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25-01-2008, 15.53.20 | #32 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uomini]
Innanzitutto Larry Summers si è dimesso, a causa del voto di sfiducia da parte dei membri della facoltà, espresso per due volte in un anno. Voto meramente simbolico, non coercitivo.
Vediamo cosa riporta a proposito un giornale americano, il Boston Globe: Citazione:
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25-01-2008, 15.57.10 | #33 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uomini]
Ecco la traduzione del discorso di Summer:
Citazione:
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25-01-2008, 16.36.52 | #34 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uomini]
In realtà nessuno, al giorno d’oggi, può affermare scientificamente che le differenze cerebrali, anatomiche o funzionali, siano responsabili di una qualche incapacità femminile nel raggiungimento di riconoscimenti accademici in matematica, piuttosto che in fisica o in ingegneria.
Sul piano della ricerca la distinzione dei generi comporta conseguenze che hanno a che fare con delle variabili predeterminate, piuttosto che con delle variabili sperimentali, DA SOTTOPORRE CIOE' A CONTROLLO. Ma c'è di più, in sede di pubblicazione la valutazione delle ricerche sulle differenze di genere è sottoposta a pregiudizi. E' più facile pubblicare un articolo di ricerca oggi sulla differenza di genere, e che l'articolo venga ristampato divenendo parte della letteratura scientifica. Una caratteristica messa in luce una volta, diventa così una caratteristica generale. Al contrario, la pubblicazione di un articolo in cui si riscontrino differenze irrilevanti tra maschi e femmine ha meno probabilità di venire accettato (come messo in luce da Jaklin, 1981). Altri autori hanno lamentato l'assenza di letteratura sulle somiglianze di genere (Grady, 1981), e l'esagerata valorizzazione di qualche differenza di genere che rimane segnalata nella letteratura anche quando è impossibile replicare quel tipo di risultato (Caplan, 1985). Bisognerebbe anche considerare i presupposti teorici che ispirano le ricerche sulle differenze di genere relative alle abilità cognitive e all'apprendimento e la strumentazione euristica su cui si fondano. Infine, quando si considerano le caratteristiche tipiche di maschi e femmine riguardo a certe abilità cognitive, si fa riferimento sempre a CASI ECCEZIONALI, e non al livello medio delle prestazioni. Se si considera, infatti, la curva normale delle prestazioni cognitive per ogni abilità specifica, risulterà evidente che maschi e femmine raggiungono il livello medio di abilità, SENZA DISTINZIONI. E ciò dovrebbe essere sufficiente a bandire ogni presupposto di capacità o incapacità di entrambi i sessi rispetto a particolari abilità. L'unica cosa che evidenzia una ricerca del genere è la maggiore frequenza nel raggiungere i livelli eccezionali da parte di soggetti maschili o femminili. Per questo si dovrebbe usare una certa cautela nell'attribuzione di specifiche disposizioni positive o negative all'uno o all'altro genere e soprattutto nella generalizzazione di tali tendenze. E' difficile mettersi a discutere di argomenti così specialistici sulla base di qualche articolo di giornale manipolato ad hoc, bisognerebbe invece fare riferimento alla letteratura scientifica applicando, come sempre, il metodo critico. Per cui Citazione:
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25-01-2008, 17.46.23 | #35 |
Ospite abituale
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uo
Le capacità intellettive che le persone sviluppano durante la vita dipendono indubbiamente da molteplici fattori. Ma è indiscutibile che, oltre che dall'ambiente, l'intelligenza dipenda anche dal patrimonio ereditario.
Si conoscono diversi geni indispensabili per un normale sviluppo intellettivo. Se questi geni vengono danneggiati nell'ovulo fecondato, si corre il pericolo che il bambino, crescendo, soffra di ritardi mentali o che abbia un'intelligenza limitata. All'Università di Ulm hanno analizzato dati genetici provenienti dallo Human Genome Project, confermando precedenti supposizioni: geni di questo tipo sembrano localizzati preferibilmente nel cromosoma X, quello del sesso femminile. Se si fa un confronto con gli altri cromosomi, si scopre che su quello X ricorrono con una frequenza quattro volte superiore. E di essi la femmina ne possiede di norma due esemplari; il maschio uno. Da oltre cent'anni si osserva che le malattie mentali colpiscono più facilmente i maschi: dato che le femmine hanno un cromosoma X in più, compensano i difetti genetici dell'uno con la parte intatta dell'altro. Si possono considerare questi geni del cromosoma X come "geni dell'intelligenza" che rendono la mente più ricettiva? Un favorevole collocamento di questi geni sull'unico cromosoma X dell'uomo dovrebbe avere come conseguenza un'intelligenza particolarmente brillante; per ottenere lo stesso risultato una donna invece dovrebbe avere una supercombinazione su entrambi i cromosomi X, cosa più difficile. Inoltre ci dovrebbero essere non solo più maschi malati di mente ma anche più con intelligenza superiore alla media. Di fatto i valori di QI nella popolazione femminile si trovano vicini al valor medio nella gaussiana, mentre nei maschi si notano più ampie oscillazioni dei valori di QI. La presenza di una funzione cerebrale estremamente marcata è caratteristica della specie umana. Dall'accumulo di "geni intelligenti" nel cromosoma X, un genetista evolutivo giunge facilmente alla conclusione che essi devono aver avuto un ruolo particolare nell'evoluzione della specie. Le caratteristiche tipiche di una specie si sviluppano in un tempo relativamente breve. Nei pesci ciò può avvenire in poche generazioni. Negli esseri umani si contano sette milioni di anni dalla separazione della linea degli scimpanzé. Le caratteristiche delle specie devono essere selezionate velocemente e questo è possibile tramite i geni che vengono fissati sul cromosoma X. Il cambiamento di questi geni nell'individuo maschile può essere visibile e dunque selezionabile, già nella successiva generazione. Le ricerche sui processi di selezione che portano allo sviluppo della specie si sono molto intensificate dai tempi di Charles Darwin. Per lo sviluppo di una nuova specie, oltre a molti altri fattori, è di particolare importanza la selezione sessuale. Le scelte femminili dominano il mondo animale, per semplici motivi: nella riproduzione la femmina investe di più. Paragonando l'elevatissimo numero di spermatozoi del maschio, la femmina produce relativamente poche e preziose cellule uovo. Per questa ragione la femmina tende ad accoppiarsi più raramente del maschio, ed è più selettiva. Darwin spiegò la presenza di caratteristiche appariscenti - come la coda del pavone o il canto dell'usignolo - proprio con la selezione sessuale. A fianco della selezione sessuale c'è la selezione naturale, dove a spuntarla non sono i più belli, ma i più robusti. E queste forme di selezione possono agire, da un certo punto in poi, in direzioni contrastanti. Un esempio: la femmina del pavone sceglie tra i pretendenti quello con la coda più imponente; nel corso dell'evoluzione questa coda sarebbe potuta diventare talmente lunga e vistosa da ostacolare la fuga del pavone maschio dai predatori, ma la selezione naturale frena e limita lo sviluppo di queste caratteristiche sessuali. Se questa moderazione non ha successo, la specie si estingue. Lo sviluppo dell'intelligenza nell'Uomo è qualcosa di molto diverso: in questo caso entrambe le forme di selezione (naturale e sessuale) si rinforzano a vicenda. Un uomo con capacità eccellenti non soltanto sarà attraente per molte donne e dunque in grado di concepire più discendenti, ma quegli stessi geni gli forniranno un vantaggio anche nella lotta per la sopravvivenza. |
25-01-2008, 19.51.45 | #36 |
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uomini]
Secondo la psicologia evoluzionista le caratteristiche degli uomini e delle donne attuali sarebbero frutto della selezione naturale, iniziata nella preistoria, in seguito alla ripartizione dei compiti fondamentali come la caccia e l'allevamento della prole; i ruoli particolari di ciascun sesso avrebbero quindi forgiato le strutture cerebrali differenti che abbiamo ereditato dai nostri antenati.
Ti rispondo con le parole del biologo François Jacob: "Come ogni altro organismo vivente, l'uomo è programmato geneticamente, ma è programmato per apprendere". L'apprendimento, anche per quanto riguarda l'identità di genere, è reso possibile dalla plasticità cerebrale: le esperienze, molto diverse, a cui uomini e donne sono sottoposti nel loro contesto sociale e culturale, si inscrivono nella neuroanatomia dando origine a cervelli, e a individui, differenti. |
25-01-2008, 21.24.20 | #37 |
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Domanda n. 1: la natura può esistere senza la cultura?
Risposta: sì. Domanda n. 2: la cultura può esistere senza la natura? Risposta: no. Perciò, pur interagendo fra di loro - natura e cultura, ovvio - chi è più importante, anzi fondamentale, tra le due? (...) |
26-01-2008, 02.29.43 | #38 |
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uo
La cultura si forma dalla natura che non nego essere in parte differente, nella parte istintuale tra U e D ma quante volte la cultura ha cambiato in tanti aspetti il modo di porsi dei vari uomini e donne verso la natura. Un tempo l'incesto era naturale. Lo sarebbe ancora in teoria ma ormai lo percepiamo come contronatura, poichè in questo caso ipotizzerei che la cultura l'abbia scartato in quanto poco conveniente alla selezione naturale. Io qui sono d'accordo con te, Kore che la varietà dei comportamenti umani è enorme (chissà forse un giorno imparerò a tessere il filo che le mie conterranee mi faranno un baffo così a sfregio..) tutto il resto è un attentato alla biodiversità che questo sistema globalizzante e metropolitano sta già tentando di fare di suo, mettiamoci anche noi. La frequenza maggiore o minore di uomini o donne in certi ambienti è in continua variazione. Le neuroscienze non devono servire a costruire altri pregiudizi ma a puro scopo sperimentale, mi rattrista che. Ho molta comprensione ed empatia per le donne nella scienza, non solo ancora una minoranza, ma per questo devono pure sentirsi dubitare della loro capacità. Non so quanto accanirsi ancora sulla faccenda delle differenze sia costruttivo. Voglio un mondo variegato non ruoli predefiniti. voglio vedere donne e uomini nelle situazioni più disparate e non perderò tempo a contarli.
P.S, marcoriccardi sosteneva che nei paesi scandinavi le donne approcciano anche loro. Qui meno ma a sentirne alcune qualcosa si sta muovendo anche in questo senso. Per il resto ben vengano le differenze ma che non ci tappino gli occhi, poi, abbiamo il cervello usiamolo per sfidare i ruoli e giochiamoci su. |
26-01-2008, 12.22.11 | #39 | |
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uo
Citazione:
WILSON EDWARD O., Sociobiologia. La nuova sintesi, Zanichelli, Bologna, 1979. WOLF ARTHUR P., Sexual Attraction and Childhood Association: A Chinese Brief for Edward Westermarck, Stanford University Press, 1995. GOULD STEPHEN JAY, The Mismeasure of Man, W. W. Norton, 1996. LUIGI LUCA CAVALLI SFORZA, L'evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino, 2004. FRANS B. M. de WAAL, LE SCIENZE dossier, n. 7, primavera 2001 (pag. 80-85). |
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26-01-2008, 12.34.32 | #40 | |
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Riferimento: Lo Dice Il Rettore Di Harvard... [donne biologicamente inferiori agli uo
Citazione:
Nella realtà, però, questo non avviene quasi mai; a meno che non sei un calciatore, un asso della Formula 1 o del motociclismo, un attore famoso, un "figlio di papà" col portafoglio gonfio, etc. In merito, ti posso dire che se il sottoscritto, al pari di tantissimi altri coetanei (sono del '65), avesse dovuto aspettare l'iniziativa femminile, sarebbe ancor oggi vergine... E, comunque vada, non sarà certamente un "problema" che riguarderà gli uomini comuni della mia generazione (o giù di lì). Questo è più che sicuro. |
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