ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
25-07-2012, 13.53.33 | #72 | ||||||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
|
Riferimento: Giustificazione Epistemica
Citazione:
Nella tua definizione tu usi i termini “motivare” e “credenza vera”, ma analizziamo i concetti. Di che cosa si tratta? Che cos’è ‘motivare’? Che cos’è una credenza? E una credenza vera? Che cosa vuol dire sapere o conoscere una cosa? Volendo trattare di giustificazione epistemica non credi sia opportuno accertarci di sapere che cosa sia la conoscenza? Citazione:
Citazione:
Ad esempio, dove tu usi “[…] intellettualmente responsabile o meno” il funzionalista magari direbbe “[…]adatto o no ad un contesto considerato”; così “adatto ad un contesto più ampio” può stare per “più responsabile”. Il punto è che i presunti controesempi che hai riportato per il funzionalismo sono per me del tutto ingannevoli perché rimescolano contesti precedentemente distinti. Se infatti ci risulta utile fare delle distinzioni contestuali e parlare individualmente di epistemologia o di biologia, non vedo perché queste distinzioni non varrebbero per il funzionalista. Ora, nel contesto epistemico il funzionalismo si occupa di come si formano le credenze di una persona esistente, non di come è stata generata la persona. Il funzionalismo può occuparsi anche di quest’ultimo argomento ma in altro contesto: e a tale proposito direbbe che è la casuale comparsa di Virginia a non essere ‘giustificata’. Citazione:
Le intuizioni chiare e precise sono spontanee (‘oggetti concreti’) ma ‘filosofia’ è proprio esplorazione verso gli estremi della nostra espansiva intuizione: là dove la sua funzione sfuma. …Detto ciò l’adattamento delle ‘capacità cognitive’ non può tenere testa all’evoluzione del contesto (o, in senso lato, ‘ambiente’ o ‘contesto ambientale’ o ‘nicchia ecologica’ …non ho un termine standard) su cui si formano; la loro adeguatezza è sempre approssimativa (sono adeguate, si, ma solo in una certa misura). E’ chiaro che rispetto ad un contesto ambientale che evolve rapidamente, non potremo avere che ‘modi scarsamente adeguati per adeguarci’, meno automatici e più coscienti (non abbiamo risposte pronte e collaudate ma procediamo per tentativi). A conferma di ciò sta il fatto che, oggi più che mai, incappiamo facilmente in illusioni cognitive: nuovi contesti mostrano l’inadeguatezza di automatismi formati su vecchi contesti. (Automatismi formati su vecchi contesti si rivelano inadeguati in contesti nuovi e qui entrano in gioco le funzioni emergenti (‘coscienti’) come primo adeguamento alla novità. ) Citazione:
(Diciamo: come elaborare i loro prodotti, o come controllare il modo in cui sono elaborati affinché lo siano nel modo migliore, insomma: come orientare l’attenzione (o ricerca)). Con la ragione? E non è anche questa una facoltà? E di chi è? …Io credo di avercela. E come si distingue questa facoltà dalle altre? Il grado di emergenza non basta? E cosa rende questa facoltà tanto speciale rispetto alle altre? Ognuna ha la sua funzione in base al grado di emergenza (i riflessi ci* orientano in un determinato contesto ambientale, gli istinti in un altro e lo stesso vale per i sensi e per i ragionamenti…), nessuna è più speciale delle altre. ‘Procedure’ “ricercate”**… ecco… le procedure ‘trovate’***, non sarebbero adatte? (chiamale cognitive o giustificative o con un nome ancora più nuovo) * Noi complessi di funzioni integrate …e stratificate in pacchetti impacchettati (proteine, cellule, tessuti... e magari un giorno, con l’ingegneria genetica, anche ragionati (speriamo bene ;-); o grazie all’ingegneria informatica …chissà se un giorno qualcosa sarà felice di essere ragionata). ** Emergenti. *** Formate, stabilite. Citazione:
Tale facoltà, sebbene evidentemente efficace per astrarre il numero di molti oggetti, non è giustificata né ‘adatta’ (non si è formata gradualmente su quel contesto ambientale che determina - o che consideriamo per determinare - il ‘giusto’) |
||||||