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12-12-2002, 23.00.14 | #52 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 28-04-2002
Messaggi: 341
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Re: a Firenze
Citazione:
Ho ben 1.385.937 anni, tre mesi e 25 giorni, e mangio solo abmbini e vecchiette. |
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16-01-2003, 22.23.00 | #54 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2002
Messaggi: 855
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Ciao anael_la !
Siccome la morte non esiste, non si deve neache avere paura di essa. La vita è eterna e lo sviluppo dell´uomo ha luogo durante miliaia di vite fisiche. Tu dici: "Vi chiedo.....ed io che non ho mai avuto paura della morte e che proprio per questo non amo il pensiero della reincarnazione?" Ti rispondo con un´altra domanda: Forse tu hai paura della vita ? Ciao. Ultima modifica di Rolando : 16-01-2003 alle ore 22.39.39. |
17-01-2003, 00.05.50 | #55 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-10-2002
Messaggi: 143
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Tutti noi viviamo molto più "al di là" che "al di qua" ( notare che ho usato VIVIAMO in ambedue i casi).
Non c'è soluzione di continuità tra le due vite, sono solo molto diverse fra loro e la vita al di qua, dove il nostro compito è lo sviluppo della Coscienza, sintesi di Libertà e Amore, non permette alla maggior parte di noi (ma non a tutti) di ricordare la vita al di là. E' esattamente quello che succede tra la veglia e il sonno: non riusciamo a ricordare da svegli ciò che avviene durante il sonno profondo, e questa è una sorta di difesa interiore che ci permette di sviluppare la nostra coscienza durante il giorno. |
17-01-2003, 14.22.57 | #56 | |
Utente bannato
Data registrazione: 05-11-2002
Messaggi: 1,879
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Citazione:
Ok, adottando il metodo firenziano di indagine... "vedo" chiaramente che la reincarnazione esiste ed é la norma nell'universo, solo che se parliamo di reincarnazione della propria individualità... allora stiamo dicendo una cosa che non "mi risulta" da nessuna parte: Se dovessimo lasciare questo benedetto corpo, perderemmo i nostri confini, giusto? ... e allora come faremmo, poi, a "reimbutarci"... a "ricostituirci"... esattamente quale identica entità in un SINGOLO altro corpo? ... senza che una infinitesima nostra "emanazione" vada perduta o si infiltri in una diversa reincarnazione? Qual'é il garante, il meccanismo, la cosa... insomma... che fà in modo che sia possibile la reincarnazione del singolo quale identico "spirito"? E' una domanda. Altro discorso: Tra il sogno nel sonno ed il pensiero nella veglia la differenza stà tutta nella diversità di due stati dello stesso corpo vivo... si capisce che ci sia identità, ma in un'altra vita ipotiziamo di avere un altro corpo, ...allora che esempio é? ..Ora sono due le domande. Ciao... Ultima modifica di Mistico : 17-01-2003 alle ore 14.30.12. |
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17-01-2003, 14.58.42 | #57 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-10-2002
Messaggi: 143
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Domande appropriate, Mistico; vediamo se riesco ad essere chiaro pur se in un campo così nebuloso e complesso.
Noi spesso assimiliamo il concetto di identità con tutto ciò che riguarda il nostro essere: idee e pensieri, sentimenti e ricordi, volontà. Tenendo fermo tale concetto possiamo tranquillamente dire che la reincarnazione NON permette di conservare la propria identità. Da questo punto di vista, ogni volta che rinasci è QUASI come se ripartissi da zero. Ho detto quasi perchè in realtà, visto l'uomo dall'al di là e non dall'al di qua, l'identità è cosa ben diversa: gli antichi ben distinguevano tra ANIMA e SPIRITO. L'anima è il coacervo di tutte le caratteristiche comportamentali e sentimentali della persona: odio e amore, simpatia e antipatia, pazienza e collera ecc. Lo spirito è il nostro pensiero puro, attivo, non passivo o applicato a qualcosa di utilitaristico: tanto per capirci non quello che usiamo per "pensare" cosa mangiare quando ci viene fame ( che peraltro è il "pensare" tanto amato dai pubblicitari: il messaggio, lo slogan provoca un bisogno che non permette di pensare realmente, ma di "reagire" istintivamente con l'acquisto). Lo spirito, quindi il nostro pensare puro, rimane intatto da una vita all'altra. Una specie di piccolo estratto dell'anima, ma non certo quello che di solito intendiamo come identità personale, rimane come attaccato allo spirito: si potrebbe chiamare "il risultato dell'anima", non tutta l'anima. Il ricordo è invece molto più legato al corpo fisico di quanto possiamo immaginare: ecco perchè una volta defunti, e perso totalmente il fisico, dei ricordi non rimane praticamente traccia: almeno consciamente, perchè una sorta di ricordi inconsci restano nello spirito che va reincarnandosi. Esempio: i talenti. Erroneamente si pensa che i talenti, per esempio la capacità di saper disegnare e dipingere, siano doti ereditate da qualcun altro in famiglia. Assolutamente sbagliato: è in realtà un'eredità del tutto nostra e personale, bagaglio di una nostra vita precedente dove avevamo imparato a dipingere. Lo dimostrano anche dati scientifici riguardanti l'ereditarietà delle caratteristiche non fisiche. Quella è una forma di trasmissione della memoria. Per quamnto riguarda la tua seconda domanda, il paragone è da fare non tra veglia e sogno ma tra veglia e SONNO, quello completo e senza ricordi e la vita e la morte. Il sogno è paragonabile piuttosto alla vita che purtroppo molto fanno da svegli, molto poco cosciente, per mille motivi diversi. Grazie e ciao |
17-01-2003, 15.03.57 | #58 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-08-2002
Messaggi: 128
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Domando a chi crede.
Quale livello di "fondatezza" assegnate a questo tipo di "esperienza - credenza" così spiccatamente soggettiva?
Quali sono i criteri che spingono, secondo "voi," a considerare una testimonianza "scientificamente attendibile"? Esiste, secondo voi, una Realtà Oggettiva? Esiste, secondo voi, una Realtà Convenzionalmente ritenuta Oggettiva? Esiste una differenza tra Realtà Oggettiva e Realtà Convenzionalmente Oggettiva? Credete possibile che esperienze introspettive così singolari potrebbero essere assolutamente immaginifiche?... Cosa vi fa pensare che tali esperienze NON lo siano? Come fate a dimostrare che NON lo sono? Al di là della "testimonianza"... Qual'è (se c'è) secondo voi, il confine tra esperienze "introspettive" ed esperienze reali? Ecco queste sono alcune delle domande a cui mi piacerebbe ricevere una risposta da coloro che "ci credono". E ringrazio sinceramente se qualcuno vorrà farlo. |
17-01-2003, 19.54.18 | #59 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-10-2002
Messaggi: 143
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FINALMENTE
si tocca il problema fondamentale, già tema continuamente sfiorato del forum filosofico sul Relativismo etico e Logica morale,( ringrazio FalcoAntonio per esser tornato sul tema di base) e cioè:
esiste l’Oggettività? Domanda assolutamente necessaria se si vuole non solo affrontare il tema della Reincarnazione ma QUALSIASI tema. Possiamo affermare o meno di vivere in un mondo reale? Ciò che riteniamo reale ed oggettivo è in realtà solo un’illusione gigantesca? Per rispondere a tale domanda torno all’esempio che ho fatto sul rapporto tra veglia, sonno profondo e sonno con sogni. Perché ritengo le esperienze vissute in sogno diverse da quelle vissute durante il giorno? La differenza sta solo nel fatto che in un sogno mi ferisco e quando mi sveglio non ho nessuna ferita ( mancanza di causa-effetto tra una situazione e l’altra)? Io ritengo di no. Se il sogno di questa notte fosse la perfetta continuazione logica del sogno di ieri in modo che ci fosse un nesso di causalità almeno nella vita di sogno, quest’ultima sarebbe “oggettivamente” una vita reale? Direi di no ancora, perché per essere un’esperienza oggettiva deve essere “oggetto” di esperienza di più di un soggetto: sarà tutt’al più un’esperienza reale e soggettiva. E quindi del tutto relativa al soggetto che la prova. Nella vita cosciente questa esperienza relativistica e soggettiva è possibile, in campo sentimentale per esempio, esperienza del tutto individuale, ma non è assoluta. Credere che tutto sia relativo nella vita di veglia è sì un dogma, una religione laica, una credenza e non una conoscenza: nella vita di veglia infatti esperienze CONDIVISIBILI esistono e sono certe e chiare proprio come la coscienza: l’esperienza dell’unità, per esempio, o della molteplicità. “Grande” è un aggettivo “relativo” all’osservatore, ma “unico” è un aggettivo “totale”, universale, oggettivamente chiaro e oggettivo ( se usato propriamente !). Ecco allora che, chiarite le premesse, è possibile rispondere alle domande di Falcoantonio: - la “fondatezza” di tali affermazioni si basa sull’opposto della “credenza”: nel sogno si “crede” che avvenga qualcosa mentre in realtà non accade nulla; lo stesso accade nelle allucinazioni e in tutte le situazioni di incoscienza ( si può essere incoscienti anche da svegli…). - la testimonianza è attendibile quando è cosciente: nessuno in questo momento può affermare legittimamente e con ragione che nessuno stia leggendo ciò che qui ora ho scritto: il fatto stesso che stai leggendo ne è la dimostrazione… - non mi interessa particolarmente, anche se può essere interessante, basarmi su ciò che dice uno che “crede”,tanto per usare le parole di Falcoantonio. Chi crede non ha avuto esperienza. Quello che affermo si basa su esperienza personale, in primis, condivisa da persone che in modo altrettanto chiaro, nitido, “scientifico” in quanto a precisione e ripetitività del fenomeno hanno vissuto vicende analoghe. Tali persone, mi rendo conto, non sono numerose. E’ altrettanto chiaro che chi non ha vissuto tali esperienze può non “crederci”, ma a quel punto il problema di “credere” ò “non credere” non è mio, bensì loro. Chi “crede” è proprio come chi “non crede” da questo punto di vista. Quello che conta è chi “sa”: dato che tali esperienze, malgrado quello che credono alcuni, non sono affatto precluse o privilegiate, ma esperibili grazie ad un percorso chiaro, nitido e scientifico, insisto su questo tema, pur se con molta pacatezza e tranquillità. |