Appunto. Anche se potrebbe sembrare paradossale l’amicizia non la sento come una grande complicità, quella complicità che unisce i compagni d’arme, o i malati della stessa malattia, o i compatrioti ecc… Sbaglio quando dico l’amica vicina o semplicemente amica perché la conosco. Sono solo compagni, vicini, … o conoscenze e il conseguente rispetto per essi.
L’amico/a non si identifica in te, ma vive te con le tue diversità. E anche quando sbaglia seguendo la logica di “chi mi dice cos’è sbagliato e cosa no?”, mi sembra una prevaricazione dirlo a dure parole.
Succede che l’amico abbia bisogno del tuo aiuto. Sta percorrendo un tunnel. Dirgli che è nel tunnel non so quanto lo fa stare meglio. Ma stringerli la mano e cercare di trovare insieme una soluzione credo che può fare dei miracoli. Sicuramente ci sono in giro dei professionisti che possono anche darti un pugno nel muso per il tuo bene o buttarti con la testa nell’acqua fredda, ma non sono amici, sono appunto dei professionisti.
Per me, l’amicizia è un sentimento d’amore puro. È quella voce dolce che ti risponde con gioia solo perché ti vede o ti sente, e a volte ti dice “che coincidenza! In questo momento ti pensavo!” e bastano solo queste parole per non sentirti più solo. E quando l’amico ha altri problemi da risolvere non ti senti per niente offeso. E quando l’amico ha le sue piccoli grandi gioie partecipi, pur essendo lontano, veramente contento.