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03-01-2005, 20.59.57 | #35 |
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Dimenticavo: "volere è potere" secondo me è vero per quanto riguarda le cose che dipendono da noi.
Ma sul volere, anche lì ci sarebbe bisogno di intendersi. Voglio un piatto di pasta, ma non mi alzo a prepararmelo. Eppure nulla me lo impedisce. Ma allora davvero voglio un piatto di pasta? A volte vogliamo, o crediamo di volere, solo con una piccola parte di noi stessi. Forse quando vogliamo con tutti noi stessi, allora volere può diventare potere anche con la realtà esterna. Con quello che sembra dipendere dalla ruota della fortuna. Ma non è una fede la mia, solo una possibilità. Anche perchè mi rendo conto che molto spesso, per quanto io possa volere intensamente una cosa, c'è sempre un angolino nascosto di me che ne ha paura o vuole l'esatto contrario. E allora, come la mettiamo? La mettiamo che vado a prepararmi un piatto di pasta |
04-01-2005, 10.10.46 | #36 |
Ospite abituale
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Cara Fragola,
lo junghese mi piace molto, puoi anche continuare a esprimerti attraverso le sue parole. Il volere è la messa in atto di una intenzione? Penso di si. Bisognerebbe sempre capire da che cosa è generata questa intenzione. A volte, come dici tu, l'intenzione si traveste e appare sotto forme a noi inaspettate. Crediamo che vogliamo fare una certa cosa con determinate motivazioni, ma in realtà la stiamo facendo per tutt'altri motivi (mi è capitato di recente, anzi, mi è capitato spesso...). L'intenzione è comunque un qualcosa che intende di agire, non è ancora una azione: infatti mi è capitato spesso di agire e di provocare re-azioni assolutamente inaspettate rispetto alla mia in-tenzione (era evidente che le mie in-tenzioni erano mascherate, cioè non comprese da me per quello che erano realmente). Però l'azione non tradisce mai...alla fine se agisci (fai esperienza) dei tuoi intenti il velo si squarcia. Penso anche io che volere è potere non è una fede, ma MOLTE possibilità. Forse te lo sei persa qualche post indietro e non ti sarai accorta che ho eletto te ed Erzog come miei mentori: Pater-Erzog et Mater-Fragola. Non vorrei farvi senitire troppo vecchi però?! Anche perchè penso che siete maturi, ma non alla frutta... Un saluto |
04-01-2005, 11.06.32 | #37 |
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Ettore, credo che questa volta non ci siamo capiti. O non mi sono spiegata. Io avevo in mente una cosa proprio tutta diversa.
Tu chiedi: "Il volere è una messa in atto di una intenzione? Penso di si. Bisognerebbe sempre capire da che cosa è generata questa intenzione." Ma, credo che ci sia qualcosa in mezzo tra il volere e l'agire per realizzare questo volere. C'era una frasetta di Jung che diceva più o meno "virilità è sapere ciò che si vuole e fare quello che serve per realizzarlo". (Che è poi anche l'impulso che un Animus ben intergato dà alla donna.) "A volte, come dici tu, l'intenzione si traveste e appare sotto forme a noi inaspettate. Crediamo che vogliamo fare una certa cosa con determinate motivazioni, ma in realtà la stiamo facendo per tutt'altri motivi (mi è capitato di recente, anzi, mi è capitato spesso...)." Veramente io non volevo assolutamente dire questo, anche se quello che scrivi è vero. Intendevo un'altra cosa. Il discorso era: volere è potere? E io ho risposto sì, se si tratta di cose che dipendono da noi. Ma come la mettiamo con il destino? Perchè a me sembrava questa la tua domanda. Parrebbe che nessuna volontà e nessuna azione possa far sì che "il caso" si muova nella direzione che noi vogliamo. Ma ... noi come vogliamo? Come è fatta la volontà? Non i motivi per cui agiamo, ma proprio la volontà. La volontà non è intera, vogliamo cose diverse contemporaneamente. Tiriamo in tante direzioni diverse e non andaiamo da nessuna parte. Che ne so, io dico che voglio che il mio amico X sia tanto felice con la sua fodanzata, ma una parte più profonda mi me vuole che il mio amico X sia innamorato di me. Un'altra ancora ne ha paura... Voglio contemporaneamente cose diverse. Quindi io avevo ipotizzato che forse la volontà può in qualche modo modificare il campo della realtà esterna solo quando è una. Indirizzata. Quando sia consciamente che inconsciamente voglio la stessa cosa. Ma era un'ipotesi. ... no, sono un po' più vecchia di te ma non potrei essere tua madre. Lo junghese è molto bello e a me piace usarlo, ma le sue parole sono così spesso così male interpretate che tendo ad usare solo quelle stra-conosciute e comunque a ridefinirle quando le uso. Una faticaccia!!! In questo post non ho ridefinito "animus", ma non è fondamentale alla comprensione, lì'ho tirato in ballo solo per non dare una connotazione maschilista alla citazione che ho fatto perchè Jung non era affatto maschilista. |
04-01-2005, 11.36.47 | #38 |
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note a casaccio...
Caro Ettore (Herzog con l'acca, ricordalo, mannaggia...se vuoi che ti faccia da padre... ), alcune riflessioni a casaccio, notando con sempre maggior malincuore che ho trovato un'anima gemella su questo forum (ciao, fragola...)...allora, dicevamo , quanto alla dipendenza, essa uccide l'amore: infatti, io ritengo che sia necessario, all'interno della coppia, continuare a coltivare la propria individualità (non soffocare, quindi, quelle nostre istanze interiori che contribuiscono a fare di noi quello che siamo), proprio anche per non dipendere dall'altra e perché, a sua volta, l'altra non dipenda da noi...la coppia è fatta di un continuo, libero e quotidiano scegliersi a vicenda, e se nostra moglie si è messa con noi ed ha "imparato" (uffa, continuo a dirlo...) ad amarci è perché noi eravamo (e seguitiamo ad essere) quello che siamo...inoltre, sempre a mio giudizio, all'interno della volontà, esplorando sé stessi e con l'esperienza, dobbiamo imparare a distinguere quella "sana" (io lo chiamo "istinto") da quella non sana (io la chiamo "paura")...coltiviamo la prima e combattiamo la seconda...le paure ci sconfiggono, ci fanno arretrare da noi stessi e ci portano alle relazioni "affettuose" (terminologia hectoriana...)
Un saluto a Hec e un bacio a fragolina (con la quale scopro di aver avuto un figlio...Hector...anche se elettivo)... Herzog |
04-01-2005, 11.48.49 | #39 |
Ospite abituale
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Si, intendevo la volontà propria per cose che dipendono da noi.
A dire il vero però non ho pensato al destino, anche se certamente ha molto a che vedere con "il volere è potere". Se dovessi mettere assieme le nostre considerazioni, mi sembra che potremmo ragionevolmente affermare che Volere è Potere solo per le cose che dipendono da noi. Ciò che non ha a che vedere con noi, che non è pensato/agito/considerato/sognato non può avere a che fare con la nostra volontà. Ma questa è solo una considerazione logica... Di fatto la volontà che può attira altre volontà che possono allo stesso modo. Mi spiego con le tue parole: "La risposta alla seconda domanda è: io credo di sì, ma non con un atto di volontà. E' che succede. Se cambi profondamente inizi ad attirare attorno a te situazioni e persone diverse. Ma il cambiamento della realtà ha un po' di inerzia rispetto al cambiamento interiore" Insomma penso che il destino sia a "monte" non a "valle": sono destinato a volere perchè posso. Esempio semplice: ci sono alcune persone in questo forum che hanno moltissimo in comune, che provengono dallo stesso "luogo". Mi sembrano persone con caratteri e modi di pensare simili. Sono entrato in questo forum perchè volevo "riflettere", e riflettere è forse il mio destino... e anche il tuo e quello di altri. Il concetto di destino è un concetto a-priori? Siamo destinati a essere, a fare a diventare. O a posteriori? Ho fatto e incontrato questo e quello perchè ero destinato? |
04-01-2005, 11.58.37 | #40 |
Ospite abituale
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teoria del mal di testa...
Caro Hec, le tue note mi spingono a consigliarti di andare a vedere la mia "teoria del mal di testa" (vedi thread omonimo) che, in fondo, a mio giudizio, nella sua ingenuità, ha molto a che vedere con questo argomento...giusto per confonderti (chiarirti) le idee, dacci una letta e mettila nel calderone...vedrai che ti aiuterà....
Herzog |