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19-04-2013, 21.38.27 | #42 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
Ultima modifica di Tempo2011 : 20-04-2013 alle ore 11.15.08. |
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20-04-2013, 11.51.34 | #43 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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26-04-2013, 10.58.14 | #44 |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Mi meraviglia sempre che si creda che la scienza affermi che la vita nasca casualmente. Non per ribadire il contrario, vale a dire che la vita nasca causalmente ma per affermare che la scienza non se ne ocupa e non se ne puo occupare.
I concetti di casualità e causalità sono categorie filosofiche non scientifiche. Credo che l'equivoco sorga dal fatto che anche gli scienziati, ovviamente, si avventurano in ipotesi filosofiche e chi li legge ritiene la loro teoria filosofica essere frutto della scienza, mentre non è altro che opinione filosofica. Ultima modifica di Giorgiosan : 26-04-2013 alle ore 16.50.57. |
26-04-2013, 18.52.45 | #45 | |
Moderatore
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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Non si tratta allora di credere nella verità dei miti, ma di non ridurre tutti i miti a uno solo, quello della tecnica salvatrice in virtù della sua pretesa di saper funzionare. Si tratta in definitiva di comprendere i miti nel loro senso terapeutico originario e mai esaustivo per recuperare il mondo in una forma accessibile all'umano, la forma della bellezza da cui l'individuo non è escluso, ma compreso perché la comprende e la accetta senza poterla spiegare. Il pensiero scientifico non ha risolto il problema della paura dell'uomo, semmai ha aumentato la minaccia dell'imprevedibile credendo di poterlo statisticamente normalizzare, così come i valori laici razionali (i valori dell'Occidente con cui l'Occidente laico e razionale vuole convertire il mondo) non ci hanno garantito di una coesistenza felice e morale nel mondo, anzi semmai l'hanno resa ancora più improbabile, rendendo impossibile quella accettazione dell'alterità che continuamente in astratto proclamano. |
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26-04-2013, 21.46.34 | #46 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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In effetti, quando si discute di queste cose, poiché le teorie sono diverse, se ne sceglie una tralasciando le altre. Per altro, far rientrare queste ricerche nei concetti filosofici, lo si può fare solo considerandole come ricerca della verità. |
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26-04-2013, 23.56.31 | #47 | |
fuori dal branco è bello
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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Scusami Giorgiosan ma questa mi è nuova, la causalità la ritroviamo nella scienza in ogni angolo, se consideriamo la teoria del caos ad esempio, sistemi dinamici lineari e non lineari sono frutto di un principio di causalità. |
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27-04-2013, 14.55.07 | #48 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
@Tempo2011
Perdonami Tempo se insisto sulla questione, ma non mi tornano proprio i conti con alcune tue affermazioni! Citazione:
All'inizio siamo d'accordo, la vita nasce dal caso materiale, e attraverso questa pian piano nascono i requisiti per sviluppare un intelletto razionale. Ma dopo il tuo discorso mi pare del tutto astruso - mi spiego meglio che posso - mi sembra che tra le tue premesse e le tue conclusioni vi sia un vuoto colmo di oscurità filosofica :P "qualcuno o qualcosa" ha "agito": per agire ci vuole fine e coscienza, ovvero intenzionalità, caratteristica che necessita di un sistema psichico per sussistere. Se tu dici che un'intenzionalità ha agito per fare nascere la nostra cadi nel tipico paradosso filosofico - il loop comincia e non finisce più! perché non è sostenibile che vi siano una catena infinita di intenzionalità che creano quella dopo - per cui non si può pensare ad un'intenzionalità "prima creatrice" o "divina". Per cui se postulassimo un creatore del genere, dovremmo infine ammettere che lui stesso non è nelle sue mani. Per cui anche se la nostra esistenza fosse stata creata intenzionalmente e quella che ci ha creati pure prima o poi il ciclo si dovrebbe spezzare e qualcuno dovrebbe pur nascere per puro caso - e per il rasoio di Occam, fino a prova contraria, non serve postulare tanti creatori di mezzo prima di giungere a noi - è un'abitudine nata nelle culture teistiche che poco si salva dalla scienza moderna. Infine anche la tua ultima affermazione mi pare esprimere una sentenza vaga siccome non capisco esattamente in che modo non tanto la nascita della vita può essere interpretata come una violenza nei confronti della stessa, per cui esistono certo argomentazioni, ( se ne parlava anche altrove mi pare ) ma per come questo contribuisca alla prova di un creatore una tantum. Citazione:
Ma non mi pare che ci sia da andare tanto lontano: in senso diretto questi non sono altro che i nostri genitori, e indirettamente tutto l'albero genealogico, fino ai procarioti e oltre. Citazione:
Non c'è bisogno che tu scriva direttamente quale sostieni se tutto il resto della tua argomentazione verte su uno solo... che può essere anche quello finale, se non si rifacesse in linea di massima a quello forte. Comunque riconosco di aver fatto un errore molto grossolano lo scorso post: non so perché - ora ho rimediato - credevo che Antropico avesse l'etimo di Entropia e invece è tutt'altro ( mi sembrava un po' strano che quello entropicamente forte si chiamasse debole infatti! ma mi ero interessato più del contenuto che del nome a dirla tutta ). Chiedo venia. Però, per quanto riguarda la spiegazione di Ulysse e la tua interpretazione ti cito un pezzo da wiki Citazione:
ergo l'ipotesi di lavoro della scienza era il principio antropico debole! gli altri sono, in linea di principio, estranei al metodo scientifico e sono ipotesi non smentibili empiricamente... ma mi pare davvero che una logica scientificamente rigorosa non li possa nemmeno considerare nell'analisi di causa e caso siccome sono appunto riflessi di fideismo astrofisico e non tanto di scienza astrofisica. Anche se pare che quello forte fosse incluso nella teoria iniziale, mi sembra tutto sommato più posto come l'alternativa a quello debole - non verificato - che come teoria a sé. @Giorgiosan Siccome di ciò che dicevi ne parlavo qui sopra colgo l'occasione per rispondere anche a te! La scienza non afferma fino a che non ha la prova in "boccetta": semmai ipotizza dai dati in suo possesso e lima le possibilità, che riducendosi sempre più aumentano di probabilità. Però hai ragione quando dici che spesso gli scienziati si avventurano con il loro sapere di fatto del tutto parziale in temi filosofici di portata generale e arrivati qui non riescano poi a tradurre o comprovare logicamente alcunché, ma si limitano a fare ipotesi di lavoro a mo' di spunti di riflessione. Però bisogna anche dire che gli oggetti di indagine filosofica sono poi estrapolazioni astratte di oggetti o sistemi reali il cui funzionamento è argomento preminente dell'indagine scientifica: per cui un parallelo sicuramente è tracciabile e a livello universale trovo che le due materie convergano notevolmente nel proprio fine conoscitivo di funzionamento e spiegazione di questo... dal particolare al generale e viceversa. Ultima modifica di Soren : 27-04-2013 alle ore 16.41.06. |
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27-04-2013, 21.55.19 | #49 | |
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
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28-04-2013, 21.40.36 | #50 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Un solo motivo per esistere.
Citazione:
Sono d’ accordo con Soren. Innanzitutto la vita era nata moltissimo tempo prima dell’ inserimento simbiotico di un mitocondro in una cellula procariotica, che ha contribuito alla nascita delle cellule eucariotiche (era nata per l’ appunto come vita di cellule procariotiche, prive di mitocondri e con DNA non separato da una membrana nucleare dal citoplasma, quali erano in sostanza anche i mitocondri). Inoltre la scienza biologica ci dice, con un ragionevolissimo grado di certezza (non una impossibile certezza assoluta, soprattutto per il fatto di implicare la verità delle inferenze dalle osservazioni empiriche ripetute puntualmente e “universalmente nel passato”, che non è certa in assoluto, come mostratoci da David Hume; ma non c’ è persona mentalmente sana che per lo meno non si comporti come se fosse assoluta), che la vita non può nascere in dieci o centomila modi, ma solo in uno o pochissimi modi (di fatto uno, per lo meno su questo pianeta) che rispettino determinate condizioni chimico-fisiche; cioè attraverso eventi determinati e non indiscriminati, implicanti la formazione di membrane, acidi nucleici, proteine con proprietà enzimatiche ed altre macromolecole organiche e molecole inorganiche, sali minerali, acqua fra loro in determinati e non arbitrariamente variabili proporzioni e rapporti spaziali e funzionali, in determinate e non arbitrarie condizioni di temperatura, pressione atmosferica, composizione chimica dell' aria e del suolo, ecc. (e tutto ciò senza alcuna caratteristica della materia superiore a quelle rilevabili in natura, senza alcun fatto sopra- o preter- o comunque extra- naturale). |
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