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13-12-2005, 09.55.04 | #52 |
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Messaggi: 752
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Non posso inquietarmi di piu', questa realta' la conosco vivendo anchio in una grande citta' del nord, ...un anno fa' hanno trovato un mio collega impiccato nella sua casa, quarantanni, aveva avuto problemi sul lavoro, problemi familiari....non so quale istinto ti possa portare al suicidio, penso che qualcosa di "rotto" inrternamente ci sia, comunque questo ragazzo si era ritrovato completamente solo con probemi che non poteva risolvere cosi, problemi abbastanza delicati...ma nei paesi tutto questo succede?
...la soliarieta', la comunicazione che non troviamo vivendo in grandi metropoli mi sembra che nei paesi non si avverta, che ci sia piu' disponibilita' verso l'altro, che le persone vivano ancora trovando spazio per se' e per l'altro, ....come "una volta" Vaniglia |
13-12-2005, 10.40.32 | #53 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Vedo che "sentiamo", al di la di analisi psicosociologiche, entrambi la gravita' di questa situazione. C'e' un isolamento di natura psicologica al quale un individuo tende a causa delle sconfitte, delle difficolta' della Vita e non tutti riescono a dare delle risposte costruttive ai problemi esistenziali, ma questo umano problema e' accentuato da un sistema (la megamacchina di Latouche) che isola ulteriormente l'individuo. E' vero in parte che nei paesi la situazione sia migliore, anzi a volte e' anche peggio. Ti consiglio il bellissimo film di un giovane regista esordiente italiano, ambientato nelle campagne cuneesi: TEXAS di Fausto Paravidino...... Ultima modifica di Yam : 13-12-2005 alle ore 10.42.25. |
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13-12-2005, 13.30.23 | #55 |
Ospite abituale
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credo anch'io Vaniglia che l'isolamento sia prevalente nelle grandi città che nei piccoli paesi eppure mi viene questa riflessione da fare.
Il voler uscire dall'isolamento presuppone il volersi mettere o rimettere in gioco. E il mettersi in gioco presuppone un contatto con gli altri basato sul dialogo reciproco, sul rispetto, sulla non prevalenza delle opinioni dell'uno o dell'altro, sull'empatia ma anche sulle differenze da accettare. Se non si riescono ad accettare tali differenze inevitabilmente il dialogo sparirà sostituito da sottomissione di una delle due parti o più probabilmente da indifferenza. Quanti di noi si sentono davvero pronti a mettersi in gioco compreso mettere in gioco le proprie opinioni e i propri pensieri? Viviamo in una società talmente narcisistica che il vero problema sia credo il voler affermare a tutti i costi il proprio Io, se si mediassero di più le situazioni credo che di amicizie e rapporti ne avremmo molti di più |
13-12-2005, 14.34.50 | #57 |
Ospite abituale
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La solitudine non va percepita come negativa e fonte di disperazione, è questo l'errore, uno che non sa stare bene con se stesso non starà bene neanche in mezzo a 1000 persone o se starà bene sara solo uno stato effimero e privo di valore che nasconde solo il fatto di non star bene.
Il problema invece è: perchè percepisco in modo distorto la solitudine? |
13-12-2005, 14.42.45 | #58 |
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Messaggio originale inviato da Solitario
La solitudine non va percepita come negativa e fonte di disperazione, è questo l'errore, uno che non sa stare bene con se stesso non starà bene neanche in mezzo a 1000 persone o se starà bene sara solo uno stato effimero e privo di valore che nasconde solo il fatto di non star bene. Il problema invece è: perchè percepisco in modo distorto la solitudine? Questo e' vero, Solitario, possiamo non sentirci soli stando effettivamente da soli e possiamo sentirci soli in mezzo alla gente, e' naturale, dipende da come stiamo con noi stessi, ma io ho iniziato questo argomento parlando di un uomo che si ritrova isolato e non sta bene in questo isolamento Ciao Vaniglia |
13-12-2005, 15.30.22 | #60 |
Ospite abituale
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Certamente Solitario si puo' star bene con se stesso, ma non tutti ne sono capaci, dipende dalle nostre risorse personali, ma anche da pressione da parte della nostra societa' che considera la persona solitaria come una che non riesce ad adattarsi.
Quale e' la tua impressione a proposito? |