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04-02-2008, 19.24.00 | #73 |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-10-2007
Messaggi: 663
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
Però attenzione, Dubbio, perchè il teorema da te citato si applica a determinate condizioni cui dovrebbe sottostare l'universo inflazionario. Senza scendere in particolari (sono reperibili gli articoli originari, i più datati risalgono al 1993) tale teorema afferma che un'universo inflazionario, per non violare una serie di ipotesi al contorno, deve necessariamente essere emerso da una singolarità. Recentemente è stato provato che anche ammettendo un universo ciclico non è detto che si eviti una qualche singolarità. Quindi non è stato dimostrato nulla, siamo sempre nel campo delle ipotesi.
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04-02-2008, 22.38.24 | #74 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
Citazione:
Io riporto solo ciò che dice Vilenkin nel suo libro "Un solo mondo o infiniti?" La dimostrazione credo risalga al 2001 (ma non ne sono sicuro) E per quanto riguarda l'universo ciclico (dopo aver spiegato il teorema) dice questo: <<E l'Universo è ciclico? Esso altera periodi di espansione a periodi di contrazione. Potrà ciò far si che l'Universo sfugga alla morsa del teorema? A quanto risulta la risposta è no. Caratteristiche essenziali dello scenario ciclico , che gli consente di evitare la morte termica, è che il volume dell'universo cresce a ogni ciclo, perciò in media, l'Universo si espande. Nel nostro articolo Borde, Guth e io mostrammo che, come risultato di tale espansione, procedendo a ritroso la velocità del viaggiatore spaziale, mediamente, cresce e giunge, al limite, a essere prossima a quella della luce. Valgono dunque le stesse conclusioni. E' stato detto che un'argomentazione è ciò che convince le persone ragionevoli, mentre una dimostrazione è ciò che serve a convincere anche quelle irragionevoli. Con la prova sotto gli occhi, i cosmologi non si posso più nascondere dietro la possibilità di un Universo che si perde in un passato eterno. Non c'è via d'uscita: non resta che affrontare il problema dell'inizio del cosmo.>> |
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05-02-2008, 08.55.40 | #75 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
Mi pare, da quello che dite con tanta ricchezza di citazioni, che, pur spiegando il massimo sforzo d’intelligenza, la scienza non arriva ad afferrare la logica di quell’inizio dell’essere che chiamiamo universo, quello che ci ha consentito di nascere e di pensare. Così si è ricorsi al concetto di “singolarità” e si è precisato che la scienza non può andare oltre la propria logica che è una logica fisica e non metafisica. Quindi non resta che restringere il campo d’indagine a ciò che esiste e non estenderlo a ciò che non esiste, come potrebbe essere ciò che precede il fiat o il big bang. E, del resto, non ce n’è abbastanza per impegnare i fisici ancora per un buon numero di anni?
Sì, però bisogna riconoscere che se la scienza non può andare oltre quel momento zero dell’universo, il pensiero lo può fare anzi l’ha sempre fatto. Lo ha fatto da quando l’homo sapiens ha cominciato a pensare e ha trovato in un Dio l’aiuto per capire l’inizio, cioè la risposta alla domanda: “perché l’essere invece del nulla?”. Naturalmente risponderete che questa non è scienza ma fede, metafisica e non fisica e che lo sforzo della scienza è diretto semmai a cercare di estendersi oltre quell’orlo servendosi della sua logica, e non di sognare di farlo. Ma anche se si trattasse di uno sforzo inutile o assurdo, che fa? Il fatto è che il pensiero umano l’ha fatto, e quel lampo d’audacia ha segnato non solo l’alba della religione ma della cultura del mondo. Voglio dire che se per la scienza si possono immaginare dei limiti, per il pensiero no, il pensiero non ha confini, il pensiero può pensare tutto, proprio perché, nonostante il dubbio che lo tallona, può credere di poter afferrare – se non oggi domani - la verità assoluta. E provate a dimostrargli che non può, che i suoi ragionamenti sono sbagliati: l’uomo rialzerà la testa e si butterà ancora a pensare, sicuro che il pensiero ha una forza imbattibile e che – in ogni caso - la caccia val più della preda. Del resto è questa fiamma d’orgoglio che dà all’uomo il suo reale valore: ve lo immaginate un uomo che pensi solo scientificamente? Il pregio del pensare è la sua libertà quindi anche il suo disordine e – vorrei dire – la sua follia….il suo cercare qui, ora, domani senza riuscire a trovare. Due grandi cose – dico ricordando le famose parole di Kant – suscitano il mio stupore e la mia ammirazione, al di là di ogni referto scientifico su come l’universo è nato e la vita è apparsa su questa terra: la certezza che la verità assoluta c’è e che noi abbiamo la capacità di cercarla – dovesse questo durare non solo la vita di un uomo ma la vita di tutte le generazioni, quindi una storia infinita. E bisogna ammettere che questa certezza abbia qualcosa a spartire con quel principio antropico che, in una forma forse ancora rozza e un poco troppo orgogliosa, è stato immaginato da Adamo il quale, uscendo dalla creta terrestre, sente dalla voce della coscienza che un Dio è il principio di tutte le cose e lui, Adamo, è stato creato per ammirarle e servirsene ….Beh, quanta saggezza era già nel primo homo sapiens se intuì ciò che gli scienziati solo dopo milioni di anni sarebbero riusciti a capire, cioè che l’universo è fatto perché l’uomo lo possa osservare. |
05-02-2008, 09.56.49 | #76 | |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
Il_Dubbio
Citazione:
L'effetto volgarmente chiamato a YO-YO, o di espansione e compressione, o di ricaduta su se stesso, sono almeno quaranta o cinquanta anni che à stato enunciato, ma sembra che la quantità di calore generato con l'attrito della compressione nella ricaduta, che avverrebbe dopo la massima espansione, non giustifichi il ripristino e il mantenimento della temperatura costante dell'universo. Ma anche qui sono tutte ipotesi empiriche, ma non affatto da escludere, a priori. |
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29-02-2008, 18.06.09 | #77 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
“Guerre stellari” – così potrei intitolare questa divagazione seria-scherzosa ispirata da quanto è apparso in questo argomento del forum. Sì, perché forse ho sbagliato pensando che un principio antropico portato alla sua massima estensione potesse esaltare il valore della moralità e fare di essa quasi l’obiettivo o il fine ultimo dell’universo: mentre invece un principio antropico portato più avanti dei limiti ai quali lo arresta benevolmente la scienza, potrebbe gettare ombre oscure sul destino dell’uomo e sulle intenzioni stesse del creatore.
Secondo un principio antropico rafforzato, infatti, il mondo sarebbe dotato di costanti numeriche e parametri tali da permettere che abbia prodotto la vita e con essa un’umanità capace non solo di osservarlo ma di dominarlo, servendosi di armi e mezzi che gli stessi scienziati sono in grado di progettare, mentre un principio antropico ancora più esteso potrebbe insegnare che qualunque altra specie che potrà seguire quella dell’uomo e magari anche un popolo alieno abbia il diritto, scientificamente convalidato, di considerare l’universo – compreso il nostro pianeta - fatto perché possa osservarlo e dominarlo, finché qualunque sia l’ultimo vincitore potrebbe dire: il mondo è fatto perché possa dominarlo io. E, in fondo, la minaccia non potrebbe essere molto vicina? Non ci sono, dicono gli scienziati, milioni se non miliardi di pianeti e quindi di popoli capaci di ragionare scientificamente e quindi convinti che il mondo è fatto perché chi vi abita lo contempli e lo domini? Insomma mi pare che il principio antropico, quanto più si rafforza, tanto più possa diventare un principio malefico, principio di guerre e di caos, nascondendo, sotto una logica adamantina, la furbizia di Satana. Mentre quello che poteva sembrare un’apertura agli spazi eterei – quale è la scienza astronomica – può divenire un sostegno del nostro egoismo, una dimostrazione della superbia dell’uomo che, trasmigrato dalle foreste nelle savane è da allora proteso alla conquista di ciò che può contemplare, e che ormai non è più solo una zolla terrena, perché è questo in fondo ciò che egli ha tratto dall’anodino e forse incauto principio antropico degli scienziati: la certezza che il fine di tutto “sono io”. |
01-03-2008, 22.43.41 | #78 | |
Moderatore
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
Citazione:
Può darsi che "il fine di tutto sia io", sempre che abbia senso definire un "fine di tutto". Sicuramente il fine della mia personale esperienza (che, ahimè, è tutto ciò che conta) sono io, ma non credo che da questo possa o debba discendere egoismo e superbia. |
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03-03-2008, 09.06.32 | #80 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il principio antropico fortissimo
E’ quello - espert37 - che da tempo mi consiglia Giorgiosan, a cui ho risposto: qualche volta si può partire dall’alto, visto che questo è stato il principio d’ogni cultura se non della storia stessa dell’uomo: che per me è cominciata non da quando si sono per la prima volta incontrati i gameti adatti per dar forma a un bipede implume ma da quando, eretto fra i rami di una primordiale foresta, un essere già simile fisicamente a noi, forse il prototipo dell’homo sapiens, ha visto il bagliore di un’assoluta verità e l’ha chiamata Dio. Però ho anche detto che proprio in quel primordiale appello si annida l’inganno – cioè quello che è in fondo il vizio di origine delle religioni, che invece di lasciare alla spontanea fede degli uomini quell’incontro con il tenebroso bagliore dell’assoluto hanno preteso di descriverlo, raffigurarlo, fornirlo di qualifiche e di attributi che sono solo attributi dell’uomo resi un poco più ampi e perfino sublimi, trasformando in tal modo quell’assoluto in una maschera umana e quindi in un idolo. Ed è questo ciò che significa partire dal basso: accontentarsi di un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza, quando non è dotato di fattezze animali, come tante volte è avvenuto nelle mitiche religioni. No, espert37, il principio è in alto – e l’averlo portato in basso è non solo l’errore delle religioni ma forse ciò che una mente un po’ libertina potrebbe interpretare come la caduta luciferina, se non il precipitare nella materia di quell’iniziale terribile fiat.
Però, espert 37, in un altro senso tu hai ragione, perché se noi ci troviamo, forse per nostra colpa, in basso, dobbiamo sforzarci di risalire in alto e questo potrebbe essere inteso come il significato vero e ultimo della storia, se non della stessa evoluzione del cosmo. E allora teniamoci saldi all’alto ed al basso: visto che questi sono i due punti fermi di tutto ciò che possiamo pensare: .l’intuizione che un’assoluta verità esiste, e il compito assegnato a noi di cercarla – che sono il principio e la fine non solo del nostro essere ma dell’universo. |