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03-02-2004, 00.55.22 | #25 |
SiamoUniciPezzi di N.. :D
Data registrazione: 23-08-2003
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Sta propiro qui la proposta provocatoria. Non riusciamo proprio a staccarci da questo 'centro' che non esiste. Non ci piace 'io' e tuttavia lo vestiamo di Sé abbellendolo col divino. Non c'è nulla di tutto ciò per quanto mi riguarda. Non è cinismo, anzi, c'è l'Intera Unicità dell'Essere, fatta di uniche particelle che lavorano assieme (solo loro sanno farlo) intelligentemente per la sopravvivenza e il corretto funzionamento dell'organismo in sintonia con le leggi dell'energia. Neanche è materialismo questo, è più..., se vogliamo coniare un altro termine altrettanto inutile, contraddittorio e confusionista, più 'concretezza'. Ahimé che con le idee 'nostre' (di questo 'io' o 'se' appunto) rendiamo (aberrando e distorcendo alcune di queste particelle: e da qui inventiamo anche la mente o l'anima o lo spirito) sempre più difficile il compito naturale a questa natura 'incorporata' che siamo.
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03-02-2004, 11.09.31 | #26 |
iscrizione annullata
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Ste, Io, Sè, Anima, Inconscio, Mente ... non esistono eppure esistono.
Il Sè, per come lo intendo io, esiste. E' ovvio che non è situato in qualche posto al centro di noi, quello è solo in modo ... "poetico" per descriverlo. Non è una cosa, è un'esperienza. E' ... quella pace imperturbabile che esiste in ogni atomo dell'universo, anche in noi stessi, che è possibile percepire. Il Sè non è qualcosa che io ho e tu hai in un angolo (o nel centro) della mente o del corpo o dello spirito. Non è che io ho il mio e tu hai il tuo. E' che siamo fatti così, siamo composti anche di questo. Però di solito, immaginarlo come il nucleo più profondo di noi stessi rende l'idea. Per questo spesso viene descritto così. Ma cosa dirti? Esiste? Non esiste? Per me la cosa non fa differenza. Poichè non è una cosa ma un'esperienza non mi interessa la sua collocazione psicofisica. Mi interessa solamente il notevole cambio di ... qualità della vita che accade quando lo si percepisce anche solo per un minuscolo istante. E mi interessa anche poco come viene chiamato. Io, che faccio prevalentemente riferimento ad un modello junghiano, lo chiamo Sè. Altri lo chiamano in altro modo. Ma sono proprio solo convenzioni di linguaggio e goffi tentativi per descrivere e raccontare ciò che con le parole non si più dire e raccontare. Non so, per capirsi, il sapore del gelato esiste? Intendo dire ... esistono le molecole di gelato che entrano in contatto con le papille gustative ... ma la specifica esperienza di sapore e di piacere associata a questo contatto esiste? Quello che dico io è la stessa cosa. E' un "sapore", un'esperienza. Poi, la psicologia e anche le tradizioni spirituali creano dei modelli e delle parole per dare nomi a cose che non hanno una esistesa propria ed autonoma, si tratta di codici di linguaggio fatti per comunicare. Come dire ... esiste il fegato? certo che esiste, se tagli la pancia a qualcuno lo vedi. Ma nessun fegato può continuare ad essere vivo separato dall'essere intero e vivo di cui è parte. E se non è più vivo è ancora un fegato? E' la stessa cosa che era quando stava nell'organismo? Certo, è un fegato dal punto di vista del chirurgo o del macellaio o del cuoco, ma non da quello della vita. Separare, dividere, nominare non dà alle cose più realtà di quanta ne abbiano ma ci sono casi in cui è utile farlo per comunicare. Tornando alla tua proposta di sostituire alla parola Sè la parola Io ... se cerchi di cogliere quello che intendo, se cerchi di cogliere che per Sè intendo una qualità identica per tutti che, secondo me, altro non è che la percezione della Vita di cui siamo partecipi, vedi che non ha senso chiamare questa cosa Io? Perchè l'Io, quello, è mutevole e personale, mentre il Sè è inalterabile e impersonale. Facendo un discorso più generale sulla tua provocazione, io sono la prima a dire che no ha tanto senso fare voli pindarici alla ricerca di esperienze mistiche irraggiungibili e che non ha senso buttare via la vita posticipando ogni possibilità di stare bene ad un improbabile raggiungimiento di mete poste altrove nel tempo e nello spazio. Sono la prima a dire che non abbiamo un corpo ma che siamo un corpo. Ma occorre fare un po' di attenzione anche in questo e non buttare via il bambino con l'acqua sporca. Nonostante questo ... la percezione di una assoluta ... bellezza, pace, calore ... chiamalo come vuoi, è sperimentabile. ciao Ultima modifica di Fragola : 03-02-2004 alle ore 11.21.35. |
03-02-2004, 14.30.11 | #27 |
Ospite
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freddo?
Hi.
Premetto che personalmente trovo "freddo" parlare di un tema di tale portata razionalmente e in un forum, ma capisco che non tutti hanno possibilità di affrontarlo diversamente. DanDan comprendo benissimo quello che provi, esco da una storia recente e anche io sono stato lasciato, una storia che posso dire esser stata di Amore, se per Amore si intende qualcosa di diverso dall'amore egoistico. Tramite questo rapporto siamo cresciuti entrambi ma l'evoluzione del sentimento reciproco è stato profondamente diverso. Io che inevitabilmente ad inizio rapporto ero totalmente centrato sulla mia persona e concepivo al massimo uno scambio, sono arrivato a trovare la felicità nella sua felicità, spesso sacrificando me stesso. Questo non mi pesava, tutto quel che prima era necessario alla mia persona per sentirsi soddisfatta ora era incentrata sulla sua persona e questo mi bastava. Solo in seguito mi son reso conto di quanto potesse essere autodistruttivo questo tipo di legame ma non mi sento in alcun modo di condannarlo o rinnegarlo, semplicemente ora che ho coscenza della portata saprò (spero) regolarmi in futuro. Il nostro rapporto è stato vissuto da me come un sogno, ero effettivamente felice nel sogno e non escludo di volerlo rifare anche se sò di non poterlo affrontare più con tanta leggerezza. Lei mi ha lasciato, non l'ho odiata, ho sofferto come un cane, poi mi sono svegliato e ho ritrovato contatto con la realtà che mi permetteva di stare bene anche senza di lei. Ora le voglio un bene incommensurabile e sto provando a riallacciare un rapporto di "amicizia"... ma sò che non vi potrà mai più essere quel che c'è stato. Ok ho finito questo mio ripetitivo e forse banale monologo, a voi la parola! |
05-02-2004, 17.28.10 | #28 |
SiamoUniciPezzi di N.. :D
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Messaggi: 426
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Fragola, Ok, ma siccome, come giustamente dici, questa differenziazione FA esperienza e produce qualcosa, se lo tingiamo sempre di questi connotati mistici (vedi 'beata pace') non coglieremo mai la concretezza della questione. Non c'è cambio sostanziale in quella percezione. è proprio qui l'inganno su cui insisto. Quella sensazione per cui si percepisce 'quello' e che 'tutto è uno'. non può prescindere dalla contaminazione culturale. Perché infatti non percepiamo, per esempio, che 'tutto è radice quadrata'???!!!. Ci fa troppo comodo sperare in quell''uno mistico' e privo della naturale potenza dell'energia delle cose che è fatta di impermanenza ed esplosione. Tutto è un movimento unitario, siamo d'accordo, ma in quel movimento appunto non c'è separazione, non c'è più 'io' o 'sé', in qualsiasi modo ci piaccia immaginarlo. La nostra identità non è nostra. è fittizia, autoinventata, e si nota come neanche serva per il buon vivere in questo mondo.
-"esistono le molecole di gelato che entrano in contatto con le papille gustative ... ma la specifica esperienza di sapore e di piacere associata a questo contatto esiste?". Certo che esiste il contatto con quel vissuto, ma è il sapore che non avrebbe bisogno di tingersi di 'piacevole' (quindi buono) o 'spiacevole' (quindi cattivo). Insomma il sale non sarebbe salato sennon per conoscenza culturale. Non avremmo modo di emozionarci, in breve, per una elegante torta della nonna ricoperta di nutella, invece di amareggiarci se ci servissero al suo posto una tartina sgangherata di solo sale e olio. -sono codici di linguaggio consensuali, si, non possiamo prescindere da questo per vivere intelligentemente e organizzarci. -Quel calore Vitale è proprio inevitabile Sentirlo in tutta la sua completezza quando davvero si molla la presa dai riferimenti autocentrati, siano essi estremamente materialisti, psicologici, spiritualisti o di tutte le etichette che possiamo immaginare. Sennò è sempre un ricoprirlo di illusioni. Questo 'Ciò che è' non è coglibile da noi in questo stato, possiamo solo romanzare e usare questo giogo d'oro come palliativo. |
05-02-2004, 21.22.24 | #29 |
Ospite
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Uhmmmmmmmmmmmm
Provocazione?...Posso coglierla e non accoglierla. L'educazione della nostra intelligenza emotiva ci consente di farlo. Nel momento in cui si accetta se stessi per quel che si è e non per quello che gli altri si aspettano noi si sia...inevitabilmente il si vive l'io...un io sano scevro dagli orpelli atavici che lo oberano.Il Sé non è a mio avviso oggetto di contemplazione ma di accettazione in quanto è quello che ci rende unici. Capisco che non è semplice da attuare...ma parlare di razionalizzazione e di coperture ricorrendo alle parole è un modo per sminuire la valenza del concetto da me espresso. Io mi vivo con la consapevolezza di chi sono...la sottile differenza consiste nel fatto che proprio perchè vivo il mio Io appieno ho imparato a parlare anche in termini di Noi.
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06-02-2004, 00.41.58 | #30 |
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Re: ***
Stè, la mia sensazione è che stiamo dicendo la stessa cosa, solo che forse ho fatto un po' più "la pace" (come da bambini, quando si fa la pace) di te con alcune parole.
Comunque, tanto per contraddirti un po' (se no che gusto c'è?) a me il gelato piace ma non quello al cioccolato. Adoro quello alla fragola anche se dirlo qui mi fa pensare ad una forma di cannibalismo , e mi piace il pane con l'olio di più della torta. Poco sale, grazie. I gusti sono soggettivi ma anche il gusto è un'esperienza. Che poi vengano da condizionamenti ... certo è indubbio. Dai condizionamenti e soprattutto dall'abitudine. Il gusto forse è una sovrastruttura ma il piacere no. E' un'esperienza. E non sempre viene da sovrastrutture. I piaceri più semplici, quelli che nascono dal soddisfare i bisogni del corpo, sono abbastanza oggettivi. L'acqua quando hai sete, mangiare quando hai fame... ciao |