Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
Chiaro che un filosofo di professione faccia filosofia e non scienza; in effetti ho parlato di scienziati che si sono interrogati in modo prettamente filosofico su problematiche inerenti al loro lavoro, “uscendo” per un po' dai laboratori o alzando lo sguardo dalla marea di calcoli. Ho affermato che ciò sia concretamente importante per -direzionare- la loro attività e dunque la scienza. Ed anche per spiegare al pubblico come vengono spesi i loro soldi e come rapportarsi nei confronti degli “esperti”.
Tra i due giganti, Bohr ed Einstein, si è svolto anche e soprattutto uno scontro tra due differenti modi di guardare alla scienza, dunque tra due differenti meta-fisiche. Cosa sono i gedanken-experiment, esperimenti mentali, se non un finissimo modo filosofico di fare scienza? Cosa spinge certi fisici, pochi per la verità, nel cercare di “riformulare” la meccanica quantistica, se non la consapevolezza che la teoria abbia delle incoerenze interne? Eppure molti colleghi pensano che non ne abbia... dunque, chi ha ragione? Se per me le teorie sono solo un mero strumento di calcolo, allora sono disposto ad accettare anche profonde incoerenze, ...........
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Fino all'ultimo quarto dell'800, ma a partire almeno da Galilei, la filosofia scientifica, cioè il modo di pensare degli uomini di scienza e no, era basata su una visione assolutamente oggettivistica (realista) del mondo, gli idealisti (soggettivisti) erano relegati a dar colore ai solotti intellettuali del tempo. Il culmine del realismo scientifico fu il
positivismo che da August Comte si portò a Ernst Mach. Il realismo, che fu l'apice del positivismo- dette consistenza di verità inappellabile al notissimo adagio di ogni uomo di buon senso comune e segnatamente di scienza, eccolo nella bocca di quest'ultimo: "
Ogni teoria deve essere confermata dalla sperimentazione", nella versione dell'uomo comune diventa: "
La teoria è una cosa e la pratica un'altra!" oppure "
se non vedo non credo". Chi potrebbe contestare queste affermazioni? Contestarle no, ma analizzarle nei significati meno esteriori si per evidenziarne il vero senso.
Il termine "teoria" può, come tanti altri termini, avere significati piuttosto diversi, quello più in voga nel linguaggio scientifico è che la teoria sia una costruzione logica che conduce, appunto, costruttivamente, ad una
proposizione da valere, con estesa generalità, all'interno di un sottosistema logico compreso nel più grande e generale sistema logico che è l'universo (qui confesso la mia visione soggettivistica dell'Universo). Questa proposizioone è sorretta da una teoria che la dimostrerebbe, grazie al percorso logico nell'ambito del sottosistema, potrebbe abbisognare di una conferma la dove l'Osservatore, cioè l'
IO (che qualcuno lo indica come IO cosmico), non avesse una sufficiente fiducia delle conclusioni generali della teoria stessa. A questo punto l'Osservatore richiede delle conferme, diciamo così, sperimentali o pratiche; ma cosa significa questo? Significa trovare un'altro percorso logico (che rimane logico anche se, all'occhio disattento di chi non è avvezzo a questo tipo di discussioni potrebbe apparire "pratico") tale da condurre alla conferma della teoria in questione con
sufficiente approssimazione. A questo punto l'Osservatore ha queste alternative:
a) Ritiene che l'insieme delle due teorie (si, proprio due, perchè anche il secondo percorso logico è una teoria che potrebbe richiedere, a sua volta, una conferma) sia soddisfacente per l'Osservatore stesso;
b) Ritiene gli eventi che la teoria prevede, altamente improbabili (secondo l'ottica popperiana) sicchè anche un percorso di conferma piuttosto debole ma che dia indizi di confermare, almeno in qualche caso, quanto prevede la teoria, dà soddisfacente sicurezza all'Osservatore.
Questa seconda alternativa può essere chiarita con un esempio. Supponiamo che una teoria preveda che sotto certe condizioni si generi l'emissione di un fascio di particelle P aventi certe proprietà; per la verifica di ciò sia necessario un laboratorio dotato di sofisticate apparecchiature che, secondo la teoria (più o meno soddisfacente per l'Osservatore), che ha portato alla realizzazione di esse, siano capaci di "leggere" le particelle P (distinguendole da altre). L'Osservatore, però, non "
vede", come dire, direttamente le particelle P, ma un insieme di dati, per esempio, su un monitor che vanno interpretati con l'aiuto di una teoria, pur essa legata alla teoria costruttiva della macchina, a cui l'Osservatore pure dà fiducia.
Alla fine dei conti, la teoria di cui si vuole verificare deve necessariamente essere confrontata con una o più teorie si servizio tutte di gradimento dell'Osservatore, l'accordo della teoria da verifica e della o delle teorie di servizio o strumentali, fino a che l'Osservatore si ritenga "convinto".
Potrebbe darsi che l'Osservatore che le teorie di servizio non convincano completamente l'Osservatore, a questo punto rimangono due possibilità, la prima è la mera ripetizione delle prove di conferma e basarsi sulla frequenza delle conferme, la seconda è il ricorso ad un'altre teorie strumentali da aggiungersi a quella o quelle che non hanno completamente soddisfatto l'Osservatore.
La soddisfazione dell'Osservatore, che sembra essere un fatto poco scientifico perchè mal misurabile, se non in pectore, rimane lo zoccolo di fondo nel campo scientifico, ciò, ai tempi del Positivismo sarebbe apparsa una vera bestemmia!