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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
27-12-2011, 18.55.00 | #4 |
Ospite
Data registrazione: 01-08-2011
Messaggi: 33
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Riferimento: genetica del peccato originale
Sono molto d' accordo con quanto hai scritto, Arsenio. Due soli punti, di cui uno non ho capito cosa intendi dire, l' altro ancora invece di natura diversa:
quando dici "Per semplificare ancora,diremmo che l'ereditarietà è “natura”, l'ambiente è cultura" Genericamente, nella teoria dei sistemi, l'ambiente è tutto ciò che non è il sistema. E' piuttosto evidente perciò che non capisco l' affermazione. Cosa intendi dire? Comunque, ritengo ancora valida la mia proposta: ragionaniamo in termini di adattamento dell'ambiente; ma il problema potrebbe essere nell' adattamento dell' ambiente? |
07-01-2012, 17.39.41 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: genetica del peccato originale
Questa la posizione della miglior teologia. Se si parla del peccato originale sarebbe meglio aggiornarsi ...sul peccato originale altrimenti, per quanto riguarda la teologia, si esercitano critiche anacronistiche:
....viene affermato il carattere universale della situazione di disordine dovuta all’esperienza del male che l’uomo fa sin dalla sua comparsa sulla terra con le sue libere scelte, influenzate dalle forze del male, e si prolunga e si intensifica nel corso del tempo con l’apporto di ogni essere umano. L’appartenenza alla condizione umana rende partecipi di questa situazione di disordine che non corrisponde al disegno di Dio e viene sanata da Cristo in forza dell’universalità della salvezza. In ordine a ciò non è alla responsabilità di una coppia che la situazione di peccato va attribuita, ma piuttosto al fatto di essere uomini, liberi e protagonisti di scelte in cui ci si rende autonomi da Dio. Diventa non rilevante la derivazione da un'unica o da più coppie. (Cf. Atti del Convegno della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, 6 dicembre 2007) Fatta questa precisazione è evidente che ognuno cercherà di "descrivere, traducendolo nel suo specifico linguaggio, " il peccato originale ". Così il biologo o il neurobiologo o il genetista cercheranno o troveranno o ipotizzeranno il sostrato biologico, neurologico, genetico che, senza dubbio alcuno, sottostà al fenomeno morale e a quel particolare contenuto della morale cristiana. L'ingenuità o l'immaturità scientifica e culturale potranno poi fare operare una riduzione alla loro unica disciplina e credere o dare a credere che la questione sia esaustivamente risolta. Credo si possa fare questa semplice profezia: quando quegli incauti scienziati saranno scomparsi (da vari millenni) ancora permarrà del tutto aperta la questione....con nuove aquisizioni, nuove teorie, nuove argomentazioni. In fondo è un conflitto ideologico che si riveste di argomentazioni scientifiche...anche poco digerite. Ultima modifica di Giorgiosan : 08-01-2012 alle ore 01.39.58. |
17-01-2012, 15.58.02 | #6 |
Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
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Riferimento: genetica del peccato originale
A proposito del saggio citato nel primo post “Neuropsicologia dell'esperienza religiosa” di Franco Fabbro, vi segnalo che alcuni brani sono stati pubblicati su Riflessioni.it nella sezione "Testi per Riflettere",
questa la pagina Neuropsicologia dell’esperienza religiosa - Brani |
22-01-2012, 14.21.03 | #7 |
Ospite abituale
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Riferimento: genetica del peccato originale
Christian de Duve, è stato premiato col Nobel nel 1974 (medicina e fisiologia). E’membro della Pontificia Accademia delle Scienze
Ctrl +clic per aprire il collegamento. https://docs.google.com/viewer?a=v&q...7-XAOGxpDeyE0g Riporto alcune frasi di de Duve che trovo interessanti: “In un certo senso, questo è ciò che le Chiese hanno sempre tentato di fare*. L’invenzione del mito del peccato originale, con la necessità,di redenzione a esso associata, potrebbe rappresentare la prima presa di coscienza da parte dell’umanità dei difetti di comportamento fondamentali iscritti nella nostra natura e del bisogno di correggerli. In particolare il messaggio cristiano d’amore, di pace, di tolleranza e di perdono è esattamente ciò di cui il nostro mondo sconvolto ha bisogno”. *(Hanno sempre tentato di salvare in qualche modo l’umanità dai pericoli che C. de Duve ritiene essa corra). Nello stesso documento è riportato anche un'altra considerazione del nostro: (le Chiese) “non si sono sottratte al ‘peccato originale’ che pesa sull’insieme del genere umano”. Perché trovo interessanti queste affermazioni: -perché è assente dal suo pensiero la religio-fobia, per così dire, e questo è segno di equilibrio e maturità intellettuale -perché non fa alcuna apologia della Chiese riconoscendone le colpe e le responsabilità storiche. Su un piano diverso ma altrettanto interessante il già citato "Neuripsicologia dell'esperienza religiosa" che come il libro di de Duve potrebbe insegnare, al di là dei contenuti, come un unico oggetto possa venir riflettuto e svolto in varie "dimensioni" senza che l'una contraddica l'altra e viceversa. Ultima modifica di Giorgiosan : 23-01-2012 alle ore 08.34.08. |
23-01-2012, 11.46.39 | #8 |
Ospite abituale
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Messaggi: 747
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Riferimento: genetica del peccato originale
Forse il peccato originale non è che un paradigma che serve da presupposto morale per l'individuo.
Se un individuo avesse la coscienza immacolata al momento della sua nascita, la succesiva esistenza non potrebbe far altro che peggiorare quella sua immacolatezza. Dato che non si può migliorare ciò che è puro per essenza, tutto ciò che potrebbe fare un tale individuo sarebbe o conservare (impresa che appare ardua) o guastare la propria immacolatezza. Il peccato originale potrebbe quindi essere inteso come uno sprone per fare uno sforzo per raggiungere una più alta spiritualità, intesa come candore dell'anima, come pace con la propria coscienza. |
24-01-2012, 10.23.40 | #9 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 2,009
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Riferimento: genetica del peccato originale
Citazione:
Notevole, per profondità, questa riflessione morale . Non sarebbe dispiaciuta neppure ai più raffinati scolastici. A latere: se consideriamo, inoltre, l'ecosistema, incluso naturalmente l'ambiente umano, ci si rende come l'equilibrio sia estremamente fragile e delicato. Ogni errore commesso dagli esseri umani, anche individualmente, si ripercuote inevitabilmente sull'intero sistema e lo modifica, spesso in senso peggiorativo. L'ambiente culturale umano, in tutte le sue articolazioni, da quelle interpersonali a quelle sociali, politiche, educative, morali, ecc. può essere ancor più facilmente "inquinabile". Oggi abbiamo di questo maggior contezza. |
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24-01-2012, 13.44.45 | #10 |
Ospite abituale
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Messaggi: 47
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Riferimento: genetica del peccato originale
Ma le cose non sono così semplici... Le conoscenze note sull'evoluzione vengono, in realtà, da due fonti principali: la paleontologia e la biologia molecolare. Bisogna riconoscere che i dati che fornisce la prima mostrano tutt'altro che un processo continuo e progressivo di adattamento all'ambiente, come la teoria della selezione darwiniana classica presupporrebbe. I dati che ci fornisce la seconda mostrano poi la straordinaria eccezionalità delle mutazioni "favorevoli", ossia più adattative, e la permanenza di un enorme quantità di informazione genetica inutile oppure maladattativa nel genoma di ogni specie. Tutto, insomma, lascia supporre che i processi evolutivi "naturali" siano di gran lunga meno finalistici di quanto le teorie classiche lascino presumere. La stessa "barriera" di specie è una forma di semplificazione tassonomica, più che un dato scontato di realtà. Dunque, la prima critica che muovo alla cosiddetta "genetica" del peccato originale è la seguente: non esistono elementi sufficienti a poter affermare che ogni carattere vincente (ossia che si afferma largamente in una specie vivente) corrisponda ad un effettivo beneficio adattativo. Le specie viventi sono, in generale, molto più stabili, dal pdv genetico molecolare, di quanto la teoria della selezione naturale permetterebbe. L'evoluzione biomolecolare tende a ripresentare, nel tempo, "pacchetti informativi" simili, anche dopo che per milioni di anni la concatenazione delle specie li ha perduti. Per esempio l'occhio dei mammiferi, assai simile a quello del polpo. Nè è possibile considerare i geni come unità informatiche al pari di un software, in quanto i meccanismi di soppressione e di enhancement possono modificarne drasticamente l'espressione nel corso della vita dello stesso individuo. L'informazione genica, inoltre, è sempre mediata da altre strutture informatiche, cellulari ed extracellulari, che ne modificano la rilevanza, l'intensità e persino la funzione. Infine anche l'ambiente extracellulare e quello esterno al soggetto interferisce plasticamente con l'apparato genetico.
Ora veniamo alla seconda critica. Il concetto di evoluzione "culturale" non ha alcuna sostanza scientifica e ci rimanda, semplicemente, a concezioni metafisiche che non trovano riscontro in alcuna possibile ricerca degna di questo nome. Penso a Gioacchino da Fiore, per esempio, e ai suoi, più o meno consapevoli seguaci in epoca positiva. Solo quando sarà possibile "prevedere" una trasformazione culturale in funzione di una teoria antropologica e sperimentarne la verificazione in un contesto controllato: solo allora si potrà cominciare a parlare di "evoluzione" culturale. Ma, per ora, ci dobbiamo accontentare di fare gli storiografi e ripiegare, assai più modestamente, su di una storia delle idee, dei costumi e delle società. Terza critica. Il peccato originale è descritto attraverso una rappresentazione mitologica e, come ogni espressione del mito, necessita di interpretazioni. Necessita, cioè, di un adattamento al "sentimento" del tempo in cui l'interpretazione è proposta. Ma, senza una preventiva "assimilazione" al contesto nel quale è descritto (ossia un testo sacro), sarà sempre e comunque flatus vocis. Al modo stesso in cui, del resto, l'interpretazione della elettrodinamica quantistica in chiave politica o sociologica rimane un puro esercizio intellettuale, del tutto sterile: semplice ginnastica mentale, come i sudoku. Il peccato originale non può essere ricercato in una costellazione di tratti caratteriali, comportamenti sociali o intenzioni adattative: non più di quanto le proprietà di un elettrone possano essere descritte o spiegate in termini giuridici. Cioè in ogni modo che ci possa venire in mente e, dunque, in nessuno. Il peccato originale è una descrizione della relazione dell'uomo con Dio, riguarda la libertà umana inerente a questa relazione, si riferisce alla Fede e a nient'altro: ci rimanda alla sussistenza di un'impronta divina nell'uomo e ci indica una spiegazione della difficoltà umana a giustificare la Fede come forma effettiva di sapienza e conoscenza. Ogni altra lettura, scusatemi, è impropria. C'è persino chi vi ha letto un'origine aliena della coscienza, ispirandosi ad una vigilanza ufologica... |