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29-10-2011, 19.55.31 | #22 | |||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Come si può affermare che le caratteristiche dell’uomo preesistono al pensiero?...che ci fanno le "caratteristiche" senza pensiero? Mi parrebbe che le due cose procedano insieme: via via che si formano le strutture cerebrali si forma il pensiero e viceversa. E’ un continuo divenire interattivo: strutturale, culturale, comportamentale…sia pure entro certo range. Ora è vero che, se dall’origine (neonati e infanti) la struttura cerebrale è completamente plasmabile, col passare degli anni lo è sempre meno, ma in qualche modo lo è sempre, quindi dovrebbe essere l’insorgere del pensiero che, in interazione con gli impulsi genetici e con l’esperienza adattativa,contribuisce a strutturare l’organo cerebrale e di conseguenza provoca i caratteri comportamentali. Il processo potrebbe anche portare, magari a 18 anni, ad intraprendere (ma non è detto) studi filosofici le cui modalità porteranno via via alla retroazione sull’organo cerebrale e relative esplicazioni… quindi sui comportamenti, caratteri, pulsioni, desideri, ecc…e cosi via, in una continuità alternativa, fino a 100 anni, magari più. Quindi nuove weltanschauung e ideologie o più profonde e circostanziate, provocate dall’evolversi degli stati psichici (studio, analisi, riflessione, esperienze, ecc) avranno, in retroazione sui medesimi, effetti più o meno eclatanti, ecc… In definitiva il perseguire una ideologia virtuosa poterà a prevalenti caratteri e comportamenti virtuosi, mentre una weltanschauung più o meno malefica e malevola poterà il contrario. In fondo, non è questo che capita a tutti?…che si tratti di filosofi di vaglia, di scienziati, di artisti o di persone comuni? Certo che la weltanschauung di un filosofo di grido può avere influenza enorme, oltre che inconsciamente su se stesso, anche sul pensiero dominante dell’intera società. Mi pare che Jung fosse di questo parere…almeno per gli psicotici. Ma è solo per caso che mi riferisco a Jung. Anche Hitler diffondeva e inculcava una specifica weltanschauung nell’intento di creare l’uomo nuovo: il nazista doc. Citazione:
La entità della influenza è in genere graduale o scarsamente rilevabile, ma essa può esser anche notevole e improvvisa se lo sviluppo di una nuova weltanschauung è conseguente a traumi rilevanti in campo psichico affettivo o spirituale: mi verrebbe da citare il caso di Cioran, ma bisognerebbe approfondire. Citazione:
Citazione:
Per il resto concordo se parli di filosofia in senso generico: non dovrebbe avere influenza prevalente! Ma se parliamo di “specifica ideologia” allora una prevalenza caratteriale e rinforzo nel senso esplicato dalla ideologia è possibile e probabile: non è solo la riflessione o il ragionamento logico e rigoroso che attribuisce all’uomo specifiche virtù comportamentali ed etiche, ma è "essenzialmente" il contenuto e significato della riflessione/ragionamento. Citazione:
Io mi riferivo alla realtà dell’universo che, per quanto immensa, non è infinita…infatti le galassie fuggono e l’universo si espande. Quindi resterei sul “non ancora conosciuto” piuttosto che sull’”eterno inconoscibile.” Del resto è proprio il “non ancora conosciuto” che costituisce l’incentivo psicologicamente strategico della scienza... sia pure in teoria. P.S.: Alla base del discorso, ripeto, ci sta che l’uomo, consciamente o inconsciamente, è adattativo cioè non è indifferente nè all’ambiente esterno nè all’ambiente biologico e psicofisico interno che egli stesso autoproduce: certo, nel corso della vita, persino il corpo, le cellule, i neuroni, si rinnovano continuamente…e così, di fronte alle sempre nuove esperienze e autoesperienze fisiche, psichiche, culturali, affettive e spirituali, ecc... il pensiero cambia, evolve o involve, in conseguenza cambia o si rinforza la weltanschauung, cambia o rinforza il carattere con conseguenti comportamenti, in interazione continua pensiero/esperienza/percezioni /sensazioni, ecc…. Direi che il fenomeno citato da Tempo2011 ha una sua logica: si tende ad essere ciò che si crede e a comportarsi secondo le modalità cui la professione e l’impegno ci abituano… e tanto più vale per il filosofo che direttamente elabora ed esplica, implementa in eventuali discepoli o negli scritti, la specifica ideologia in cui, ovviamente crede…come maestra di vita. Che il cambiamento/rinforzo sia ingente o trascurabile non saprei…dipende dagli eventi, da eventuali traumi psicofisici, da capacità ristrutturanti di specifici sistemi di pensiero, ecc...forse si potrebbe giungere a fondare una nuova specie! In fondo la cosa non è nuova, era il sogno del nazismo: creare, geneticamente e psichicamente, il superuomo dominante! |
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30-10-2011, 19.34.51 | #23 | |||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Per il riferimento alla cultura filosofica mi par d’avere già notato altrove che non è tanto la cultura filosofica a rendere l’uomo eticamente empatico quanto il contenuto e significato della specifica cultura e soprattutto la formazione mentale conseguente alla analisi, riflessione e raziocinio la qualcosa potrebbe essere intrinseca di molte altre attività…quella scientifica ad es….oltre che filosofica. Citazione:
Ma credo che non sia etico, non conforme all'etica del forum, esprimere opinioni personali sulle persone e sulle ragioni per cui uno scrive e pubblica. Ovvio che se scrivo un qualcosa in relazione ad un argomento, una ragione c’è: non ultima quella di approfondire, scrivendo per me medesimo, nell’ambito dell’argomento trattato: capisco che non sempre tu possa comprendere, come, del resto, io stesso, non sempre comprendo gli altri. In tal caso o chiedo spiegazioni o mi astengo, o non leggo affatto, ma non esprimo giudizi in qualche modo degradanti per l’autore del post. Citazione:
Citazione:
Ma non ho niente contro i tuoi filosofi…li apprezzo moltissimo ed anche credo che la tua impressione sia spontanea. Osservo solo che i comportamenti e le asserzioni si diversificano spontaneamente a seconda della situazioni in cui ci si trova…filosofi o non filosofi: non c’è niente da programmare e gestire in modo surrettizio. Citazione:
Ma non è esatto: in effetti è vero che, a volte, come in questo caso dichiari, si tratta di impressioni puramente personali, altre volte si possono citare, a supporto di una enunciazione, autori riconosciuti, specifici esperimenti, ricerche approfondite, eventi storici, e teoremi riconosciuti. Ne consegue che l’impressione personale originale è supportata ed assume un maggior contenuto veridico. Ma anche le impressioni puramente personali sono legittime, purchè se ne accetti la confutazione o si accetti un possibile contributo, favorevole o contrario, allargato a persone ed eventi dello spaziotempo vicino o lontano. I riferimenti, le analogie, i raggruppamenti di eventi similari nel tempo e nello spazio, fanno parte del nostro modo di pensare e contribuiscono ad allargare l’autorevolezza di giudizio oltre la personale impressione del momento. E' anche normale che chi è chiamato ad esprimere una opinione, la supporti, per il possibile, con riferimenti culturali ed esperienziali quanto più estesi possibile…cioè... io affermo questo per questa o quest'altra ragione. Se non lo si fa si resta al livello infimo di sola impressione personale, appunto, la qual cosa vale ben poco ai fini di una validità o generalizzazione della originaria impressione: diventerebbe un test per alzata di mano. L’eventuale parere o conforto altrui, è tanto più valido se supportato, tanto che l’originale impressione personale potrebbe, al limite, divenire opinione comune…una legge quasi. Ma forse a te basta il conforto affettivo della maggioranza. Citazione:
La tua domanda, più o meno, era: Si può indurre, dal fatto che i filosofi che ho osservato nelle intervite di RAI Educational, mi sono sembrati pacati, lucidi, ben disposti, empatici, saggi, ecc…che tutti i filosofi lo siano in tale misura e che lo studio della filosofia induca in prevalenza tali caratteristiche? Ora se questo non è un minimo di legge generale che vorresti indurre, è un sillogismo…scegli tu! Citazione:
Se dal pensiero dei singoli filosofi della storia non si potesse dedurre, in qulche modo, anche lo specifico carattere, allora non avrebbe conferma o dimostrazione l’ipotesi di filosofia che induce pazienza, empatia, desiderio di chi sa di istruire chi non sa, ecc.. Resteremmo solo con vaghe impressioni! |
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02-12-2011, 17.10.14 | #24 | |
Ospite
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Chi studia filosofia sa benissimo che i filosofi non sono affatto umili. Io credo che il problema non sia essere solidali o meno,felici di accogliere novizi o meno. Credo che il problema sia che avviarsi alla ricerca della felicità senza avere delle basi filosofiche è arduo e si rischia molto facilmente di incappare in ragionamente facilmente confutabili. per cui spesso credo che l'attacco venga fatto eni confronti di "esperti" verso chi non è del campo e spesso utilizza espressioni o divulga concetti inesatti dla punto di vista del lessico e del campo filosofico |
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02-12-2011, 22.29.04 | #25 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Citazione:
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02-12-2011, 22.37.15 | #26 |
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Perché il filosofo dovrebbe essere paziente?
Forse perché ama la sapienza, ma bisogna trovarla; e se trova la sapienza è perché comprende l'ignoranza. Per comprendere l'ignoranza ci vorrà pazienza, non penso sia facile provare la sensazione di essere ignoranti. Secondo me, comunque, il vero filosofo è colui che ha compreso l'ignoranza, non colui che ama la sapienza; e proprio per tale motivo dovrebbe essere paziente. Ciao |
03-12-2011, 17.44.35 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Grazie benedetto. |
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04-12-2011, 21.06.11 | #28 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Non per niente Minerva, dea della saggezza e della medicina, nacque grande, armata di tutto punto, dalla testa di Giove. Prima, appunto, c'era il "mito"...sogno e senso divino del mondo. Ma poi l'uomo si stufò di sognare e...con Talete (VI secolo a.c.)... divenne,filosofo nella ricerca di una verità incontrovertibile fuori dal sogno, come rimedio vero contro la morte e il dolore. La filosofia quindi non ebbe invenzione: essa fu semplicemente la volontà di guardare la "verità" delle cose, del mondo e della vita. Fu quindi la filosofia, non ad essere inventata, ma ad inventare essa stessa le vere scienze del sapere: la geometria (Talete, Euclide), la matematica (Pitagora), la medicina, il cosmo, la logica, la politica, ecc.. ....tutte cose insomma che, sapendone l'esistenza, davano conforto all'uomo e da quegli passarono ai successivi saperi come fondamenti...di cui usufruì lo stesso cristianesimo. Comunque in questio mio sintetico excursus sulle origini, la "pazienza" (da patire) non appare, non c'è relazione: se vuoi essere filosofo devi saperci fare, innanzi tutto stupirti di ciò che non stupisce e poi saper manipolare la logica ancor prima di Aristotele, ipotizzare e dimostrare circa i fondamenti della verità, dell'essere/non essere, delle essenze dell'universo...cosa estremente difficile allora e nel passato antecedente la scienza, in mancanza anche delle attuali protesi scientifiche, o succubi delle esoteriche credenze del tempo...da cui sfuggire. Ciononostante i greci arrivarono a descrivere, prima di Aristotele, un mondo fisico che solo 2000 anni dopo ebbe la sua prosecuzione e sviluppo con Galileo. Cosa c'entrano, dunque, la felicità e la pazienza? Per la felicità, non credo che i filosofi del VI/V secolo ne avessero un concetto analogo al nostro: forse intendevano serenità, pace, favore degli dei. I filosofi posteriori certo ne trattarono, ma non era precipuo scopo della filosofia. Per lo meno non quanto appare oggi in vari scritti, chat e blog. In proposito si legga il trattato di Bertrand Russel del 1930: "la conquista della felicità!" Ma ci sono anche i vari libricini di Armony...mi pare Per le virtù della pazienza (deriva da "patire") non saprei indicare di meglio che la lettura del bollettino parrocchiale o studiare le molte prediche che il vostro parroco certo ha tenuto sull'argomento...oppure si legga Sant'Agostino. Per il legame della pazienza con le filosofia ho già citato altrove la leggendaria pazienza di Socrate in relazione a Santippe, moglie petulante: "Tanto tuonò che piovve"! si limitò ad esclamare Socrate, quando Santippe, dopo lungo brontolare,, di cui Socrate non si dava per inteso, gli rovesciò addosso, dalla finestra, gli escrementi di casa! Credo però che Socrate, più che paziente, fosse menefreghista.... preso dalle sue elucubrazioni era indifferente a tutto il resto: soprattutto odiava il bricolage casalingo e portar fuori la spazzatura al mattino. Mi pare che la cosa sia generalizzabile anche a tutti noi! Ultima modifica di ulysse : 05-12-2011 alle ore 14.18.01. |
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05-12-2011, 02.40.47 | #29 | |
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
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06-12-2011, 21.04.54 | #30 | |
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Tanto tuonò che piovve! Di dove escano i miei pensieri non saprei: la mia è una cultura antica! ...e la tua? Osservo che questi tuoi rimbrotti assomigliano tanto a quelli di Santippe! Comunque te ne ringrazio: mi richiamano alla necessità di migliorare sempre! e spero di farlo! Diceva un mio vecchio maestro: non puoi inventare un “chiodo” che qualcuno già lo ha inventato! Infatti dire qualcosa di nuovo su di una irrealistica idea quale sembri sostenere è abbastanza difficoltoso…solo con rutilante fantasia ci posso riuscire. Comunque non sono uscito dal seminato, solo che non posso scrivere ciò che tu vorresti o come lo vorresti…persino senza puntini di sospensione o consequenziali: come rinunciare al mio stile? Nel merito, ho semplicemente confutato (precisato?) la tua frase: la filosofia non è sempre esistita o catalogata, ….. o se la si applicava, non si era coscienti che si trattasse di filosofia. Per finire, pensa un po tu: quegli uomini che non erano filosofi e che non conoscevano nulla della stessa, alla fine sono riusciti perfino a inventarla. Infatti è vero che la filosofia non è sempre esistita (sic!) e neppure era o è necessaria per essere felici…forse il sogno ed il mito rendevano già più felici gli uomini! Ma non credo che la filosofia la si applichi o la si inventi o la si cataloghi, come fosse una tecnica…per la felicità (sic!) (….questa propedeutica alla felicità, invero, la aveva prospettata manu…..) Ora la cosa non è certo nuova, ma, che sia a tono o meno, mi vien sempre da dire che la filosofia emerse già grande (un big bang!) ai tempi di Talete (o per Talete stesso) come una volontà di ricerca della verità contro la paura del dolore e della morte per cui il vecchio mito non bastava più. Che dovesse arrivare ad indurre nel filosofo la pazienza non saprei: Wikipedia non lo dice! Ricerca (ripeto!) da effettuarsi con rigore logico (non certo inconsciamente e senza saperlo) sull’origine delle cose e sui loro significati e cause…non più demandando ogni evento al volere degli dei specificamente addetti! Quasi un illuminismo antelitteram. In effetti è questo che veramente mi stupisce! Che poi il filosofo sia anche paziente non c’azzecca….comunque è insignificante....mi pare!. |
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