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27-12-2011, 12.25.39 | #32 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
Su questo non posso che essere d'accordo, in questo forum ho svolto (attraverso più di un argomento) proprio questa tesi. Uno di questi argomenti è qui: https://www.riflessioni.it/forum/la-r...erenziale.html Prima di questo mi sono imbarcato in un arduo argomento ovvero sulla "filosofia dell'informazione" (che trovi da qualche parte qui nel settore dedicato alla filosofia). E' proprio li che ho delineato (non so quanto precisamente) tre ruoli che sentiamo, probabilmente sbagliando, distinti: l'informazione, l'informato e l'informatore. Citazione:
Abbiamo detto che noi (io e te) siamo "deterministi". Non ci piace il valore che molti danno al "caso" (inteso ontologicamente). Orbene, partiamo dal concetto di informazione e dal concetto di entropia. Universo iniziale aveva minima entropia quindi massima informazione. Ma questo è giustificato? Secondo la mia analisi (attraverso i vari argomenti che ho proposto) no! Non basta dire che l'universo fosse a bassa entropia per concederci il lusso di dare all'informazione (primordiale) il ruolo che oggi le diamo, cioè anche quello di informatore. Noi oggi staremmo raccogliendo le informazioni possedute da un universo iniziale. Noi saremmo coloro i quali sono "informati" dall'informazione iniziale. Ad un certo punto ci sarebbe stata una rottura di simmetria che avrebbe costretto l'universo a esplicare il suo essere fino a che qualcuno potesse raccogliere tutti i pezzetti di informazione racchiusi li dentro. In realtà, secondo me, non è possibile parlare di "informazione" nuda e cruda, quindi non si può escludere la conoscenza dell'informazione stessa. Siccome l'universo è una entità unica, non può esistere differenza fra informato, informatore ed informazione. Quindi è conseguenziale che l'universo è autoreferenziale. Potrei anche non distinguere differenza fra Dio e un campo autoreferenziale (che chiamo I-D con le mie iniziali ), ma non posso confondere la mia conoscenza con un universo che non conosce se stesso. Non posso conoscere cioè informazioni secche, queste non sono possibili senza una conoscenza. Cioè devo escludere che la mia conoscenza sia casuale o derivata da una casuale costruzione di una mente autocosciente. Non ci sarebbe "informazioni" di 15 miliardi di anni fa che solo oggi qualcuno finalmente conosce, cioè (secondo il mio ragionamento, e le mie premesse) ciò è impossibile. |
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28-12-2011, 17.14.47 | #38 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
Messaggi: 405
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Riferimento: Stephen Hawking
In realtà, secondo me, non è possibile parlare di "informazione" nuda e cruda, quindi non si può escludere la conoscenza dell'informazione stessa. Siccome l'universo è una entità unica, non può esistere differenza fra informato, informatore ed informazione. Quindi è conseguenziale che l'universo è autoreferenziale.
Il_Dubbio, anche io ero arrivato a qualcosa di simile (o di uguale?), atraverso vie trasverse, un po di tempo fa; e secondo me i neuroscienziati, infatti, non risolvono il problema del "sentire" della coscienza (dovrebbe essere quello dei qualia), che non è la stessa cosa dell'informazione nuda e cruda come la chiami te. Le loro teorie però parlano di una sorta di integrazione tra le reti neurali, per cui forse si da effettivamente una rappresentazione del "movimento" autoreferenziale. L'autocontemplazione è impossibile, più che altro non porta a conoscenza ma a staticità, quindi comunque, qualsiasi ente per conoscersi deve scindersi, ma allora guardare sé vuol dire guardare parti di sé; e questo potrebbe essere rappresentato da reti neurali più o meno separate che poi integrano tra loro (anche se poi, ripeto, non trovo la necessità che questo integrare dia luogo al sentire). Comunque ora c'è un problema di linguaggio tra noi, nel senso che non riesco a seguirti completamente su questo argomento della coscienza, ma non perché ti esprimi male, solo perché devo capire le sfumature di significato che dai alle parole. Non possono essere uguali alle mie perché abbiamo esperienze e cervelli diversi. Quindi presto leggerò il post sulla conoscienza autoreferenziale, dammi tempo e ci capiremo molto meglio, anche perché è da un po che sto sbattendo la testa su sta cavolo di coscienza |
28-12-2011, 17.34.42 | #39 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
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Riferimento: Stephen Hawking
Vedo nell' ultimo post di Aggressor che segue posizioni popperiane; secondo me non sono sufficienti, e ritengo che Lakatos avesse molta più ragione di Popper; personalmente (sono disposto ad argomentarmi a chiunque ne faccia richiesta esplicita) ritengo che in pratica stiamo mappando qualcosa che non è la nostra mappa.
Non conosco Popper molto bene, non so se ciò che afferma è quello a cui propendo io... Semplicemente mi chiedo fino a che punto la ragione può aiutare la scienza, contando che: 1) la scienza non può rispondere alle grandi domande senza il supporto della raione; 2) sembra che la ragione abbia avuto il suo rispettabilissimo successo nella storia; 3) se non è sempre applicabile chi ci assicura che di solito la applicamio nel suo proprio campo? qual'è allora il suo campo? |
28-12-2011, 23.34.47 | #40 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
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Riferimento: Stephen Hawking
Citazione:
Sì, devo dire che mi ha affascinato l'idea che la lingua determinasse il pensiero, però poi mi sembra di aver inteso che il linguaggio verbale sia un sottoinsieme del linguaggio del corpo, al punto da pensare che sia stato prodotto dal comportamento. Il corpo-mente conosce e ri-conosce e ri-conosce etc. La parola sembrerebbe quasi un'enfasi al nostro comportamento. Per questo tenderei a pensare ad un legame intimo tra emotività e linguaggio. Per quel che riguarda la necessità della distinzione "riso" - "sorriso", fu forse necessaria la distinzione, date le propensioni estetiche manifestatesi in seno alla letteratura. Citazione:
Io vorrei far diventare sinonimi il concetto di "significante" e quello di "referente". Citazione:
Cogliere il segno dal mondo e se vuoi, accentuarlo col segno linguistico, o riferirti ad esso, per ulteriori rimbalzi. Temporalità del "segno informativo"? Da un istante a tantissimi. Ciao Ps: la domanda non chiara. Agenti del corpo linguistico? Siamo manovrati da questa babele, presi al gancio da questa informazione linguistica altamente disinformante? Io mi chiamo fuori, anche se devo ammettere che insisto a parlare. |
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