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21-10-2011, 22.21.29 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Secondo la mia concezione la virtù che compendia tutte le virtù e da alle virtù un senso, è l'amore ed è sempre l'amore il fine autentico della conoscenza.....secondo me...che uno se ne renda conto o non. Quando ci colleghiamo al forum non è solo la ricerca della verità che ci urge ma anche comunicare, ritrovare amici virtuali, insomma il forum è anche una piccola comunità. Certo è richiesta pazienza a ciascuno e a tutti e la pazienza cosa è se non un patire? Ciao Tempo (sembra una frase poetica ) |
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22-10-2011, 13.59.07 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-10-2009
Messaggi: 81
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
L'ho scritto in risposta ad ulysse, ma cerco di essere un po' meno sintetica. Anche tu parli di caratteristiche preesistenti, quindi l'uomo (nella vaga accezione di pensatore oppure chiamamolo "apparato per pensare") preesiste al pensiero in sé (la filosofia). L'accostarsi alla filosofia e ad una "sua" filosofia è già una caratteristica che gli appartiene prima ancora di occuparsene. Il grado di apertura ad essa ed il modo con cui lo fa dipende dalle sue peculiarità personali. E' naturale che queste influenzino il suo pensiero e si trasformino mano a mano che questo suo pensiero si componga nel suo "apparato per pensare". Ma questa composizione è armonica non traumatica. Cerco di spiegarmi meglio: ciascuno di noi cambia pur rimanendo lo stesso. Come mai? Evitando la questione severiniana degli eterni che mi piacerebbe approfondire perché c'è qualcosa che intuisco ricollegarsi a questo, ma che mi sfugge e mi risulterebbe molto complicato da ricomprendere ora in questo discorso, dico che ciascuno di noi ha bisogno di riconoscere sempre se stesso per evitare una catastrofe psico-strutturale con l'incontro del "nuovo". Per questo ci apriremo al pensiero nuovo quel tanto che le nostre caratteristiche psichiche e pre-linquistiche possono sostenere. Di fronte ad un pensiero totalmente estraneo dalle nostre "caratteristiche" non ci avviciniamo neanche. Quindi non è la filosofia a far l'uomo, ma il contrario. Se l'uomo è paziente avrà un atteggiamento paziente anche a far filosofia, se è misantropo lo sarà anche nel modo in cui spiegherà la sua filosofia, se è ossessivo lo sarà anche in tal caso e così via. Giorgiosan parla di amore. Lacan (altro filosofo-rondine, come Russell, Nietzsche...hai voglia te di rondini che fanno primavera....) giocava con la parola francese a-m(o)ur. Il muro, come altro, come limite, come nuovo. Si deve incontrare un muro affinché la spinta epistemofilica si dispieghi. Lo scienziato trova il limite della materia, dei suoi strumenti ed é grazie alla sua capacità di avvertire e dar corso alla spinta epistemofilica che scopre una nuova verità. Se non trovi un muro, trovi qualcosa che ti appartiene già...modifica il tuo pensiero, ma non il tuo apparato per pensare. Molto probabilmente se non avessi trovato questo muro del forum ti sarebbe bastato vedere Rai-Educational che a livello di contenuti ti avrebbe soddisfatto di più di un forum di "piacioni" politically correct. Il tuo amore é per questo muro, perché torni qui, nonostante il fatto che tu non ci trovi quei professori che vedi alla TV (ed io, fossi in te, la considererei un'opportunità e non qualcosa di contestabile). Poi c'è anche da dire che un conto è discutere con spazi e ruoli definiti ed asimmetrici deputati a ciò ed altro è farlo "nella mischia" del caos simmetrico-democratico. Nell'ultimo caso, un po' di autocritica dei propri atteggiamenti da tutte le parti non farebbe male, invece di chiedere pazienza o preparazione adeguata come da altre parti ho letto. Ma quest'ultimo è un mio pensiero del tutto personale. Ultima modifica di nemesi1 : 23-10-2011 alle ore 01.04.46. |
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24-10-2011, 10.20.11 | #14 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
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Ultima modifica di Tempo2011 : 24-10-2011 alle ore 22.45.21. |
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26-10-2011, 20.58.00 | #15 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
via via che una persona cresce si forma un carattere e via via assume una vision ed una ideologia che più o meno è comgruente col suo carattere giovanile (pulsioni genetiche) o con la cultura prevalente dell'ambiente, ma poi l'uomo matura e l'ideologia si evolve ed è presumibile che il pensiero originale tenda a prevalere sulle pulsioni e sui condizionamenti...ecco quindi che l'uomo diventa il suo mestiere che non è solo il filosofare, ma l'implemetare una specifica ideologia che puo' essere della violenza, dell'uomo artefice del proprio destino, della depressione, della comprensione, dell'operare etico, della esaltazione del male, del cercare un significato del cosmo, ecc... Cito solo il caso dei filososfi della violenza...in auge nel secolo scorso...non saranno certo stati individui molto accomondanti! Citazione:
Comunque l'ho scritto prima: si cresce, si affina il proprio pensiero, ci si adegua anche nel carattere e nel comportamento: le due cose comunque sono correlate...magari, se non all'inizio, nel tempo, convergono. Mi viene in mente, come esempio estremo, la leggenda dell'Alfieri che era un pò uno scalmanato e si autoimponeva, anche con la forza, di attenersi alle regole...ma Alfieri non era un filosofo...forse. Qualcuno ha citato (post seguente) anche Sgarbi che "scantina" parecchio, tanto più in trasmissione, ma forse ci fà...così, del resto, è cominciata la sua fama! Citazione:
In quel momento Schopenhauer era la sua ideologia...e viceversa! E' facile dare giudizi a posteriori! I fatti storici dovrebbero essere giudicati nel loro contesto: allora era abbastanza usuale sparare su dimostranti...del resto lo è pure oggi...in certi paesi. In Italia non ancora...sembra! Comunque non è che io sia un fanatico di Schopenhauer. P.S.: E' indubbio che chi è abituato alla riflessione ed all'analisi razionale affini il carattere e sappia, alla fine, meglio controllare le proprie pulsioni emotive. Ma meglio di chi? Direi meglio di chi non sia dedito all'analisi ed alla riflessione! Ma anche meglio di chi già sia dotato di carettere dolce ed empatico? Direi, quindi, che l'abitudine alla riflessione ed al ragionamento rigoroso influisce, ma non necessariamente o non sempre. C'è sempre chi ha il "pallino" di gestire razionalmente il proprio tempo prezioso: Kant non poteva certo perdere tempo con i novizi! Sai che danno per l'umanità? Influisce, piuttosto che il generico filosofare, il tipo di ideologia che persegui: se predichi la comprensione, il rispetto reciproco, l'amore del prossimo, ecc...non puoi poi impazientirti con chi non gioca alla tua altezza o disdegnare una qualche spiegazione...magari non ci puoi perdere neanche troppo tempo...che poi, nel caso specifico dei "novizi", si potrebbe anche prendere un qualche granchio. Ultima modifica di ulysse : 27-10-2011 alle ore 19.28.27. |
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27-10-2011, 10.38.38 | #16 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 29-10-2009
Messaggi: 81
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Cerco di semplificare. Per campo bidirezionale intendo un campo dove due oggetti si influenzano a vicenda. Sostengo invece che nel caso di uomo ed ideologia sia il primo a ricomprendere - per le proprie caratteristiche che preesistono al pensiero - la seconda. L'influenza della seconda sul primo sarà sempre in funzione delle caratteristiche del perimo. Non è che l'ideologia "sbatta" contro l'uomo e lo modifichi, ma è quest'ultimo a far entrare nel suo essere uomo l'ideologia che il suo essere può sostenere, ricomprendere. Schopenhauer era la sua ideologia nel mentre dava sostegno a sparare sui dimostranti? Certo! Ma non era stata l'ideologia a far Schopenhauer. Ed evitiamo per cortesia i moralismi sui giudizi a posteriori, che non è pertinente perché l'esempio che hai ripreso era per dimostrare che non necessariamente l'esser filosofi significa essere saggi nella convivenza civile senza traumi (che era l'argomentazione a cui stavo rispondendo con la citazione che hai estrapolato dal contesto). Ritengo la verità inconoscibile, perché la pongo fuori dal pensiero limitato dal linguaggio. Può qualcosa di limitato conoscere l'illimitato? Ci si può avvicinare (e mi evito consapevolmente di spiegare come), ma nel momento stesso in cui mi avvicino si trasforma rimanendo nella sua eterna inconoscibilità. Citazione:
Guarda Tempo che ad uno schizofrenico od un paranoico o un bipolare piacerebbe molto cambiare struttura di personalità per mezzo delle parole di Aristotele o Kant... |
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28-10-2011, 14.14.34 | #17 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
Citazione:
Comunque, tranquillo! In qualche campo persino tu potresti essere “gigante”. Pure io amo fare battute ed anche ironia…ma per comprenderla occorre un certo livello neurosinaptico: per esempio in questo caso hai trascurato le mie raccomandazioni di prudenza poiché non sempre si sa chi sia, fra la new entry e l’ospite abituale, il pivello novizio. Sarebbe il caso di dire che il ragazzo è intelligente, ma non si applica! Citazione:
In realtà i puntini hanno un significato ovvio: di “omissis” per i tuoi post o di “sospensione” per i miei. D’altra parte anche a me reca fastidio "l’eccesso di congiuntivi"…ma sopporto benignamente da buon filosofo in erba.. Citazione:
Ma ha valore esprimere una opinione senza supporto esperienziale e confronto? E’ solo frutto di una tua impressione personale …magari anche dovuta ad un contingente stato d’animo o pregiuduzio …ha scarso interesse dimostrativo! D’altra parte si tratta di un unico rilievo su persone/filosofi preventivamente selezionati: si può da questo indurre una legge generale? La tua presunzione è logica, ma occorrono altri rilievi e dati per confermare o meno quanto presumi. Ma è anche opportuno un confronto col passato che possa confortare l’ipotesi tua o negarla: in antico i filosofi erano di più, di meno o altrettanto, calmi, lucidi e saggi? ….senza una storia a riferimento come potremmo dare un giudizio qualitativo e quantitativo? Del resto se ancor oggi citiamo il filosofi di 2000 anni fa e sulla loro poggiamo la nostra filosofia...significa che un qulche valore ce l'hanno. Sarebbe anche logico estendere in orizzontale il campo di sperimentazione: il richiamo alla filosofia tout court difficilmente provoca una sensibile prevalenza di orientamento comportamentale in un senso o nell’altro. Occorre definire quale tipo di filosofia/ideologia possa influire e se l’influenza sia conforme all’orientamento ideologico professato nell’ambito di una prevalente cultura dominante. In effetti pare che oggi siamo in un periodo buonista…tutti orientati a risolvere la crisi, al rimpianto di un welfare in disfacimento…al perseguimento della democrazia perduta. Ma, a grandi linee, abbiamo avuto, qualche decennio addietro, il periodo dei cosiddetti cattivi maestri, e prima quello dell’inneggiare al superuomo, ecc… Tutta gente paziente e bendisposta? In definitiva è mia opinione che non sia, in esclusiva, l’esercizio filosofico di per sè ad orientare il carattere e viceversa, ma che sia lo specifico orientamento delle ideologia coltivata, a dare l’ impronta …come del resto accade anche per l’uomo della strada che pure non è alieno da una specifica Vision. Nel filosofo certo si presume che l’impronta sia più profonda e più consapevole…magari fautrice di grande bene o di grande male…con diretto impegno personale o meno. |
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28-10-2011, 19.16.47 | #18 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
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Citazione:
Non ci vedo molto di affettivo anche se per alcuni sento più empatia che per altri...a meno che...lassù... Citazione:
La stessa azione potremmo invece chiamarla impegno, assoluzione di un compito, compartecipazione in sinergia: lo spiegare ed il partecipare a favore di qualcuno, può implicare anche imparare o soddisfare una propria esigenza pur senza arrivare a prcepire amore. Tutto dipende dalla nostra predisposizione d'animo...al limite esplicare una propria ideologia: compito di chi sa è spiegare a chi non sa...o a chi sa meno! C'è chi prova gioia in questo. Si tratta solo di inviduare chi sia il saggio, ma, direi, che un pò saggi lo siamo un pò tutti...oppure... saggio è chi sa di non sapere! ...o è solo una vecchia autoconsolazione? |
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28-10-2011, 23.30.10 | #19 | ||||||
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
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"Dovrebbe" è un modo condizionale e le condizioni sono legate alle intenzioni. Citazione:
Sono intenzioni che condivido...chiediti però a cosa tendono. A cosa tende far funzionare i neuroni, i muscoli dialettici, la curiosità (questa parola deriva da cur, in latino perché), la conoscenza? Citazione:
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La faccina che hai messo alla fine significa "io so", ma in questo caso direi che "non sai". Forse che l'impegno non costa fatica e quindi pazienza. Compartecipare significa avere un qualche rapporto costruttivo/positivo ed ogni rapporto col prossimo richiede pazienza. Citazione:
anche i cattivi maestri... Citazione:
Per quanto mi riguarda ho individuato chi siano i saggi. Sapere di non sapere è una forma di umiltà intellettuale ed è certamente un buon inizio per diventare saggi. Da come ti esprimi sembra che tu giudichi l'autoconsolazione non troppo soddisfacente...e concordo....ma allora da chi dovrebbe venire la consolazione? Ultima modifica di Giorgiosan : 29-10-2011 alle ore 18.29.27. |
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29-10-2011, 13.30.56 | #20 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La pazienza del filosofo.
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Per altro, se ti piace analizzare il comportamento psicologico dei tuoi simili, poiché lo fai in continuazione, se ne hai le capacità apriti uno studio, almeno guadagneresti dei soldi, invece di….altro. |
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