"Solamente un gusto".
E' uno degli insegnamenti principali di una scuola che, per un tratto di strada, è stata la mia.
Vuole dire semplicemente che non c'è differenza tra il dolore e il piacere. Che poi è quello che hai detto tu.
Io però non credo che bere un bel bicchiere di acqua fresca quando si ha tanta sete non sarebbe così piacevole se non pensassimo per condizionamento culturale che lo è. (poi il nostro condizionamento culturale ci fa credere che sarebbe molto più piacevole la coca cola)
Il corpo non è mica scemo e ci insegna, con il piacere e con il dolore, di cosa abbiamo bisogno.
Percepiamo il piacere, percepiamo il dolore e dal dolore, se siamo sani, ci vogliamo sottrarre. Tutto il resto sì che è sovrastruttura.
Anche menarsela sul fatto che non è vero che una cosa ci piace, che è perchè la mente che... il pensiero che... e perdersi la gioia di gustarla.
L'acqua non è meno piacevole della coca cola, se si impara a gustare il piacere, tutto il piacere. L'acido solforico ... invece non ci piace berlo...
E' ovvio, stupido, banale. Ma ci sono cose ovvie stupide e banali che ci fanno vivere molto meglio dei pensieri complessi.
Il fatto, Stè, è che sono convinta che abbiamo una visione molto simile di tutto questo e che quindi mi viene un po' da ridere a discuterne. Anche se la cosa è interessante.
Sai, una volta, da bambina, mi sono trovata ad essere intensamente felice per una cosa mentre fino a poco, pochissimo tempo prima stavo piangendo in preda ad una grande angoscia.
E mi sono imporvvisamente stupita per quanto quella felicità fosse simile all'angoscia. Una percezione nitidissima che fossero ... la stessa cosa. Quando l'ho racontato mi hanno detto, ovviamente, che ero scema e io ci ho creduto (al fatto che ero scema, intendo).
Adesso non sono disposta a crederlo più, anche se a dirmelo fosse il buddha in persona.
Boh, mi sono lasciata trascinare
un bacione
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