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01-03-2005, 02.40.39 | #15 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Scusa Naima,
mi sorge spontanea una domanda.. Il tuo era un tentativo di 'sfogo' o una reale volontà di riflessione ? Perché se è quest'ultima, la prima domanda da farsi sarebbe.. Cosa ne pensa di tutto ciò tua sorella.. ? Ne hai parlato con tua sorella, di ciò che solo lei riguarda ? (Tu puoi solo consigliarla.. Ch'io sappia, non tocca a lei ogni definitiva decisione..? Com'è che invece mi pare sia tu a poter decidere in sua vece..?.. Forse non ho ben inteso ed abitate sotto lo stesso tetto.. Non so.. Sarebbe interessante conoscere anche il suo reale punto di vista..) Un ulteriore abbraccio.. ! gyta |
01-03-2005, 07.27.27 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-10-2003
Messaggi: 672
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Vediamo se riesco a farmi capire. Io abito col mio compagno, mia sorella col suo a una cinquantina di km da casa mia. Mia madre, vedova, vive sola. Mio fratello sposato con due bimbi, che hanno problemi di salute e particolarmente bisogno del padre. In questa situazione, io sono: la famigliare più "libera" da impegni gravosi; la famigliare più emotivamente in grado di sostenere la situazione (mia madre ha 71 anni, è la madre ed è molto fragile nei suoi confronti). Mi sento responsabile di quello che fa mia sorella, forse legalemente potrei fregarmene, aspettare che parta la denuncia per il prossimo sfasciamento di casa e la prossima aggressione, non correre nel cuore della notte a 5 Km da casa mia o chissà dove per andarmi a mettere in mezzo e scongiurare che: si tolga la vita, la tolga a qualcun'altro, distrugga, aggredisca, si lanci ai 180 in contromano senza occhiali, ecc. Potrei prendere io 40 gocce di EN, rincoglionirmi, chiudermi in casa e fare finta di niente. PARLARE è completamente inutile. L'ho fatto per ANNI. Ho chiesto, ho giustificato, ho compreso, ho rassicurato... nel contempo ho cercato di difendere mia madre dai suoi attacchi verbali, dalle sue crudeli (anche se non volutamente) accuse per farla sentire in colpa del suo disagio. Sai che succede? Uno di sti giorni mia madre ci molla, come sarebbe comprensibile, allora rimarrò io a dovermi far carico completo della situazione, pur non avendone i mezzi. Quando parlo, scrivo di questo argomento, NON mi sfogo. Mi vengono i tremori, le palpitazioni quando non la tachicardia, la gola mi scoppia stritolata in un nodo, mi sento completamente impotente e so che dovrò assistere ad una scena clou, quelle da fine del mondo, che mi manderà definitivamente in pezzi. Ecco la situazione.
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01-03-2005, 11.50.38 | #17 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma guardando alla mia esperienza con gli psicofarmaci, non posso proprio classificarli tra gli strumenti idonei a restituire vitalità e amore per la vita.
svolgono un azione depressiva sul sistema nervoso centrale, nel senso che lo "tranquillizzano" ossia lo addormentano, ossia ti accasciano, impedendoti di pensare qualsiasi pensiero, con il buon motivo che, non pensando, non penserai nemmeno a idee deliranti. uno stato di sonnolenza ambulante lungo l'arco di tutta la giornata, floscio e deficiente... poi il sentirsi flosci, invischiati nei movimenti, e idioti nella testa, che ovviamente è una sensazione proprio pessima (che sta agli antipodi della vitalità), ti porta alla depressione. e ovviamente, raggiunta questa fase, il medico trova che la soluzione migliore sia quella di farti mangiare pure qualche pasticca di antidepressivo... insomma, antispsicotici, tranquillanti minori, antiparkinsoniani per gli effetti collaterali, e antidepressivi.. una vitalità che non ti dico. un'aiuto per la mia vita sociale davvero maestoso, un aiuto per il mio benessere.. almeno queste le sensazioni nell'immediato presente però, e lo sottolineo, non mi permetto di dire che questi farmaci mi hanno fatto solo male, forse sono riusciti a prendermi per i capelli prima che cadessi nel baratro, chi può dire. QUESTA E' LA MIA ESPERIENZA CHE NON MI PERMETTO DI GENERALIZZARE. |
01-03-2005, 14.58.19 | #18 |
Anima Antica
Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
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Continuo a ribadire che l'uso dei farmaci in psichiatria (così come in qualunque ambito della medicina) dev'essere fatto con criteri molto seri.
Una delle ragioni per cui capita abbastanza di frequente che le cure psichiatriche non diano i risultati che potrebbero dare sta nel fatto che molti sono i miei colleghi che per primi credono poco alle terapie farmacologiche, e che vi ricorrono più per mancanza di tempo o come soluzione finale che per vero studio. Per cui non è strano trovare persone che come Rubin hanno avuto esperienze poco esaltanti. Io sono convinta che tutto ciò che è biologico è il sacro tempio dello spirito, e in quianto tale non possiamo permetterci di trascurarlo o di lasciarlo andare a remengo. Va curato, va fatta la sacrosanta "manutenzione" se questa è necessaria. Ho colleghi che, non credendo nel ruolo della biochimica nelle malattie, lasciano scoperti i propri pazienti. Questi finiscono per rovinare definitivamente la propria vita: le madri perdono l'affidamento dei figli, durante le crisi spesso si commettono reati, e in quel caso la persona finisce in manicomio criminale quando con un pò di cure fatte in grazia di Dio potrebbe invece restare nel tessuto sociale e magari, con tutta la fatica che questo comporta, reintegrarsi. Una persona a me estremamente cara, sofferente di depressione, si è vista cronicizzare la propria malattia perchè i medici a cui si era rivolto usavano solo blandi ansiolitici, e quando hanno cominciato ad usare antidepressivi lo hanno fatto a dosaggi troppo bassi. Ora ha cure adeguate, ma ormai il disastro è fatto. E' diventato un depresso cronico. E' compensato dalle terapie e grazie ad esse può vivere, ma per colpa dell'atteggiamento di alcuni miei colleghi e della società tutta ("Butta via quelle porcherie" gli dicevano, e lui poveraccio per debolezza ha ascoltato varie volte questi consigli delinquenziali), lui ora non può fare a meno degli antidepressivi. Ora è curato da un bravissimo collega, nel pubblico (io non posso farlo: son troppo legata per essere obiettiva). Sta bene, ha ridotto le terapie (per risolvere lo stato iniziale aveva dovuto usare dosi d'attacco più alte della media), fa anche psicanalisi con ottimi risultati, a suo tempo aveva perso il lavoro ma ora si è riiscritto all'università e sta dando un sacco di esami nonostante abbia una certa età. I comportamenti che ha subìto questa persona (ma è solo un esempio, ne potrei citare mille) sono CRIMINALI. Ha distrutto la sua vita per colpa di una ideologia molto diffusa. E come lui ce ne sono tantissimi! Altro che "parlaci"! Finite le parole bisogna agire, e agire nei modi che possano essere risolutivi, senza paure assurde, affidandosi o affidando i propri cari a persone serie e competenti. |
01-03-2005, 15.50.40 | #19 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Di sicuro la situazione non è 'facile'..
In realtà la persona più vicino a lei sembra essere il suo convivente, ma in tutto questo lui non appare, se non come 'trasparente'.. E' anche possibile che la situazione sofferente di tua sorella sia aggravata magari proprio dalla sua convivenza, non so se essendo sola le sue crisi si ridimensionerebbero non trovando un diretto oggetto di 'sfogo'.. e se in tal caso potesse avere la possibilità di 'sentire' più chiaro il suo malessere affidandosi più motivata alla terapia psicanalitica.. Poiché è chiaro che questo tipo di terapia richiede una disposizione particolare da parte del 'paziente'.. E' comunque a mio avviso inconcepibile che sia tu a farti carico di tale situazione, poiché i famigliari più stretti ne sono comunque emotivamente coinvolti e l'essere bersaglio dei suoi malesseri sarebbe la cosa più scontata ed ovvia.. Il convivente come tale dovrebbe essere il primo interessato alla salute della sua compagna, se così non è, se nemmeno lui riesce ad avere un dialogo con lei, inizio veramente ad ipotizzare che meglio sarebbe se lui la lasciasse anche fisicamente sola.. Il punto è che si dovrebbe -non so come- riuscire a farle capire che così continuando rischia provvedimenti giudiziari, arresti e denuncie varie oltre al fatto di non risolvere proprio nulla della sua vita.. Io continuo a pensare che materialmente abbia bisogno di essere lasciata sola, con il punto di riferimento di uno psicanalista ed il tuo di sostegno affettivo e non di togli-guai (!) Se realmente come mi descrivi arriva anche ad avere atteggiamenti fortemente autolesionisti il fornirle direttamente psicofarmaci potrebbe divenire altamente rischioso poiché associati all'alcol possono portare anche alla morte !! Come farle capire che così continuando non potrà avere vita normale in questa società? Accantonando anche per un attimo la sua sofferenza, il suo comportamento le impedirà di avere una vita decente in una società dove già i 'diversi' hanno vita difficile, egoisticamente dovrebbe riuscire a capire che se realmente prova felicità (non ci credo nemmeno io) a sfogare la propria rabbia su degli oggetti ed urlare a squarciagola dovrebbe trovarsi un posto adeguato, affittarsi uno chalet in montagna essendo così realmente libera di esprimere anche rumorosamente ciò che sente.. L'altro punto principale è che la sua disperazione non la porterà a cambiare il passato, ma se sarà abbastanza coraggiosa potrà cambiare il suo futuro.. Solo lei può dire sì alla terapia.. e lo farebbe se comprendesse la vita peggiore che man mano si creerebbe tra gli arresti vari e la gente che dal di fuori ben poco capirebbe.. Penso che se non riesci a farle comprendere questo parlandole non rimane che convincerla la prossima volta che sarà arrestata, da dietro le sbarre.. Non è molto 'delicato' ma non vedo molte altre soluzioni.. A meno che non si firmi al suo posto per un ricovero obbligato in unico stretto accordo con uno psicanalista che con lei intraprenda questo tipo di terapia, servendo quindi i farmaci solo come calmanti per giungere ad un accordo e non come 'cura'.. Prova a telefonare ad uno degli psicanalisti col quale s'era trovata meglio.. Riguardo a tua madre.. Beh, io quando non ho voglia di essere disturbata non rispondo al telefono.. mi sembra legittimo, no? Insomma mettila di fronte ad una scelta.. da una parte ci sono i continui arresti, dall'altra la possibilità di ricostruirsi una vita.. Prendi di petto la situazione ed abbi fiducia.. Non puoi continuare così e non servirebbe a lei.. Sii forte ed abbi fiducia, poi entra a casa tua e chiudi fuori dalle porte i pesi che non ti appartengono se non per solidarietà..! Forza! Gyta |
01-03-2005, 16.03.50 | #20 | |
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Citazione:
Sono abbastanza d'accordo.. Non tutti purtoppo hanno coscienza del delicato ruolo del proprio lavoro che richiede assoluta professionalità ! Penso sarebbe molto buono se restando in contatto con Naima potessi direttamente fornigli indicazioni dettagliate riguardo al procedere.. Ti assicuro che i 'tantissimi colleghi' sono davvero.. tantissimi (purtroppo)* *di modo che si arrivarebbe attraverso un inizio farmacologico alla possibilità reale di una terapia analitica Gyta |
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