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30-12-2011, 12.10.21 | #43 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Stephen Hawking
Ogni parola è come l'ago di una bussola che indica una direzione in un piano pieno di concetti; tutto ciò che tocca la retta in direzione dell'ago è ciò che tu sottointendi quando pronunici o pensi quella parola. Per fare un esempio: quando dico "casa" io penso a un immobile, un letto, la mia famiglia ecc... se un beduino dice "casa" pensa a qualcosa di instabile, ma anche a un letto, forse alla famiglia ecc...
Tutte le volte che parliamo, dunque, facciamo un enorme riferimento al "non detto", tutto ciò che personalmente sottointendiamo con un concetto, più o meno ignari se per gli altri sia lo stesso. Alcuni dicono che c'è differenza tra capire e comprendere: il primo sarebbe accettare, per esempio, una proposizione logica, il secondo sarebbe aver determinato tutto ciò che quella proposizione porta come effetto dietro di sé. Come faccio a realizzare una informazione nuova che si trova nell'indefinito? Se ho capito bene la domanda (e probabilmente non è così...), la risposta per l'ermeneutica di Hiddeger e Gadamer risiede nella poesia che, in opposizione al linguaggio scientifico, il quale delimita e determina, lancia una freccia di rifermineto lasciando, per sé, più o meno indetrminato ciò che vi si staglia dietro. Questo avvicinerebbe il linguaggio all'essenza dell'essere che, nella sua infinità, non può mai essere totalmente determinato. Ma questi son punti delicati perché davvero Hiddeger si allontana da un liguaggio comprensibile a favore di uno poetato sperando, in questo modo, di poter parlare dell'essere e non so quanto posso condividere una tale posizione... |
06-01-2012, 18.48.15 | #44 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
...la filosofia costruì l'intelaiatura ed il motore di un'automobile che la scienza, oggi, crede di poter usare per scoprire tutti i meandri piu' reconditi della terra; la filosofia costruira' la fusoliera e le ali del velivolo su cui la scienza, domani, credera' di svelare le aree sconosciute dei cieli; la filosofia assemblera' ancora gli stadi di quel missile che, dopodomani, proiettera' la scienza verso la superstiziosa illusione di dimostrare e mostrare la faccia nascosta di ogni luna; la scienza puo' cavalcare indefinitamente soltanto i progressi che la filosofia le mette a disposizione... |
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06-01-2012, 20.52.34 | #45 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
Ma se leggi il libro vedrai che Hawking non nega Dio…nessun Dio di nessun tipo…semplicemente, come già Laplace nel suo universo, non ne ha bisogno. Citazione:
Citazione:
E’ piuttosto qualcosa di analogo al come si attiva l’eruzione di un vulcano: si accumula energia e quando non tiene più… scoppia!...e così molti altri universi potrebbero attivarsi ed emergere …o sono emersi! Magari c'è dietro, nell'insieme, qualcosa di molto più grande...più "immenso"... da cui scaturisce materia ed energia. Ma è solo una mia "volgare" interpretazione. In generale noto, d’altra parte, che finchè l’uomo ha attribuito gli eventi fisici all’intervento divino…allora veramente nulla aggiungeva alla sua conoscenza…e infatti non c’èra conoscenza!...più che altro miti e credenze. Citazione:
Lo scopo del libro era spiegare come, e forse anche perché, ci troviamo in questo universo e non in un altro…o ci siamo “tout court”: il grande disegno!. La questione del perché è interessante: credo che sia la prima volta che un fisico di vaglia, oltre al "come" accenna ad un "perché" di questo genere…e forse è proprio questo che solleva un po’ di polvere. I “perché” erano sempre stati considerati argomenti di filosofia o di teologia: res cogitans! E’ anche per questo che Hawkig allude alla morte della filosofia : oramai le grandi domande esistenziali, dice, sono entrate nel campo d’indagine e speculazione della scienza fisica! Per me è una novità…ed anche non me l’aspettavo! Voglio vedere a cosa si aggancia!...a cosa si agganceranno i fisici! |
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06-01-2012, 23.47.13 | #46 |
Ospite
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 7
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Riferimento: Stephen Hawking
In merito all'osservazione di Fabio su Stephen Hawking.
La questione dell'esistenza di Dio e' un falso quesito poiche' Dio non e'. Non occorre nessuna dimostrazione o prova a sostegno. Forse gli sforzi fatti,compreso quello di Hawking, vanno nella direzione di dimostrare la non esistenza di un uomo/Dio, poiche' e' questo di cui si tratta. La condizione antropocentrica comporta la generezione dell'idea di un uomo/Dio fin troppo banale ed ancor di piu' lo sforzo teso a dimostrarne o meno l'esistenza. E ancora un Dio al quale e' imposta la creazione della materia , delle leggi fisiche, delle costanti fondamentali. Anche in questo caso e' soltanto la proiezione della nostra condizione ''domestica''. Forse una condizione di ''distacco''dal ghetto antropocentrico potrebbere essere un valida premessa per un'analisi meno scontata. |
07-01-2012, 15.29.33 | #47 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
L'energia iniziale è uscita da Hawking? La concezione antropocentrica e antropomorfica di un dio alla Disney che crea l'uomo e tutte le cose in prima persona è superata. Solo i dogmatismi delle chiese cercano di tenerle in piedi. E infatti le chiese sono fuori dai tempi, stanno finendo e/o finiranno . La genesi biblica è una trasposizione di quella sumerica. Dio esiste nell'attimo del big bang e già lì c'erano le condizioni di come e dove l'energia e le forze dovevano svolgersi e manifestarsi e come ho già esposto altrove a mio parere devono esserci libero arbitrio, necessità e condizioni. Se Dio esiste è al di fuori dell'universo , diversamente si entra nel panteismo o animismo. Quello che ci lega a Dio è semplicemente lo Spirito non legato a leggi fisiche. Hawking e gli atei devono inventarsi qualcosa al posto di dio, diversamente la risposta sul senso della vita non potrà mai emergere: manca il punto d'origine e il fine per dare una risposta:non è bastato dire l'essere esiste...e poi? |
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07-01-2012, 18.15.58 | #48 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
Esiste un teorema logico-matematico, spesso citato con errori, a volte a sproposito, ma che mi pare faccia proprio al caso nostro in questa sede. Si tratta del teorema di Goedel, sull'incontrovertibilità del quale, io credo, saremo tutti d'accordo: e non noi soli, penso, ma anche Hawking, Odifreddi e, se solo ne avesse la possibilità, sicuramente anche il buon Laplace. Poichè il sistema della meccanica quantistica è, a tutti gli effetti e per tutti i suoi presupposti un "sistema", anch'esso non può sottrarsi al "rasoio" di Goedel: se il sistema della meccanica quantistica è coerente esso deve, necessariamente, essere incompleto. Se, al contrario, esso è completo, allora deve, necessariamente, essere incoerente: (possibilità sulla quale pesano, tra l'altro, le recentissime osservazioni sulla velocità dei neutrini). Per salomonico spirito bipartisan e per buon senso io sono, personalmente, portato a credere che essa (la meccanica quantistica), sia allo stato dell'arte sia incoerente che incompleta, ma facciamo conto che io non l'abbia detto e non ci creda affatto. Facciamo, dunque, la migliore delle ipotesi possibili: la fisica delle particelle costituisce un sistema teorico perfettamente coerente. Allora, piaccia o non piaccia, è la sua necessaria "incompletezza" a costringerci a introdurre altra teoria: non soltanto ci "costringe" a farlo, ma sappiamo per certo che questa necessità è l'unica certezza che abbiamo affinchè la coerenza del sistema stesso possa essere accreditata. Quindi: non solo dobbiamo introdurre altre ipotesi teoretiche, ma lo dovremo fare sempre e per sempre. Ora che l'insieme di queste ipotesi teoretiche venga chiamato "Dio", "Allah", "Carlomagno" oppure "Assioma di Murphy sulla fisica quantomeccanica", non fa la benchè minima differenza. Non fa alcuna differenza per il semplice fatto che, dopo averlo denominato, non ne possiamo nè potremo proprio dirne un bel nulla: ossia potremo dire, al suo proposito, tutto ciò che vogliamo, che ci piace, ci dispiace, speriamo o temiamo. Se le religioni si limitassero a constatare questo, dopo esservisi radicalmente e solidamente fondate, sarebbero o resterebbero una misera cosa, nè richiederebbero alcun atto di fede. La fede e la religione iniziano, congiuntamente, al delicato crocevia in cui si fa della cosiddetta Rivelazione il fondamento ulteriore, cioè quello che ci assicura del fatto che questo "quid" altrimenti indefinibile non è del tutto indifferente al destino dell'uomo, ma ha intenzioni e progetti che, in qualche modo, ci riguardano direttamente e indirettamente. Su tali progetti e intenzioni, infine, le religioni si diversificano e ciascuno è libero, quando abbia potuto accedere alla Fede, di professare quella che glielo ha consentito. |
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08-01-2012, 19.37.13 | #49 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
Tutto che deriva ed evolve dal mito. In un secondo tempo la teologia si sforza di dare una giustificazione razionale ai vari misteri e dogmi...giustificazione razionale di cui l'uomo moderno avrebbe bisogno. Tutti auspichiamo una Chiesa povera che si dedichi alla cura e tutto dia ai poveri, ma una Chiesa priva di riti, di paramenti di luccicore, di reliquie preziose da adorare, temo che non avrebbe adepti. Un'altra soluzione, aplicata dalle chiese sorte più di recente, è la partecipazione corale ove i riti e la predicazione diventano quasi spettacolo...tutto che può dare conforto, consolazione e senso di partecipazione, l'idea di un amore universale: Dio è vicino a noi!...ci ama! ci sostiene nel dolore! Diventa una idea-forza! Una idea che richiede la ricerca di un iniziatore, altrimenti non sta in piedi...ecco quindi che lo cerchiamo...disperatamente... e magari lo inventiamo! Lo abbiamo...li abbiamo, inventati da millenni! Le chiese sono identitarie e partecipative in qualche modo: ci si accompagna nella preghira e nella invocazione. Forse il loro maggior nemico è lo sviluppo delle scienze psicologiche per cui l'individuo solitario può essere smaliziato e ateo. Compito delle strategie di proselitismo, di acquisizione e mantenimento degli adepti, è puntare invece sulla partecipazione emotiva dei molti, in gruppi...che diventano folla, da cui la cura (plagio) dei giovani, i pellegrinaggi e le adunate oceaniche, che oggi sono copiate dalla politica. In un tale contesto i discorsi di approfondimento sulla energia primitiva e la nascita dell'universo o di una deità insita nell'universo o al di fuori dell'universo...magari costituita dal'universo stesso... ha poco senso per i fedeli.... è solo roba da filosofi... e nemmeno da scienziati, per i quali, poi, solo le forze...i campi di forza dell'universo, il plasma, le particelle,... la grande zuppa...(dice la Hack)...roba decisamente inconscia... hanno senso. L'universo si è autocreato per necessità propria...per una qualche legge intrinseca della materia/energia? Può essere! Magari Hawking ed altri fisici hanno specifiche idee in proposito, ma credo che nessuna forma di deità ci abbia a che fare e la questione del divino, della fede o dell'ateismo è l'ultima delle preoccupazioni della scienza e dello stesso Hawking. L'emergere dell'universo, o degli universi, è solo una fase della trasformazione energia/materia o una questione di materia/antimateria o materia/energia oscura o viceversa...sostanzialmente non è altro che un interessante campo di studio per la scienza...magari inseguendo il bosone di Higgs...o i neutrini oltre la luce...o altra diavoleria ancora non intravista o che certi algoritmi lascerebbero ipotizzare, ecc... Citazione:
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Ma non potrebbe essere tutta fantasia? Certo che se uno ha fede in qualche modo la deve giustificare e dare un supporto. Citazione:
Per la scienza è indifferente qualunque sia la soluzione...è solo la ricerca, la sperimentazione, l'algoritmo, o una teoria globale, che può dare l'una o l'altra soluzione ...o nessuna... In effetti non è necessario che emerga il senso della vita e dare comunque una risposta...mica la si può inventare...per quanto... Ultima modifica di ulysse : 09-01-2012 alle ore 12.32.11. |
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10-01-2012, 12.37.00 | #50 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Stephen Hawking
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Plaudo alla tua dotta dissertazione, mi pare però che non colpisca dritto nel nodo del contendere che credo derivi dalla vecchia radicata convinzione culturale e di fede/non fede che abbbiamo succhiato col latte della mamma, cui ciascuno di noi soggiace...più o meno. Purtroppo, con tutta la buona volontà, il nodo non mi pare nemmeno risolvibile con una buona politica bipartisan. Infatti non si tratta di attribuire facoltà creative o fondanti a questo o quel fenomeno fisico o teoretico, semplicemente attribuendogli uno specifico nome, fosse pure lo stesso universo col suo complesso di leggi e teorie attribuite: mancherebbe ad un tale fenomeno la capacità, per certuni irrinunciabile, di intervenire coscientemente nel nostro vivere...per cui non è possibile invocarlo e quindi non ci darebbe un senso! Soprattutto appare inconcepibile che la materia...pur fattasi carne...cellule e neuroni...pensi! Qui si tratta della Vision che ciascuno di noi atavicamente ha assunto del mondo e delle cose, della materia e dello spirito, in una eventuale interrelazione con l'Ente...Vision che si va formando da prima dell’intervento di una razionale coscienza sia nella specie che nell'individuo...vision a cui pochi sfuggono, cioè: -Vision 1): abbiamo emotivamente bisogno di un “ente creatore” cosciente e volitivo che dia uno scopo e un senso all'universo, al mondo e, alla fine, ad una nostra “non inutile vita” -Vision 2): non abbiamo bisogno di una ente creatore cui tutto demandare e, volenti o nolenti, la nostra vita non ha senso…o lo ha solo se siamo noi stessi capaci di darglielo. Quindi non si tratta di dare nomi diversi alle medesime cose, teorie o sistemi che siano, ma di accettare o non accettare, coscientemente o meno, l’una l’altra Vision. Purtroppo non mi pare sia possibile, al momento, una dimostrazione oggettiva in riferimento ad una ipotetica realtà circa l'essere dell’una o altra possibilità...al limite si potrebbe parlare di probabilità...ma anche questo lascia il tempo che trova. Comunque mentre concordo con la tua osservazione sulla possibile o impossibile forza e vitalità delle religioni, credo che si potrebbe dire (e forse è implicito nel tuo discorso) che ridursi all'una o all'altra Vision, sia, per la scienza, come per tutti noi, anche un fatto puramente utilitaristico..cioè: Se il sapere scientifico non prescindesse da un creatore cosciente e dotato di volontà a giustifica del senso della nostra esistenza...ebbene, in tal caso, non ci sarebbe sapere scientifico...credo. Quindi ne consegue anche che chi si identifica con la Vision 1, non intende essere trainante per l’invasività della scienza e relative innovazioni: tende piuttosto allo scetticismo, alla critica...all'idea paventante un disatro finale...per quanto anche eminenti scienziati si dicano credenti. Idem, al viceversa, per chi si identifica con la Vision 2: la scienza deve utilitaristicamente prescindere dal ricorrere ad un “deus ex machina” che giustifichi i come ed i perchè...o la scienza stessa non sarebbe! Questo indipenndentemente dallo stato (successo o insuccesso) della ricerca implicata La Vision 2 tende invece ad attribuire alla scienza, la nostra possibilità di riscatto e salvezza fisica e morale. Per entrambe le Vision vale il noto fenomeno del “wishfull thinking”: cioè prevedere e credere in ciò che, consciamente o meno, si desidera, uniformando al desiderio e speranza l’evolvere e sviluppo del proprio pensamento ..anche nella più rigorosa esplicazione logica. Per inciso, e come esempio eclatante, ricordo la grande secolare opposizione alla teoria della selezione naturale ed all’evoluzionismo in genere, tutt’ora in corso e, negli ultimi decenni, con forte recrudescenza negli States (vedi il successo dell’ID)….ciò, nonostante le crescenti applicazioni in biologia e nelle varie scienze umane. Suppongo che una tale opposizione sia per lo più dovuta al “wishfull thinking” di chi aderisce alla Vision 1 piuttosto che a effettive deficenze della teoria stessa che tuttavia non ne giustificherebbero il rigetto. |
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