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Riflessioni sulla Mente - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica |
27-09-2010, 10.26.26 | #21 | |
Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
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Riferimento: hardware-software
Citazione:
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06-02-2011, 19.26.07 | #24 |
Ospite
Data registrazione: 05-02-2011
Messaggi: 27
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Riferimento: hardware-software
Io sono un informatico, laureato di recente, e per la mia tesi di laurea ho progettato un sistema di interazione uomo-macchina. Mi scuso se riapro una discussione "vecchiotta", ma avendo studiato in profondità certe dinamiche, vorrei dare il mio contributo.
I ragionamenti sono frutto di calcoli, su questo non c'è alcun dubbio. Il "software" è il programma che elabora le informazioni ottenute dall'esterno e l'"hardware" è l'infrastruttura che ci consente di effettuare operazioni di input/output. Bene: se tutto fosse frutto del calcolo, parlo di situazioni fisiche, i risultati dovrebbero essere identici per tutti. Se fa freddo, fa freddo. Però è vero che per qualcuno può fare più freddo, per altri meno freddo. L'interpretazione è fondamentale, in questo caso. Diciamo che questa è "l'algoritmo" che è scritto in ognuno di noi. Ma... i calcoli forniscono lo stesso risultato per tutti. L'equazione y = a * x^2 disegna una parabola. E questo è sempre vero, è uguale per tutti, così come 2+2 = 4. Quindi le emozioni non sono frutto di calcolo, perché vissute in modo diverso da ciascun individuo. Certo, si potrebbe obiettare che al variare del parametro 'a' cambia anche la convessità. E questo è vero: ma la "formula" è sempre la stessa. Poi ci sono i fatti, che non sono interpretabili, in quanto fenomeni empirici (il fuoco brucia, ed è un dato incontrovertibile). Questo fa traballare l'ipotesi che sostiene che l'uomo agisca "meccanicamente" in risposta a determinati stimoli. Come per il cane di Pavlov, insomma. Il calcolo è una possibilità, uno strumento che utilizziamo per risolvere problemi di qualunque natura. Ma le emozioni non possono essere frutto di calcolo, in quanto non possiamo (non perché non riusciamo, ma perché siamo impossibilitati a farlo) conoscerne la natura (e i loro perché, come agiscono, come e dove si formano, la loro evoluzione -se non vogliamo ridurre anche queste a semplice chimica, cosa che non ha senso a causa della variabilità degli esseri dotati di sistema nervoso complesso-). Di conseguenza, mancano i dati del problema. E se non ci sono i dati, non c'è soluzione, dunque il calcolo è inutile (o meglio, inapplicabile, se non per algoritmi che finiscono in loop, ma questo è impossibile, perché una vita non è sufficiente a risolverlo, dunque umanamente assurdo -si dovrebbe andare per tentativi, ma è tutto inutile-). E il "caso", secondo me, è un solido paravento dietro al quale si nasconde l'incapacità di accettare eventi che sono lontani dai nostri "algoritmi", per restare in tema. E l'educazione? I processi cognitivi dei bambini? Possono essere questi in grado di valutare tutte le complesse variabili del mondo esterno per elaborarle e fornire un risultato più o meno intellegibile? Direi di si: ma spesso non riusciamo a capirli. Dunque è l'adulto a non comprendere o l'infante a non esprimersi correttamente? Eppure il calcolo non segue una struttura auto-evolutiva. Aggiungo che la maggior parte delle reazioni che abbiamo in risposta a determinati stimoli, sono frutto dell'educazione, quindi variabili. Secondo me, non è del tutto corretto parlare di calcoli quando ci si riferisce alle emozioni. Il sistema neurovegetativo umano è uguale per tutti. Funziona allo stesso modo per tutti: se questo è vero, perché i risultati del calcolo sarebbero diversi? Perché cambiano le operazioni? Ma la serie di operazioni che compiamo non sono forse calcoli? Quindi cambiano i calcoli? Quindi 4 = 2 + 2 ma anche 1+1+1+1 e per un limite di una successione che tende all'infinito? Sicuramente. Ma cambiando i calcoli, cambia tutto. Poi ci sono le costanti, che Il_Dubbio ha brillantemente sottolineato nel suo ultimo intervento. Queste aumentano (e di molto) la complessità computazionale. Insomma, le emozioni non sono SEMPRE riducibili ad automatismi. Temo di aver fatto un po' di "minestrone", ma è difficile approfondire punto per punto una discussione che si è evoluta toccando campi molto vasti. Tornando alla mia tesi, era un progetto che coinvolgeva intelligenza artificiale e reti neurali. Alla fine, il computer era in grado di elaborare autonomamente delle decisioni da prendere in situazioni critiche, analizzando statisticamente fattori e stimoli esterni al suo "essere" ed era in grado di apprendere volta per volta sempre di più. Diventava un "sistema esperto", tecnicamente si chiama così. La sua conoscenza era limitata soltanto all'infrastruttura in cui era racchiuso. Un software in grado di evolversi autonomamente. Ma sapete in cosa fallisce? E in cosa fallirà sempre? Nella valutazione del rischio. Mi si poneva il classico problema della "priorità del salvataggio". Questo basterebbe a far sbagliare, casualmente (in questo caso non c'è causalità, ma solo frutto di operazioni matematiche su dati di natura indistinta e random), la macchina. Proprio lì dove l'uomo non potrebbe mai sbagliare (in virtù del fatto che non effettuerebbe una valutazione numerica, ma emozionale). Saluti! |
07-02-2011, 10.16.25 | #25 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: hardware-software
Citazione:
Benvenuto Queste discussioni non sono mai vecchie. Citazione:
Il discorso quadra, ma non del tutto (a mio avviso). Per esempio alla domanda che ho fatto in apertura: il concetto (stato mentale) di “punto” di “retta” da quale calcolo computazionale deriva? Come risponderesti? (se vuoi guardati l'argomento proposto "definizione e concetto primitivo"). La questione (domanda principale) potrebbe essere questa: anche la “comprensione” di punto e di retta è un calcolo? A me sembra che lo stato "emozionale" potrebbe anche non essere rilevante a questo fine. Secondo me (riproponendo ciò che dicevo all'inizio): non serve ipotizzare che i concetti, tutti, siano dei calcoli dell'hardware cerebrale se poi non esiste alcun calcolo per comprendere “come” questi calcoli vengano compresi e assimilati dalla mente. In questo forum (che è solo una piccola isola di un mondo fatto di storie) si parla di "perfezione", di Dio ecc. cioè di tanti concetti che se analizzati con la computazione non hanno (o non avrebbero) alcuna possibilità di essere pensati (con un computo) perchè non derivano da altri calcoli. Noi prima li pensiamo e poi tentiamo di computarli. Cioè io prima penso ad un punto o ad una retta, e poi cerco un modo per garantirgli un'esistenza che invero, senza la coscienza, non sarebbe possibile garantirgli. |
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07-02-2011, 17.31.48 | #26 | ||
Ospite
Data registrazione: 05-02-2011
Messaggi: 27
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Riferimento: hardware-software
Citazione:
Grazie! Ne approfitterò per "riesumare" qualche post che più mi interessa (anche se in realtà mi interessano tutti ) Citazione:
Ma io infatti sono d'accordo con quanto sostieni. Io dicevo che non c'è dubbio che i ragionamenti (quindi posteriori al concetto) sono frutto di calcolo. Se volessimo pensare alla "radice" della questione, il calcolo deve pur partire da qualcosa. E per l'assimilazione (e/o la produzione) del concetto iniziale -di qualunque natura-, non ci può essere calcolo, in quanto la sua autogenerazione non avrebbe luogo (almeno secondo quanto sostengo), proprio perché per sua natura dovrebbe partire da qualcosa. E questo qualcosa non può essere un calcolo perché a sua volta... dovrebbe essere generato da qualcosa che non sia un calcolo. Le entità più semplici, chiamiamole radici, non possono essere frutto di un processo "computazionale", insomma. Il loro raffinamento almeno in qualche caso si. |
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03-12-2013, 01.57.01 | #27 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 02-12-2013
Messaggi: 6
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Riferimento: hardware-software
Citazione:
il fatto si nn disporre di una spiegazione non significa che quella spiegazione non eissta. forse deve ancora essere scoperta. qualcuno fara' dei calcoli e avra' una intuizione, un salto in avanti che la mente umana e' in grado di fare. non sappiamo tutto e forse non lo sapremo mai.. |
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27-03-2014, 21.06.58 | #28 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-01-2008
Messaggi: 175
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Riferimento: hardware-software
Citazione:
Il calcolare è una delle applicazioni della logica matematica o di quella, che le è analoga, geometrica, ed entrambe queste scienze forniscono simbologia utile a capire che i princìpi del calcolo non sono arbitrari, e hanno il loro aspetto qualitativo appunto nella simbologia. Pur nella relativa perfezione, implicita al calcolare, che obbedisce ai princìpi di queste due scienze, il calcolare non può esaurire tutte le possibilità della realtà relativa, perché la realtà non ha in sé le proprie sufficienti ragioni d'essere, e queste ultime le sono esterne perché nessuna causa, anche all'interno della realtà relativa, partecipa ai suoi effetti né da questi può essere modificata. Farò un esempio di questa impossibilità propria al calcolare: La retta è definibile come un insieme indefinito di punti, ed è data dalla distanza infinitesimale compresa tra due punti. Il punto è un'entità priva di forma e non sottomessa all'estensione, dunque il segmento chiamato retta è determinato da ciò che non ha forma. A propria volta quel segmento, trascinato, dà forma al piano che costituirà il solido della realtà che conosciamo, e che deve il suo esserci al mistero di un punto che è informale, come d'altronde lo sono le idee che circolano nella nostra testa, e ci costringono alle ridicolaggini materialiste che, in pratica, sono un'autodenuncia dei nostri limiti, nati da qualcosa che limiti non ha. |
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04-04-2014, 22.09.34 | #29 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 25-03-2014
Messaggi: 4
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Riferimento: hardware-software
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