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09-05-2010, 10.47.08 | #32 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
Citazione:
Ho letto qualche commento e devo dire che effettivamente al termine noumeno (per esempio) gli si affibbia il significato di cosa in sé. Io non credo fosse il pensiero di Kant, ma potrei sbagliare. Io ho tentato di distinguere invece i due concetti... perchè c'è un motivo: La cosa in sé è ciò che la scienza studia. La cosa in sé è l'oggetto. Probabilmente Kant si domandava: è conoscibile la cosa in sé? Oggi io credo che la cosa in sé sia conoscibile a patto di distinguerla dal fenomeno soggettivo. Kant però probabilmente comprendeva che ciò che ci appare non è esattamente ciò che la cosa in sé rappresenta... quindi per lui era inconoscibile. Lo scienziato però studia la "cosa in sé" attraverso i fenomeni. Quindi in apparenza non sarebbe possibile studiare direttamente la cosa in sé. Io credo invece che la scienza ci riesca, anzi deve riuscirci se vuole che la sua ricerca risulti "oggettiva" (di esempi ce ne sono). Il problema potrebbe essere risolto quindi solo se riuscissimo nell'intento di distinguere la conoscenza in epistemica e in ontologica. Secondo il mio pensiero (personale) la cosa in sé è conoscibile epistemologicamente... quindi ha valenza scientifica, il fenomeno (cioè ciò che appare) è conoscibile ontologicamente. In pratica il fenomeno, quindi per me il noumeno, non è conoscibile scientificamente, ma ontologicamente si (è per me insensato dire che il colore non "esiste", anche se non è possibile conoscerlo scientificamente). Mentre la cosa in sé non è conoscibile ontologicamente (perché deve passare attraverso il fenomeno) ma epistemologicamente si. Ho voluto chiarire questo punto in quanto mi sembra che nella domanda ci sia anche questa richiesta: il noumeno è conoscibile? Io dico di no rispetto alla conoscenza scientifica, questo non significa che esso non "esista". Infatti rispetto al soggetto il noumeno esiste, anzi sarebbe il mezzo (il fenomeno) attraverso cui poi la cosa in sé si mostra. |
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14-05-2010, 11.30.44 | #36 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
Citazione:
Per Aristotele dire che uomo è un “animale ragionevole” è indicare l’essenza di uomo. Tutte le altre caratteristiche che gli spettano, grasso o magro, potrebbero anche non appartenergli e probabilmente nel tempo possono cambiare senza però che venga meno la sua essenza, appunto “animale ragionevole”….ora con sviluppi da uno all’altro filosofo a seconda dei fini che si proponeva, questa concezione di “essenza” ha tirato avanti fino alla modernità. Nella filosofia moderna questa problematica scompare; per l’empirismo l’essenza è puramente nominale, non è altro che la chiarificazione di un termine: animale ragionevole è semplicemente comunicare il sinonimo di uomo. L’”essenza”, “la cosa in sé” non è riferita alle cose come nella metafisica classica, ma soltanto alle parole, il principio d’intelligibilità non si ritiene essere nell’essenza. Quando dico che uomo è animale razionale non ho in mano il principio d’intelligibilità di uomo ma la sua appartenenza al genere animale e alla specie razionale, cioè una definizione sintetica di uomo. Se dico che una stella è un corpo celeste avrò detto la sua “essenza” ma non conoscerò nulla di quell’ente se non che sta nel cielo. Sarà la scienza astronomica a dirmi quale orbita percorra, le sue dimensioni ecc., la spettrografia a dirmi come è composto, ecc. ecc. a darmi cioè delle nozioni fisiche che relegano l’essenza nei reperti inutilizzabili del pensiero, inutilizzabili sia dal punto di vista pratico che intellettuale. (Si può anche vedere lo sviluppo della concezione della “cosa in sé”, dell’”essenza” affrontando il problema degli universali: nella sua storia concettuale sino ad arrivare a Wittgenstein.) Senza dubbio i filosofi credenti hanno prodotto dei sistemi filosofici partendo da loro assiomi, da una loro visione del mondo, dai dogmi ed hanno sviluppato il loro sistemi conseguentemente. Lo stesso però si può dire degli agnostici, lo stesso degli atei, lo stesso dei materialisti ecc. ecc. ed anche di Kant. Rosmini non ti convince, e va benissimo, però dal momento che si parla del pensiero di Kant, domandargli come questi possa conoscere l’esistenza dei noumeni, qualunque sia la tua opinione filosofica sul Rosmini, è del tutto calzante, ragionevolmente legittimo e perspicace. Kant introduce una idea di noumeno del tutto arbitraria appunto perché l’intuizione sensibile non lo può cogliere e l’intuizione intellettuale che per Kant, è solo di Dio non è fra le possibilità umane. Spetterebbe a Kant l’onere della prova filosofica dell’esistenza dei noumeni ma essendo un umano non la può dare, lo dice lui stesso. Nell’Appendice al cap. III dell’Analitica Kant afferma : Allora però il concetto di noumenon è problematico ossia è la rappresentazione di una cosa di cui non possiamo dire né che sia possibile né che sia impossibile, in quanto noi non conosciamo alcun’altra specie di intuizione se non la nostra intuizione sensibile……… il noumenon significa appunto il concetto problematico di un oggetto per un’intuizione del tutto diversa dalla nostra. Se ipotizziamo l'esistenza di un Dio creatore di tutti gli enti, allora possiamo anche ragionevolmente pensare che Dio conosca in modo diverso gli enti stessi, che conosca cioè il Know-how dell'universo, conoscenza del processo di come creare gli enti. Il Know-how di un ente sarebbe il vero noumenon. Ultima modifica di Giorgiosan : 14-05-2010 alle ore 19.02.30. |
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14-05-2010, 20.11.32 | #37 | |||||||
Ospite
Data registrazione: 01-05-2010
Messaggi: 36
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
Citazione:
Esatto. Citazione:
Attenzione, gli empiristi non usano il termine essenza, né tantomeno Kant. L'essenza per loro è qualcosa di inconoscibile e va ricondotta ai razionalisti che dal pensiero la deducono. Citazione:
Ma questo lo sostieni tu o qualche filosofo che non hai nominato? Citazione:
Puoi citarmi un esempio? Citazione:
Domandargli a chi..? Rosmini o Kant? La risposta di Rosmini la conosco e non la condivido per principio di contraddizione. Kant una risposta non l'ha data, che io sappia, basandomi sulla mia conoscenza. Citazione:
Scusami, se è del tutto arbitraria, quale bisogno c'era di introdurla se il significato è oscuro e il noumeno stesso, per alcuni e per lui, inesistente? Non mi convince. Citazione:
Ho letto un paio di documentazioni sul noumeno di Kant e devo dire che la spiegazione è abbastanza complessa. Lo ammette per quanto riguarda la conoscenza fenomenica, in quanto sostiene che la rappresentazione che l'uomo fa di un oggetto è propensa alla figurazione del noumeno inteso come materia + forma. Dall'altro sostiene che la cosa in sé può essere intuita solo dal divino. E qui cade dopo aver formulato una opera veramente interessante. Quindi se nella mia conoscenza fenomenica devo ricercare il noumeno, devo intenderlo come materia + forma, ovvero materia racchiusa in uno spazio che le conferisce una precisa struttura, sebbene il fenomeno rilevato è una rappresentazione dell'oggetto in un dato istante. |
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14-05-2010, 20.38.02 | #38 |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
KANT È SCIENTIFICO?
Agli inizi di questo thread si puntava apertamente a chiarire il pensiero di Kant, circa il fenomeno-noumeno, come pensiero esclusivo di Kant, appunto, ed era affare suo…ritenevo…roba da filosofi , insomma. Ora però, pur con lodevole sforzo, alcuni interlocutori sembrano perseguire il tentativo di inglobare in/lanciare un ponte fra… ciò che pensava Kant (nello specifico circa il significante di fenomeno – noumeno), con il nostro attuale modo di pensare…praticamente come se il significante “noumeno” fosse un concetto di uso e congruente col sapere scientifico attuale. Io, in realtà, nella mia ignobile ignoranza di Kant, ho sempre parlato di “fenomeni”: per quanto mi è dato sapere, infatti, la scienza studia i fenomeni …a partire da quel più vasto fenomeno che sarebbe l’universo…o i multiversi, al limite, quando se ne avrà contezza(!) Data quindi la mia assai scarsa conoscenza di Kant (come di quasi tutto, del resto) questo mi ha ulteriormente confuso le idee…e mi chiedo se sia effettivamente possibile riportate ai nostri giorni la struttura di pensiero supportante il dualismo “fenomeno- noumeno”…struttura di pensiero, peraltro, ancora influenzata (a mio pregiudizio) da concetti metafisici caratteristici della filosofia classica…non saprei altrimenti come definire. Dunque…riandando alle origini, le cose starebbero così: La Scienza, superando, incrementando, il percepire dei nostri 5 sensi, promette mostrarci un mondo probabilisticamente vero…sempre più oggettivamente vero, in sè organicamente congruente. Ma accade anche che i lavori siano sempre in corso…e che promettano anche di esserlo per parecchio tempo a venire. D’altra parte sarebbe fuori luogo oggi, sfuggire al busillis ricorrendo a verità metafisiche o a essenze “vere in sé”, ma inconoscibili, con l’aggiunta della soggettività umana che tutto confonde e annebbia. E’ vero comunque che non siamo soli di fronte all’ignoto…e neppure sprovveduti. Le nostre capacità sensorie sono potenziate fino all’inverosimile da protesi e strumenti sia fisici che concettuali che la scienza e la tecnologia hanno elaborato nel tempo e che mettono a disposizione per nostro uso e consumo.. Esse scannarizzano e acquisiscono al conoscere, ancora piu' o meno incosciente, l’ambiente fenomenico circostante e l’universo intero per insiemi di punti “discreti” ad elevatissima frequenza: forse per quanti, direbbe Il Dubbio …o per schemi cerebrali precostituiti…o entrambi. Il nostro organo cerebrale provvede poi a strutturare il percepito fenomenico, come propria interpretazione, per schemi via via memorizzati e rappresentati in un insieme “continuo” in sè coerente e congruente col circostante “tutto” percepito. Purtroppo ancora non sappiamo, quanto, tale percepito, rappresentato così come appare alla nostra coscienza, sia coincidente, e fino a che punto conclusivo e appagante, con l’esistente mondo fenomenico là fuori… a partire da quell’immenso fenomeno che è l’universo. Per noi sembra normale che la Scienza Galileana proceda oggi ben oltre le inconoscibili essenze Kantiane pur vere in sé, ma solo supposte o immaginarie. Ma Kant era purtroppo solo e fragile di fronte all’ignoto, privo di quelle pseudo certezze di cui oggi disponiamo e neppure a conoscenza delle tante possibilità rappresentative e simboliche…codificate… di cui la scienza si avvale...e sempre piu'…per indagare sia il macro che il micro…magari il nano universo fenomenico.. Naturale quindi che la mente geniale di Kant percepisse un mondo diviso in due: la parte nota a noi accessibile, derivata come estrapolazione di un tutto ignoto, vero in sé, ma inaccessibile. …..ma qualcosa del genere non lo ipotizzava già Platone?…la caverna? ecc…ma sorvoliamo. Il suo errore (di Kant), cio' che oggi appare errore, comunque, fu di pensare in termini assoluti come del resto allora era abituale. Interpreto cioè, chesecondo Kant, doveva esserci, per ogni oggetto, per ogni fenomeno del nostro percepito, un corrispondente noumeno a costituirne l’essenza vera in sé, ma inaccessibile ai nostri sensi ed alla nostra coscienza… Già molto che non introducesse a guardia e conservazione una entità trascendente! Noi oggi, pur con diversità concettuale, pensiamo lo stesso, ma più semplicisticamente e, soprattutto, piu’ relativisticamente diciamo che sì, c’e là fuori un mondo, di cose e di fenomeni che non conosciamo ancora, ma che conosceremo sempre più…. “try and error” permettendo. Non parlerei infine di “essenze vere in sé”…cioè non parlerei di livelli di verità fra cio’ che è noto e percepito e cio’ che è ignoto ancora: c’è un mondo reale e basta…la differenza stà nel nostro percepire più o meno.…tanto piu’ che le così dette essenze intrinseche alla materia (se così le vogliamo chiamare) sembrano mutare nei loro caratteri quando scendiamo ai fenomeni ondulatori o corpuscolari della materia stessa…alle particelle…alle nano tecnologie…mi pare. Ma tutto questo Kant non poteva sapere…per cui non ha senso costruire un ponte o un legame fra il pensiero suo ed il pensiero nostro… per questo caso della percezione…per il resto non so! Oppure Kant genialmente sapeva?...sarebbero le nanotecnologie il significante della “essenza vera in sè” ipotizzata? Ultima modifica di ulysse : 15-05-2010 alle ore 11.04.45. |
15-05-2010, 13.27.53 | #39 | |||||
Ospite
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
Citazione:
Ovvero? Citazione:
Questa frase non ha senso. Non ho capito cosa vuoi dire. Citazione:
Il mito della caverna di Platone non ha nulla a che fare con Kant. Citazione:
Continuo a non capire perché l'essenza venga assegnata a Kant. Citazione:
Kant è da contestualizzare. Nessun filosofo possiede in sé la verità assoluta, altrimenti non sarebbero filosofi ma religiosi. Io chiedevo semplicemente questo: dal punto di vista reale, cosa potrebbe essere il noumeno e cosa il fenomeno? Io la risposta dopo un paio di risposte ed informazioni l'ho avuta, almeno per quanto riguarda me. |
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15-05-2010, 15.01.55 | #40 | ||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Fenomeno e noumeno
Citazione:
Citazione:
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Avevo scritto questo:Citazione:
E tu hai risposto così Citazione:
Non so cosa tu voglia dire con "non usano": attenzione perchè se vuoi dire che quel termine non compare nei loro scritti sbagli di grosso. Nel caso di Locke non è neppure un concetto "scartato": Locke distingue real essences, essenze reali che è the very being of anything ed essenze nominali usate per la formazione di concetti artificiali esibendo il genere e la specie. Hume parla dell'essenza metafisica , nella pars destruens del suo pensiero. Se non intendi dire questo allora hai ripetuto quello che avevo scritto: che nella filosofia moderna la problematica dell'essenza scompare. -------------------
Citazione:
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Consiglio non richiesto: per trattare le categorie della filosofia devi contestualizzare storicamente i filosofi e il loro pensiero; non esaminare i concetti solo da un punto di vista sincronico, perchè in questo modo trarrai solo delle fantasticherie o giù di lì. Esamina le categorie in modo diacronico. ------------------
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Per esempio: un ateo riconoscerà soltanto l'esistenza di sostanze corporee negando l'esistenza di "sostanze" spirituali e tutte le sue teorizzazioni scientifiche o filosofiche saranno conseguenti; al contrario un credente guarderà alla realtà del mondo tenendo per fermo che vi è una realtà spirituale ed una realtà materiale strettamente integrate con le conseguenti deduzioni...così ogni sua riflessione filosofica sarà condizionata da questo convincimento. Non essendo dimostrabile né l'esistenza di Dio e dello spirito né la non esistenza, questi due atteggiamenti intellettuali porranno all'inizio delle loro teorie degli assiomi. Anche la scienza necessariamente fa lo stesso. Per esempio nella controversa questione quantistica c'è una scuola cosidetta realista ed una scuola idealista. Ecc.ecc. ----------------
Citazione:
(L'argomento postulatorio della ragion pratica però lo trovo convincente). -----------------
Citazione:
Anche secondo me il concetto di noumeno è più problematico di quanto affermi Kant. Ultima modifica di Giorgiosan : 15-05-2010 alle ore 17.37.59. |
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