Salve, sono nuovo del forum, mi scuso subito se ho sbagliato sezione per postare, in caso ditemelo.
Volevo trattare un argomento riguardante la veridicità del mondo esterno.
A tal proposito, Schopenhauer nel primo libro sulla rappresentazione afferma che non esiste una confutazione precisa al pensiero secondo il quale la vita è un "sogno". Il filosofo infatti riprende certamente un tema di carattere romantico, che trovano riscontro anche nelle opere di Calderon de la Barca.
Analizzando il concetto di principio dell'essere e del divenire, Schopenhauer sostiene che i sogni, come anche la vita, sono dominati in egual modo da procedimenti logico-empirici che derivano dal principio di ragion sufficiente.
Ci risulta per noi impossibile discernere vita e sogno analizzando i tasselli che collegano tutti gli attimi della nostra vita, l'unico fatto che ci permette di distinguere realtà e sogno è proprio il risveglio.
Per cui, la vita, è chiamata "sogno grande", i sogni"sogni piccoli", essi non sono altro che momenti già contenuti nel "sogno grande".
-Sensazioni che possiamo ricevere nei sogni sono vaghe perchè analizzate al di fuori del sogno, ovvero nel momento in cui siamo svegli. Di fatto nei sogni è difficile che noi ci mettiamo a riflettere, agiamo d'istinto, ma noi non facciamo caso in quel momento a queste analisi proprio perchè siamo guidati dal subconscio. Magari crediamo di poter riflettere, in realtà non lo stiamo facendo.
Nella vita possiamo riflettere, si, tuttavia non abbiamo subito ancora nessun risveglio dal "sogno grande", ci potrebbe essere ancora preclusa la vista della nostra vita da un punto "al di fuori", proprio come noi analizziamo con occhi nuovi, da svegli, un sonno che abbiamo fatto.-
Quest'ultima è una mia considerazione riguardo ad una possibile ostacolo, come: nei Sogni non possiamo pensare! Nella vita si!
La teoria del "Cogito ergo sum"in questo contesto non ha quindi nessun valore proprio perchè tu potresti illuderti di stare pensando.
Personalmente mi trovo d'accordo su questa posizione molto scetticista, tuttavia mi è capitato di leggere qualche riga di uno scrittore gesuita, di cui non ricordo il nome(scusate!) nella sua opera "Filosofia", tenta di distogliere da questo pensiero.
Afferma che: "se la vita è un illusione, io anche sto affermando qualcosa, ovvero un illusione. Sto quindi dicendo una cosa falsa, per cui è vera automaticamente la posizione contraria".
Di fronte a questo ho cercato di riflettere seguendo la scia filoschopenhaueriana, partendo dal presupposto che un' illusione è una via di mezzo tra nulla, poichè non assume su di se le categorie dello spazio e del tempo immanenti, e realtà, poichè la riflette in modo empirico.
Il gesuita punta essenzialmente la sua protesta sul soggetto, ovvero lo catapulta nel mondo dell'illusione. Schopenhauer afferma risolutamente che soggetto e oggetto devono essere assolutamente sciolti da qualsiasi vincolo di causa-effetto, inoltre la loro esistenza è data per certa poichè fornisce il punto di partenza per tutti i procedimenti e per lo stesso "principio individuationis".
Se il soggetto è dato per certo, assume i connotati gnoseologici di un Io kantiano che unifica la realtà, ma al tempo stesso si deve astrarre da essa, poichè non rispetta nessuna legge al di fuori della sua stessa essenza.
In tal modo i concetti esposti dal soggetto producono una rappresentazione intuitiva, è questa che a sua volta contempla quella che potrebbe essere definita un 'illusione, ovvero la vita e i fenomeni.
In poche parole la sfera dell'Io non può essere in nessun modo studiata in modo empirico, è un qualcosa che ci sfugge semplicemente perchè è il punto di partenza. Il suo anteporsi deve quindi essere preso come reale.
Voi che ne dite, siete scettici oppure siete convinti di essere reali?