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Vecchio 29-11-2011, 00.56.08   #51
mariodic
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Data registrazione: 28-05-2011
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Cos'è il "progresso"? Se formulassi una definizione sarebbe comunque una definizione relativa al contesti in cui l'Ossevatore -che è colui che la dà, la formula la nega o accetta la definizione stessa. Ma l'argomento di questa discussione del forum penso miri più in alto, voglio dire, verso una defunizione assoluta (almeno nelle intenzioni). Concludo, con ciò, che solo l'Osservatore universale -cioè l'IO- sia in grado ti impostare una definizione di "progresso" secondo la direzione tendenziale del suo sforzo tendenziale attesa come complessivamente "positiva" o "favorevole" per gli obiettivi dell'Osservatore medesimo.
mariodic is offline  
Vecchio 29-11-2011, 21.07.14   #52
manu6595
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Data registrazione: 24-11-2011
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Al progresso io dico sicuramente sì. Ma oggi ,più che di un progresso di tipo industriale ma umanistico,razionale ed intellettuale. Oggi siamo abituati alla mediocrità e, invece dovremmo rivalutare ovvietà e poi elevarci in qualcosa di più utile ed adatto alla mente umana. oggi gli intellettuali devono essere oratori,filosofi,guide, diffusori di cultura ecc....
l progresso è in evitabile. Non possiamo pensare di rimanere invariati.
la filosofia di Eraclito ne è la prova.
manu6595 is offline  
Vecchio 30-11-2011, 08.35.21   #53
Tempo2011
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Citazione:
manu6595
Al progresso io dico sicuramente sì. Ma oggi, più che di un progresso di tipo industriale, vorrei quello umanistico, razionale ed intellettuale. Oggi siamo abituati alla mediocrità, mentre invece dovremmo rivalutare l'ovvietà e poi elevarci in qualcosa di più utile ed adatto alla mente umana. oggi gli intellettuali devono essere oratori, filosofi, guide, diffusori di cultura ecc..
l progresso è in'evitabile. Non possiamo pensare di rimanere invariati.
la filosofia di Eraclito ne è la prova.
Nel tuo assunto, mi sembra di aver compreso che, il progresso tecnico sia avanzato mentre quello umano è rimasto invariato? Personalmente condivido questo punto di vista, però non riesco a comprendere perché questo sia accaduto. In pratica, secondo te, che cosa è che dovremmo rivalutare per rimettere in moto l'evoluzione riguardante i rapporti umanitari e sociali. Ciao.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 08-12-2011, 20.57.15   #54
mariodic
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Questa discussione si è veramente infuocata (in senso buono, però), Ho gia fatto un mio breve intervento in precedenza con un mio punto di vista di massima.
Io credo nel Progresso largamente inteso, peccato che una definizione esauriente o almeno soddisfacente di questo termine sia difficilissima da formulare, neppure approssimativamente. Comunemente il termine "progresso" viene interpretato in senso economico o economico-sociale, molti, a ragione, non sono -o non lo sono più- d'accordo con una definizione di questo tipo a motivo del fatto che, per quanto comunemente si crede, un tale sviluppo sembra scontrarsi con la limitatezza delle risorse dell'ambiente terrestre. Hanno più che ragione. Tuttavia ho appena detto che ci manca una sicura definizione del termine "progresso" ed è proprio qui che casca l'asino perchè tutta qui sta la chiave del problema. Io sono più che convinto il Progresso debba leggersi in chiave socio-culturale-spirituale, ma ciò non ci facilita assolutamente il compito. Perchè dico questo, anzi su quali basi lo sostengo, sia pure con tutte le incertezze del caso? Lo sostengo guardando allo sviluppo sociale nella storia dell'umanità -tenuto ovviamente conto degli alti e bassi degli episodi storici- rappresentato dal riconoscimento, valida almeno in buona parte del mondo occidentale -ma non solo-, dell'uguaglianza di fondo delle persone e dei sessi, da cui è derivata almeno la messa in discussione della schiavitù. Non mi dilungo in un siffatto elenco, ma spero che abbia sufficientemente accennato a cosa probabilmente possa essere approssimato al vero significato della parole "Progresso".
mariodic is offline  
Vecchio 09-12-2011, 19.41.38   #55
mariodic
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Citazione:
Originalmente inviato da Tempo2011
Nel tuo assunto, mi sembra di aver compreso che, il progresso tecnico sia avanzato mentre quello umano è rimasto invariato? Personalmente condivido questo punto di vista, però non riesco a comprendere perché questo sia accaduto. In pratica, secondo te, che cosa è che dovremmo rivalutare per rimettere in moto l'evoluzione riguardante i rapporti umanitari e sociali. Ciao.
Caro tempo2011, cosa posso dire, hai ragione, almeno ne hai in senso molto ampio; a livello di dettaglio, io come te, non potremmo aggiungere molto di più se non che prendere modestamente atto- e comportarci in conseguenza- della enorme difficoltà di definire il significato assoluto del termine "Progresso"; tuttavia, piuttosto che cincillarci soddisfatti nella presa d'atto della comune incapacità di muoverci ed indicare, invece, vie che ci traggano significativamente fuori dall'incapacità di muoverci, direi di aver almeno il coraggio di dire che il Progresso non può che sostanzialmente coinvolgere i soliti concetti (difficilissimi e contraddittori nei loro dettagli esplicativi) di Amore, Spiritualità e sviluppo della Conoscenza, termine, quest'ultimo, di iperdifficilissimo intendimento. Intuitivamente sentiamo che questo complesso termine "Conoscenza" alluda ad una grandezza "semifisica" misurabile molto attinente al concetto fisico di "energia", però non abbiamo idea di come possa misurarsi in senso assoluto (forse lo è solo in senso relativo e comparativo come è il caso, assolutamente empirico, della "probabilità"). Il giorno che sapessimo trovare una metrica per la musura assoluta della grandezza "Conoscenza" avremmo finalmete in pugno ciò che è un mito storica della scienza moderna: nientemeno che la Teoria del Tutto!. Che Dio ce ne renda degni (questa è una frase fatta).
mariodic is offline  
Vecchio 15-01-2012, 12.22.29   #56
and1972rea
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Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Progredire implica il concetto di movimento di qualche cosa da e verso qualche cosa d'altro in un senso ben definito; per comprendere il significato di progresso di una civilta' bisognerebbe , quindi, essere concordi su cio' che si muove , su cio' verso cui si tende, e sul senso della direzione da mantenere; la civilta' occidentale affonda le sue radici piu' recenti nel cristianesimo e nell'umanesimo, quindi mi pare chiaro che anche l'ateo crocianamente cristiano individui sempre nei valori di liberta', uguaglianza e solidarieta' la base di ogni progresso sociale..., ed identifichi nell'illuministico mezzo della conoscenza scientifica il mezzo ideale per perseguire quei valori.
Noi occidentali laici dobbiamo solamente chiederci se questa interpretazione di progresso abbia valore universale per tutti gli uomini, o se non sia solo uno dei tanti modi ugualmente giusti di vedere il mondo; ovviamente, per chi come me non crede al relativismo dei valori dell'umanesimo e del cristianesimo, il progresso e' tutto cio' che e' stato detto fin qui in questa discussione ; pero' concedo rispettosamente al mio intelletto il dubbio tollerante che qualche altra civilta' possa interpretare il mio concetto di progresso a suo modo, anche se apparentemente inconcepibile nel mio sistema di valori.

Andrea
and1972rea is offline  
Vecchio 31-01-2012, 13.26.20   #57
paul11
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Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Progresso è un concetto di movimento, come suggerito da post precedenti e quindi si tratta di capire quale forza sottointende e se ha un senso di marcia.
Provo a ipotizzare tre “forze” sociali ( almeno per ora non entro nel tentativo di definirlo in termini spirituali o esistenziali o “naturali): tecnologia, economia, organizzazione sociale ( politica, ecc.)
Parto dall’epoca greca e leggo che viene teorizzata la democrazia, si comincia a pensare all’atomo e siamo passati da economie basate sul baratto ad economie di scambio con monete.
E veniamo all’oggi dove si continua a parlare di democrazia e di tutti i vari problemi che coinvolge la gestone del sociale-economico.
L’economia è , per così dire, ingegnerizzata, inventando forme di finanziamento addirittura più virtuale che reale e siamo alla lobalizzazione.
La tecnologia è cresciuta a ritmi vertiginosi negli ultimi due secoli.
Quindi: la tecnologia è inarrestabile segue ritmi geometrici di sviluppo; è uno strumento e non un fine ed ha ricadute nell’economia e nel sociale.
L’economia si è globalizzata ed ha ritmi a “strappo” nelle sue ciclicità di ascesa e discesa, di accumulazione e di distribuzione della ricchezza.
La politica, come ente che deve gestire il sociale lo esegue a ritmi inferiori rispetto sia all’economia che alla tecnologia. I ritmi incalzanti di questi ultimi la pongono in posizione di stress, nel senso che il tempo del decidere è troppo lento rispetto ad una realtà che muta continuamente ,che a vecchi dilemmi irrisolti ( la coniugazione nel concreto, nel sociale di valori come libertà, giustizia, uguaglianza) se ne aggiungono altri urgenti. Una riforma dura poco perché la realtà muta sempre più velocemente e la globalizzazione dei mercati pone lo iato fra organizzazioni politiche frammentarie ad una economia transnazionale senza barriere doganali.

Si comunica con il mondo , ma lo si vive con paura, perché sradica le vecchie culture, da quella agricola contadina a quella operaia industriale fino quella finanziaria senza volto. Le comunicazioni e le grandi migrazioni umane porteranno a sincretismi culturali, ma in stati di crisi economiche l’”altrui” viene vissuto come competitore e non come opportunità (razzismi , ecc).

Manca una morale o etica condivisa da tutte le culture e in mancanza di essa vince il modello economico del più forte.
Le culture indiane e cinesi vivono le prime fasi del capitalismo , con tutte le opportunità materiali e tutte le contraddizioni umane, tutto questo a ritmi vertiginosi ( parliamo fra India e Cina di circa 2,5 miliarid di persine su un totale di 7).

Il pericolo più grande è che i know how tecnologici determinano le spinte al potere. Le crescite dettate dai ritmi dei nuovi paesi emergenti li porranno sempre più in condizioni di spartizione del potere mondiale , sui tavoli che contano. La diffusione di tecnologie militari porranno
dei limiti di deterrenza, ma chi li controlla se non sono condivisi già in partenza i valori, organismi internazionali comandati di fatto da coloro che hanno attualmente il potere economico e militare che hanno sviluppato grazie alla propria economia fondata sulla sperequazione della distribuzione delle risorse e delle ricchezze? Questa è una fase storica non di poco conto, perché le civiltà americane ed europee sono nel ciclo calante mentre crescono nuove aree geografiche.

Fino a qualche decennio fa, si diceva che gli indici di civiltà erano dati dall’organizzazione e gestione della scuola, sanità e la giustizia. Da qualche decennio la politica fa solo finanza, si occupa di prodotto interno lordo e debito pubblico, come se lo stato fosse nato come concetto per esigenze amministartive, come un condominio.
Ci troviamo nella situazione che gli stati governano sulla sommatoria algebrica dell’interesse privato, ma chi ha detto che il bene comune è dato dalla sommatoria degli interessi privati? E così , sempre da qualche decennio, è stata praticata la teoria neocontrattualistica e neocorporitaristica, proprio quello che sta cercando di abbattere il governo Monti. Ma dove andremo, su quale speranza di futuro in un sistema che ha perso il concetto di progresso?
Manca un’ utopia, una necessità di andare oltre le definizioni dell'economia di scambio. Siamo sicuri di vivere più felicemente di un indigeno dell’Amazzonia?
Manca un nuovo indicatore per potere coniugare nella realtà il concetto di progresso . Una morale che acquisisca i valori e li rispetti deve iniziare da un concetto “primitivo”: il rispetto della vita, di qualunque vita e di una condizione di opportunità: “Conviene vivere con il mio vicino in maniera pacifica e solidale ,piuttosto che vivere nella continua minaccia e timore di liti”
Diversamente vincerà la legge della giungla che ci viene dall’antichità ,con una differenza che oggi ci sono alcune parvenze di semafori, ma cosa importa , tanto passano tutti con il rosso.
Di una cosa sono sicuro: il progresso come la storia la facciamo noi, attivamente o passivamente, interagendo o lasciando fare.
paul11 is offline  
Vecchio 03-02-2012, 10.05.22   #58
Tempo2011
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Riferimento: Una parola sfortunata: "progresso"

Citazione:
paul11
Progresso è un concetto di movimento, come suggerito da post precedenti e quindi si tratta di capire quale forza sottointende e se ha un senso di marcia.
Provo a ipotizzare tre “forze” sociali ( almeno per ora non entro nel tentativo di definirlo in termini spirituali o esistenziali o “naturali): tecnologia, economia, organizzazione sociale ( politica, ecc.)
Parto dall’epoca greca e leggo che viene teorizzata la democrazia, si comincia a pensare all’atomo e siamo passati da economie basate sul baratto ad economie di scambio con monete.
E veniamo all’oggi dove si continua a parlare di democrazia e di tutti i vari problemi che coinvolge la gestone del sociale-economico.
L’economia è , per così dire, ingegnerizzata, inventando forme di finanziamento addirittura più virtuale che reale e siamo alla lobalizzazione.
La tecnologia è cresciuta a ritmi vertiginosi negli ultimi due secoli.
Quindi: la tecnologia è inarrestabile segue ritmi geometrici di sviluppo; è uno strumento e non un fine ed ha ricadute nell’economia e nel sociale.
L’economia si è globalizzata ed ha ritmi a “strappo” nelle sue ciclicità di ascesa e discesa, di accumulazione e di distribuzione della ricchezza.
La politica, come ente che deve gestire il sociale lo esegue a ritmi inferiori rispetto sia all’economia che alla tecnologia. I ritmi incalzanti di questi ultimi la pongono in posizione di stress, nel senso che il tempo del decidere è troppo lento rispetto ad una realtà che muta continuamente ,che a vecchi dilemmi irrisolti ( la coniugazione nel concreto, nel sociale di valori come libertà, giustizia, uguaglianza) se ne aggiungono altri urgenti. Una riforma dura poco perché la realtà muta sempre più velocemente e la globalizzazione dei mercati pone lo iato fra organizzazioni politiche frammentarie ad una economia transnazionale senza barriere doganali.

Si comunica con il mondo , ma lo si vive con paura, perché sradica le vecchie culture, da quella agricola contadina a quella operaia industriale fino quella finanziaria senza volto. Le comunicazioni e le grandi migrazioni umane porteranno a sincretismi culturali, ma in stati di crisi economiche l’”altrui” viene vissuto come competitore e non come opportunità (razzismi , ecc).

Manca una morale o etica condivisa da tutte le culture e in mancanza di essa vince il modello economico del più forte.
Le culture indiane e cinesi vivono le prime fasi del capitalismo , con tutte le opportunità materiali e tutte le contraddizioni umane, tutto questo a ritmi vertiginosi ( parliamo fra India e Cina di circa 2,5 miliarid di persine su un totale di 7).

Il pericolo più grande è che i know how tecnologici determinano le spinte al potere. Le crescite dettate dai ritmi dei nuovi paesi emergenti li porranno sempre più in condizioni di spartizione del potere mondiale , sui tavoli che contano. La diffusione di tecnologie militari porranno
dei limiti di deterrenza, ma chi li controlla se non sono condivisi già in partenza i valori, organismi internazionali comandati di fatto da coloro che hanno attualmente il potere economico e militare che hanno sviluppato grazie alla propria economia fondata sulla sperequazione della distribuzione delle risorse e delle ricchezze? Questa è una fase storica non di poco conto, perché le civiltà americane ed europee sono nel ciclo calante mentre crescono nuove aree geografiche.

Fino a qualche decennio fa, si diceva che gli indici di civiltà erano dati dall’organizzazione e gestione della scuola, sanità e la giustizia. Da qualche decennio la politica fa solo finanza, si occupa di prodotto interno lordo e debito pubblico, come se lo stato fosse nato come concetto per esigenze amministartive, come un condominio.
Ci troviamo nella situazione che gli stati governano sulla sommatoria algebrica dell’interesse privato, ma chi ha detto che il bene comune è dato dalla sommatoria degli interessi privati? E così , sempre da qualche decennio, è stata praticata la teoria neocontrattualistica e neocorporitaristica, proprio quello che sta cercando di abbattere il governo Monti. Ma dove andremo, su quale speranza di futuro in un sistema che ha perso il concetto di progresso?
Manca un’ utopia, una necessità di andare oltre le definizioni dell'economia di scambio. Siamo sicuri di vivere più felicemente di un indigeno dell’Amazzonia?
Manca un nuovo indicatore per potere coniugare nella realtà il concetto di progresso . Una morale che acquisisca i valori e li rispetti deve iniziare da un concetto “primitivo”: il rispetto della vita, di qualunque vita e di una condizione di opportunità: “Conviene vivere con il mio vicino in maniera pacifica e solidale ,piuttosto che vivere nella continua minaccia e timore di liti”
Diversamente vincerà la legge della giungla che ci viene dall’antichità ,con una differenza che oggi ci sono alcune parvenze di semafori, ma cosa importa , tanto passano tutti con il rosso.
Di una cosa sono sicuro: il progresso come la storia la facciamo noi, attivamente o passivamente, interagendo o lasciando fare.
Tutto condivisibile e da sottoscrivere; però poi mi domando: è mai possibile che l'uomo debba perire solo perché ha paura della vita? Possibile che in milioni di anni non abbia trovato un appiglio che lo renda meno egoista e più socialmente utile? Possibile che in tutti questi milioni di anni abbiamo ancora dei Bossi che si vogliono coltivare il proprio orticello, non comprendendo che dopo due anni si morirebbero tutti di fame e d'inedia? Affermo questo, poiché non c’è dubbio che le incognite della vita generino paura e da queste nasca l'egoismo. In effetti, però, quanto potrà durare quest’accaparramento del reddito da parte dell' 1% per cento, a sfavore del 99%? Io non lo so, ma credo che quando si muoverà veramente questo 99%, non ci saranno più resti per nessuno e tutto andrà allo sfacelo. Di fatto, la storia insegna che dalle rivoluzioni violente sono nate sempre altre classi di privilegiati che hanno continuato il percorso di quelli decapitati. Per finire: che cosa dovremmo fare per cambiare la situazione? Io sarei propenso per una rivoluzione democratica, perché soltanto con la ragione e il controllo passo per passo si possono eliminare i privilegi illegittimi e arroganti, sopra di tutto quelli che si sono accaparrati i politici, i parassiti, e quelli degli industriali furbetti.
Tempo2011 is offline  
Vecchio 08-02-2012, 01.00.19   #59
Tempo2011
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mariodic

Caro tempo2011, cosa posso dire, hai ragione, almeno ne hai in senso molto ampio; a livello di dettaglio, io come te, non potremmo aggiungere molto di più se non che prendere modestamente atto- e comportarci in conseguenza- della enorme difficoltà di definire il significato assoluto del termine "Progresso"; tuttavia, piuttosto che cincillarci soddisfatti nella presa d'atto della comune incapacità di muoverci ed indicare, invece, vie che ci traggano significativamente fuori dall'incapacità di muoverci, direi di aver almeno il coraggio di dire che il Progresso non può che sostanzialmente coinvolgere i soliti concetti (difficilissimi e contraddittori nei loro dettagli esplicativi) di Amore, Spiritualità e sviluppo della Conoscenza, termine, quest'ultimo, di iperdifficilissimo intendimento. Intuitivamente sentiamo che questo complesso termine "Conoscenza" alluda ad una grandezza "semifisica" misurabile molto attinente al concetto fisico di "energia", però non abbiamo idea di come possa misurarsi in senso assoluto (forse lo è solo in senso relativo e comparativo come è il caso, assolutamente empirico, della "probabilità"). Il giorno che sapessimo trovare una metrica per la musura assoluta della grandezza "Conoscenza" avremmo finalmete in pugno ciò che è un mito storica della scienza moderna: nientemeno che la Teoria del Tutto!. Che Dio ce ne renda degni (questa è una frase fatta).
Caro Mario, è passato più di un mese da questo tuo post e, una volta letto, l'ho condiviso al punto da ritenere superflua una mia risposta. In seguito, riflettendo meglio, da quello che affermi, mi sembra che il problema potrebbe non risolversi al momento della conoscenza, poiché per farlo dovremmo arrivarci in modo globale. Ovvero: non sarebbe sufficiente che vi arrivino solo dei gruppi sparsi, poiché anche se dovessimo arrivare a comprendere la teoria del tutto, non sarebbe sufficiente che la comprendano solo loro (Un po’ come è accaduto per la teoria della relatività che, dopo dieci anni solo tre scienziati, Einstein compreso, sapevano interpretarla). Salvo che non crediamo al pensiero di Stephen Hawking, il quale ha affermato che: " Se mai scopriremo una teoria completa, col tempo essa dovrà essere comprensibile a chiunque, e non solo a pochi scienziati. E allora tutti, filosofi, scienziati e gente comune, saranno in grado di partecipare alla discussione sul perché noi e l’universo esistiamo. Se riusciremo a trovare la risposta a questa domanda, avremo decretato il trionfo definitivo della ragione umana: giacché allora conosceremo la mente di Dio." Sinceramente, non so dirti se una scoperta simile potrebbe accelerare i tempi, ma fino ad ora abbiamo costatato che, tanti ignoranti muoiono e altrettanti ne nascono, come in un ciclo senza fine e senza speranza; poiché abbiamo appurato ché quello che paralizza l'evoluzione culturale su questa terra è l'egoismo umano.
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Vecchio 27-10-2012, 18.50.28   #60
mariodic
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Caro Mario, è passato più di un mese da questo tuo post e, una volta letto, l'ho condiviso al punto da ritenere superflua una mia risposta. In seguito, riflettendo meglio, da quello che affermi, mi sembra che il problema potrebbe non risolversi al momento della conoscenza, poiché per farlo dovremmo arrivarci in modo globale. Ovvero: non sarebbe sufficiente che vi arrivino solo dei gruppi sparsi, poiché anche se dovessimo arrivare a comprendere la teoria del tutto, non sarebbe sufficiente che la comprendano solo loro è l'egoismo umano.Ecc....
La marcia verso il sogno saper almeno puntare lo sguardo verso la Conoscenza assoluta dovrebbe passare per le tappe intermedie delle così dette Teorie del Tutto . Si comprende bene -almeno così penso- che, iniziando questa marcia dalla singolarità osservante, che chiamo "IO" ma che è cosa diversa dai comuneiio (che rispetto all'IO, sarebbe gli "altri), si comprende, dicevo, che l'assorbimento graduale dell'Universo, che contiene, gli altri comprende anche l'assorbimento di questi ultimi. Questo concetto di marcia verso la conoscenza può essere in qualche modo paragonato allo studio di un'equazione della fisica che contenga molti parametri e molte costanti, orbene il processo di avanzamento della ricerca in quel settore della fisica porta alla riduzione del numero dei parametri e delle costanti e la conseguente semplificazione dell'equazione in questione, il tutto con la piena soddisfazione intima del ricercatore. Un pre-assaggio di paradiso?
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