Forum di Riflessioni.it
ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura
Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS

Torna indietro   Forum di Riflessioni.it > Forum > Filosofia

Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
>>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Filosofiche



Vecchio 29-02-2008, 20.01.41   #1
Lepido
Ospite
 
Data registrazione: 29-02-2008
Messaggi: 7
Riflessioni personali sulla realtà

Ciao a tutti, non so se questo è il posto giusto dove postare, ma chiamandosi "riflessioni.it" spero di si!
Sono un liceale al terzo anno in una profonda crisi esistenziale con una confusione in testa pazzesca che vuole cercare di concretizzare i suoi pensieri. ^^
Spero possa dare inizio a un'interessante discussione essendo pensieri molto generali che non contengono nulla di troppo specialistico.

Va bene, parto:

Tutto inizia quando su un pianeta, la Terra, di un qualunque sistema solare si verifica una serie strabiliante di eventi assolutamente casuali. L'intensissima attività vulcanica contribuisce a formare un'atmosfera adatta alla formazione delle prime molecole organiche. Queste molecole si evolvono nei primi esseri viventi unicellulari... (Saltando lunghissimi processi a piè pari) Si arriva ai primi anfibi, all'estinzione dei dinosauri e infine ai nostri antenati (scimmie?).
Dalla scimmia si arriva fino all’uomo contemporaneo: si acuiscono i sensi, il linguaggio si articola, i versi diventano suoni, i suoni diventano parole, le capacità cognitive migliorano, il mondo emotivo diventa sempre più complesso e nasce la coscienza di sé.
Ora, io non capisco quando e dove, all'interno di questo lineare, seppur strabiliante, processo evolutivo, l'uomo acquisisca quei caratteri di specialità che lo elevano dal mondo animale. Quand'è che viene eletto a "essere prediletto" di una qualsiasi divinità che, addirittura, si incarna in un uomo per lanciare un messaggio di fratellanza? Perchè l'uomo dovrebbe avere un'altra vita dopo la morte e un camaleonte no? Come si fa a non accorgersi che tutte queste dottrine che cercano di spiegare la vita e la realtà sono inevitabilmente soggettive, legate alla nostra concezione del mondo centralizzato su di noi? Ok, la religione non afferma più che la Terra si trovi al centro dell'universo e tutto le giri attorno, ma continua a spiegare la nascita della vita ( e quindi dell'uomo) come una volontà divina. ( E si potrebbe andare avanti a spiegare come l'uomo si trovi al centro di ogni religione, ma spero siate d'accordo con me.)
Io non sono sicuro che non vi possa essere qualcosa più grande di noi che, in qualche modo, fornisca una risposta a tutto, ma sicuramente, se esistesse, non potrebbe essere compreso dalla mente umana e sarebbe aldilà di qualsiasi nostra possibilità conoscitiva. Dio ( faccio l'esempio della religione cristiana perchè è quella con cui sono entrato più in contatto fino ad ora) rispecchia troppo il nostro pensiero e il nostro modo di vedere la realtà: solo il fatto di far nascere qualcosa o di portare un messaggio... sono tutte intenzioni dell'animo umano, quindi sempre legate a NOI. L'uomo è sempre e comunque rinchiuso nella dimensione del suo pensiero e del suo linguaggio e non potrà mai appurare se pensiero e linguaggio rispecchiano correttamente la realtà perchè bisognerebbe osservarli da un irraggiungibile punto di vista esterno.
E quindi come fa l'uomo ad aspirare a capire una realtà della quale non sa neanche se i propri mezzi necessari per conoscerla sono completi? ( Faccio un esempio banalissimo: se un toro non vede tutti i sette colori ma solo uno, non si chiederà mai se la sua visione del reale è corretta perchè troppo abituato a vedere tutto solo con un colore. E soprattutto non potrà mai neanche immaginare gli altri 6.)
Resto però sempre affascinato di come una scienza umana come la matematica, riesca a spiegare e a scoprire leggi fisiche che trovino un senso nella realtà. Cioè a creare un legame logico tra la natura e un qualcosa di inequivocabilmente umano. Questo però non confuta il pensiero di prima in quanto, la matematica, potrebbe spiegare una realtà comunque fittizia o approssimativa.

In questi giorni ho letto varie teorie cosmologiche, in particolare sull'esistenza di universi paralleli al nostro governati da leggi fisiche completamente differenti. Vi sarebbero un numero come 1 alla 500 universi originati da un non ben specificato "vuoto primordiale". L'attendibilità dell'articolo e le mie approssimative conoscenze scientifiche mi hanno fatto fantasticare forse un pò troppo, ma pensando alla nostra irrisoria condizione di esseri umani di fronte a tutto questo... mi ha lasciato attonito un pensiero: è assolutamente pazzesca la totale immersione con cui viviamo questa vita. Siamo così abituati a vedere tutto dall'interno della nostra "culla" di leggi, culture, società, città, problemi ( tutto quello che volete) che ci scordiamo di quanto in realtà sia tutto una nostra creazione, tutto questo non deve per forza avere senso nella realtà. Il mio pensiero domani mattina sarà quello di svegliarmi, chiamare un amico, mangiare... ecc ecc Poi finirò il liceo, farò l'università, vivrò la mia vita. Ok. E poi? Morirò, inevitabilmente. La morte è un qualcosa di completamente esterno al nostro mondo. Quello che mi spaventa è che tutto quello che io faccio in questa vita, rientra comunque all'interno della nostra realtà umana ( se rubo un cellulare vado in prigione) ma quando si muore, non conta più nulla. E cercando di continuare questo processo di cancellazione delle "abitudini mentali" vengo riportato alla realtà e mi lascio riassorbire da tutto e "il naufragar m'è dolce in questo mare" (evvai con la citazione ho preso 10 punti!! )... Mi sono un pò perso, ma qualche pensiero che mi frulla per la testa sono riuscito ad esprimerlo.

Spero che non risulti troppo incasinato perchè ho scritto tutto di botto!
A voi,
Lepido is offline  
Vecchio 01-03-2008, 02.37.04   #2
Marco_532
Vivi!
 
L'avatar di Marco_532
 
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Lepido
... pensando alla nostra irrisoria condizione di esseri umani di fronte a tutto questo... mi ha lasciato attonito un pensiero: è assolutamente pazzesca la totale immersione con cui viviamo questa vita... ci scordiamo di quanto in realtà sia tutto una nostra creazione, tutto questo non deve per forza avere senso nella realtà.

Quello che mi spaventa è che tutto quello che io faccio in questa vita, rientra comunque all'interno della nostra realtà umana ( se rubo un cellulare vado in prigione) ma quando si muore, non conta più nulla.

Perchè ti spaventa?
Marco_532 is offline  
Vecchio 01-03-2008, 12.44.43   #3
ciro6
AgaeflamO
 
L'avatar di ciro6
 
Data registrazione: 01-03-2008
Messaggi: 76
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Lepido
Ciao a tutti, non so se questo è il posto giusto dove postare, ma chiamandosi "riflessioni.it" spero di si!
Sono un liceale al terzo anno in una profonda crisi esistenziale con una confusione in testa pazzesca che vuole cercare di concretizzare i suoi pensieri. ^^
Spero possa dare inizio a un'interessante discussione essendo pensieri molto generali che non contengono nulla di troppo specialistico.

Va bene, parto:

Tutto inizia quando .............................. ...........
Tutto inizia quando su un pianeta, la Terra, di un qualunque sistema solare si verifica una serie strabiliante di eventi assolutamente casuali. L'intensissima attività vulcanica contribuisce a formare un'atmosfera adatta alla formazione delle prime molecole organiche. Queste molecole si evolvono nei primi esseri viventi unicellulari... (Saltando lunghissimi processi a piè pari) Si arriva ai primi anfibi, all'estinzione dei dinosauri e infine ai nostri antenati (scimmie?).
Dalla scimmia si arriva fino all’uomo contemporaneo: si acuiscono i sensi, il linguaggio si articola, i versi diventano suoni, i suoni diventano parole, le capacità cognitive migliorano, il mondo emotivo diventa sempre più complesso e nasce la coscienza di sé.

Tutto giusto tranne la coscienza di se, per essere definnito uomo o donna si deve essere coscienti di se, non è un processo che porta ad oggi l'uomo vero uomo, dato che tutti hanno una coscienza ma mica è detto che la sappiano usare. secondo me il primo uomo o donna che fecero il salto quantico portandoli al di sopra dei cugini scimmia aveva già una coscienza di se, ovviamente in germe.

Ora, io non capisco quando e dove, all'interno di questo lineare, seppur strabiliante, processo evolutivo, l'uomo acquisisca quei caratteri di specialità che lo elevano dal mondo animale. Quand'è che viene eletto a "essere prediletto" di una qualsiasi divinità che, addirittura, si incarna in un uomo per lanciare un messaggio di fratellanza? Perchè l'uomo dovrebbe avere un'altra vita dopo la morte e un camaleonte no? Come si fa a non accorgersi che tutte queste dottrine che cercano di spiegare la vita e la realtà sono inevitabilmente soggettive, legate alla nostra concezione del mondo centralizzato su di noi? Ok, la religione non afferma più che la Terra si trovi al centro dell'universo e tutto le giri attorno, ma continua a spiegare la nascita della vita ( e quindi dell'uomo) come una volontà divina. ( E si potrebbe andare avanti a spiegare come l'uomo si trovi al centro di ogni religione, ma spero siate d'accordo con me.)

In effetti cosa ci porta a pensare che noi dovremmo essere tali (con queste conformazioni o figura) e non magari una tipologia di evoluzione legata ad una razza diversa dalla scimmia. Ma poi in sostanza la Divinità si interessa a noi in quanto uomini oppure copre tutto l'arco dell'universo, dove ciascun "operaio" al servizio di Dio, come ingegnere spirituale coltivi appunto ogni forma di vita? non modifichi ma coltivi, innaffi?

Io non sono sicuro che non vi possa essere qualcosa più grande di noi che, in qualche modo, fornisca una risposta a tutto, ma sicuramente, se esistesse, non potrebbe essere compreso dalla mente umana e sarebbe aldilà di qualsiasi nostra possibilità conoscitiva. Dio ( faccio l'esempio della religione cristiana perchè è quella con cui sono entrato più in contatto fino ad ora) rispecchia troppo il nostro pensiero e il nostro modo di vedere la realtà: solo il fatto di far nascere qualcosa o di portare un messaggio... sono tutte intenzioni dell'animo umano, quindi sempre legate a NOI. L'uomo è sempre e comunque rinchiuso nella dimensione del suo pensiero e del suo linguaggio e non potrà mai appurare se pensiero e linguaggio rispecchiano correttamente la realtà perchè bisognerebbe osservarli da un irraggiungibile punto di vista esterno.

Certo, ma un'opera è molto dissimile chi la pensa e la realizza? certamente nella sostanza si ma non avrà qualcosa trasmessogli da Chi la pensava da giorni?un qualcosa che rispecchia il Suo pensiero?

E quindi come fa l'uomo ad aspirare a capire una realtà della quale non sa neanche se i propri mezzi necessari per conoscerla sono completi? ( Faccio un esempio banalissimo: se un toro non vede tutti i sette colori ma solo uno, non si chiederà mai se la sua visione del reale è corretta perchè troppo abituato a vedere tutto solo con un colore. E soprattutto non potrà mai neanche immaginare gli altri 6.)
Resto però sempre affascinato di come una scienza umana come la matematica, riesca a spiegare e a scoprire leggi fisiche che trovino un senso nella realtà. Cioè a creare un legame logico tra la natura e un qualcosa di inequivocabilmente umano. Questo però non confuta il pensiero di prima in quanto, la matematica, potrebbe spiegare una realtà comunque fittizia o approssimativa.

Appunto il nostro limite sono i sensi fisici ed a questi dobbiamo rapportarci dato che viviamo nella materia, ma ciò non toglie che siamo fatti ad immagine di Chi non è soltanto materia, anche materia, ma si può credere che il Lui prevalga l'aspetto Spirituale dato che quest'ultimo informa di se e riempie a mo di contenitore anche la materia che di per se sarebbe un contenitore vuoto.
In questi giorni ho letto varie teorie cosmologiche, in particolare sull'esistenza di universi paralleli al nostro governati da leggi fisiche completamente differenti. Vi sarebbero un numero come 1 alla 500 universi originati da un non ben specificato "vuoto primordiale". L'attendibilità dell'articolo e le mie approssimative conoscenze scientifiche mi hanno fatto fantasticare forse un pò troppo, ma pensando alla nostra irrisoria condizione di esseri umani di fronte a tutto questo... mi ha lasciato attonito un pensiero: è assolutamente pazzesca la totale immersione con cui viviamo questa vita. Siamo così abituati a vedere tutto dall'interno della nostra "culla" di leggi, culture, società, città, problemi ( tutto quello che volete) che ci scordiamo di quanto in realtà sia tutto una nostra creazione, tutto questo non deve per forza avere senso nella realtà. Il mio pensiero domani mattina sarà quello di svegliarmi, chiamare un amico, mangiare... ecc ecc Poi finirò il liceo, farò l'università, vivrò la mia vita. Ok. E poi? Morirò, inevitabilmente. La morte è un qualcosa di completamente esterno al nostro mondo. Quello che mi spaventa è che tutto quello che io faccio in questa vita, rientra comunque all'interno della nostra realtà umana ( se rubo un cellulare vado in prigione) ma quando si muore, non conta più nulla. E cercando di continuare questo processo di cancellazione delle "abitudini mentali" vengo riportato alla realtà e mi lascio riassorbire da tutto e "il naufragar m'è dolce in questo mare" (evvai con la citazione ho preso 10 punti!! )... Mi sono un pò perso, ma qualche pensiero che mi frulla per la testa sono riuscito ad esprimerlo.

Indubbiamente siamo figli della nostra epoca ma soprattuto della nostra costituzione, ma mi piace pensare che ora siamo nel mondo materico (quindi il corpo ha la precedenza) poi saremo nel mondo mentale (dove i pensieri avranno il loro mondo), per infine approdare ad un mondo spirituale (dove lo spirito informerà di se tutti glia altri corpi, già esperiti in precedenza) nel quale riassumeremo e proseguiremo tutte le esperienze accreditate negli altri mondi.
ciro6 is offline  
Vecchio 01-03-2008, 13.32.31   #4
Koli
Moderatore
 
Data registrazione: 17-11-2007
Messaggi: 405
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Marco_532
Perchè ti spaventa?

Provo a risponderti con una citazione di Woody Allen che trovo molto paradigmatica e che recita:Questo cibo fa schifo. Le porzioni inoltre, sono troppo piccole.
Koli is offline  
Vecchio 01-03-2008, 14.45.25   #5
ciro6
AgaeflamO
 
L'avatar di ciro6
 
Data registrazione: 01-03-2008
Messaggi: 76
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Koli
Provo a risponderti con una citazione di Woody Allen che trovo molto paradigmatica e che recita:Questo cibo fa schifo. Le porzioni inoltre, sono troppo piccole.

Questodi allen sarebbe riferito alla tua idea riguardo quello trattato?
oppure interpreti il pensiero altrui e lo sintetizzi cosi?
ciro6 is offline  
Vecchio 01-03-2008, 15.09.21   #6
Lepido
Ospite
 
Data registrazione: 29-02-2008
Messaggi: 7
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Marco_532
Perchè ti spaventa?

Mi spaventa terribilmente e allo stesso tempo mi lascia terribilmente curioso.
Per riallacciarmi al mio discorso: la morte rappresenta l'unico evento nel corso della vita dove tutti i miei punti di riferimento, ai quali sono abituato, desolatamente cadono. Il pensiero che mi lascia più perplesso è appunto questo: ogni cosa, azione o pensiero che ho in vita rientra sempre e comunque all'interno della nostra concezione del reale; la morte esce da questo insieme e si colloca in un punto ignoto dove ogni istituzione, legge o virtù perdono significato. Sono così abituato a collegare ogni evento a qualche cosa di umano che appena penso a concetti come la morte, l'infinito o un universo dove il tempo non esiste raggiungo il limite della mia immaginazione e posso solo guardare l'imperscrutabile abisso davanti a me.

@Ciro: grazie per le considerazioni, appena ho un pò più di tempo me le leggo con attenzione!
Lepido is offline  
Vecchio 01-03-2008, 16.50.06   #7
Koli
Moderatore
 
Data registrazione: 17-11-2007
Messaggi: 405
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da ciro6
Questo di allen sarebbe riferito alla tua idea riguardo quello trattato?
oppure interpreti il pensiero altrui e lo sintetizzi cosi?

Questa citazione (a me piace molto perchè è sottile), è una metafora della vita dal punto di vista di Allen. Per capirla meglio si divrebbe aver presente il suo ateismo con tutto quello che comporta e l'inevitabile dose di esagerazione che di solito è presente negli aforismi.

Credo che ci sia qualche somiglianza fra il pensiero di Allen e quello di Lepido. Anche il regista americano usa il termine spaventosa oltre che triste e inafferabile, in merito alla morte.

Credo di capire la posizione e il turbamento del nostro nuovo ospite. Come dice lui stesso, sta vivendo una crisi esistenziale tipica di quell'età. Forse la cosa grave non è tanto la crisi esitenziale come situazione psicologica individuale ma la crisi come condizione culturale di un intera società, per citare Umberto Galimberti in L'ospite inquietante - I Giovani e il Nichilismo Feltrinelli ed.
Koli is offline  
Vecchio 02-03-2008, 02.53.09   #8
Marco_532
Vivi!
 
L'avatar di Marco_532
 
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da Lepido
...la morte rappresenta l'unico evento nel corso della vita dove tutti i miei punti di riferimento, ai quali sono abituato, desolatamente cadono... ogni cosa, azione o pensiero che ho in vita rientra sempre e comunque all'interno della nostra concezione del reale; la morte esce da questo insieme e si colloca in un punto ignoto dove ogni istituzione, legge o virtù perdono significato. Sono così abituato a collegare ogni evento a qualche cosa di umano che appena penso a concetti come la morte, l'infinito o un universo dove il tempo non esiste raggiungo il limite della mia immaginazione e posso solo guardare l'imperscrutabile abisso davanti a me.

(Scusa se ti faccio solo domande, ma prima sparare qualcosa vorrei conoscere un po' meglio quello che pensi.)

Se dovresti organizzare per ordine di importanza da te attribuita i punti di riferimento cui fai riferimento, quali metteresti ai primi 3 posti?

Ciao.
Marco_532 is offline  
Vecchio 02-03-2008, 20.43.20   #9
emmegi
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 02-03-2008
Messaggi: 1
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Ho letto diverse volte la tua riflessione e, anche sulla base delle risposte, capisco che il problema principale non è tanto il fatto del “da dove spunta l’uomo e quando ha cominciato ad essere tale”, ma il senso della morte.
Da sempre l’interrogativo dell’uomo è “chi sono io?” “da dove vengo?” “dove sto andando?” “che senso ha la mia vita”.
Interrogativi che molto spesso restano senza risposte, oppure quelle che ci si prova a dare o che ci danno, non sono bastanti a farci sentire rassicurati. La scienza e la tecnica, anche se ormai hanno raggiunto livelli inimmaginabili non riesco a spiegarci il senso del nostro essere in vita. Possono dirci come siamo nati, i meccanismi biologici che portano la nascita, ma non la scintilla che provoca la nascita. Tanto meno sono riuscite a trovare una spiegazione al perché si muore se non con un mero “funzioni biologiche esaurite”. Ma, se poi ci troviamo di fronte ad una morte inspiegabile quale potrebbe essere quella di un adolescente o di un bambino, tutte le varie teorie e specifiche tecniche cadono, e si perde ogni forma di equilibrio, ci si sente destabilizzati, perché di fronte ad un evento che non possiamo spiegare.
Appoggiarci quindi a questi fenomeni è possibile, perché, come anche dici tu, alla fine resti comunque senza una risposta che soddisfi quella parte di noi, così profonda che anela a trovare il senso di tutto quello che ci accade. Tu dici che la religione non è altro che una proiezione di un “Noi”, di un pensiero umano e quindi non ha nulla del trascendente. Vero, se parli di religione questo è verissimo. Ecco perché, di fronte a certi interrogativi, non si possono fare domande e chiedere risposte esaustive a chi non può darle perché non ne ha. Si deve, di conseguenza passare ad un’altra cosa, che si chiama “fede”, totalmente diversa, come concetto, dalla “religione”.
L’uomo, proprio per spiegarsi certi fenomeni che lo superavano, ha avuto bisogno di relazionarsi con un qualcosa/qualcuno, che rappresentasse quanto non era per lui spiegabile: il dio fuoco, la dea montagna, il dio sole. Insomma un essere superiore a cui far riferimento nei momenti di “paura”. Quindi una religiosità di tipo naturale. Un dio che mette paura, che non si capisce, che bisogna assolutamente ingraziarsi affinchè tutto ci vada bene, secondo quelli che sono i nostri “progetti di vita”.
Riporre la certezza che “siamo stati creati” e non siamo capitati qui per caso, per quanto possa sembrare una specie di fiaba per bambini stupidi, non lo è affatto, ma pone l’uomo in una situazione di “creatura”, ovvero un essere che si appoggia a qualcuno che lo ha talmente voluto che lo ha creato. E se quel qualcuno lo ha amato così tanto da volerlo in vita ti pare che non lo ami altrettanto tanto da portarlo avanti nella vita, dare un senso al suo esserci , accompagnarlo in questo “passaggio”, dargli tutte le possibilità per conoscere questo “creatore-padre” e poi riportarlo a sé. Riportarlo a sé perché? Perché questo suo esserci, questo suo percorso hanno un senso profondo, una missione da compiere, per ognuno di noi diversa, e poi ritornare con le mani cariche di frutti da dove siamo venuti.
Proprio perché hai accennato alla cristianità rispondo su questo tema. Hai ragione, il Dio della cristianità non è un Dio che puoi far entrare nella testa, perché è molto di più della nostra capacità di comprendere, ma è anche vero che ha offerto la possibilità di conoscerlo in quel figlio di cui tu parli, gli ha fatto prendere una natura umana, come la tua, la mia per poterci indicare con fatti concreti che è possibile vivere in un certo modo. Quale modo dirai tu. Il modo che tutti voi giovani state cercando, un modo pieno, vero, privo di ipocrisie, di leggi e moralismi. Un modo che diffonde solo Amore attorno, dove non ci sono più ingiustizie e sofferenze. E’ un Amore che non tratta l’universale, perché quando parliamo di amore universale in realtà ci stiamo ingannando, perché facciamo riferimento ad un qualcosa che non ci è vicino: ad esempio, se io dico amo gli indigeni dell’Amazzonia, è facile per me dirlo, perché io vivo qui e loro in Amazzonia, ma se magari l’indigeno è il mio vicino di casa che mi tira freccette al curaro, magari non lo amo mica più tanto!! No? Quindi stiamo parlando di un amore che tratta il nostro vero prossimo: i tuoi genitori, i tuoi compagni di scuola, i professori, tutte quelle persone, che di volta in volta ti deludono, ti feriscono. Cristo altro non è venuto ad insegnarci che questo tipo di amore che trascende l’umano ma che è possibile vivere anche per noi. Attraverso cosa? La fede. E la fede non è una cosa da preti, ma tua e mia, che arriva se la chiedi, che è un dono e che non è riservata ai santi… ma a tutti.
Io sto notando una cosa bellissima da qualche anno a questa parte, che proprio persone come te, come tanti altri giovani, sentono un bisogno enorme di uscire da questo vortice di vita che ci è stato propinato e che ancora vogliono propinarci, spacciandolo per buono, quando buono non lo è affatto. Giovani che scoprono per la prima volta cosa sia la libertà vera ricercando questa fede di cui ti sto parlando, una fede che non puzza di sacrestia, ma di questo Amore così immenso che noi non abbiamo neanche la più pallida idea di cosa sia fino a che non lo sperimenti sulla tua pelle, nella tua vita. E credimi, lo sperimenti davvero, ogni giorno, con tutte le lotte e sofferenze che hai, ma non ti senti solo. E dimmi, non è forse questo senso profondo di solitudine che attanaglia lo stomaco, il problema vero che fa perdere l’orientamento e il senso alla propria vita?
Scusami se mi sono dilungata così, anche se in verità ci vorrebbero pagine e pagine per dirti tutto ciò che vorrei…
emmegi is offline  
Vecchio 02-03-2008, 21.47.08   #10
Noor
Ospite di se stesso
 
L'avatar di Noor
 
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
Riferimento: Riflessioni personali sulla realtà

Citazione:
Originalmente inviato da emmegi
Da sempre l’interrogativo dell’uomo è “chi sono io?”
Certo..
da qui si parte ,qui si arriva,dentro un falso movimento,
in un viaggio immaginario dal punto da cui non ci siamo mai spostati.
Forse sono necessarie tante parole,tanti percorsi mentali,prima di intuire che la risposta risiede nella domanda stessa, e che ciò che ti chiedevi era solo frutto della Paura da "ingabbiare" e giustificare..
e guardando in faccia quella morte che hai sempre sfuggito
vedi che è l'ennesima (l'ultima?) illusione e..
al quel punto,in quel momento ,ti fai una grossa grassa risata..
e tutto finisce e comincia lì..
Noor is offline  

 



Note Legali - Diritti d'autore - Privacy e Cookies
Forum attivo dal 1 aprile 2002 al 29 febbraio 2016 - Per i contenuti Copyright © Riflessioni.it