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Vecchio 30-03-2013, 09.08.40   #21
Il_Dubbio
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

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Originalmente inviato da Tempo2011
... non esiste paragone su come sono trattati sotto un profilo economico, morale e di notorietà: attori del Cinema, del Calcio, Pugilato, Nuoto, Vela, Golf, Tennis ecc. e scienziati di alto rango e premi Nobel. Che cosa vi fa venire in mente questa propensione verso l’effimero che risulta sempre vittorioso su quel mondo che invece permette di progredire a tutta l’umanità? Avete un'opinione in proposito?

A me ha fatto pensare ai prodotti di marche pubblicizzate e a quelle non pubblicizzate. Per quale ragione quelle pubblicizzate costano quattro volte di più di quelle non pubblicizzate pur essendo spesso "essenzialmente" lo stesso prodotto o certe volte anche meglio?
Gli occhi servono, come si sa, per vedere. Non abbiamo però un grandangolare o un teleobiettivo inserito nella testa. Noi vediamo le cose in modo "normale". Per guardare la realtà in modo differente da come la si guarda con gli occhi, c'è bisogno di modificare quindi la struttura dello sguardo interiore. Una volta che ci si è attrezzati di ogni tipo di lente potremmo provare a esaminare sempre in modo differente il mondo e scoprire sempre cose nuove e belle. Il problema però è che, come per i prodotti pubblicizzati, l'essenza delle cose è sempre quella o solo leggermente differente mentre i giudizi risultano essere troppo divergenti tra loro. Dare quindi 4 alla Montalcini e 1 alla Melato utilizzando un tipo di lente grandangolo, e viceversa dare 4 alla Melato e 1 alla Montalcini, utilizzando una lente normale (cioè solo i propri occhi) non fa cambiare l'essenza del prodotto, che rimane invece inalterato.
Ieri è morto Jannacci. Come si fa a dare 4 o 1 a Jannacci? Jannacci è... essenza. Non c'è differenza fra Jannacci e Montalcini o Melato. La differenza la avvertiamo noi quando inconsapevolmente sostituiamo una lente con l'altra. Ognuno di noi, ed anche il bambino morto ieri di fame, è essenzialmente uguale agli altri se eliminiamo le lenti con cui poi vengono guardati. Per me questo è importante ed essenziale. L'effimero al contrario è il voler credere che esistano differenze, sostituendo l'essenza delle cose con la lente con cui le si guarda.
Ormai lo sanno anche le pietre e queste tutte sostengono che guardare la storia troppo da vicino distorce le opinioni sui fatti accaduti. Non possiamo ora giudicare che ne so, Berlusconi o Grillo. Come è ancora difficile giudicare Hitler e Mussolini. Già Napoleone è visto oramai come "un grande uomo di guerra", o il più grande stratega ecc.... un altro po' e lo facciamo santo.
A maggior ragione, giudicare la storia troppo lontano nel tempo, distorce i fatti che hanno la loro essenza e quella solo rimane... e mi femo qui. Buona Pasqua
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Vecchio 30-03-2013, 11.31.17   #22
Tempo2011
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

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Il_Dubbio

A me ha fatto pensare ai prodotti di marche pubblicizzate e a quelle non pubblicizzate. Per quale ragione quelle pubblicizzate costano quattro volte di più di quelle non pubblicizzate pur essendo spesso "essenzialmente" lo stesso prodotto o certe volte anche meglio?
Gli occhi servono, come si sa, per vedere. Non abbiamo però un grandangolare o un teleobiettivo inserito nella testa. Noi vediamo le cose in modo "normale". Per guardare la realtà in modo differente da come la si guarda con gli occhi, c'è bisogno di modificare quindi la struttura dello sguardo interiore. Una volta che ci si è attrezzati di ogni tipo di lente potremmo provare a esaminare sempre in modo differente il mondo e scoprire sempre cose nuove e belle. Il problema però è che, come per i prodotti pubblicizzati, l'essenza delle cose è sempre quella o solo leggermente differente mentre i giudizi risultano essere troppo divergenti tra loro. Dare quindi 4 alla Montalcini e 1 alla Melato utilizzando un tipo di lente grandangolo, e viceversa dare 4 alla Melato e 1 alla Montalcini, utilizzando una lente normale (cioè solo i propri occhi) non fa cambiare l'essenza del prodotto, che rimane invece inalterato.
Ieri è morto Jannacci. Come si fa a dare 4 o 1 a Jannacci? Jannacci è... essenza. Non c'è differenza fra Jannacci e Montalcini o Melato. La differenza la avvertiamo noi quando inconsapevolmente sostituiamo una lente con l'altra. Ognuno di noi, ed anche il bambino morto ieri di fame, è essenzialmente uguale agli altri se eliminiamo le lenti con cui poi vengono guardati. Per me questo è importante ed essenziale. L'effimero al contrario è il voler credere che esistano differenze, sostituendo l'essenza delle cose con la lente con cui le si guarda.
Ormai lo sanno anche le pietre e queste tutte sostengono che guardare la storia troppo da vicino distorce le opinioni sui fatti accaduti. Non possiamo ora giudicare che ne so, Berlusconi o Grillo. Come è ancora difficile giudicare Hitler e Mussolini. Già Napoleone è visto oramai come "un grande uomo di guerra", o il più grande stratega ecc.... un altro po' e lo facciamo santo.
A maggior ragione, giudicare la storia troppo lontano nel tempo, distorce i fatti che hanno la loro essenza e quella solo rimane... e mi fermo qui. Buona Pasqua
Sacrosanta verità Dubbio; però la pubblicità influenza più facilmente chi non è abbastanza attrezzato, nei confronti, invece, di chi lo è. Allora stiamo sempre lì: l'influenza pubblicitaria ha più successo dove la cultura è un optional, o giù di lì, mentre influenza di meno, o per nulla, dove la cultura è il pane quotidiano. Se il tuo pensiero è questo lo condivido.
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Vecchio 30-03-2013, 16.36.19   #23
Il_Dubbio
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

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Originalmente inviato da Tempo2011
l'influenza pubblicitaria ha più successo dove la cultura è un optional, o giù di lì, mentre influenza di meno, o per nulla, dove la cultura è il pane quotidiano.

Se per cultura intendi conoscenza, non posso che essere d'accordo con te. Però intendiamoci bene. Io non so in che modo la pubblicità intervenga ad aumentare favorevolmente la mia percezione dei prodotti. Sono convinto che interviene direttamente sulla mia psiche, direttamente sui miei schemi mentali. Quindi ovviamente io dovrei essere direttamente a conoscenza del cambiamento della mia psiche e dei miei schemi mentali originari e porvi rimedio per non obbedire alla forza che su di me esercita la pubblicità. Comprendi che la mia conoscenza deve essere molto più sofisticata dei mezzi che usa la pubblicità per piegarmi alla volontà sua.

Per quanto riguarda quel che volevo dire: l'effimero secondo me è un preconcetto che nasce da una lente (che può essere una pubblicità) con la quale guardiamo il mondo. Io starei più attento a vedere oltre la lente, per guardare direttamente l'essenziale. Magari si tratta di immaginarsi di vedere senza lenti e magari chiedersi cosa si vedrebbe. Non mi piace l'idea invece che ci si debba dotare di lenti speciali per vedere quel che di meglio c'è da vedere. Io credo che il meglio (che io intendo essenza) si veda senza lenti. Non è il vestito che fa il monaco. Il monaco nasce all'interno del monaco. Molto mi fa pensare, ad esempio (visto che si parla anche di attualità), Papa Francesco quando tenta di dimostrare di voler essere povero tra i poveri usando l'argento invece dell'oro (tanto per...). Benchè sia già qualcosa, non sono i gesti che devono raccontare la storia. Quella è solo una "lente" attraverso la quale si vuole far vedere l'essenza di quel che si vuol dire con il gesto. Questo, mi rendo conto, è difficile... bisogna essere S. Francesco in persona, forse, per riuscire a raccontare l'essenza del gesto di povertà. Papa Francesco, con tutta la buona volontà, sta tentando di fare "pubblicità" alla povertà (alla sua essenza) dando ai fedeli delle lenti con cui guardarla. Ma per incontrarla per davvero la lente non serve... anzi la distorce.

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Vecchio 30-03-2013, 16.42.52   #24
nexus6
like nonsoche in rain...
 
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

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L'effimero, impostato in questo modo, ha una sua logica; anche dio al settimo giorno si riposò. Mentre, a quanto sembra, quello che ha attirato la mia attenzione e quella degli altri, è il significato profondo che diamo a questo "riposo", al punto da innalzarlo su di un altare come un feticcio. Infatti, la maggior parte di quei protagonisti che lo porgono in coppe traboccanti di inutilità, ubriacando le folle, sono a loro volta innalzati sugli altari come moderni dei.
Forse ne abbiamo tutti quanti bisogno? I totem, pure loro, ci sono in ogni cultura. Dunque, magari, non sono così "inutili"? Ed, inoltre, il "riposo" da cosa? Questa potrebbe essere la vera domanda.

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Originalmente inviato da Tempo2011
Credo che accomunare nell'effimero la danza e il canto (ti riferisci al classico), lo ritengo contraddittorio, proprio perché sono arti che durando nel tempo. Per non parlare poi della poesia che è considerata all'unanimità il punto più alto che l'uomo possa raggiungere. Se effimero significa che dura soltanto un giorno, come puoi inserire nel contesto queste arti?
Ed il cinema non è un'arte che “dura nel tempo”? Il canto “classico” sembra di sì... e quello “moderno”, invece? Buttiamo a mare tutta la musica del novecento? Per me, l'effimero semplicemente non esiste come categoria assoluta. E come ho già detto, non credo che emozionarsi per un film abbia meno valore che farlo guardando un cielo stellato. La radice è proprio la stessa.

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Originalmente inviato da Tempo2011
Per riassumere il tuo pensiero, potremmo affermare che nell'uomo prevalgono più gli istinti, le emozioni, l'irrazionale, le passioni e l'improvvisazione che non il razionale? Diamo più ascolto a quello che ci comunica la pancia che non la mente?
Abbiamo un cervello di rettile, su cui si è sviluppato quello del mammifero, su cui si è innestato quello da homo sapiens. Da ciò fisiologicamente nasce la dialettica ed il conflitto tra pulsioni e razionalità, tra cuore e mente, tra carne e spirito. Non è che prevalgano sempre gli istinti, ma siamo mossi anche da questi ed in perenne ricerca di un equilibrio. Poi, sono d'accordo sulle armi di distrazione di massa, la cultura maschile fallo-centrica prevaricatrice e via discorrendo. Ma ciò non implica il disprezzo per il povero popolo preda della distrazione, mentre “noi” sì, siamo quelli che abbiamo capito come funzionano le cose e ne parliamo nel forum. Ognuno fa ciò che può, “non ciò che vuole”, questo non l'ho mica detto.

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Originalmente inviato da Tempo2011
ti voglio precisare che ho postato questo tema, solo perché mi incuriosiva sotto un profilo della comprensione umana, giacché il sottoscritto è un amante dell'effimero, anche se non alzo negli altari nessuno...nemmeno Totti. Mentre lo farei volentieri con la bella Illary.
Permettimi di prendere, come esempio, le motivazioni che forse ti hanno spinto all'apertura di questa discussione: prima adduci quella razionale, diciamo sociologica/antropologica (la “comprensione umana”), poi ammetti con una battuta, rivelando l'altra motivazione, che sì... alzeresti qualcosa con la bella Ilary, cosa peraltro più che condivisibile. Dunque, per pura ipotesi, la vera richiesta potrebbe essere: perché si alza qualcosa con Ilary (come pure con la Melato), mentre ciò non accadeva con la Montalcini? Perché sono un amante dell'effimero, anche se mi piacerebbe (o forse mi sforzo di) non esserlo? Perché ho bisogno di etichettare alcune cose come effimere e altre no? E chiedi a noi di fornirti una razionalizzazione per risolvere il conflitto.

Boh, la mia è che banalmente siamo attirati da chi o cosa abbiamo più bisogno, a causa della nostra storia, del nostro presente e del nostro passato. Delle nostre possibilità ed attitudini. Dei nostri fantasmi. Non so dove l'umanità si stia dirigendo, ma se credo che ci sia una distrazione di massa in atto, magari ne parlo con il singolo che mi sembra preda di tale manipolazione, ma valutando lui, la sua storia, senza moralizzare e non inscrivendolo nella trama di una umanità effimera e con poco valore. Altrimenti sarei funzione della stessa manipolazione di cui immagino sia preda il povero sprovveduto.

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Originalmente inviato da Tempo2011
a quanto sembra, da un certo periodo in qua sia diventato piatto e non ti stimola più. In effetti, anch'io, avendolo seguito da uditore per molto tempo, ho notato il cambiamento; però non ho compreso quali siano stati i motivi.
Non so a quale tempo tu ti riferisca, ma visto che i motivi non ti sono chiari direi sicuramente non a quello a cui mi riferisco io, cioè a qualche anno fa. Non parlo dell'ultimo periodo, anche perché ho letto solo nell'ultima settimana. Direi che siamo off-topic, non sono più possibili meta-discussioni...

… per cui...
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Vecchio 30-03-2013, 18.54.43   #25
ulysse
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Riferimento: Re: La vittoria dell'effimero.

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Originalmente inviato da Tempo2011
Degli episodi che hai citato, non ne ero informato, altrimenti non avrei sostenuto quel cretino di Grillo alle ultime elezioni. Infatti, apostrofare come putt......a una vecchia scienziata come la Montalcini, soltanto un cretino come lui poteva farlo. Peccato che di questo episodio non l'abbia saputo prima.
Scusate….m’intrometto incuriosito e schifato dalla questione “Montalcini”.
Il problema è che non solo tu, ma anche molti altri non lo hanno saputo prima...oltre al resto...altrimenti oggi ci troveremmo molto meglio…politicamente!
O no?...
In realtà è molto difficile che qualcuno devii dalla primitiva impressione o casuale imprinting: occorre aver perseguito una rigorosa formazione alla ricerca della verità per riconoscere di essere nell’errore...per quanto la localizzazione della “verità” sia sempre piuttosto aleatoria.
Citazione:
In ogni modo, da quello che ho letto, secondo te il problema è solo e soltanto culturale, e su questo potrei essere d'accordo; però io non lo circoscriverei solo all'Italia, perché, a quanto sembra, l’effimero primeggia, in tutto il mondo.
In effetti è una questione complessa.
Intervengono cultura, (tipo di cultura) storia, religioni…abitudini tribali, ecc...
E’ anche vero che l’effimero primeggia in tutto il mondo, ma ho l’impressione che, da noi, primeggi assai meglio e inconsultamente.

Accade infatti che i paesi europei un po’ più a nord ci accusino di essere spreconi…specie di cicale al confronto di loro… laboriose formichine.

Che abbiano ragione o meno non saprei, comunque è un fatto che il nostro debito pubblico è stratosferico: significa che abbiamo apprezzato l’effimero, e l’abbiamo pagato anche… molto oltre le nostre possibilità.
Direi che più che altro è questo il nostro peccato…o il peccato dei nostri padri e nonni.
In fondo l’effimero può essere anche piacevole…anzi una virtù…purché lo si paghi sull’unghia e non lo si demandi a debito dei posteri…esso infatti, qundo pagato, incentiva l’economia!
Citazione:
Allora possiamo affermare che, con l'apertura di tutte le frontiere, abbiamo scoperto che l'effimero globalizzato è esistito da sempre, perché è l'ignoranza di massa che è esistita da sempre?

In effetti è vero ...l’ignoranza di massa esiste da sempre ovunque, ma c’è massa e massa …ignoranza e ignoranza.

Sospetto che nei paesi protestanti l’istruzione (con l’esigenza di leggere e chiosare la bibbia) fosse, fin da Lutero, considerata un priorità assai più che nei paesi cattolici. Un altro impulso alla generale istruzione venne (pur con altri mali) dalla rivoluzione industriale... che nei paesi mediterranei ha tardato parecchio.

Ma ora, con l’apertura della frontiere, la globalizzazione e la rete, credo che la tendenza sia all’uniformità…non ho ben capito se della ignoranza o dell’istruzione e cultura…comunque, nell’un caso o nell’altro, consegue l’incremento dell’effimero…per quanto l’unica cura efficace, contro questo "effimero", sembri essere la recessione.
Citazione:
Nella pratica, chi la possiede...la cultura?... sono sempre quei quattro gatti che fanno il bello e il cattivo tempo... anche nell'effimero?
Non ho capito bene: i quattro gatti che fanno il bello ed il cattivo tempo circa l’effimero… sarebbero quelli acculturati o quelli largamente succubi della loro ignoranza?
...A me pare, infatti, da quelli prima citati, sia vera la seconda che ho detto!


P.S.1:
Ho parlato di "effimero", ma non mi è ben chiaro cosa, in questo topic, di intenda per effimero: forse una subparticella che appare e scompare da uno scontro di atomi in un millesimo di millisecondo o anche meno...ma non credo.
Io intendo per effimero l'inutile ed i superfluo...ben sapendo che nella nostra cultura ben poco è assolutamente inutile e superfluo...anzi, a me non vien in mente niente...se non che proprio col superfluo è emerso l'uomo dal bruto.

P.S.2:
Vorrei approfittare per porre un quesito che da tempo m’ange: il tifare e il dedicare tempo e danaro ad inneggiare ai nostri campioni del calcio, come del resto fra gli abitanti del Commonwelth sembra accadere per il cricket, rientra nell’effimero o nelle primarie esigenze di sopravvivenza della specie?

Ultima modifica di ulysse : 30-03-2013 alle ore 20.33.07.
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Vecchio 30-03-2013, 20.16.59   #26
ulysse
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Sacrosanta verità Dubbio; però la pubblicità influenza più facilmente chi non è abbastanza attrezzato, nei confronti, invece, di chi lo è. Allora stiamo sempre lì: l'influenza pubblicitaria ha più successo dove la cultura è un optional, o giù di lì, mentre influenza di meno, o per nulla, dove la cultura è il pane quotidiano. Se il tuo pensiero è questo lo condivido.
Ma credo sia un reciproco rincorrersi: chi produce deve far conoscere e far comprare i propri prodotti e mette in atto i mezzi che servono a tale scopo.
Un tempo il potenziale compratore era relativamente poco accorto e poco acculturato: era sufficiente una pubblicità relativamente ingenua e relativamente di basso costo.

Oggi, nonostante si dica che l'ignoranza è dilagante...ed anche è relativamente vero rispetto alle esigenze.... tuttavia il compratore medio è assai più accorto e coriaceo che non 20 o 30 anni addietro ed anche la concorrenza è sempre più agguerrita.

Ne consegue che una campagna pubblicitaria sempre più assomiglia ad una battaglia campale ed i pubblicitari devono attrezzarsi per sostenerla e vincerla...per quanto qualcuno inevitabilmente la perde.

Che la battaglia sia persa o vinta i quattrini sono comunque spesi ed allora i casi sono due:
Chi perde la battaglia va in perdita e fallisce ed il relativo prodotto non lo vediamo più e magari era un buon prodotto...o era pessimo... non importa...in ogni caso ci sono operai che vengono licenziati: una campagna pubblicitaria che fallisce può avere conseguenze terribili.

Oppure i quattrini spesi, che si perda o si vinca, vanno sul prodotto ed ecco che il prodotto delle aziende che pubblicizzano costa di più...ma non sempre: la pubblicità procura un più vasto mercato e vendere di più produce risparmi di scala e può essere, alla fine, che i suoi prodotti costino meno.

Ne consegue la quasi assurdità, che i prodotti plubblicizzati costino meno e siano spesso concorrenziali con quelli delle aziende che non pubblicizzano.
La sono senz'altro rispetto ai prodotti cosiddetti artiginali che solo sulla qualità possono sostenersi.

Per concludere credo che, per il mercato odierno,pubblicizzare necesse est! e tanto più in questo periodo di recessione ove solo il diffondere l'informazione sul prodotto può far vendere e allargare il mercato per le aziende a livello industriale...in modo che raggiungano anche l'estero...infatti sembra che le esportazioni vadano ancora bene...rispetto al mercato interno in caduta libera.

Le aziende artigianali, che contano sul passa parola, possono farne a meno, ma il loro prodotto...supposto di maggior qualità, ma non è detto,.... costa comunque di più...causa l'area di vendita ristretta..

Forse si è notato che il mio discorso non verte tanto sul come difendersi dalla pubblicità invasiva, ma sul come la pubblicità possa vincere le remore e le disponibilià del potenziale acquirente...a suo vantaggio, tuttavia!

In realtà, per un buon equilibrio del mercato, del lavoro. della economia, le due cose devono procedere di pari passo: la pubblicità deve essere ed è sempre più efficace...per cui le sue risorse concettuali e strumentali progrediscono.

Nel contempo occorre, per istruzione, esperienza e capacità di rifuggire il canto delle sirene, che il potenziale compratore sia sempre più accorto in modo da saper distingure e individuare, oltre il battage pubblicitario, quale sia il prodotto a lui più adatto sotto l'aspetto possibilià di fruizione/qualità/tracciabilità/sicurezza/prezzo, ecc.....

Certo che per sopperire a tutto questo il compratore deve essere sempre più acculturato sia sul piano globale che specialistico...dato che la pubblicità, comunque, sempre più lo insegue...e viceversa.

L'ideale è che ne consegua che la pubblicità riesca sempre a trovare il compratore adatto e che il compratore possa sempre trarre dalla pubblicità il suo massimo vantaggio informativo e di soddisfazione: la qualità del prodotto verte sul fatto che il compratore sappia quello che compra!

Soddisfatte queste condizioni, che il prodotto sia effimero o meno non importa...anche un prodotto effimero può essere di grande vantaggio nel sostenere una impresa ed i relativi operai...fosse anche una azienda di coriandoli!
Certo che est modus in rebus!
Anche i fuochi di artificio, ad esempio, sono effimeri ed occorre elaborare e rispettare relative regole.
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Vecchio 31-03-2013, 23.24.37   #27
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Riferimento: La vittoria dell'effimero.

A integrazione di quanto già è stato accennato, vorrei aggiungere quest’altro. In definitiva: chi stabilisce il tempo di esposizione televisiva di ogni evento? In pratica, non è il pubblico ma un semplice funzionario o direttore di testata. Allora, sicuramente, si presume che la quantità di tempo da dedicare, a questo o quel personaggio, è determinata dal gradimento che lo stesso ha avuto in vita. Ecco allora che i responsabili televisivi non valutano l’effettiva importanza, ma agiscono in base alle % di ascolto. Quest’atteggiamento la dice lunga su come, con il tempo e le abitudini commerciali, si vadano sovrapponendo e cristallizzando dei comportamenti che valorizzano più l'effimero che i fatti seri.
Per altro, se prendiamo in considerazione che il cosi detto effimero ha la funzione di farci rilassare dalle fatiche stressanti di un duro lavoro, o dalle tensioni dovute alle alienanti condizioni della nostra esistenza, di cui non sappiamo nulla, come per esempio accade quando beviamo un buon bicchiere di vino, allora ecco spiegato (si fa per dire), che chi non possiede una cultura, quasi sempre svolge lavori usuranti e ripetitivi e, quindi, ha più bisogno di quell’effimero di chi invece è aiutato da una buona cultura. Ecco allora che la cultura centra, anche se indirettamente. Forse, in questo modo possiamo ragionare sul problema e sul perché la maggioranza degli esseri umani, giustamente, si rivolgono all'effimero per migliorare le loro condizioni di vita psicologiche. Questo varrebbe anche in chiave storica; perché, di fatto, anche nella più profonda antichità riscontriamo, a fronte di pochi ricchi, sempre milioni di poveri, con il loro duro lavoro quotidiano. Chissà! Potrebbe essere una delle tante ipotesi per comprendere il successo dell’effimero

Ultima modifica di Tempo2011 : 01-04-2013 alle ore 10.24.53.
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Vecchio 01-04-2013, 15.30.30   #28
arsenio
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Re: Riferimento: Re: La vittoria dell'effimero.

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Originalmente inviato da Tempo2011
Degli episodi che hai citato, non ne ero informato, altrimenti non avrei sostenuto quel cretino di Grillo alle ultime elezioni. Infatti, apostrofare come putt......a una vecchia scienziata come la Montalcini, soltanto un cretino come lui poteva farlo. Peccato che di questo episodio non l'abbia saputo prima.
In ogni modo, da quello che ho letto, secondo te il problema è solo e soltanto culturale, e su questo potrei essere d'accordo; però io non lo circoscriverei solo all'Italia, perché, a quanto sembra, l’effimero primeggia, in tutto il mondo. Allora possiamo affermare che, con l'apertura di tutte le frontiere, abbiamo scoperto che l'effimero globalizzato è esistito da sempre, perché è l'ignoranza di massa che è esistita da sempre? Nella pratica, chi possiede la cultura sono sempre quei quattro gatti che fanno il bello e il cattivo tempo... anche nell'effimero?


Se il tema proposto è l' “l'effimero”, un discorso sulla cultura è certamente solo collaterale.
Effimero, per estensione è il “complesso di spettacoli o manifestazioni culturali di carattere occasionale o di breve durata”. Riguarda non solo l'Italia ma l'Occidente, da cui può espandersi sempre più anche nei Paese etnici, e declassarne certi tipici valori di comunità e non individualisti di tipo nordamericano.

Il detto “niente di nuovo sotto il sole” va applicato con cautela. E' vero che si possono rintracciare analogie in un passato anche remoto, sempre comunque re -inquadrando il fenomeno alla luce del contesto spazio- temporale mutato e mutevole.
I persuasori occulti, per dirla con un termine desueto, che manipolano l'effimero, che orientano certi comportamenti e scelte, non credo siano “i soliti quattro gatti” che detengono la cultura. Non quella perlomeno che qui mi pare venga contrapposta a quella di massa che ha originato l'effimero e relativi passatempi vacui, senza che sia previsto un qualsiasi arricchimento, tranne l'ammazzare il tempo.

“Effimero” oggi viene soprattutto riferito alla temporalità, estesosi, dalla sotto-cultura e trend consumistici, d'obbligo per non sentirsi inferiori agli altri: mode, oggetti simboli da cambiare di continuo, per essere “in”, per non sfigurare con amici, conoscenti, ecc. fino ai rapporti affettivi: quei 500 amici di facebook ( l'avvento della rete è cosa recente) non garantiscono qualità e continuità nel tempo, così gli amori “usa e getta”, oggi stile adottato anche dalle donne: l'amore di un fine settimana, di una sola notte, ecc. Vedi “Sex and City, l' attuale “Bibbia” femminile.

Per l'effimero tutto è “liquido”, intercambiabile, sostituibile in tempi brevissimi. Libri spazzatura per una stagione:oggi i cassonetti ospitano già certi volumi poco tempo fa ai primi posti in classifica, di contro i classici “eterni” non sono più ristampati, reperibili solo tra le tonnellate di libri, destinati al macero, raccolti in qualche magazzino.
Il discorso, oltre che filosofico, sarebbe multidisciplinare, sociologico, psico-sociale, educativo, e a mio parere si potrebbe continuare con il 3d d'origine: le cose caduche, di breve durata, rispetto a concezioni di non molto tempo fa.

arsenio
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Vecchio 05-04-2013, 23.31.57   #29
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Riferimento: Re: Riferimento: Re: La vittoria dell'effimero.

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Tempo 2011

Per altro, se prendiamo in considerazione che il cosi detto effimero ha la funzione di farci rilassare dalle fatiche stressanti di un duro lavoro, o dalle tensioni dovute alle alienanti condizioni della nostra esistenza, di cui non sappiamo nulla, come per esempio accade quando beviamo un buon bicchiere di vino, allora ecco spiegato (si fa per dire), che chi non possiede una cultura, quasi sempre svolge lavori usuranti e ripetitivi e, quindi, ha più bisogno di quell'effimero di chi invece è aiutato da una buona cultura. Ecco allora che la cultura centra, anche se indirettamente. Forse, in questo modo possiamo ragionare sul problema e sul perché la maggioranza degli esseri umani, giustamente, si rivolgono all'effimero per migliorare le loro condizioni di vita psicologiche. Questo varrebbe anche in chiave storica; perché, di fatto, anche nella più profonda antichità riscontriamo, a fronte di pochi ricchi, sempre milioni di poveri, con il loro duro lavoro quotidiano. Chissà! Potrebbe essere una delle tante ipotesi per comprendere il successo dell’effimero?
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arsenio

Se il tema proposto è l' “l'effimero”, un discorso sulla cultura è certamente solo collaterale.
Effimero, per estensione è il “complesso di spettacoli o manifestazioni culturali di carattere occasionale o di breve durata”. ../..

I persuasori occulti, per dirla con un termine desueto, che manipolano l'effimero, che orientano certi comportamenti e scelte, non credo siano “i soliti quattro gatti” che detengono la cultura. Non quella perlomeno che qui mi pare venga contrapposta a quella di massa che ha originato l'effimero e relativi passatempi vacui, senza che sia previsto un qualsiasi arricchimento, tranne l'ammazzare il tempo.

“Effimero” oggi viene soprattutto riferito alla temporalità, estesosi, dalla sotto-cultura e trend consumistici, d'obbligo per non sentirsi inferiori agli altri: mode, oggetti simboli da cambiare di continuo, per essere “in”, per non sfigurare con amici, conoscenti, ecc. fino ai rapporti affettivi: quei 500 amici di facebook ( l'avvento della rete è cosa recente) non garantiscono qualità e continuità nel tempo, così gli amori “usa e getta”, oggi stile adottato anche dalle donne: l'amore di un fine settimana, di una sola notte, ecc. Vedi “Sex and City, l' attuale “Bibbia” femminile.

Per l'effimero tutto è “liquido”, intercambiabile, sostituibile in tempi brevissimi. Libri spazzatura per una stagione:oggi i cassonetti ospitano già certi volumi poco tempo fa ai primi posti in classifica, di contro i classici “eterni” non sono più ristampati, reperibili solo tra le tonnellate di libri, destinati al macero, raccolti in qualche magazzino.
Il discorso, oltre che filosofico, sarebbe multidisciplinare, sociologico, psico-sociale, educativo, e a mio parere si potrebbe continuare con il 3d d'origine: le cose caduche, di breve durata, rispetto a concezioni di non molto tempo fa.

arsenio
In definitiva, arsenio, si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi, come ho fatto sopra, che il successo dell'effimero sia un antidoto alla fatica e alienazione umana? Naturalmente questa fatica è maggiormente rappresentata dove si svolgono lavori pesanti e usuranti delle categorie culturalmente più deboli. A pensarci bene sembra che il cerchio si restringa. Certamente la situazione è più complessa, ma a me piace semplificarle le cose per poterle comprendere meglio. Le sfumature, giustamente, vanno lasciate ai più dotti.
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Vecchio 06-04-2013, 17.22.27   #30
arsenio
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Riferimento: Re: Riferimento: Re: La vittoria dell'effimero.

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
In definitiva, arsenio, si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi, come ho fatto sopra, che il successo dell'effimero sia un antidoto alla fatica e alienazione umana? Naturalmente questa fatica è maggiormente rappresentata dove si svolgono lavori pesanti e usuranti delle categorie culturalmente più deboli. A pensarci bene sembra che il cerchio si restringa. Certamente la situazione è più complessa, ma a me piace semplificarle le cose per poterle comprendere meglio. Le sfumature, giustamente, vanno lasciate ai più dotti.


Si tratta sempre di un contrasto tra autonomia critica e culturale plasmata dalla nostra storia personale: valori familiari, istruzione, inclinazioni, incontri con persone significative, suggestioni da stili, orientamenti,visioni di vita del periodo storico in cui siamo vissuti.

Da cui l'orientamento della nostra personalità anche nell'impiego del tempo, strategie per contrastare la durezza della vita,resistenze alla massificazione ( oggi rare).
Da tener conto che oggi la classe media ( ex borghesia) è sfumata,per cui già da decenni il dirigente fruisce delle stesse evasioni del fattorino: film, programmi televisivi, romanzi promossi da industria editoriale e soprattutto da eventi come lo Strega ( premi ai romanzi mediocri) trasmissioni come “Che tempo fa”,dove accanto al saggio d'autore trovi anche il libro del calciatore, del comico, ecc. Tutto viene assimilato, senza che nemmeno si tenti qualche discernimento.
Oggi sono le donne più vivaci culturalmente;sostengono l'editoria, sono più assidue presenze negli eventi anche di qualità.
Gli adolescenti, gli adulti di una prossima società, sono cloni indifferenziati.
Tra le richieste della massa e proposte dell'industria culturale c'è inoltre una certa interdipendenza: l'offerta crea la domanda,ma anche viceversa, senza che se ne esca da tale circolo.

La logica produttivo-consumistica non prevede l'elevazione individuale, ma una difesa dal male di vivere:l 'assenza del dolore e la ricerca del piacere
Si subiscono le suggestioni trascorrendo il tempo libero nei modi ritenuti desiderabili dalla maggioranza. L'uomo i cui desideri e aspirazioni sono indotti gode del partecipare alle stesse evasioni condivise, estinguendo la sua individualità

Rifugge arricchimenti mentali, e privilegia sempre i non -luoghi individuati da Augè: viaggi da turista coinvolto dallo scattare centinaia di foto digitali,autostrade, discoteche, stadi, videogiochi, surrogati di cultura in eventi di piazza, surrogati culturali dei festival, shopping, superalimentazione, alcol e droga.
I modelli da tv, e pubblicità promuovono oggetti simbolo e desideri indotti. Un pensiero critico viene spento, si diffida da attività mentali impegnate,le percezioni cognitive sono limitate,le conversazioni sono povere. Non fanno parte del nostro tempo riflessione, emozione, silenzio, attesa, e l'autentica relazione.

Mutano le forme e le mode ma il tempo trascorso rimane sempre banale
Oggi si chatta, ma in sostituzione. Si temono incontri reali e imprevisti per ampliare il nostro mondo, interagendo piuttosto con persone che ci assomigliano.
Chi propone cultura non d'evasione e creatività come visioni alternative del mondo che circonda non è gradito perché scoordina schemi usuali e rassicuranti.

I nuovi malesseri sono quelli indotti dalle tecnologie, le forme di irrazionalità ,il bombardamento d’immagini, la povertà comunicativa ed affettiva, la solitudine.
L’uomo privo di un’appagante interiorità è diretto da sogni e desideri influenzati dalla cultura dominate, da cui un ripiego nell’introversione, nel narcisismo a spese altrui, nel minor senso di sé e dell’identità cercata nell’esteriore.

arsenio
arsenio is offline  

 



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