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23-01-2011, 22.25.58 | #22 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Citazione:
Difficile che qualcuno pensi a noi, ma perchè non ammettere la possibilità che qualcuno ci abbia dato una sorta di "senso in potenza" e che il compito dell'uomo, che può essere visto come il senso della sua vita, sia renderlo attuale? Non credo inoltre che la felicità sia un qualcosa da ricercare: spesso la raggiungiamo andando contro ai nostri principi; certo, è bello essere felici, ma siamo sicuri che sia lo scopo della nostra vita? Lo stesso vale per il contribuire alla prosecuzione della specie...Perchè? La maggior parte della gente si limita ad esistere o sopravvivere, se ne frega di qualsiasi morale o del raggiungimento di un qualsiasi scopo. Per quanto riguarda la depressione, avendone un'esperienza indiretta, bisognerebbe considerarla un pò di più, come tante altre "malattie". Lo strizzacervelli o lo psichiatra poi la maggior parte delle volte aiutano ad aggirare il problema, senza affrontarlo sul serio, tra l'altro con metodi non sempre accettabili. Credo, per concludere, che il senso della vita non possa che riguardare ognuno di noi preso singolarmente; siamo dei piccoli universi diversissimi l'uno dall'altro, anche se non apparentemente. |
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24-01-2011, 21.07.36 | #23 | ||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Citazione:
I viventi non hanno alcun compito da assolvere ed, in particolare, non lo ha l'uomo: il senso della vita per tutti i viventi è quello di vivere. Il come e con quali mezzi ce lo dicono la fisiologia evolutiva con le informazioni via via archiviate nel DNA, con l'esperienza acquisita e tramandata culturalmente e, con essa e sempre piu', con l'evolversi della scienza. Il perchè ci siamo non saprei, nè se c'è un fine preordinato dopo la morte: la religione pretenderebbe dircelo, ma non è sicuro e occorre crederci al di la dei supporti dimostrativi. Quindi, se non aderiamo per fede al senso di vita religioso, resta quello bilogico e psicofisico evolutivo che vale per tutti i viventi...nonchè il senso sociale che sembra valere per tutti gli umani e forse per molte altre specie. Gli umani in particolare possono perseguire per propria intelligenza e desiderio di sapere un qualche senso culturale, affettivo e solidale in ambito sociale. Ma sempre più c'è anche chi inverte e intende il "senso" come un vivere per sè egoistico cogliendo o perseguendo ogni soddisfazione possibile...cosa invidiabile per i piu', ma per la quale spesso non saimo abbastanza attrezzati, non abbiamo i mezzi intellettuali, il coraggio, la formazione, la coscienza...che, sia pure laica, puo' impedire di superare i limiti dell'egoismo profittevole, sopraffattore o menefreghista e antisociale che fa dell'oggi il massimo scopo. Citazione:
D'altra parte, porre la felicità propria e personale, come unico e prevalente scopo dela vita puo' essere pericoloso e deludente. Perseguire la felicità in sè con ogni e qualunque mezzo puo' non essere molto etico neppure dal punto di vista semplicemente laico. Direi che è anche molto egoistico. Forse la felicità si puo' perseguire anche attravrso diverse forme di altruismo e di interessi di una certa elevatezza e nobiltà: occorre valutare cosa puo' essere pagante nell'ambiente sociale in cui ci si trova: l'egoismo o l'altruismo? la superficialità o l'aprofonfiomento filosofico od anche la capacità di perseguire e realizzare certi scopi piu' o meno gratificanti. Ovvio che dicendo "pagante" non intendo solo in relazione a se stessi, ma all'intero ambito di appartenza: puo' essere anche gratificante impegnarsi per il bene comune..almeno qunto l'egoistico delinquere e forse piu'. L'educazione e formazione che la famiglia e l'ambiente sociale possono dare e poi le esperinze e traversie, ed anche fortune/sfortune, della vita assumono estrema importanza nel definire e dare un senso a quanto sommariamente detto, con relazione agli scopi da perseguire. Citazione:
Una tale pulsione sembra esistere anche negli umani: perchè? Molto semplice: se non lo fossero..programmati... non sarebbero più! Significa che gli individui, e piu' vastamente le specie, che non comprendono nel proprio DNA l'informazione cromosomica orientata alla riproduzione non si riproducono, non hanno discendenti e la specie finisce. Forse molte delle specie che non esistono più sono finite per questa ragione o non sono nemmeno cominciate. Quindi il riprodursi non è solo una scelta, ma anche una pulsione...Dicono che l'intraprendere una tale scelta, ma anche semplicemente tentarla, possa essere persino piacevole..esaltante a volte. Purtroppo le politiche sociali non la favoriscono fino in fondo: quest'anno sono nati 12.000 bambini in meno rispetto all'anno precedente e il trend è persistente! E' un guaio per futuri pensionati! forse anche i pensionati saranno aboliti ...come i bambini! Citazione:
Ecco che torna in ballo il perseguire la felicità: quella felicità che non cade dal cielo...sarebbe deleterio crederlo! Ma si tratta di quella felicità per la quale occorre prepararsi e che occore perseguire con lacrime e sangue. Ma pechè?..per costruire un futuro.... che non si costruisce da solo...con canti e balli...semplicemente. Citazione:
Citazione:
Il nostro sistema psicofisico, infatti, è comunitario e comunicante....quindi il senso della vita non è solo questione personale e isolata, ma anche interrelazionale. E', purtroppo, una questione di tutti... tanto piu' oggi che i media non ci parlano mai di buone cose edificanti... se ci sono... ma ci insufflano nel cervello ogni malefatta, scurrilità o tragedia accada nel mondo da parte di ciascuno e di tutti...invadendo, deformando e rompendo la nostra privacy...è molto altro ancora. Ultima modifica di ulysse : 25-01-2011 alle ore 12.33.08. |
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07-03-2011, 09.32.47 | #24 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Citazione:
E' possibile, come è possibile che questa ricerca non sia ancora stata completata. Quindi oggi non possiamo dire né che la vita non abbia alcun senso né che ne abbia uno. Una teoria completa quindi non c'è perciò non possiamo sostenere di essere a conoscenza di tutto ciò che è necessario per convincerci in un senso o nell'altro. Possiamo provarci però continuando la ricerca. Una delle considerazioni che mi vien di fare sul senso della vita è che la vita è simbolicamente ridotta ad un "dentro", mentre tutto ciò che è "fuori" non è vita ed è quell'ambiente di cui si parla. Quindi c'è la sensazione di un dualismo che continua a regnare sovrano. Se penso però all'universo intero, che contiene la vita, esso non ha (probabilmente) un fuori. Sarebbe come pensare invece all'universo come un intero "organismo" con un corpo e una mente che pensa a se stesso. Quando penso ad un organismo che pensa a se stesso, penso all'uomo e alla sua coscienza. La coscienza non è ancora stata ben compresa, quindi è ancora possibile concepirla come un tutt'uno con l'universo e no come un suo prodotto o effetto. Se fosse così potremmo pensare che sia l'universo intero a inseguire la vita coscientemente e volontariamente. Il caso (che nel frattempo è diventato il dio dei fedeli in Darwin) non esisterebbe. Sarebbe molto più semplice ammettere la vita e la coscienza se fosse l'universo stesso a volerlo anche attraverso le sue leggi. Il senso della vita quindi sarebbe la persistenza dell'universo stesso. Il suo obiettivo potrebbe essere creare forme di intelligenze che permettano all'universo di pensare e quindi di non morire, magari salvarlo... o semplicemente goderselo. In fin dei conti, se ci riflettiamo, le leggi dell'universo che senso hanno? Esistono per "regolare" l'universo. Quindi se la vita esiste evidentemente potrebbe esistere una regola, una legge, che ne permette la sua presenza. Se non esistesse la forza di gravità, per esempio, probabilmente le particelle volerebbero ognuno per conto proprio e non si formerebbero le galassie e le stelle e quindi nemmeno i pianeti su cui poi nasce la vita. Qualcuno potrà dire che la forza di gravità è casuale che esista? E va bene, potrebbe essere casuale anche l'esistenza di una legge che costringa le particelle a formare strutture complesse come il dna, ma non sarà casuale che tali complesse strutture nascano come non è casuale che le particelle siano costrette, da delle forze, ad attrarsi. La questione della casualità è perennemente introdotta per spiegare l'inspiegabile. Viviamo in un mondo (l'universo) che di casuale invece non ha nulla altrimenti non potrebbe essere da noi conosciuto. Le cose davvero casuali sono quelle che non riusciamo a conoscere perché di esse non abbiamo notizie confortanti sulla loro esistenza. Ma se noi esistiamo allora è evidente che ciò non può essere "casuale". |
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08-03-2011, 21.26.07 | #25 | |||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
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Puo' essere proficuo cercare e indagare oltre.... se riteniamo ne valga la pena...oppure possiamo anche chiederci: ma a che serve questo senso? Ha influenza? Quando l'avessimo definito che ci facciamo? Che non sia solo un portato/epigono della teologia che vorrebbe indirizzarci a Dio in cui solo troveremmo un senso? E' d'altra parte vero che quando fossimo convinti di aver trovato il senso o che la vita abbia senso, potremmo essere felici....ma se accadesse qualcosa al di fuori del senso? che sò uno tsunami? un meteorite? subito diremmo ...ma non ha senso! D'altronde la scienza, che prescinde dal senso, ci spiega il perchè nel senso del come accade o come è accaduto..a cosa è dovuto, come potremmo prevenirre e sopperire. Tutto questo, però, che molto salverebbe, non ci basta e ancora cerchiamo il senso di questa vita, che pur priva di senso, ha pure le sue ragioni: basta viverla...in fondo... ragionevomente e consapevolmente...magari anche tappando i buchi ...ove capiti! Citazione:
Citazione:
[/quote] Il caso (che nel frattempo è diventato il dio dei fedeli in Darwin) non esisterebbe.[/quote] Il caso sarà il dio dei fedeli...non saprei quali...fedeli della fantasia...magari. Per l'evoluzionismo ..non il semplice caso lo guida e lo forma: ecco... qui bisognrebbe approfondire. Citazione:
Mi scuso però: mi pare che insegui la fantasia! puo' divertire...ed è senz'altro legittimo... Io stesso sono un fan di Star Trek...e ancora cerco quegli antichi capolavori. Citazione:
Ma non è cosa strana: l'universo è tale e si è evoluto in modo tale, con tutte le sue leggi e non leggi, materia, energia, campi di forza, ecc... da permettere la vita come noi la conosciamo in tutte le sue forme: si chiama Principio Antropico. se cosi' non fosse sarebbe un altro universo , un'altra vita, ...o nessuna vita...magari nessun universo. Citazione:
Citazione:
L'universo micro e macro funziona secondo leggi che gli sono proprie...che si sono generate perchè era l'unica strada...o questa è solo fantasia mia? Citazione:
Citazione:
No credo si possa dire...ma è avvenuto. E' come negare l'evoluzione oggi: per caso? per necessità intrinseca? la teoria dice in un certo modo...in ogni caso fosse anche diverso, fosse l'ID, noi siamo evoluti e ci siamo. Naturale che la scienza prescinde dall'ID. Non sarebbe una spiegazione scientifica...sarebbe come un trucco! Una volta ammesso l'ID è finita..non si potrebbe piu' progredire. |
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09-03-2011, 09.29.51 | #26 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Carissimo Ulysse hai frammentato così tanto il mio intervento tanto da non essere sicuro più nemmeno io di ciò che ho detto
Io ho diviso in due parti il mio discorso 1) noi cerchiamo il senso della vita ma non si sa quando questa ricerca sarà finita, ad oggi non è ancora finita. 2) Continuiamo la ricerca Ora mi concentro sul termine "senso". Essa è una parola che dovrebbe avere un significato altrimenti non ne parleremmo. Potrebbe anche non avere significato quindi ne parleremmo invano. Ogni parola però nasce dalla nostra consapevolezza; ad essa tentiamo di dare una consistenza logica al termine stesso. Non sempre è facile, anzi spesso è impossibile. Ma questo avviene per molti termini se no tutti. Ha senso parlare per esempio di infinito o di punti nello spazio? In molti casi siamo riusciti a dargli un senso (qualche volta algebrico, altre volte geometrico, altre volte ancora logico ecc.) altre volte no. Ma la ricerca continua in quanto sono termini che nascono dalla nostra consapevolezza e non possono essere elusi. Ovviamente la ricerca è libera. Ed io continuo la mia: Cosa mi fa pensare il termine "senso"? Al senso di marcia, alla direzione, al fine. E fin qui anche la parola "sopravvivenza" andrebbe bene. Ma anche la sopravvivenza è limitata da una fine. Questo non va bene. Quindi chi vuole continuare la ricerca, penserà oltre la fine. Perchè? Siamo stati capaci di pensare all'infinito, avremmo anche la capacità di pensare all'eternità, no? Non possiamo eludere questa capacità, che abbiamo, di andare oltre il contingente. Tutta la vita è improntata alla sopravvivenza, e noi uomini addirittura andiamo oltre e pensiamo all'infinito e all'eternità. Il senso della vita quindi è ciò che in modo molto pratico, sarebbe un'utopia. Ma non possiamo eludere questa capacità innata nella nostra consapevolezza. La scienza fa i suoi passi nel "Reale", si regge sulla fisica ma anche sulla matematica. La matematica funziona soltanto utilizzando gli infiniti, la fisica togliendoli dalla realtà, ma per una coincidenza quasi diabolica non può far a meno della matematica. Quindi noi non possiamo fare a meno di ciò che nasce nel più profondo della nostra coscienza e consapevolezza (l'eternità) se vogliamo vivere nella realtà (che sembra essere invece finita). Gli idealisti dell'Ottocento del resto avevano anticipato questa questione. L'uomo sarà infelice se penserà il contrario di ciò che è la sua stessa natura, che vive nell'infinito. Il finito, il reale, il contingente è invece un pensiero malato. Tutte le forme di vita hanno come fine la vita stessa (la sopravvivenza) e noi siamo qui a testimoniare quanto questo sia oggettivo. Perpetuare la vita è il fine dell'universo infinito. |
10-03-2011, 02.04.42 | #27 |
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Bisogna accettare che a molte domande non si possa dare risposta certa.
La mente umana ha però bisogno di sicurezze, mal tollerando il dubbio o l’ignoto. Se non ci sono tenta di trovarle. Su questo assunto lo studioso formula ipotesi, valide per coloro che si riconoscono nella ricerca scientifica o ne accettano i risultati. Le ipotesi si basano su prove empiriche ma sistematiche, supportate dal pensiero logico, razionale, che ciascuno può verificare personalmente, essendo basate su leggi naturali, che sono poi quelle che hanno permesso alle specie viventi di evolversi e differenziarsi partendo da pochi elementi della materia, combinatisi in un ambiente favorevole, ai primordi geologici del pianeta, in un arco di oltre quattro miliardi di anni. Tutto ciò in attesa di nuove conoscenze che possano integrare quelle teorie, fino ad elevarle alla dignità di legge certa, come è stato per l’evoluzionismo di Darwin. Per chi crede in un Dio (in Satana, o in un sistema di deità) non ci sono risposte che non si possano dare, la religione le ha tutte. Si fa presto ad inventarle difficile, se non impossibile, è provarle. A questa bisogna viene in soccorso la fede, che consiste nel credere senza prove. Le religioni nascono proprio per dare quelle risposte che la ragione non può dare, ma non hanno alcun fondamento, se non quello di soddisfare il bisogno di eternità dell'uomo, di identificazione in un Dio onnipotente e perfetto, cortocircuitando ogni altro interrogativo o dubbio. Dio è, dunque, una creazione della mente umana ed esisterà fintanto che c'è un cervello che lo pensi. Dio è una debole corrente elettrica fra sinapsi; un fenomeno fisico registrabile da un elettroencefalografo, simile a tanti altri pensieri astratti. Dio è materia, energia bioelettrica generata da cellule del cervello umano (legame einsteiniano energia-materia). Così, come il masturbatore acquista una bambola gonfiabile per consumare un falso rapporto sessuale; il credente s’inventa il suo Dio, e ci crede! Poi afferma di aver dato risposta ai suoi interrogativi esistenziali. Il rapporto sessuale è comunicazione; quando viene a mancare è masturbazione. I rapporti sessuali mercenari sono masturbazioni se non si instaura una comunicazione che superi il semplice contatto carnale, dove la vagina sostituisce la mano. Si tratta di una fuga dalla realtà e, in qualche modo, il credente sceglie la malattia mentale. Le religioni sono malattie mentali artificialmente indotte nei credenti. La religione è follia! Dio, entità soprannaturale, incorporea, frutto della fantasia, sembra tuttavia quietare l'ansia umana, l'angoscia, talora la disperazione; grazie all'autosuggestione, alimentata dalla fede. Più ci credi, più funziona, ma è falsa; un autoinganno. I religiosi si scagliano maggiormente verso gli atei, che minacciano, con i loro ragionamenti che si rifanno a leggi naturali, di far crollare il castello incantato che si regge sulla fede. L'ira dei religiosi per gli atei è tremenda: roghi, lapidazioni, ordalie. Nelle religioni si parla di vita spirituale, di anima e trascendenza, precetti, misteri, peccati, pentimenti, perdoni, predeterminazione, miracoli… trappole per le menti dei pavidi. L’intelligenza, che distingue l’uomo dalle altre specie animali, viene mortificata proprio nella sua migliore peculiarità, quella dell’analisi della realtà, cosa che in passato ha permesso all’uomo di sopravvivere, vincendo la sfida con o contro le altre specie viventi. In campo religioso qualsiasi ipotesi fantasiosa, assurda, aberrante è valida, tutto dipende dal numero e dalla qualità di coloro che vi aderiscono. Ciascuna religione ritiene la propria dottrina la sola possibile, unica, giusta. Oggi si cerca di non sopprimersi a vicenda, fra credenti di diverse religioni, come spesso successe in passato, ma gli attentati sono quotidiani. Ieri l’altro in Egitto è stata bruciata una chiesa copta, ad opera di estremisti islamici, nonostante l’alleanza temporanea fra gruppi religiosi, per cacciare il dittatore. La dottrina, le leggi che regolano una religione sono sempre dettate dal divino, che si è servito, per mediare con l'umanità, di un prescelto: il profeta, il messia, il predicatore, il santone, lo sciamano. Attorno ad una religione si forma una casta che detiene un notevole potere sul popolo dei credenti e, tramite essi, sullo Stato, divenendo in qualche caso Stato a sua volta. La casta religiosa vive parassitariamente di rendite, privilegi, prebende provenienti dai fedeli e dallo Stato. Rastrella e accumula ricchezze, opprime i credenti con le sue leggi tiranniche, sciocche, dettate dall’ignoranza, tese a mantenere in eterno quei privilegi e lo stato di sudditanza e sottomissione dei fedeli e del popolo. Siccome la religione è imposta da Dio, onnipotente, infallibile, eterno, quella religione (una vale tutte) non può che essere giusta e non può essere cambiata, perché è stata "rivelata" da Dio stesso al suo profeta, il quale, in realtà, si è inventato tutto ma, a differenza degli uomini comuni, Dio parla attraverso di lui e quindi va creduto senza riserve (Parola di Dio!). Sovente santi, profeti, predicatori, martiri… sono malati di mente. La Bibbia e altri libri sacri (ogni religione ha i propri), è un testo compilato dalla casta sacerdotale, inventato di sana pianta, destinato a chiarire tutti i dubbi del fedele, e a spiegare come fu creato il mondo. Un libro di fiabe che ha un grande interesse per lo psicoanalista e non di rado per lo psichiatra. Fosse per il clero, sarebbe l’unico libro da studiare, come il Corano per il musulmano. Sotto una dittatura religiosa l’umanità non avrebbe progredito (così si spiega il blocco dell’evoluzione nella civiltà islamica: egemonia clericale, la religione al governo). Il contenuto biblico va somministrato ai fedeli attraverso riti, celebrati in luoghi sacri - le chiese - con architetture imponenti, sontuose e lugubri, cariche di magia, mistero e tanti simboli di martirio (le reliquie), dolori e morte. Suggestiva la coreografia delle cerimonie, con canti, formule religiose in lingua morta, da recitare collettivamente (la massa esercita una pressione maggiore sul singolo, che a sua volta rafforza la massa) protesa al controllo delle menti, con ogni mezzo. Anche fascismi e comunismi funzionano sugli stessi principi; le leggi della psicologia sono universali. |
10-03-2011, 02.07.41 | #28 |
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
segue da meriggiar 10.03.11
Fatta questa premessa… che senso dare alla vita? Nessuno, non ne ha. Ci siamo capitati e basta. Che senso avrebbe la vita se non fossimo nati? Anche qui, nessuno. Un giorno l’umanità scomparirà, come è successo ad altre specie e, se non c’è nessuno a riceverne l’eredità, non ne rimarrà neanche il ricordo. L'uomo non è altro che una varietà di specie fra milioni, per il momento vincente, ma porta con se i geni dei primati, con i quali condivide la quasi totalità. Siamo scimmioni ripuliti, con molte presunzioni di superiorità, al punto da ritenerci “figli di Dio”, destinati a vivere in eterno. Intanto stiamo distruggendo il pianeta e molti milioni di specie sono già estinte. L’idea che l’uomo si è fatta del mondo è del tutto soggettiva; è il risultato della percezione che i suoi sensi hanno della realtà, che può essere ben diversa per un individuo di un’altra specie. Per fare un esempio: un rettile ha la vista assai modesta ma è dotato di sensibili sensori per distinguere le differenze di temperatura, inoltre ha una grande sensibilità per le vibrazioni del terreno; ha un odorato finissimo (odori e sapori captati attraverso la lingua) ed una percezione del mondo totalmente diversa da un animale a sangue caldo, come un mammifero, un topo, sua preda naturale. E’ immobile ma pronto a scattare istantaneamente e, ingollata la preda, rimane digiuno per mesi. D’inverno cade in letargo, consumando una modestissima quantità di energia per mantenersi in vita. Manda ultrasuoni per comunicare, non possedendo udito, che capta come vibrazioni. Ogni equinozio muta la pelle… Queste grandi diversità fra gli animali dovrebbero darci un’idea circa la presunzione di conoscenza che noi umani abbiamo dell’universo e dilemmi quali “il caso e la necessità” sui quali i filosofi si arrovellano da sempre, fanno sorridere rispetto alla complessità della natura, che si cerca di indagare, pur avendone una modestissima percezione. La tecnologia ci ha fornito strumenti, grazie ai quali possiamo sondare mondi sconosciuti, immensamente piccoli o grandi, che prima ci erano preclusi dalla primitività dei nostri sensi. Di nuovo, una dimostrazione di quanto le nostre capacità di analisi siano limitate e di come sia facile incorrere in errori. Che dire dei protozoi, animali unicellulari che si riproducono per scissione? Ogni animale è un mondo a se, non ha un senso della vita, ubbidisce a certe leggi, che lo voglia o no. Sopravvivono solo gli animali che rispondono a queste leggi e la selezione favorirà, quindi, la volontà di vivere, o meglio, premierà con la sopravvivenza quei comportamenti in linea con le leggi naturali. Le religioni sono abbastanza in armonia con le leggi della natura, per questo continuano a durare, nonostante l’infondatezza della loro visione del mondo (il sesso, per dire, ha sempre vinto sulle proibizioni, come pure la violenza, che da sempre determina il vincitore in una competizione) e l’ingenuità di taluni precetti, che però servono ai fedeli per proteggersi dai pericoli di una insana condotta. Non ha importanza l'esistenza particolare di un Dio, piuttosto che un altro, purché sia capace di infondere nel credente fiducia nella vita, e questo tutte le religioni lo fanno, se non altro perché i loro sacerdoti hanno bisogno che qualcuno lavori per loro, che li mantenga e che si faccia comandare. Noi esseri umani abbiamo consapevolezza di esistere. Che fare? Secondare la natura fintanto che conviene, procurandoci benessere e piacere. Possiamo perseguire un ideale, se il nostro edonismo o la passione vanno in questa direzione, combinando il vantaggio personale con quello collettivo (è il caso di tutti coloro che si dedicano al volontariato o di chi ha una vocazione, come i preti). Gli ideali sono fatti per soddisfare anzitutto chi ci crede. Il sacerdote che soccorre il bisognoso, non chiede nulla, perché sa che sarà ricompensato da Dio, dopo la morte. In realtà non avrà nulla, ma non lo sa, la fede gli impone di credere, a modo suio, sarà felice, pur avendo condotto una vita sacrificata, dedicata al prossimo, che tortura con le sue credenze, convinto di fare del bene. Chi non crede può ugualmente perseguire i propri ideali epicurei, accettando che alla fine della sua vita ci sarà la morte, il nulla. Prenderà moglie, farà figli se ciò lo gratifica, ma può farne a meno, ben sapendo che i figli non sono affatto un prolungamento o un ampliamento del suo essere; costoro vivono una esistenza autonoma, di cui lui non avrà sensazione o coscienza. Può anche astenersi dal riprodursi senza perdita alcuna, dedicandosi a una miriade di altre attività gratificanti. La natura premierà il primo tipo, che avrà prole, trasmettendole i propri principi per la scelta di una famiglia. Il secondo tipo è invece "recessivo", non potendo trasmettere culturalmente le sue convinzioni (non ha figli), ma potrebbe farlo, es. scrivendo un libro o in un forum come questo. Farà pochi proseliti, perché la maggior parte degli esseri viventi è visceralmente proiettata verso la riproduzione. La fine del mondo coincide con la nostra morte; dopo non avremo coscienza di ciò che abbiamo fatto. Questo pensiero è così angosciante da far aderire alla religione moltitudini di persone. Aver fede, credere in una religione, ci rende più simili agli animali non dotati di ragione e questo perché qualcuno ha già pensato per noi, rendendo inutile l’azione creativa del nostro cervello. |
13-07-2011, 13.08.33 | #29 |
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Salve.La vita è senso in se stessa, essa stessa è il senso per cui tutto cio' che vive è, tutto cio' che ha la vita è in pieno partecipe dell'essere.Pianta,animali di ogni specie, insetti, uomini.Non parliamo qui di gradi di vita intelligente, scale gerarchiche di comprensione,intelletto e via dicendo, parliamo della vita e del senso che a lei appartiene, e che rappresenta.Morire per dare frutto...proteggere purchè sia la vita, è una legge paradossale, come vivere-morire, ma indispensabile su questo piano esistenziale, la natura terrestre, o lil creato tutto.Il mistero che permea il tutto dell'esistenza è per ora rimasto celato, e forse lo sarà sempre, perchè la fonte dona, la vita è stata donata,data, da ciò che vita non è, ma fonte di vita. Nel momento in cui una cosa, un essere è, scatta la sua vita, il suo senso intanto è appunto " essere qualcosa, qualcosa che vive".Non possiamo certo dire che una pietra "vive" , ma possiamo dire che " esiste ", appartiene alla nostra esperienza,ma è indifferente alla morte e alla vita. E' esclusa da questo dono, da questo vivere-essere, o vivere ed essere. Le arcaiche domande, che senso ha vivere per morire? possono avere tantissime interpretazioni, ma il perchè della vita, del suo attaccamento ad altre vite, del perchè prendersi cura di un essere pur sapendo di perdere la propria vita, è diciamo un istinto che va al di la dello scientifico e fisiologico, la vita è senso di se stessa.
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24-07-2011, 10.21.26 | #30 | ||
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Riferimento: Il senso della vita universale comprensivo di tutta la specie vivente.
Citazione:
Non è detto. Con l'aumentare di cultura e conoscenza cresce la consapevolezza che si deve convivere con l'ignoto. Nel medioevo non si poteva fare a meno di credere nel soprannaturale, che dà risposte a ciò che non possiamo conoscere, adesso la percentuale di gente che non ci crede è alta, e cresce all'aumentare del grado di sviluppo della nazione in cui abita e del livello culturale Citazione:
aderire ad una ideologia significa rinunciare a parte delle proprie capacità di giudizio |
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