I concetti di fenomeno e noumeno, forma e sostanza, ideale e reale rappresentano un filo rosso di un' unica corrente del pensiero filosofico che passa fra Platone , Aristotele e Kant e che finisce per spezzarsi completamente a favore dell'idea nel successivo soggettivismo tedesco e nell'idealismo di Hegel in particolare. Platone si chiedeva se in natura si potessero rintracciare le prove dell'esistenza vera di cio' che l'uomo pensa , ad esempio ,triangoli o cerchi, ma si accorse che , per quanto si cercasse, la natura mai forniva riscontri evidenti di quelle entita' , ma solo degli indizi, delle brutte copie , delle ombre che richiamavano all'uomo cio' che egli credeva di vedere; ebbene, Platone chiamo' queste entita' ,astratte dalla gretta natura delle cose, idee, e le pose nel suo iperuranio. Aristotele volle rinunciare a quest'astrazione cosi' stridente, cosi' poco intuibile, fra cio' che e' ideale e cio' che e' materialmente reale, e calo', incarno' quelle entita' platoniche dentro alla natura delle cose in modo del tutto analogico, considero' un cerchio, quel cerchio, un vero e proprio ente ontologicamente incarnato nella natura, fondendo il concetto di idea con quello di cosa materiale in un tutt'uno, connotato da una forma ideale e da una sostanza materiale inscindibili fra loro e non autonomamente sussistenti ( il cerchio, per Aristotele, esisteva , ma non per se' ed in se', ma in ogni cerchio riscontrabile nella natura materiale delle cose). Kant sgretolo' ulteriormente la sussistenza ontologica di questa sorta di idee materiali aristoteliche che appaiono in quanto fenomeni ,riferendole unicamente al soggetto senziente, negando loro sia l'esistenza iperuranica che quella materiale/naturale, ma non tagliando quel filo sottile e misterioso che le legava ad un barlume di origine ontologica in una realta' inconoscibile ,ma, purtuttavia, sottintesa e sottaciuta; la materia che Aristotele usava per incarnare ,sostanziare i fenomeni ,in Kant divento' una pasta informe , il noumeno, fatta apposta per essere trafilata dal soggetto nelle variegate forme aprioristiche, come una pagnotta di farina nelle forme a ghiera di un'impastatrice. L'idealismo Hegeliano trancio' anche quell'ultimo filo sottile, nego' qualsiasi autonomia ontologica ai fenomeni reali, la realta' divenne il soggetto stesso, l'idea vinse sulla sostanza,essa fu dapprima astratta, poi venne fusa e in ultimo prese il sopravvento completo sulla materia, il razionale e il reale vennero a coincidere completamente, e la scienza moderna pote' finalmente celebrare la ragione come unica fonte viva della realta' delle cose; ovvero, pote' dire che solo cio' che e' reale puo' essere razionalmente comprensibile, e solo cio' che e' razionalmente comprensibile puo' essere considerato reale.