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08-12-2011, 20.57.15 | #54 |
prof
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Questa discussione si è veramente infuocata (in senso buono, però), Ho gia fatto un mio breve intervento in precedenza con un mio punto di vista di massima.
Io credo nel Progresso largamente inteso, peccato che una definizione esauriente o almeno soddisfacente di questo termine sia difficilissima da formulare, neppure approssimativamente. Comunemente il termine "progresso" viene interpretato in senso economico o economico-sociale, molti, a ragione, non sono -o non lo sono più- d'accordo con una definizione di questo tipo a motivo del fatto che, per quanto comunemente si crede, un tale sviluppo sembra scontrarsi con la limitatezza delle risorse dell'ambiente terrestre. Hanno più che ragione. Tuttavia ho appena detto che ci manca una sicura definizione del termine "progresso" ed è proprio qui che casca l'asino perchè tutta qui sta la chiave del problema. Io sono più che convinto il Progresso debba leggersi in chiave socio-culturale-spirituale, ma ciò non ci facilita assolutamente il compito. Perchè dico questo, anzi su quali basi lo sostengo, sia pure con tutte le incertezze del caso? Lo sostengo guardando allo sviluppo sociale nella storia dell'umanità -tenuto ovviamente conto degli alti e bassi degli episodi storici- rappresentato dal riconoscimento, valida almeno in buona parte del mondo occidentale -ma non solo-, dell'uguaglianza di fondo delle persone e dei sessi, da cui è derivata almeno la messa in discussione della schiavitù. Non mi dilungo in un siffatto elenco, ma spero che abbia sufficientemente accennato a cosa probabilmente possa essere approssimato al vero significato della parole "Progresso". |
09-12-2011, 19.41.38 | #55 | |
prof
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
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15-01-2012, 12.22.29 | #56 |
Moderatore
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Progredire implica il concetto di movimento di qualche cosa da e verso qualche cosa d'altro in un senso ben definito; per comprendere il significato di progresso di una civilta' bisognerebbe , quindi, essere concordi su cio' che si muove , su cio' verso cui si tende, e sul senso della direzione da mantenere; la civilta' occidentale affonda le sue radici piu' recenti nel cristianesimo e nell'umanesimo, quindi mi pare chiaro che anche l'ateo crocianamente cristiano individui sempre nei valori di liberta', uguaglianza e solidarieta' la base di ogni progresso sociale..., ed identifichi nell'illuministico mezzo della conoscenza scientifica il mezzo ideale per perseguire quei valori.
Noi occidentali laici dobbiamo solamente chiederci se questa interpretazione di progresso abbia valore universale per tutti gli uomini, o se non sia solo uno dei tanti modi ugualmente giusti di vedere il mondo; ovviamente, per chi come me non crede al relativismo dei valori dell'umanesimo e del cristianesimo, il progresso e' tutto cio' che e' stato detto fin qui in questa discussione ; pero' concedo rispettosamente al mio intelletto il dubbio tollerante che qualche altra civilta' possa interpretare il mio concetto di progresso a suo modo, anche se apparentemente inconcepibile nel mio sistema di valori. Andrea |
31-01-2012, 13.26.20 | #57 |
Ospite abituale
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"
Progresso è un concetto di movimento, come suggerito da post precedenti e quindi si tratta di capire quale forza sottointende e se ha un senso di marcia.
Provo a ipotizzare tre “forze” sociali ( almeno per ora non entro nel tentativo di definirlo in termini spirituali o esistenziali o “naturali): tecnologia, economia, organizzazione sociale ( politica, ecc.) Parto dall’epoca greca e leggo che viene teorizzata la democrazia, si comincia a pensare all’atomo e siamo passati da economie basate sul baratto ad economie di scambio con monete. E veniamo all’oggi dove si continua a parlare di democrazia e di tutti i vari problemi che coinvolge la gestone del sociale-economico. L’economia è , per così dire, ingegnerizzata, inventando forme di finanziamento addirittura più virtuale che reale e siamo alla lobalizzazione. La tecnologia è cresciuta a ritmi vertiginosi negli ultimi due secoli. Quindi: la tecnologia è inarrestabile segue ritmi geometrici di sviluppo; è uno strumento e non un fine ed ha ricadute nell’economia e nel sociale. L’economia si è globalizzata ed ha ritmi a “strappo” nelle sue ciclicità di ascesa e discesa, di accumulazione e di distribuzione della ricchezza. La politica, come ente che deve gestire il sociale lo esegue a ritmi inferiori rispetto sia all’economia che alla tecnologia. I ritmi incalzanti di questi ultimi la pongono in posizione di stress, nel senso che il tempo del decidere è troppo lento rispetto ad una realtà che muta continuamente ,che a vecchi dilemmi irrisolti ( la coniugazione nel concreto, nel sociale di valori come libertà, giustizia, uguaglianza) se ne aggiungono altri urgenti. Una riforma dura poco perché la realtà muta sempre più velocemente e la globalizzazione dei mercati pone lo iato fra organizzazioni politiche frammentarie ad una economia transnazionale senza barriere doganali. Si comunica con il mondo , ma lo si vive con paura, perché sradica le vecchie culture, da quella agricola contadina a quella operaia industriale fino quella finanziaria senza volto. Le comunicazioni e le grandi migrazioni umane porteranno a sincretismi culturali, ma in stati di crisi economiche l’”altrui” viene vissuto come competitore e non come opportunità (razzismi , ecc). Manca una morale o etica condivisa da tutte le culture e in mancanza di essa vince il modello economico del più forte. Le culture indiane e cinesi vivono le prime fasi del capitalismo , con tutte le opportunità materiali e tutte le contraddizioni umane, tutto questo a ritmi vertiginosi ( parliamo fra India e Cina di circa 2,5 miliarid di persine su un totale di 7). Il pericolo più grande è che i know how tecnologici determinano le spinte al potere. Le crescite dettate dai ritmi dei nuovi paesi emergenti li porranno sempre più in condizioni di spartizione del potere mondiale , sui tavoli che contano. La diffusione di tecnologie militari porranno dei limiti di deterrenza, ma chi li controlla se non sono condivisi già in partenza i valori, organismi internazionali comandati di fatto da coloro che hanno attualmente il potere economico e militare che hanno sviluppato grazie alla propria economia fondata sulla sperequazione della distribuzione delle risorse e delle ricchezze? Questa è una fase storica non di poco conto, perché le civiltà americane ed europee sono nel ciclo calante mentre crescono nuove aree geografiche. Fino a qualche decennio fa, si diceva che gli indici di civiltà erano dati dall’organizzazione e gestione della scuola, sanità e la giustizia. Da qualche decennio la politica fa solo finanza, si occupa di prodotto interno lordo e debito pubblico, come se lo stato fosse nato come concetto per esigenze amministartive, come un condominio. Ci troviamo nella situazione che gli stati governano sulla sommatoria algebrica dell’interesse privato, ma chi ha detto che il bene comune è dato dalla sommatoria degli interessi privati? E così , sempre da qualche decennio, è stata praticata la teoria neocontrattualistica e neocorporitaristica, proprio quello che sta cercando di abbattere il governo Monti. Ma dove andremo, su quale speranza di futuro in un sistema che ha perso il concetto di progresso? Manca un’ utopia, una necessità di andare oltre le definizioni dell'economia di scambio. Siamo sicuri di vivere più felicemente di un indigeno dell’Amazzonia? Manca un nuovo indicatore per potere coniugare nella realtà il concetto di progresso . Una morale che acquisisca i valori e li rispetti deve iniziare da un concetto “primitivo”: il rispetto della vita, di qualunque vita e di una condizione di opportunità: “Conviene vivere con il mio vicino in maniera pacifica e solidale ,piuttosto che vivere nella continua minaccia e timore di liti” Diversamente vincerà la legge della giungla che ci viene dall’antichità ,con una differenza che oggi ci sono alcune parvenze di semafori, ma cosa importa , tanto passano tutti con il rosso. Di una cosa sono sicuro: il progresso come la storia la facciamo noi, attivamente o passivamente, interagendo o lasciando fare. |
03-02-2012, 10.05.22 | #58 | |
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08-02-2012, 01.00.19 | #59 | |
Ospite abituale
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27-10-2012, 18.50.28 | #60 | |
prof
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