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10-02-2005, 14.27.33 | #62 | |
Utente bannato
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Re: Re: qualcosa di realmente ASSOLUTO?
Citazione:
Diciamo che è qualcosa che, al mutare di qualcosaltro, non cambia. |
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10-02-2005, 14.35.00 | #63 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Prima che il pensiero inizi a dare i nomi a tutte le cose, non hai davanti il sole ma un'Unita' che e' un unica energia, una sola sostanza. Questa esperienza puo' essere talmente intensa che tu puoi guardare un orologio senza "capire" cosa sia, senza vedere che ora e', completamente stupefatto da cio' che si sta manifestando. Questo e' l'inconoscibile, lo stato naturale della mente. Da li, cio' che e' Vita si manifesta (energia) come Unita' (pienezza del vuoto) e pura consapevolezza. Ultima modifica di Yam : 10-02-2005 alle ore 14.38.16. |
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10-02-2005, 15.03.36 | #64 | |
Utente bannato
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Citazione:
Immagino di cosa tu mi stia parlando. Per parlare di qualcosa, bisogna averlo modellizato in testa. Modellizarsi in testa ciò di cui mi vai parlando lo trovo un controsenso. Questo per la natura dell'esperienza cui immagino tu ti riferisca e per i limiti cui volenti o nolenti sottostiamo. |
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10-02-2005, 15.27.45 | #65 | |
Utente bannato
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Citazione:
Egregio pensiero, Non vedo alcun barlume di speranza... Ma tra abbandonare l'osso e accanirsi terapeuticamente, scelgo entrambe. Ben lungi dall'aspettarmi di raggiungere conclusioni di sorta, esercisco con gaudio l'esrcizio per non "dimenticarmi" della contraddizione che mi precede, peril gusto di disegnarmi il modello che la rappresenta, per difendermi da modelli più belli e meno veri, per il possibilismo che si crea abbinando a questa "analisi" anche l'esperienza. |
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10-02-2005, 15.46.47 | #66 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Ho praticato discipline non-duali per piu' di vent'anni e ho avuto alcune esperienze molto forti. L'ultima e' durata una settimana intera, tecnicamente l'esperienza che ho vissuto si chiama Sahaja Samadhi. E' un'esperienza di Unita' molto profonda in cui il pensiero sorge solo se desiderato, chiamato. Non c'e' piu' l'identificazione discorsiva. E' accaduto. Cio' che vivevo era una chiara e vivida consapevolezza di cio che e', incollato al qui ed ora, con una sensazione di beatitudine costante in sottofondo e momenti di commovente devozione, sensazione di Amore verso il Tutto. Prima del sorgere del Samadhi e dopo non sono stato affatto bene, paura di morire...soprattutto. Tutto questo non e' necessario, se ne puo' fare a meno. Ma aprirsi ad una visione piu' ampia delle cose, meno duale, e' importante. Il modello meccanicistico fa acqua da tutte le parti ormai e anche il pensiero scientifico dimostra maggior apertura verso l'inconoscibile. E' paradossale ma ci si puo' rilassare molto, sapendo che non tutto puo' essere controllato, plasmato, modificato. Che la Vita continua anche senza di noi. Quello stupore infantile, che oltretutto pare collegato al funzionamento della ghiandola del Timo, e' cio' che ci permette di non impazzire e se ci fai caso la nostra mente continuamente si autolibera, anche se non ce ne accorgiamo. Personalmente sto benissimo quando posso passare qualche ora in comunione silenziosa con la natura, sia essa umana o minerale o vegetale o animale.... |
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10-02-2005, 15.53.19 | #67 | |
Utente bannato
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Citazione:
Già, ma ciò che ti lascia è un ricordo. E ciò che ti ricorderai sarà l'orologio e non l'esperienza. E non ci puoi fare un bel niente poichè per ricordare, il solo strumento che hai è proprio il pensiero. L'esprienza l'hai fatta, ma quello di cui disponi adesso, quello di cui mi stai parlando è il tuo ricordo di quell'esprienza, splendido ed estatico quanto vuoi, ma l'esperienza era un'altra cosa. |
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10-02-2005, 16.04.37 | #68 |
Sii cio' che Sei....
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No, non e' esattamente cosi. Non e' un ricordo. Nel Buddismo Mahayana si parla di inter-azione tra metodo (Upaya) e Saggezza (Prajna - esperienza della non-dualita'). Il metodo e' la vita stessa che io vedo diversamente...... consapevole di cio che e', questo ha migliorato la mia capacita' di Amare, mi ha reso meno centrato su me stesso......
Sto leggendo un bel libro: (La filosofia perenne di Zolla) Intervista a Zolla: Professor Zolla, a cosa si riferisce precisamente il titolo della sua attuale pubblicazione, «la filosofia perenne»? «Filosofia perenne è una denominazione che propone Leibniz, ma fu creata nel 500 da Agostino Steuco, un eugubino che riprese il pensiero di Pico della Mirandola, di cui aveva letto la biblioteca raccolta dal vescovo di Venezia. Che cosa indica? La filosofia che tutti avevano enunciato in vario modo, si potrebbe perfino dire: in tutti i modi immaginabili, a patto che fossero tutti irreprensibili dal punto di vista logico. Una filosofia che smentisce la parola: la parola non è l'unico tramite, chi crede alla filosofia perenne sopporta di enunciarla a parole con fastidio, perché essa rinvia a un'intellezione che la parola può soltanto tradire. D'altra parte il modo in cui si espone è sempre innovabile e trasformabile: la parola è sempre inganno. Mostro alcune filosofie che si possono denominare perenni: il taoismo cinese, l'advaita unitario indù, il buddhismo speculativo, oltre al neoplatonismo, alla filosofia dei platonici fiorentini alla fine del 400. Ne parlo, ma non esaurisco l'esposizione, avvio un discorso che potrebbe proseguire all'infinito». <Qual'è lo spirito che lo informa e come si pone rispetto alle sue ultime riflessioni «Filosofia perenne, vuole dire filosofia che rifiuta la dualità, la contrapposizione, per attenersi all'unità. Oltre a esporre il taoismo e la filosofia unitaria indù, le varie filosofie buddhiste, la filosofia fiorentina della fine del 400, nel libro espongo tre incontri con personaggi fondamentali, che illustrano meglio di un'esposizione strettamente filosofica il tema generale: Culianu, il grande studioso assassinato nel 1993 a Chicago, il cui sistema inglobava le religioni viste sotto l'occhio della scuola di Chicago. Djuna Bames, l'americana autrice di Bosco di notte e di Antifona, la quale aveva ragionato con cura le premesse delle sue opere e che mi capitò anche d'incontrare a New York. Infine Sade, che di recente è stato esaminato in maniera nuova da due autori americani. Credo che avessero ragione Adorno e Horkheimer attribuendogli il ruolo di un esecutore finale del programma illuministico. E' l'esempio di una natura radicalmente viziata, di una mente fondamentalmente corrotta, l'opposto dell'uomo redento dalla filosofia perenne». http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/990620g.htm |
10-02-2005, 17.36.20 | #70 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Ti ho detto che non sono necessari quegli stati di coscienza, anzi spero che non mi accada mai piu', che basta molto meno. La comprensione della vacuita' di tutti i fenomeni rimane, alleggerisce le esperienze dolorose, la consapevolezza diminuisce gli automatismi, le abitudini negative (le dipendenze sono automatismi se focalizzate attraverso la consapevolezza diminuiscono sino a scomparire). L'identificazione discorsiva e con i bisogni materiali diminuisce, accade di essere piu' umili, di avere meno bisogni, di avere maggiore attenzione alla propria salute. Cambia la sessualita'..... |
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