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03-11-2011, 13.37.42 | #34 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
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Tuttavia ciò che già è stato fatto realizzando un progresso rispetto al passato, non credo sia da butttar via. Certo poteva capitare una linea migliore e piu' efficace, piu' conforme alla nostre esigenze di oggi, ma vai a pensarci! Citazione:
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03-11-2011, 17.15.00 | #35 |
Ospite
Data registrazione: 28-10-2011
Messaggi: 3
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Tempo 2011. Hai toccato due tasti importantissimi: l'aumento della popolazione e l'idea di sviluppo ecocompatibile.
Però vorrei volgere un po' lo sguardo al passato per osservare che se non mi sbaglio l'idea di progresso è recente; direi che nasce con la modernità (1600). Prima nessuno si sognava che l'umanità dovesse progredire. Lo stesso Leonardo penso ignorasse questo concetto: le sue invenzioni erano finalizzate a stupire e a accreditarlo presso i potenti, non certo a far progredire l'umanità, tant'è che le ha sempre tenute nascoste e sono state scoperte molto tempo dopo. Con la modernità hanno cominciato ad affermarsi visioni ideali verso cui l'umanità dovrebbe tendere, progredendo, appunto. Si è trattato evidentemente di un'impostazione metafisica, in quanto basata sul dualismo fra il mondo reale e quello immaginato. In tale quadro il progresso è stato soprattutto scientifico e tecnologico, direi. Oggi ci troviamo di fronte ad aspetti macroscopici che minacciano la prosecuzione di tale standard: l'aumento spropositato della popolazione, dell'inquinamento, e aggiungerei l'allontanamento dell'uomo dal proprio lavoro, svolto essenzialmente attraverso reti di comunicazione. Se tutto ciò può avere l'apparenza di una diagnosi, ben altra cosa è immaginare la cura, anche perchè io penso che certi fenomeni vadano al di là delle reali possibilità di controllo umano. E' tuttavia certamente importante che si diffondano modi di vedere orientati al recupero di comportamenti e valori di cui il cosiddetto progresso ha fatto carta straccia. Si può anche immaginare - non so se la visione è ottimistica - che l'umanità cessi di aumentare!!! Perchè dovrebbe aumentare sempre? Tutti i fenomeni naturali sono ciclici.. e magari sorgono problemi maggiori... Va be', chi vivrà vedrà. |
03-11-2011, 21.02.22 | #36 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
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04-11-2011, 02.04.48 | #37 | ||
fuori dal branco è bello
Data registrazione: 10-08-2011
Messaggi: 101
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
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Si, dedicarsi alla conoscenza di questo strumento è fondamentale. Citazione:
Sono daccordo nel prendere in considerazione gli stati emotivi dell'individuo, ma aggiungo che le miserie sono per buona parte anche frutto di un interesse capitalista. Quale ipotesi ? |
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04-11-2011, 02.48.56 | #38 | |
fuori dal branco è bello
Data registrazione: 10-08-2011
Messaggi: 101
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
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Non esiste la necessità nell'evoluzione, ma la causalità (mi correggo). Se di creazione si trattasse, necesserei di determinate condizioni. Volevo solo dire che non so dove possa portare la meditazione nel lungo periodo, se possa favorire benefici fisici e intellettivi. Ok, non è vero che non dimostrerebbe un bel niente, l'autosostenibilità è importante. |
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04-11-2011, 03.03.01 | #39 | |
fuori dal branco è bello
Data registrazione: 10-08-2011
Messaggi: 101
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Citazione:
Chi ha capito ? Te lo chiedo perchè ci sono moltissimi praticanti di meditazione, di varia natura, in tutto il mondo, oltretutto ci sono dei fisici quantistici , non ricordo i nomi, che hanno lasciato la scienza per dedicarsi al loro "eventuale" spirito. Forse quelli meno bravi in matematica |
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04-11-2011, 22.15.43 | #40 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
Messaggi: 173
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Citazione:
Non so. Non c'entra nulla con l'argomento. Sarò breve.Premetto che si tratta di un'eresia. Innanzitutto l'aspetto principale di qualsiasi linguaggio naturale è dato più che dalla produzione dalla traduzione. Secondo me l'uomo è diventato uomo da quando si è accorto, interagendo casualmente, benché affascinato, che era la legna a tenere in vita il fuoco. Cioè, l'essere umano prima di interagire col fuoco non era un homo sapiens, o sapiens sapiens. Nel momento in cui ha capito che era la legna a mantenerlo in vita sarebbe rimasto vincolato a quella cultura. Tale cultura avrebbe a poco a poco instillato il culto dell'aspettativa che in un certo senso rappresenterebbe l'idea del tempo futuro. Gli accidenti che si creerebbero coltivando la cultura del fuoco fornirebbero un gran numero di eventi che farebbero anche emergere l'ambiguità più o meno velata del fatto che non sarebbe sempre chiaro se un individuo desideri il fuoco per voluttà o sicurezza. E' chiaro poi che in questo contesto emerga la necessità, non la volontà, di distinguere i vari eventi tramite l'astrazione verbale. Col senno di poi, nel senso che la legna e il fuoco avrebbero soddisfatto le mie problematiche, il mio cruccio nei confronti del linguaggio era quello di trovare una spiegazione per il fenomeno della condivisione dei significati degli eventi. Tanto per capirci, una scimmia non può mettersi d'accordo con un'altra scimmia per comunicare la presenza di un certo pericolo. Allora come farà a capire? Premesso che certe conoscenze possano essersi sedimentate nell'impianto genetico, io penso che prescindendo dal vero significato dei suoni che le scimmie o altri animali usano emettere, se di fatto questi possono produrre determinati comportamenti negli individui che li odono, ovvero siano per loro significativi, sarà perché costoro sanno cosa succederà in prossimità di quei gesti linguistici (ma non solo linguistici) uditi; si tratterà cioè di una questione di traduzione, di interpretazione, che, se da un lato si manifesta come interpretazione di un punto quale può esserlo un suono, un’immagine o anche un profumo, di fatto poi tale punto rappresenterebbe la battuta che dà l’incipit evocativo (la comparsa del nemico per esempio) per qualcosa che giace nella loro memoria … sarebbe la memoria quindi la depositaria del significato di un evento ... Se d’altra parte possa esistere una specifica volontà a segnalare un qualsiasi evento tramite un gesto linguistico, tale volontà sarebbe in subordine al fatto che l’individuo “si accorga” di sé stesso, atto che in ultima analisi potrà sempre essere implicato nell’ambito dell’interpretazione ambientale qualora si ammetta che quell’individuo si sia in fondo “accorto” che gli altri reagiscono alla sua stimolazione sonora. Perchè il vocabolario delle scimmie non aumenterebbe? Perchè la cultura del fuoco possiede intrinsecamente la potenzialità di ampliare il numero di eventi emotivamente interessanti. Se non altro potrete farvi delle risate. Ciao |
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