Perché si sente il bisogno di trasgredire? chiede Mocassino...
Perché porta piacere, innanzitutto, e non mi sto riferendo a quello sessuale. E' un piacere naturale che deriva dal nostro essere autonomi e indipendenti. E' un piacere che deriva dall'infanzia, quando si disubbidisce alla mamma e al papà. Ci si senti autonomi e vivi, soddisfatti e pieni di sé. Ci si sente grandi, capaci di gestire la situazione a proprio modo, indipendentemente dai genitori.
Ciò mi sembra valido per tutte le forme che poi la trasgressione assume nell'età adolescienziale ed adulta. Sia per quelle considerate "positive" che "negative". Sia per chi trasgredisce mostrando i difetti di una società bigotta, sia per chi lo fa dimostrando quanto si annoia.
Suppongo che anche il senso di colpa o di vergogna derivino dalla conseguente o ipotetica sgridata dei genitori: sappiamo che stiamo facendo una cosa che non dobbiamo fare, ma la facciamo lo stesso, inseguendo i dettami del nostro io, alimentato dall'inconscio, credo.
Ora procederò un po' a casaccio cercando io stesso di chiarirmi le idee, quindi scusate la confusione.
A mio avviso nella società occidentale, laica e secolarizzata, l'omosessualità non è più una trasgressione. I parlamentari stessi si dicharano gay. E' in larga parte accettata, anche se persistono delle sacche di resistenza. Io giudico l'omosessualità una caratteristica naturale e normale di tutti gli animali, forse un difetto genetico, dato che impedisce la riproduzione, ma lungi da me ogni politica eugentica. Quindi considero degli eroi i trasgressori di un tempo che fu, e che è ancora, in alcuni luoghi della terra.
Bere alcolici in abbondanza è la trasgressione più accettata dell'universo, credo, in qualsiasi cultura e in qualsiasi epoca, e neanche questa la reputo una trasgressione, tranne per i minorenni.
Mi sembra invece di essere d'accordo con la maggioraza ritenendo che alcune trasgressioni siano indice di un vuoto dentro sé stessi. Mi riferisco al tradire il proprio partner e all'andar veloci in macchina, seppure apparentemente sembrino non c'entrare nulla l'una con l'altra. Però il meccanismo mi pare proprio quello di cercare di superare un'insoddisfazione personale.
Il nostro rapporto col mondo non ci soddisfa. Ci sentiamo obbligati dentro delle regole, che sembrano delle gabbie. Noi non accettiamo tali regole. Noi siamo superiori a queste stupiude regole imposte dall'amorfa società. Noi siamo in grado di decidere per noi stessi. Perché dovrei andare a letto solo col mio partner, visto che son desiderato anche da altri? Perché devo rispettare il limite di velocità, visto che la mia nuova auto fa i 200 all'ora? Poi sono perfettamente in grado di gestire le conseguenze: io so mentire e so dare attenzioni sia alla/o mia/o partner sia alla/o mia/o amante; io sono un bravo pilota e controllo l'auto in curva e in controsterzo.
Il vuoto che ho dentro è in realtà mancanza di amore, ritengo. Abbiamo un ego distorto che si crede superiore alla mamma e al papà. Forse non ci hanno amato abbastanza, non ci hanno dato il buon esempio. Ehm... ora il discorso mi si incasina
Quello che vorrei sostenere è che queste regole che infrangiamo sono regole di convivenza affatto bigotte, ma che esprimono il rispetto altrui. La gelosia è un sentimento che significa come ogni essere umano sia attaccato al proprio partner da una "regola" che non è sociale, bensì naturale. Il divieto di oltreppassare una certa velocità è chiaramente imposta dal desiderio comune di evitare troppi incidenti. (Il danno infatti non aumenta in maniera aritmentica, ma geomaetrica).
Bah, non so se sono stato convincente...
Saluti.
P.s.: ho in mente anche altri spunti, ma per ora non me la sento (dovrei parlare di droghe, piacere sessuali "perversi" e trasgressioni autoimposte)