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13-03-2008, 15.08.40 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 105
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Ah no emmeci, se non ricordo male è la prima volta, ma questa volta devo proprio contraddirti.
Naturalmente la relatività permea anche questo dibattito, eh si, dalla tribalità ad oggi il progresso è assicurato. Volendo però distaccarci dall'evoluzione e dalla cronologia, siamo convinti che la politica odierna sia "progredita" rispetto a esempi dei più vari schemi sociali disparati nel tempo? Già in "cultura e società" ho espresso molto volgarmente la mia protesta contro l'italiana democrazia,o meglio ancora contro il "progresso" di questa.Mettendo il naso fuori dal confine potremmo intravedere attualità molto più avanzate rispetto alla nostra,che so io la Canadian Way of Life, ma ancora non mi convinco del fatto che progresso sia la parola giusta per apostrofare la situazione. Molte volte ho ripetuto che se proprio dobbiamo parlare di un concetto così confutabile quanto il progresso, bisogna avvedersi dal confoderlo con la complessità o con la vastità di ciò che è giudicato. Il mio giudizio negativo deriva quindi da una visione in assoluto della storia antropologica, e cronologicamente parlando? Idem, o meglio, a mio avviso siamo al culmine di una fase ascendente che ha caratterizzato il secolo morto da poco, e ci prepariamo ad un brusco calo qualitativo; la speranza è che ancora una volta si possa risorgere dalla sconfitta con nuovo vigore e nuovi ideali, anche se ancora non capisco perchè esso sia necessario periodicamente. E con la logica dell'eterno ritorno, dovè il progresso? Nella fase culminante di un ciclo?Mah.... |
14-03-2008, 09.10.05 | #8 |
Ospite abituale
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Beh,TheDruid, mi pare d’aver manifestato seri dubbi anch’io sulla parola progresso, tanto che, se ho dovuto riconoscere che qualcosa come un progresso si può intravedere in campo socio-politico, (raffrontando le tribù trogloditiche alle moderne società democratiche), ho però avvertito che ogni miglioramento in questo campo sembra essersi realizzato contro la volontà dei politici cioè per una sorta di provvidenza…..ciò che può ricordare, lo riconosco, il proverbio “peso el tacon del buso” visto che rende proprio nullo in questo caso lo sforzo dell’uomo. Vorrei inoltre ricordare che ho detto che la politica sembra non possa fare a meno dell’ipocrisia o addirittura dell’immoralità: che è un’attività rimasta per così dire allo stato arcaico se non primitivo, nonostante gli sforzi dei filosofi che, dall’antica Grecia (e forse dall’antica Cina), da una parte hanno cercato di chiarire gli scopi della politica proponendo ideali di bene comune, dall’altra hanno cercato di dare alla politica un valore in sé, descrivendola come un’attività dotata di proprie leggi, perfino di leggi scientifiche, che non sono identificabili con le leggi morali.
Proseguendo su questa linea, è però evidente che non solo andiamo contro alla tradizione classica e religiosa, ma contro al comprendonio dell’uomo della strada, cioè dell’uomo senza potere o povero nello spirito, che si domanda perché mai il re deve avere una morale diversa dalla sua…Come in fondo è ribadito dalla stessa chiesa cristiana quando dice: date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, mettendoli in tal modo sullo stesso piano, cioè sul piano della regalità, mentre forse a Dio potrebbe essere riservato uno status – chi sa mai? – diverso se non più spirituale. (Quanto al tema dell’eterno ritorno, ha e ha avuto tante interpretazioni che è meglio lasciarlo da parte, visto che è stato perfino preso come il regale sigillo di un potere inamovibile ed assoluto). |
14-03-2008, 13.53.53 | #9 |
Ospite abituale
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Mi dispiaccio di non conoscere il significato del proverbio da te citato, ma mi compiaccio del fatto che avevo evidentemente travisato le tue parole, trovandomi quindi ancora una volta in accordo con te.
Eh si, i filosofi ci propongono sempre valori di indubbio pregio, non si può certo affermare che un uomo amante della conoscenza non ami con lo stesso fervore l'umanità tutta. Ho sempre pensato che la pecca dei filosofi fosse riconoscersi tali, perchè da quel dì greco le loro affermazioni furono etichettante come utopiche e abbandonate alla deriva. E non faccio a meno di notare, quanto la coniatura della professione del politico abbia corrotto la politica stessa.In quanto all'eterno ritorno hai perfettamente ragione, cercavo solo di racchiudere in uno schema ciò che sembra essere la vera nemesi del progresso. Sarà forse utopico credere che se v'è progresso, esso deve seguire un andamento lineare, ma è distopico notare come la storia ci insegni che la più grande forza negatrice dell'evoluzione sociale è l'anacronismo storico che attanaglia chi in questa società ha il potere di fare. Ricordo che in una discussione sull'evoluzionismo, venne fuori il fatto che gli scienziati ci rivelavano che la nostre abitudini sociali avrebbero modificato(vista da oggi, mutilavano)perfino la morfologia umana. Evoluzione e regressione, persero lentamente significato per me, anche in un ambito nel quale non era impossibile discernerli, e qui il progresso mi da la stessa idea.. Voglio dire, se se conosco la meta del mio viaggio, è facile per me dire se i mie passi vanno avanti, oppure in direzione opposta; a qual'è la meta dell'uomo? o ancor più difficile, qual'è la meta dell'umanità? Alla prima domanda abbiamo avuto tante risposte, sopratutto da scienza e filosofia, ovviamente nessuno conosce la verità, ma almeno possediamo possibilità; ma l'umanità cosa anela? Non ci sono moire o superuomini a indicarci la meta, e ci ritroviamo ancora una volta all'astrazione di un bivio, fato o volontà?Sempre che poi non vogliamo criticare il fatto, che i 3 tempi percepiti dall'uomo siano per così dire, una sua peculiarità.Tanta carne al fuoco.....e veramente poco arrosto. |
15-03-2008, 07.36.19 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Voglio proprio essere, almeno per una volta, possibilista, anche senza arrivare a pensare che questo sia il migliore dei mondi possibili: possibilista nei riguardi non solo della politica (che è già una difficile impresa!) ma perfino della religione, cioè, in particolare, della religione cristiana…..Sì perché effettivamente, se mettiamo a confronto passato e presente, un miglioramento pare si possa vedere anche qui. Dove sono infatti, oggi, i roghi pronti a bruciare gli eretici e magari anche coloro che, come Giordano Bruno, pensavano che la terra non fosse il centro dell’universo o, come Martin Lutero, che Dio non dovrebbe avere particolari ragioni per guardare benevolmente le colpe dei papi riconoscendo in loro i suoi incriticabili plenipotenziari? E non solo: i “no” della chiesa contro le teorie scientifiche non sono più così drastici, ma per così dire sfumati, limitandosi all’accusa di un generico relativismo rispetto alla fede inconcussa dei religiosi, mentre è passata di moda l’abitudine di ricorrere al termine dogma e, quanto al decalogo, forse si pensa che dopo tutto non basta di fronte a problemi che sono sorti a tanta distanza da Abramo e Mosé…..Dunque un progresso c’è, proprio nel campo più ostile alla storia, che è quello della religione. Purtroppo però questo avviene solo in una parte del mondo, e non c’è nessuna muraglia o cortina di ferro a dividerci dall’altra parte.
Allora, per riassumere: niente progresso per quanto riguarda la vita di tutti i giorni – la propensione ad assassinii, frodi e rapine, cioè la quantità di lupinità presente negli individui - e un miglioramento (dovuto però non tanto a noi uomini quanto a una specie di provvidenza superiore a pontefici e re) in ciò che riguarda politica e religione, almeno nella parte di geografia che ci è stata concessa. Alla fine, è un progresso o no? (Quanto al problema fondamentale che poni, TheDruid, cioè che per rispondere alla domanda se c'è o non c'è progresso, bisognerebbe conoscere quale è la meta dell'uomo, vorrei suggerire un momento di pausa come ho fatto, un po' furbescamente, a proposito del problema dell'eterno ritorno). |