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16-09-2002, 19.17.59 | #16 |
Ospite
Data registrazione: 01-09-2002
Messaggi: 10
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Bello sarebbe, amici, se questa uscita fuori di sè accadesse esclusivamente in condizioni non esteriormente alterate. Ma è molto difficile. Ho avuto alcune esperienze condizionate, anche chimicamente, ma è una cosa troppo al limite, troppo prossima a uscire di controllo, e non me la sentirei di consigliarla a nessuno. E' un mezzo non adeguato all'uomo, non percorribile, e forse non autentico.
Una sola volta mi capitò di provare un estasi autentica, profondamente interiore, scaturita dalla musica di Bach. Fu mentre suonavo una fuga del Clavicembalo ben temperato, in fa diesis minore a tre soggetti. L'unica cosa rimastami di quell'esperienza è un ricordo nitido dell'istante, infinitesimo, al culmine delle concatenazioni contrappuntistiche; ma solo questo. E nondimeno, quel singolo istante, pur scaturito da uno sviluppo, ha un senso per me ancora saldissimo, si è imposto come universale nella mia vita, come valore autentico toccato nell'esperienza. Ecco io adesso, a chi me lo chiedesse, non saprei spiegare in termini logici che cosa sia quell'istante, farlo comprendere con chiarezza. E sono sicuro che, se anche potessi, in tal modo perderebbe il suo significato. Perchè è appunto un'esperienza, ed è un universale che si eventifica nell'individuale. Io credo che questa sia la capacità della grande musica- e della grande arte in genere. Toccare un istante di verità, custodito nel profondo della memoria, che incessantemente dà senso al vivere in mezzo a un mare di inautenticità. |
16-09-2002, 23.48.30 | #17 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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La tua estasi, forse la tua estasi coincide proprio con la grande musica, la grande arte.
Le cose più belle, spesso, sono anche le più pericolose. Certo esistono i prudenti, o meglio, esiste la comodità dei vigliacchi. La rinuncia a questa comodità, a questo vivere tranquillo e borghese(l'inautenticità) potrebbe essere un tema a cui collegarsi. E' da questa rinuncia decisa che può nascere molto. Ecco che questo potrebbe essere un tema non indifferente alla discussione. Io non posso far altro che indicarlo, come si può indicare una porta. Non essendoci entrato, non posso dire cosa ci sia oltre. Faccio parte dei vigliacchi, e della specie peggiore, quelli che conoscono una strada e non la percorrono. E per farlo, di questo sono certo, non può bastare nessuna sostanza. C'è un detto comune riguardo le droghe e i giovani: le famigerate "scorciatoie", quelle che "non portano da nessuna parte". Credo sia un detto normalmente frainteso, ma ben applicabile a quello che dici tu, Ygramul, al tentativo di colmare una paurosa carenza. Che non è detto sia sempre, come banalmente si liquida la faccenda, una carenza di affetti, di fiducia, di tutte queste belle cose. Ma forse, a volte, una carenza più profonda, più umana, più intelligente. Comunque sia, più pericolosa, forse per l'ordine sociale costituito? |
17-09-2002, 01.42.57 | #18 |
Ospite
Data registrazione: 01-09-2002
Messaggi: 10
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Forse sì.... una carenza metafisica. Non intendo metafisica alla luce di stratificazioni heideggeriane, ma solo metafisica, "semplice" metafisica, un andare oltre ciò che vediamo e tocchiamo. Volendo, un altro tipo di esperienza. Mi ricordo dei bellissimi versi del poeta Pasolini, e verissimi, autentici: "Ci sono certi visi, con un sorridere di adolescente/ che dimostrano come nessuna società contenga il mondo". Forse è quella società di cui parliamo, rubin, in cui il disagio e l'inautenticità vengono profondamente sentiti da giovani insoddisfatti di come stanno le cose, insoddisfatti dico proprio spiritualmente, alla ricerca d'altro. E' il mondo questo altro! la società in cui viviamo, e da cui non possiamo prescindere, non è l'unica verità, è solo una delle verità! Dovremmo sentirci figli del mondo, prima; solo dopo, della società. A pensarci bene, ogni ruolo scompare, oltre la società; potrebbe essere un paradiso, o un inferno; oltre il limite: l'estasi, o la follia; in mezzo sta l'arte.
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17-09-2002, 15.52.06 | #19 | ||
Anima Antica
Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
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Prendo una considerazione di Rubin
Citazione:
Si, in un certo senso mi hai letto nel pensiero. Non mi è facile parlare di questo forse perchè sono inevitabilmente invischiata nel mondo in cui vivo. Rispetto a questo ho vaghe impressioni, neanche delle idee.... Riprendo l'esempio di Morrison: un giovane dalla straordinaria sensibilità, versatile e versato in molti campi, non solo in quello musicale. Che posto poteva mai avere uno come lui? Ha "prodotto" canzoni, sogni e incubi di un mondo al quale aveva accesso solo lui. Un mondo dal quale non si poteva o non si sapeva, forse, entrare e uscire a piacimento. Ecco allora una chiave per aprire le "porte" di quel mondo. Era la chiave adatta? Apriva proprio quella di porta? Se fosse vissuto in una società dalla cultura sciamanica avrebbe potuto usare chiavi differenti, o usare in modo non distruttivo le chiavi di tipo chimico? Sta di fatto che nel nostro mondo ordinario quelle porte restano pressocchè sempre chiuse, e dentro il nostro spirito tutti, penso, sappiamo che l'Altro mondo è fondamentale per la nostra esistenza.... Citazione:
Non so rispondere a questo interrogativo. Non so se stia lì il punto. Tante cose sono tremendamente radicate nella nostra società per pensare che l'"ordine sociale costituito" operi questa mostruosa rimozione in modo consapevole. Anche perchè in fondo ognuno di noi, bene o male, appartiene a ques'ordine. Perdonate le mie farneticazioni, e grazie per questo corposo settore del forum. |
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17-09-2002, 18.09.56 | #20 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Scrivi, Hertz, che "il disagio e l'inautenticità vengono profondamente sentiti da giovani insoddisfatti di come stanno andando le cose, insoddisfatti spiritualmente, alla ricerca d'altro"
Parli dei ruoli, e dici che prima dovremmo "sentirci figli del mondo, poi della società". Dal mio punto di vista, strettamente personale, ho capito che, se in passato avevo rifiutato proprio questa società fatta di -inautenticità-, era solo per -paura di non essere un bravo attore-, quindi mi scusavo, tramite un'ideale di vita diverso, della mia incapacità ad accettare la sfida, la guerra quasi, temendo (non con tutti i torti) che sarei subito stato eliminato dal gioco (il gioco di ruolo). Ecco quindi che, per non farmi eliminare dagli altri, mi sono eliminato da solo, così da non dovermi confrontare con la sconfitta. Quindi ora seguo questa linea: prima imparo a vivere come tutti, poi, se sarà ancora possibile, come qualcuno. Quello che voglio dire è che prima vengono le cose semplici, poi quelle complesse. Quelle di cui stiamo parlando sono complesse. Io metterei al primo posto saper vivere in società, al secondo, sucessivamente, il resto. In questo senso le droghe possono diventare facilmente delle scorciatoie che non portano da nessuna parte, percè non partono da nessuna base. Le droghe e gli stati alterati di coscienza possono invece essere realmente (lo sono sempre state) degli strumenti di conoscenza e di "esplorazione" dell'uomo e del mondo, ma (solo?) a patto che partano da solide basi. Il significato delle droghe è stato profondamente snaturato, il loro uso ha aquisito un significato distorto e negativo, che non appartiene alla loro natura. Qual'è l'Altro mondo di cui parli, Ygramul? |