Grazie dell'intervento Tupi Tokata.
Rolando parla di una naturale evoluzione di un popolo, quello occidentale, alla quale i Nativi non erano ancora arrivati, se non ho male interpretato il messaggio.
Io credo che non si può dire a priori quale sia questa evoluzione. Dipende dai desideri di fondo di quel popolo. Gli orientali hanno puntato più su uno sviluppo interiore, spirituale, questo dovuto a numerosissimi fattori combinati insieme e altri popoli come i Nativi non hanno mai considerato la necessità di valorizzare la tecnologia.
Forse loro erano molto più avanti di noi occidentali e non lo abbiamo capito, come non avevano capito Gesù (a suo tempo). Un popolo già felice così come vive perché dovrebbe cambiare tenore o stile di vita?
La tecnologia, la ricerca dell'innovazione non è altro che una ricerca affannosa di felicità. Siamo rivolti all'esterno sperando che il nuovo tv color al plasma da 20 milioni di £ ci renderà felici, sai la nitidezza d'immagine, vuoi confrontarla con un semplice tv color?!
Anche gli aborigeni australiani erano privi di tutto esternamente, ma internamente avevano una ricchezza sconfinata. Quello che l'uomo moderno non capisce può fargli molta paura ed è meglio eliminare quella fonte di disagio piuttosto che avvicinarsi ed ascoltare.
Cosa vuol dire evoluzione? Se un popolo è diretto al mare ed un altro in montagna, non ci può essere confronto. Magari, se un popolo sta bene dove sta vuol forse dire che ha smesso di evolversi? Non potrebbe aver già raggiunto la su meta? Smettiamola di guardare con gli occhiali colorati degli occidentali!
Ciao e grazie ancora a tutti per questi approfondimenti.
PRIMA CHE ARRIVASSERO I NOSTRI FRATELLI BIANCHI per fare di noi degli uomini civilizzati, non avevamo alcun tipo di prigione. Per questo motivo non avevamo nemmeno un delinquente. Senza una prigione non può esservi alcun delinquente.
Non avevamo né serrature, né chiavi, e perciò presso di noi non c'era alcun ladro. Quando qualcuno era così povero, da non possedere cavallo, tenda o coperta, allora egli riceveva tutto questo in dono.
Noi eravamo troppo incivili per dare valore alla proprietà privata. Noi aspiravamo alla proprietà, solo per poterla dare agli altri.
Noi non conoscevamo alcun tipo di denaro, e di conseguenza il valore di un essere umano non veniva misurato secondo la sua ricchezza.
Noi non avevamo leggi scritte depositate, nessun avvocato e nessun politico, perciò non potevamo imbrogliarci l'un o con l'altro.
Eravamo messi veramente male, prima che arrivassero i bianchi, ed io non mi so spiegare come ce la potevamo cavare senza le cose fondamentali che - come ci viene detto - sono così necessarie per una società civilizzata.
Cervo Mite
QUAND'ERO BAMBINO, capivo di dare e di dividere; da quando venni civilizzato, ho disimparato queste virtù. Io vivevo una vita naturale, ora ne vivo una artificiale. Allora ogni bel ciottolo era per me prezioso e avevo profondo rispetto per ogni albero.
L'abitante indigeno dell'America univa alla sua fierezza un'eccezionale umiltà. La superbia era estranea al suo essere e ai suoi insegnamenti. Egli non sollevava mai la pretesa, che la capacità di esprimersi con la lingua, fosse una dimostrazione della superiorità dell'essere umano sulle creature senza la parola; proprio al contrario, egli vedeva in questo un pericolo. Egli credeva fermamente al silenzio -il simbolo della perfetta armonia. Il tacere ed il silenzio rappresentavano per lui l'equilibrio di corpo, mente ed Anima.
Se chiedi a un indiano: "Che cos'è il silenzio?", egli risponderà: "Il Grande Mistero". Il Sacro Silenzio è la Sua Voce". E se chiedi: "Quali sono i frutti del silenzio?", così egli risponderà: "Autocontrollo, vero coraggio e perseveranza, pazienza, dignità e profondo rispetto."
"Sorveglia la tua lingua in gioventù", diceva il vecchio Capo Wabashaw, "allora, forse, nella vecchiaia regalerai un pensiero saggio al tuo popolo."
Ohiyesa