E' una cosa che mi sono sempre chiesta (e che, in modi diversi, continuo a chiedermi); ma alla fine sono arrivata alla conclusione che dare una risposta non è importante.
Io mi sento sempre intimamente sola e, paradossalmente, ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada persone che mi si sono avvicinate così profondamente da non poter più far finta che siano "altro ad me"; anche nella assenza, anche quando non posso vederle o sentirle; persino quando non so nulla di loro.
Quello che penso io è che ci piace complicarci le cose da soli. E' che a volte siamo così presi dai nostri tentativi di capirla, la vita, che ci dimentichiamo di viverla.
Quando basterebbe ascoltare, liberarci da tutte le sovrastrutture mentali che ci portiamo dentro e che filtrano ogni emozione, ogni "soffio di vento che ci viene a guidare" (mai sentito "Naviganti"di I.Fossati?), per capire chiaramente che le sensazioni che ci si agitano dentro non sono affatto in contraddizione tra loro.
La contraddizione la creiamo noi quando vogliamo a tutti i costi definire, descrivere, catalogare; quando pensiamo che per capire i segreti più belli di questa esistenza bisogna tenere gli occhi aperti e, invece, non mi stancherò mai di dirlo, bisogna chiuderli!
Io ho deciso di tenermi le mie apparenti contraddizioni e di seguire il flusso di sensazioni, di voci, di immagini, di emozioni che mi tiene in contatto con le poche cose che, per me, contano veramente in questa vita.
Ho deciso di credere in quella "contraddizione" e in quella "incoerenza" che fa imbizzarrire la mia mente razionale, tenendomi, però, in vita.
Ho deciso che voglio vivisezionarla di meno questa vita, e viverla di più, con tutto ciò che essa comporta, comprese le sofferenze e la solitudine.
E anche adesso che scrivo mi accorgo che non ho mai deciso un bel niente: è la mia natura che mi porta ad essere così.
Ho dovuto solo accettarlo e smettere di violentarmi per questo.
Smettere di cercare risposte a tutti i costi, anche a costo di inventare dei surrogati di risposta, pur di dimostrare a me stessa di avere uno straccio di idea razionale in mano.
Non credo che tutto ciò che è vero lo è solo perché è dimostrabile.
Non posso dimostrare in nessun modo che solitudine profonda e legami dell'anima non sono affatto in contraddizione, se non nel nostro cervello razionale.
Ma so che è così.
Per me la vita non è un calcolo matematico in cui i conti devono tornare per forza, perché lei stessa mi ha mostrato più volte come 2+2 possa anche fare 5.
Per me, adesso, la vita è sperimentazione.
Sperimentazione.
La stessa dei bambini quando imparano a camminare.
La stessa di quando si prova a mettere su un'amicizia, che nasca o che il tentativo fallisca.
La stessa di quando capita di innamorarsi e si scopre che le leggi dell'anima non sono mai le stesse.
La stessa di quando si cerca di costruire, dal nulla, qualcosa in cui riversare la propria passione, il proprio imegno, la pripria intelligenza.
Sperimentazione è anche starsene muti ad ascoltare la prorpia solitudine, quella dell'anima; come avrei voluto fare invece di rispondere a questo post, se una vocina dentro non mi avesse suggerito con insistenza qualcosa da dire.
Io non voglio smettere di aprire l'anima alla solitudine e neanche a quei contatti così intensi e profondi da meritare più di ogni altra cosa il nome di "Legami".
Che continuino pure a darmi dell'incoerente, che mi prendano anche per matta, se vogliono.
Io seguo i soffi di vento. E le risposte arrivano da sole.