione:
solo che non è individuale, seppure ne facciamo esperienza come se lo fosse. Ma (a mio avviso) non è la memoria ma la mente radice della mente umana, quel “qualcosa” di cui sopra. Citazione:
Da quanto spiegato precedentemente si comprende che (secondo ciò che intendo) non è una sottrazione dall’esperienza umana: è l’esperienza umana. I “pesi del vissuto” tolgono o aggiungono alla nostra consapevolezza, alla nostra consapevolezza mentale. Il “senso della spiritualità”, la “Luce” ‘attraverso cui ogni cosa è’, la ‘luce dell’intelligenza profonda’ (così come appare alla nostra mente) non muta; muta apparentemente ciò che ci passa attraverso, chi (la mente che) ne viene a conoscenza. Quella Intelligenza profonda è il volto profondo della nostra mente e non è separata dalla nostra esperienza. La confusione mentale è confusione mentale non assenza di intelligenza. Quando siamo confusi emerge la confusione quando siamo chiari emerge la chiarezza. La qualità fondante è questa Chiarezza senza la quale la confusione non potrebbe apparire né scomparire. . |
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02-06-2013, 02.27.33 | #78 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
A prescindere da ogni forma di (auto-)coscienza nulla di interessante. Per chi non ha solo sesso nella vita, oppure se ne è stancato, o ha percepito che si ama assolutamente solo "al di là", cioè non oltre, ma in più del fare sessuale... |
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05-06-2013, 21.22.38 | #79 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
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11-07-2013, 23.27.42 | #80 |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Le religioni esistono per la paura della morte.
La religione cristiana fonda tutto sulla promessa che ci sarà vita eterna dopo la morte. Togliete il paradiso, la religione cade, non ha più senso di esistere. Che ci sia molto altro è scontato, ma è solo di contorno, e mi pare che in questa discussione si sia parlato principalmente del contorno. La prima domanda che il religioso fa all'ateo è "ma come fai a vivere?", perché non concepisce come si possa affrontare la consapevolezza che dopo la morte non c'è nulla e il conseguente non-senso dell'esistenza dell'individuo. Volendo trovare altre motivazioni, che comunque a mio avviso sono sempre secondarie rispetto all'esigenza dell'aldilà, possiamo individuare la necessità di un ordine, di un significato. La realtà manca di senso chiaro e certo, e quindi di ordine (siamo nati per caso - il vento gira come gira - la meccanica quantistica - alla fine poi si muore quindi che senso ha - ecc.). Con un credo religioso si colma questo buco; in realtà no, ma chi ci casca ha la fortuna appunto di cascarci. Speriamo non si chieda mai dei "perché" su Dio e correlati, altrimenti torna dov'era prima. L'ordine serve alla ragione per trovare pace. Senza Dio non si sta in pace, nel senso che ci si tormenta, si filosofa (o si filosofeggia), eccetera. Però almeno si sta con i piedi per terra. |