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20-01-2006, 22.06.12 | #26 |
Utente bannato
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
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State scherzando?
Spero di sì. Sapere uscire da noi stessi, guardarci e sorridere se non addirittura spanciarci dalle risate, non prenderci troppo sul serio ad esempio dopo un pesantissimo intervento "mattonale" o altamente artistico e/o filosofico, o risparmiarcelo addirittura risparmiandolo pure agli altri quando ci prenderebbe la tentazione di mattonate, narcisismi estremi o durezze gratuite...è impagabile. E' essenziale. E' vitale. A volte ci si riesce, a volte no. Ci sono ovviamente anche momenti in cui non c'è niente da ridere, ma sono molto pochi e dipende soprattutto dagli interlocutori che si hanno davanti. Con alcuni si può cambiare temporaneamente gioco, anche continuando ad esprimere concetti serissimi, addirittura drammatici ed a produrne altri sempre di "qualità", con altri bisogna stare attenti perchè se la prenderebbero. Ed oltre che dispiacerci per loro e per noi che ci sentiamo in colpa, il gioco, anche se così serio, finirebbe. A volte dispiace far finire giochi seriosi. A volte invece si fanno finire proprio così, scherzandoci sù perchè si ritiene che se non si riesce a passare su un altro piano, non ne valga più la pena. A torto o a ragione, ma si fa così. Da bambina ricordo che mi divertivo un mondo in cortile ed in strada e si rideva anche un sacco durante i giochi del "facciamo che io ero... e tu eri..." oltre che fare anche molto sul serio. Naturalmente c'era sempre qualche bambino che se la prendeva, ma allora il divertimento era ancora più divertente. Poi capitava a me di prendermela. E s'imparava a vivere. La differenza spesso è che gli scherzi dei bambini sono in fondo serissimi e crudeli. Generalmente servono a ridicolizzare un bambino per creare alleanze ed esclusioni. Da adulti se s'impara nel tempo a farlo con se stessi, si può scherzare dell'altro senza ferirlo. Proprio per il piacere reciproco che la comprensione dello scherzo comporterebbe. Per il piacere reciproco di una complicità inusuale. A volte il gioco riesce, a volte no. A volte dipende da noi che non abbiamo ben considerato la situazione, a volte dall'altro che fatica a ridere di sè principalmente con se stesso. O no? Comunque l'ironia spesso ribalta una situazione e ci salva, altre volte la semplifica, la riduce colpevolmente senza alcun vantaggio per nessuno. Dipende. Dipende da noi e da chi abbiamo di fronte. L'argomento non c'entra quasi mai. Forse proprio mai? Boh! A volte |
20-01-2006, 22.55.46 | #27 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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Re: si può giocare?
Citazione:
Non solo i bambini, ma anche gli adulti sono molto seri quando giocano. Avete mai visto la faccia dei giocatori di poker durante una partita? O di giocatori di biliardo? Mi sembra che l'ironia vada considerata uno strumento, l'ingrediente pregiato di uno stile: chi ne è capace sa dove quando e come usarla. L'ironia mi sembra serietà che sorride, come la comicità angoscia che fa scoppiare le risate. Le tue domande, tammy, sono belle e stimolanti. |
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21-01-2006, 10.39.55 | #28 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 14-01-2005
Messaggi: 386
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Io ho ricominciato a giocare e a divertirmi giocando da abbastanza poco tempo... Per ora i miei giochi preferiti sono disegnare (con colori a dita o al computer) e la Capoeira, cerco di farli seriamente perchè voglio imparare tante cose, però ci metto anche tutta la fantasia che ho e devo dire che con fantasia ci si diverte molto di più. Pensavo una cosa... secondo me una cosa in particolare che divverenzia il gioco dei bambini ed il gioco degli adulti è la spontaneità e l'Intuito/Istinto... i grandi ci mettono troppa testa nelle cose Per esempio, rifacendomi alle osservazioni di Kim, mi viene da pensare che se un adulto ed un bambino facessero lo stesso gioco, forse l'adulto starebbe a pensare a quello che fa, perchè lo fa, perchè ci riesce o non ci riesce etc., il bambino lo fa e basta, non si chiede cosa sta imparando e se lo sta imparando... una lettura diversa di quando Kim dice che i bambini sono seri quando fingono, ma sanno di fingere... Però non mi sono espressa bene |
21-01-2006, 17.00.28 | #29 |
Nuovo iscritto
Data registrazione: 03-04-2002
Messaggi: 1,287
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mi viene in mente
una frase, che non mi ricordo di chi è (alzaimer):
la differenza tra i giochi dei bambini dai giochi degli adulti è solo il loro costo. Un mio amico mi ha presa alla lettera e si è comperato la moto, per la felicità della moglie Vabbè.... tirem innanz Spesso, nelle serate d'inverno, apro la scatola di taboo o pictionary (conoscete?) sono esilaranti e fatti apposta per tenere allegra la compagnia. Ultimamente mi piace molto il Su Doku, ma è un gioco solitario, non coinvolge altre persone. Saper giocare potrebbe considerasi un' arte. In che senso? La fantasia che vediamo nei bambini, perdonate ma io la vedo proprio così, non è altro che la riproduzione di quello che vivono nel reale, vedete i vari scambi di ruoli bambina/madre/bambola, bambina/maestra/bambola, bambino/moto/valentino rossi, bambino/spada/zorro (vado a memoria lo sò che i personaggi si sono evoluti, nel frattempo ) però ci vedo del serio nel loro gioco, entrano nei vari ruoli, anche quelli dei cartoon della tv, e lo fanno proprio come dei bravi attori, ci credono ed entrano nel loro personaggio riproducendo esattamente tutto quelo che hanno visto, sentito e vissuto. E' un pò diverso nei giochi di società, dove, giustappunto, entra in gioco la competizione. Non tutti amano la competizione (io per prima) quindi ci ritroviamo di fronte a bambini che, anche a morsi (ho assistito ad una scena del genere, comunque da riderci sopra almeno per la scena) volevano a tutti i costi "vincere" arrivare "primi". Diciamo che da adulti si perde il senso del giocare, ma si ha ben compreso che il gioco in sè deve essere considerato gioco, non competizione, non rivalità, che ci sarà senz'altro un vinto ed un vincitore, ma questo non intacca minimamente il ns. equilibio. (spero) Secondo me si impara a giocare, educando sin da piccoli che il gioco non deve essere la prova della competizione nella vita, e gli adulti farebbero bene a riprendere il gioco, in compagnia di altri, per il puro divertimento e/o passatempo che in esso si racchiude. Però, però...non solo..... si socializza, si mettono alla prova capacità e intelligenza, si dovrebbe imparare a saper perdere. Che poi anche la vita sia tutta un gioco o un'ironia....... sono solo questioni di punti di vista e di come stiamo bene noi in Lei. |
21-01-2006, 17.14.51 | #30 | |
Utente bannato
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 1,288
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Citazione:
Ma sai io ho fatto quell'affermazione perchè ad ogni qual volta richiamavo mio figlio ad altri compiti, questi scocciato mi rispondeva "ma mamma sto giocando!" ed allora ho cominciato a pensare che oltre all'estrema astrazione del soggetto ( i miei richiami dovevano essere ripetuti piu’ volte per essere ascoltati) praticamente stava in un mondo suo, ed è per questo che ho parlato di immedesimazione ed è anche questo che mi ha spinto ad interrogarmi sulla reale sensazione di gioco del bambino ed è per questo che ho elaborato la “finzione rappresentativa come adesione alla realtà” come giustamente tu mi dicevi ieri sera “atta per fare prove di crescita” La ricerca di un fine nel gioco degli adulti è proprio l’evidente realtà che pone il solco per quello che non potremmo ritornare mai ad essere Scusami io non ho studi alle spalle vado alla cieca...ma mi sforzo di capire |
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