Riferimento: La sesta prova dell'esistenza di Dio
Una modesta riflessione: noto, con simpatia, il linguaggio (druid), la tensione, forse un pò fichtiana di emmeci, ma sono d'accordo. Heidegger stesso, trovò più consono parlare con il linguaggio della poesia più che continuare ad usare quello che seguiva le forme aride della logica per tentare un approccio al concetto di essere. Però trovo strana l'espressione "fiero di essere uomo tra gli uomini....e guardare il loro circo". La posizione del filosofo, ma mi piace più, oggi definirlo intellettuale, perchè poliedrico è il campo di azione, ha smarrito, credo (concetto opinabilissimo) la propria funzione. Ogni tanto rileggo Marcuse, bè! l'incidenza del pensiero nel sociale era evidente. Oggi cosa dovremmo fare?? Innanzitutto, ripeto, combattere proprio quel tipo di cultura sterotipata, che già esce dalla scuola, si conferma nei media, nei giornali, in tutto.....per addormentare quell'uomo, che si trova "scimmia" nel circo di cui parli. Usando la tua metafora, smascheriamo gli "ammaestratori", denunciamone i falsi concetti; la preoccupazzione dovrebbe essere quella di riportare una robusta forma di sapere, che non vuol dire necessariamente viaggio veloce nei cieli iperuranei, ma sguado concreto nel sociale. Sono molto addolarato quando vedo la povertà, la miseria, e allo stesso tempo il tentativo di far credere che la realtà è factum, dato, objectum, posta lì, inamovibile. No, filosofi, dovremmo ripensare la nostra missione. CIAO
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