Scritto da Salvatore:
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Cara Elia,quando smetti di chiederti il perché, ti comporti alla maniera dei dormienti
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N.B.: il mio nome è Elìa, e non Èlia...
N.B.2: troppo facilmente ci mettiamo dalla parte di chi deve ricevere; per Gesù, noi siamo quelli che devono dare...
Smettere di chiedersi il perché, non significa smettere di agire... ma significa amare, senza tanto perdere tempo sul perché lo dovremmo fare... In definitiva, credo che siamo della stessa idea, o per lo meno cerchiamo entrambi di comportarci allo stesso modo su questa terra... amando il nostro prossimo come noi stessi. Chi filosofeggia...perde tempo prezioso per amare il suo prossimo. Dimmi se non condividi i miei pensieri...
Scritto da Yam:
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Per Eliah: Qui
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Grazie!!!
Ho un bel ricordo legato a quella canzone.
Mi hai fatto tornare in mente mio nonno quando gli avevo regalato un qualke anno fa per natale un pesce che cantava proprio la canzone "don't worry, be happy". Lui era malato di cancro (mio nonno, non il pesce di plastica!), ed è morto poco tempo dopo... ma era assai felice del regalo, e per un attimo l'ho visto contento.
È un bel ricordo che mi conservo nel cuore.
Scritto da Marcoscari:
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La parola che viene comunemente tradutta con sofferenza e' "Dukkha". Dukkha ha un significato molto, molto vasto....
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Ero consapevole della forzutura che stavo facendo...
La mia era più una provocazione, provocazione che ora continuo...
Continuo ora ad argomentare il perché non c'è motivo per cui uno non dovrebbe suicidarsi... (per chi non ne fosse ancora al corrente, cerco di capire il perché mio padre - ma non solo lui - ha deciso di togliersi la vita)
Tutto quello che voi dite, è sicuramente bello e in parte rassicurante. Ma osservando attentamente, peccate tutti del seguente difetto... la fine della sofferenza la raggiungete tutti DOPO la morte!!! E mai una volta prima!!! Anche se dite che "viviamo per eliminare la sofferenza" (oizirbaf), non potete negare che la si elimina DEFINITIVAMENTE solo con la morte...
Curioso, non trovate?
E se ci pensate, chi dice che la vita è un dono da godersi... uno può benissimo respingerlo!!!... questo dono, o no? Perché non potrebbe prendere questa decisione?
E se ci pensate, chi dice che il suicida va all'inferno (non so se i cattolici sono ancora di questo parere...), cosa è l'inferno in paragone ad una vita di sofferenza? E cosa è una pena eterna, se non uno stato perenne in cui uno non potendo più in ogni caso percepire la felicità, è come se non provasse più nulla? ...dato che è solo nella dualità che uno può soffrire o essere felice; se uno è per sempre nella sofferenza... non è nella sofferenza, ma in qualcosa d'altro, o erro?
Perché chi sceglie di vivere è migliore di chi sceglie di morire? Perché chi si uccide viene visto di malocchio e chi vive no? Perché chi si uccide non finisce in paradiso (cristiani), nel nirvana (buddismo), o chissà dove... (altre religioni)??? Mentre chi affronta la vita in modo corretto sì (facendo la volontà di Dio, o seguendo l'ottuplice sentiero, o con la meditazione, o con l'ascetismo, o con il misticismo, ecc.)?
C'è un motivo valido per cui non scegliere di morire? E c'è un motivo valido per cui vivere? Non fanno tutti la stessa fine? E se sì, perché uno allora non dovrebbe decidere di uccidere il suo prossimo, pensando di fare del bene, e facendolo effettivamente?
Ultima domanda "da due soldi": perché Gesù non sorride mai nei vangeli? Curioso, non trovate?
Elia
P.S.: non insisto più di così...