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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 13-03-2008, 19.15.25   #21
Noor
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Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

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Originalmente inviato da Koli
Mi sembra strano che tu l'abbia pensato. Il discorso del peccato originale è squisitamente religioso, visto che è stato sostenuto per tanto tempo dalla Chiesa.
Difatti "abbiamo" interpretato il significato di peccato originale traslandolo in errore,scissione,perdita dell'Unità,nascita della dualità dell'ego e così via..
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Vecchio 14-03-2008, 10.21.27   #22
albert
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

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Originalmente inviato da emmeci
Ed è qui lo strano e in fondo ironico monito che viene dallo scontro di religione e ragione, che proprio la religione, che accusa la ragione di relativismo, è succube del relativismo, non solo perché ci sono tante religioni, che si tagliano a fette la torta divina, ma perché qualunque religione degrada Dio, cioè l’assoluto, in un essere dotato di questi o questi altri attributi, trasformandolo da assoluto in relativo, mentre la laica ragione riconosce il dovere di essere relativa perché l’assoluto è al di là della sua portata, contro chi crede di averlo e di poterlo tenere per l’eternità.

Caro emmeci, vedo che continui a ritornare sul tuo punto centrale, che stai affrontando da innumerevoli punti di vista (spero che tu raccolga tutti i tuoi contributi al forum, potrebbe venire fuori un quadro interessante). Dunque, l’assoluto delle religioni è relativo, perché cerca di afferrarne gli attributi. L’assoluto che proponi tu è irraggiungibile, e quindi privo di attributi. Non posso che darti ragione.

Il mio punto di vista, però, è che se l’assoluto è irraggiungibile, possiamo farne a meno nella nostra visione del mondo. Ci sarà ancora da discuterne, credo
albert is offline  
Vecchio 14-03-2008, 11.37.47   #23
Noor
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

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Originalmente inviato da albert
Il mio punto di vista, però, è che se l’assoluto è irraggiungibile, possiamo farne a meno nella nostra visione del mondo.
Certo,potremo solo descriverne la mappa..che non sarà mai il Territorio..
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Vecchio 14-03-2008, 15.07.39   #24
emmeci
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

Credo, Albert, che se anche di notte dormiamo, il nostro essere continua a cercare ciò che io chiamo assoluto – anche perché intorno a noi l’intero universo continua in un’evoluzione che non si arresta e che è analoga a ciò che spinge noi a cercare (dicendo noi non mi riferisco solo a me e te, intellettuali e forse filosofi, ma a tutti, compresi gli uomini della strada e tanto più i poveri nello spirito) – un tendere all’assoluto che è cominciato ben prima di Adamo e di Eva…. Ma siamo noi che proiettiamo la nostra brama nell’universo, o è l’universo che condiziona noi? Fatto sta che è sempre un cercare, un aspirare, un bramare qualcosa che non raggiungiamo ma è sempre là – dove? dove arriveremo al momento dell’agonia? Dove arriverà la storia dell’uomo al termine del suo percorso? Dove arriverà l’universo quando avrà esaurito i suoi soli e la sua energia?
Quanto poi a identificare questo assoluto con Dio….forse tale identificazione è ipotizzabile, a patto che non si parli del Dio delle religioni, ma appunto di un Dio che è solo assoluto. D’altra parte, che si chiami Dio o Assoluto, che cosa cambia? Cambia forse il fatto che nel primo caso potrei essere ancora giudicato magari eretico ma religioso, e nell’altro ateo? La sola cosa per cui potrei ringraziare il Dio delle religioni è allora d’avermi fatto nascere nel XX secolo in una parte del mondo in cui non sembra esserci più inquisizione.
(N.B. Grazie delle tue calde parole, Albert: quanto alla pubblicazione di queste idee, beh puoi guardare, se vuoi, in www.mariocialfi.it: è vero però che il partecipare al forum costringe a confrontare le proprie idee con le idee degli altri e a gettare zavorra fuori dalla navicella che mi fa, qualche volta, volare troppo alto).
emmeci is offline  
Vecchio 14-03-2008, 16.17.54   #25
Noor
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

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Originalmente inviato da emmeci
Ma siamo noi che proiettiamo la nostra brama nell’universo, o è l’universo che condiziona noi? Fatto sta che è sempre un cercare, un aspirare, un bramare qualcosa che non raggiungiamo ma è sempre là – dove?
beh si..dopo che il "motore" si è messo in moto..
bisogna aspettare che per inerzia smetta da sè..
ma sin quando vola troppo alto e non atterra..
le domande rimarranno domande..
Buon Viaggio comunque..

pS:la risposta è la prima che hai detto..siamo noi che proiettiamo..
Noor is offline  
Vecchio 15-03-2008, 09.19.21   #26
albert
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Messaggi: 689
Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
puoi guardare, se vuoi, in www.mariocialfi.it: è vero però che il partecipare al forum costringe a confrontare le proprie idee con le idee degli altri e a gettare zavorra fuori dalla navicella che mi fa, qualche volta, volare troppo alto).

Caro emmeci, ho visto il tuo sito. Complimenti per i tuoi scritti! Sì, secondo me partecipare al forum è importantissimo per confrontare le proprie idee con quelle degli altri. Le idee, da sole, a volte avvizziscono. Questo forum, invece, secondo me è molto vitale
albert is offline  
Vecchio 19-03-2008, 22.40.34   #27
Flavio**61
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

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Originalmente inviato da Socrate78
Spesso mi chiedo quale messaggio l'autore del libro biblico del Genesi voglia darci affermando che il peccato dei nostri progenitori consisterebbe nell'aver mangiato il frutto della "conoscenza del bene e del male".
Normalmente la Chiesa insegna che quello fu un peccato di superbia, di disubbidienza verso Dio:infatti compiendo quel gesto Adamo ed Eva si pongono al di sopra di Dio stesso.
In realtà le cose sono molto più complicate:la conoscenza del bene e del male non è un fatto negativo, ma, al contrario, è la condizione senza la quale l'uomo sarebbe al pari degli animali, in balia degli istinti, senza libero arbitrio (se non conosci, non puoi scegliere ).
Di conseguenza Dio, proibendo di mangiare quel frutto, sembra quasi che abbia progettato un tipo di uomo felice ed immortale, ma privo di consapevolezza etica e ,quindi, assai simile ad un animale.
Ciò che sembra un grave peccato diventerebbe in quest'ottica un progresso pagato a caro prezzo, grazie al quale l'uomo è però diventato un essere dotato di libertà etica. Forse l'autore del Genesi non era consapevole dell'ambiguità del suo racconto e dei possibili risvolti filosofici di questa questione.
Secondo voi, qual'è l'interpretazione migliore di questo racconto? Perchè il Dio del Genesi (se è misericordioso e non geloso ) dovrebbe proibire una conoscenza che fa progredire l'uomo?
Credo che per dare risposte a questo sia necessaria una profonda riflessione….
Credo si debba tener conto anche del resto del racconto in cui è inserito questo del peccato..

I teologi sanno perfettamente che i primi 12 capitoli della Genesi sono di carattere mitico e come dice Noor possono essere visti come una parabola….

Un racconto per far capire un concetto …

Nella chiesa composta da clero e cristiani non clericali c’è un mix….alcuni sono per il racconto storico altri per il racconto mitico ….

Questi 12 capitoli sono il frutto di riflessioni sull’esistenza…

Oggi se vogliamo capire credo che si debba fare una profonda riflessione sulla nostra esistenza .

Ciao Flavio
Flavio**61 is offline  
Vecchio 28-03-2008, 04.54.33   #28
Crono80
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Messaggi: 189
Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

discussione affascinante e bei contributi di tutti

i vari dilemmi che pone il libro sacro dei giudei (e che pongono probabilmente anche altri testi che fondano religioni e teologie) se affrontati da un punto di vista logico e di buon senso portano solo al vuoto della contraddizione.

Una contraddizione ripeto e non un paradosso che, una volta sanato, può fare luce su aspetti e sfaccettature profonde di un oggetto del sapere che prima era visto in modo ingenuo.

In qsto caso specifico la cacciata dall'Eden a causa della voglia di "consocenza" sta a significare che il primo diavolo superbo è proprio Dio stesso che punisce gli Angeli ribelli e l'uomo colpevoli della sua stessa superbia che anela a conoscere il senso del male e del bene (che possiamo sublimare nell'idea di assoluto). E questo in palese contrasto con i passi che lo definiscono di amore infinito o per lo meno "giusto".
Anzi un Dio più che crudele e forse capriccioso, perchè comunque ha creato noi uomini a "immagine e somiglianza" suoi istillandoci nel cuore la scintilla della curiosità e della superbia, ma che poi ci costringe al castigo per questa nostra naturale tendenza.

Insomma la favoletta della bibbia avrà anche risvolti interessantissimi (e di sicuro li ha) dal punto di vista della morale, del vivere il mondo, della saggezza di quel popolo antico attento alla storia e alla legge di cui è espressioni, ma se presa sul serio come testo teologico è contraddittoria sin dalla sua....genesi

ps: contento che grazie a qsta capatina in qsto forum interessantiximo ho pure trovato il sito d emmeci
Crono80 is offline  
Vecchio 28-03-2008, 14.44.33   #29
Eretiko
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

Ecco la mia personalissima interpretazione:

l'uomo diventa Uomo, e paga (perdita dell'immortalità, lavoro, sudore) la sua libertà. Quello che per il cattolicesimo è "peccato originale" secondo me è il "trionfo dell'Uomo".
E a farci una brutta figura è Dio, impelagato nell'assurdità del suo comportamento.
Eretiko is offline  
Vecchio 28-03-2008, 22.27.08   #30
donquixote
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Riferimento: Racconto di Adamo ed Eva: quale interpretazione possibile?

Citazione:
Originalmente inviato da Socrate78
Spesso mi chiedo quale messaggio l'autore del libro biblico del Genesi voglia darci affermando che il peccato dei nostri progenitori consisterebbe nell'aver mangiato il frutto della "conoscenza del bene e del male".
Normalmente la Chiesa insegna che quello fu un peccato di superbia, di disubbidienza verso Dio:infatti compiendo quel gesto Adamo ed Eva si pongono al di sopra di Dio stesso.
In realtà le cose sono molto più complicate:la conoscenza del bene e del male non è un fatto negativo, ma, al contrario, è la condizione senza la quale l'uomo sarebbe al pari degli animali, in balia degli istinti, senza libero arbitrio (se non conosci, non puoi scegliere ).
Di conseguenza Dio, proibendo di mangiare quel frutto, sembra quasi che abbia progettato un tipo di uomo felice ed immortale, ma privo di consapevolezza etica e ,quindi, assai simile ad un animale.
Ciò che sembra un grave peccato diventerebbe in quest'ottica un progresso pagato a caro prezzo, grazie al quale l'uomo è però diventato un essere dotato di libertà etica. Forse l'autore del Genesi non era consapevole dell'ambiguità del suo racconto e dei possibili risvolti filosofici di questa questione.
Secondo voi, qual'è l'interpretazione migliore di questo racconto? Perchè il Dio del Genesi (se è misericordioso e non geloso ) dovrebbe proibire una conoscenza che fa progredire l'uomo?


Il peccato, come correttamente evidenziato dai più saggi redattori e commentatori dei testi sacri, sta appunto nell'aver mangiato (metaforicamente, s'intende) il frutto del bene e del male.
Cosa significa? e perchè è peccato?
Significa innanzitutto aver assolutizzato il relativo: poichè in Dio, che è infinito, unico, assoluto, onnicomprensivo e al di là e al di fuori del quale non vi è nulla, non esiste bene o male, ma solo la sua "volontà" (le virgolette sottolineano che si parla per similitudini e che la volontà di Dio non è affatto paragonabile a quella umana come comunemente la intendiamo. Qui sopra vi sono persone che citano spesso veda e upanishad, per cui l'inciso dovrebbe essere inutile, ma non si sa mai...). Il bene e il male esistono solo in un mondo duale che è appunto quello umano, poichè la difficoltà principale della ragione umana e della sua espressione in forma di linguaggio sta appunto nel non potersi rappresentare alcunchè se non lo si paragona con il suo opposto. Il bene e il male sono quindi una "finzione" umana, sono concetti relativi (relativi appunto al mondo umano) che, se da un lato gli permettono di ragionare e di capirsi con i propri simili, dall'altro lo hanno però condizionato a tal punto da indurlo a farne degli assoluti, e pensare che questi concetti esistano veramente e godano di vita propria.
Quanto sia fallace questa presunzione lo si può chiaramente vedere dal fatto che nel corso della storia dell'uomo questi concetti hanno avuto valenze molto spesso diverse e non di rado opposte: quel che duecento anni fa era bene adesso è male, e viceversa.
Quindi il peccato (di superbia) sta appunto nell'aver assolutizzato questi concetti e nella presunzione umana di poterli comprendere attraverso la "conoscenza". Questo, se da un lato è ridicolo perchè bene e male sono invenzioni umane sulle quali poi l'uomo ricama sistemi etici e filosofici (il classico cane che si morde la coda), dall'altro è pericoloso perchè in questo modo l'uomo si convince di poter fare a meno di Dio e si distacca da tutto ciò che è universale e che costituisce il contesto del mondo umano, inducendoci a comportamenti schizofrenici come quelli degli ultimi secoli alla perenne ricerca del "bene" assoluto.
donquixote is offline  

 



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