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Originalmente inviato da Giorgiosan
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Riporto un esempio di “fede” che spesso l’HSS persegue, senza alcuna pretesa di assolutezza o di trascendenza per una operazione sempre più pericolosa che compiamo oggi con estrema noncuranza:
"Attraversare, in velocità, un incrocio col verde, fidando che gli automobilisti che hanno il rosso stiano fermi. Una tale intrapresa costituisce oggi atto di elevata fiducia nel senso di responsabilità civile di quegli altri automobilisti che sono in trepida attesa del verde dalla loro parte….e sgommare ”
Raramente, tuttavia, ho visto, in prossimità di incroci, gente scendere dall’auto, stendere il tappetino e pregare il dio Semaforo…leggendo passi del codice della strada… Questa sì che sarebbe fede! …
D’altra parte è anche vero che la fiducia e l’aspettativa che l'andamento si favorevole, è connaturata nell'uomo...(se non depresso): ne siamo geneticamente orientati! ed anche è comodo…dato che non potremmo mai, ad ogni casello d'autostrada controllare che il telepass funzioni e che la sbarra si alzi! Passiamo e basta...fiduciosi!…appena appena rallentiamo! Qualcuno si è mai spiaccicato? Abbiamo fede che no!
Infatti la semplice speranza o aspettativa ottimistica che gli dei ci favoriscano al momento di intraprende un’opera o un viaggio o un esame o l’assumere a guida una qualche ideologia filosofica o esoterica… magari l’intera struttura del sapere scientifico… ebbene tutto ciò non ha niente in comune con l’idea di fede o credenza nel Dio trascendente: dirimente è la differenza consustanziale fra gli oggetti di fede.
E’ la stessa differenza che corre fra filosofia e teologia: la filosofia è degli uomini, la teologia è di Dio: quindi il carattere distinguente non sta nella modalità dell’essere della fede o non fede più o meno ragionevole o corroborata da fatti, ragioni, visioni, consolazioni, ecc…, ma nell’oggetto della fede che, senza difficoltà alcuna, puo’ essere anche improbabile o inesistente. Importante poi, è credere in ciò che c'è...infatti se parlo al telefono ho fede che qualcuno mi scolti... me lo assicura il gestore telefonico..cui pagola tariffa!
C'è poi poi anche un fatto etico:
La scienza, la filosofia ed ogni altra intrapresa umana singola o sociale che sia, è roba dell’uomo. Aver fede in essa significa sperare nel successo umano, che la nostra capacità, intelligenza e spirito di intrapresa, ce la faranno…anche senza superpoteri, ma contando sul semplice:
io speriamo che me la cavo! Il chè ci porta a cavarcela sempre meglio…o almeno ne abbiamo fede.
La fede nel trascendente comunque, significa invece invocare soccorso: l’HSS non ce la fa, necessita di supporti psichici, fisici e morali che lo assistano. Così la mente e la capacità dell'HSS devono sempre sottostare e fidare non soltanto nell’ipotetico al di l’à, ma anche nell’al di quà…sarebbe altrimenti eccesso di orgoglio.Cio' non favorisce l'evoluzione!
Questo è, e fu, il credere nel trascendente, con tutte le implicazioni dogmatiche e assolutistiche che una fede comporta… sia pure con promesse di consolazione e salvezza… fino a che Nietzsche non proclamò la morte di Dio emancipando l’HSS dalla soggezione.…Solo che dimenticò di pubblicare i decreti attuativi!
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Inutile affermare che la fede è un fenomeno umano, universale.
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Ma non mi pare proprio: la fede nel trascendente potrà pure essere una delle caratteristiche esclusive dell’HSS , ma niente affatto universale e inevitabile.
Le varie fedi nel trascendente oggi coltivate nel mondo sono di carattere culturale: le abbiamo succhiate col latte della mamma!…o mutuate dall’ambiente circostante.
Quindi si può solo ammettere che, geneticamente, potremmo essere orientati al credere o al dare fiducia…tanto che facilmente e del tutto irragionevolmente, crediamo ai maghi, ai guru, alla reincarnazione, all’astrologia, ecc…
Ma una tale pulsione a credere non è indice di libertà…non di libertà genetica! E' insopportabile determinismo!
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Certo che la ragionevolezza della fede assume connotati a seconda dell'ambito in cui si manifesta: nella scienza essa è implicata ab origine dall'assiomaticità di tutte le scienze.
Lo afferma persino Nietzsche ….. "si vede che anche la scienza riposa su una fede, che non esiste affatto una scienza "scevra di presupposti
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La ragionevolezza della fede è una contraddizione in termini: la fede è fede proprio perché non c’è ragione che la giustifichi, al massimo uno può cercare di districarsi ragionevolmente nelle esplicazioni che la fede nel divino oggi impone. E così d’altra parte la ragione non ha bisogno di fede. Ma non è questo il punto: il punto stà nel richiamarsi o meno al deus ex machina.
Quanto alla supposta assiomaticità di tutte le scienze bisognerebbe astenersi un po’ dalle tante citazionI filosofiche e guardare le cose direttamente.
Infatti non è da confondere la scienza astratta con la sperimentale.
La scienza astratta (matematica, geometria) ha bisogno naturalmente di postulati e assiomi specifici…sarebbe altrimenti un’altra scienza: la matematica binaria, in base 2, funzionale per i computer, richiede premesse e assiomi diversi da quelli della matematica in base 10.
Ma la scienza sperimentale Galileana non ha alcun bisogno di postulati: il suo unico postulato è il micro-macro biouniverso: per un solo universo…una sola scienza che lo studia e lo esplica.
Si elaborano teorie, ipotesi e si verificano sperimentalmente confrontando i risultati con la realtà passata, presente, futura… se coincide bene, se no, si ripete su altre basi oppure si abbandona…se mancano indizi di speranza.
E certo vero che necessitando di investimenti e di tempo anche le sperimentazioni, hanno bisogno che fidiamo nella loro riuscita…pur essendo sempre una fiducia basata su valutazioni oggettive, pur falllibili, come tutte le valutazioni umane, del resto.
Le relative risoluzioni, in caso di difficoltà, non si richiamano a interventi della provvidenza…non si può demandare il non ancora conosciuto alla scorciatoia della risoluzione del divino…al miracolo insomma, anche se in passato fu questauna pratica diffusa e quindi causa di nostre arretratezze odierne.
Non che anche oggi la tentazione non esista: vedi l’eclatante esempio dell’Intelligent Design per risolvere (giustificare) l’inquietante problema dell’evoluzione delle specie.
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Per quanto riguarda il cristianesimo la ragionevolezza della fede (ovviamente anch'essa ha degli assiomi) la si esplica con l'ausilio delle scienze, quelle, per capirci, che Dilthey definisce scienze dello spirito.
Se poi si vuole affermare che la sola scienza sia la fisica allora è inutile discutere perché questa è una affermazione che denota un atteggiamento "fondamentalista", cioè fanatico e cieco (fideismo).
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Certo che ci si puo’ esprimere in qualunque modo e si può anche parlare di “scienza dello spirito” salvo non sapere poi di cosa si parli
Non sarebbe più proficuo e chiarificatore, in questi casi, richiamarsi seplicemete alla filosofia….. o alla teologia?
Quanto alla scienza, essa è definita come struttura di saperi che trattano e ricercano metodoicamente l’universo nella sua globalità a partire da diversi punti di vista o diverse branche specialistiche che tendono poi a comfluire nella unica grande scienza: infatti di universi ce n’è uno solo, per ora…come potrebbe essere giustamente esplicato in modi diversi da diverse scienze?
Certo che la struttura del sapere scientifico, pur monolitica nel complesso, puo’ rivelare devianze o divergenze di opinione fra diversi scienziati su certi argomenti anche di grande rilevanza.
Non si tratta di debolezza strutturale o di fallibilità della scienza, ma di vitalità autorisolvente e correggente che si rivela proprio in queste divergenze e confronti la cui ricomposizione è spesso fautrice di nuove teorie e scoperte…con sempre nuove ricerche e approfondimenti..
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Se si aprisse un topic sulla ragionevolezza della fede cristiana (le fedi cristiane sono molte e diverse) sarei contento di mostrare la ragionevolezza della mia.
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Ma non c’è dubbio che vi sia “ragionevolezza e logica” nel racconto religioso in ogni racconto pur diverso per le diverse fedi: è inevitabile che il fedele si sforzi di trovare una ragione ed una giustificazione logica pur nella irragionevolezza di certi dogmi e nella irrealtà di certe rappresentazioni in specie oggi dopo l’erosione che la scienza ha fatto del racconto religioso…
Oramai non restano che i simboli…e le raccomandazioni etiche e morali… sempre inevitabilmente desuete, per un mondo moderno.
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Sulla fede in Dio, fondata su argomenti metafisici, la questione si riduce alla assunzione di assiomi opposti:
-Dio e il male non possono coesistere.
-l'esistenza di Dio può coesistere con l'esistenza del male.
L'assunzione di un assioma o dell'altro è un atto di fede.
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Sono assiomi che per me non hanno significato: Dio può esistere o non esistere a prescindere…in una delle possibili rappresntazioni o anche in contemporanea.
il bene ed il male, come entità extraumane, non esistono…al limite bisognerebbe credere nel diavolo.
Il mio credere o non credere non dipende certo da questo.
Quella che io credo essere una mia formazione scientifica avrebbe bisogno di ben altro.
forse nelle varie valutazioni di confronto filosofia/scienza occore anche considerare che logica e ragionevolezza, che forse bastano ad una esplicazione filosofico/teologica, non sono affatto sufficienti alle garanzie che una esplicazione scientifica richiede: devono intervenire in piu’ ed in reciproca sinergia: l’intuizione, l’osservazione oggettiva, la raccolta dati, la misura, la sperimentazione, l’esplicazione logico-matematica, il controllo retroattivo, ecc… per lo meno, sommariamente, questa è la linea che io perseguirei...che Galileo raccomanderebbe.
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