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03-01-2004, 18.51.52 | #7 | |
Anima Antica
Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
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Re: autoriflessività e pratica concreta
Citazione:
Vorrei rispondere, se mi riesce, a questo quesito. La tua domanda intanto è molto precisa e pertinente: "con la conoscenza si apre la possibilità della trasformazione..." Il punto è questo. La conoscenza è una possibilità, non è di per sé la trasformazione. Possiamo conoscere molto di noi stessi ma rifiutarci di cambiare questo o quell'aspetto, per infinite ragioni e non necessariamente queste ragioni sono solo delle scuse. Però è anche vero che senza conoscenza la trasformazione può avvenire solo per caso e non per scelta. Rispetto alla tua domanda posso raccontare una piccola cosa, forse banale, che mi è capitata nel tempo in questi mesi passati. Ho un dialogo stretto e costante con una persona per me molto importante. In varie circostanze questa persona mi aveva fatto notare che in certi periodi del mio ciclo mestruale sono più propensa alla tristezza o a reazioni che mi portano a litigare. Devo dire che questi commenti non mi facevano esattamente molto piacere, ma ho provato ad osservarmi e ho visto che in alcune circostanze (non sempre però) lui aveva veramente ragione. Questo mi ha aiutata a fare attenzione quando le mie reazioni emotive sono più intense del solito e devo dire che a volte effettivamente colgo questa malinconia e la tendenza alla permalosità prima di ributtarla contro il mio prossimo, e mi ha aiutata a migliorare anche le mie capacità relazionali con gli altri. In questo senso aver conosciuto la ragione di alcune delle mie reazioni emotivamente fuori scala rispetto alla situazione che fungeva da stimolo, mi è stato concretamente utile (premetto che la persona in questione non è uno psicoterapeuta, è una persona a cui sono legata da un grande affetto). Per quello sono propensa a rispondere di si alla tua domanda. Devo dire che comunque dipende anche molto da come utilizzi il "lavoro" introspettivo, perchè talvolta può diventare una masturbazione mentale o un crogiolarsi in autocommiserazione. Se non diventa questo allora si, è utile anche nel concreto. |
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03-01-2004, 19.44.35 | #8 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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trasformazione...
allora: introduzione: 1) noi reagiamo in modo particolare ed individuale ad ogni stimolo concreto esterno che ci si presenta; 2) questo stimolo attiva nella nostra mente, sia a livello cognitivo che a livello emotivo, delle risposte, che spesso sono "automatiche": nel senso che sono pensieri (ed emozioni centrate sui pensieri), che derivano dalla nostra storia e ci portano a percepire e a vivere gli eventi in un modo ormai, alle volte, collaudato e stabile, rigidamente abituale, e che per questo tende a sfuggire dalla sfera della nostra consapevolezza. 3) tendendo a ripetersi, tendono conseguentemente a ripetersi i vissuti tipici di fronte ad un evento, di qualsiasi segno, più o meno positivo o negativo che sia. (tutto questo segue un pò la linea cognitivista) perchè cambiare? - se il vissuto è negativo e causa qualche forma di disagio, è un motivo più che buono per tentare di modificarlo; - ma anche se il vissuto è normale, per la stessa sua ripetitività invariante, che tende a far diventare la realtà sempre più opaca, se uno proprio non è un'amante convinto della routine...insomma...potrebbe essere anche piacevole variare, qualche volta! - senza contare che una maggiore libertà da ciò che è ripetitivo e inconsapevole porta a vedere la realtà con occhi meno prevenuti. il problema: la trasformazione...possibile...? Allora arrivando al dunque: riflettendo su noi stessi possiamo riuscire ad analizzare e focalizzare i vari passaggi che ci portano a vivere un'evento in un determinato modo; riusciamo a rintracciare nella nostra storia similitudini, assonanze, somiglianze varie con questo nostro modo particolare di interpretare e vivere gli eventi. A questo punto abbiamo davanti a noi una catena più o meno complessa e multifattoriale di vissuti, momenti di vita passata, aspettative, speranze, bisogni, atteggiamenti: ma ora, con tutto questo materiale davanti, possiamo coscientemente e attivamente modificare qualcosa, o è meglio che andiamo a berci un caffè e non ci pensiamo più? |
03-01-2004, 19.48.32 | #9 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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sono perfettamente d'accordo con quello che hai datto, Ygramul, ma mi chiedevo se fosse possibile proprio un'intervento diretto nei propri vissuti: riordinare i tasselli, più o meno, o metterne un'altro, o sfumare un'altro ancora...cose di questo tipo...abbastanza attive e concrete, razionali (senza che la razionalità escluda l'emotività)...mah...
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03-01-2004, 20.10.02 | #10 | |
Anima Antica
Data registrazione: 22-07-2002
Messaggi: 423
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Citazione:
Mi riallaccio un pò a quello che dicevi nel tuo post precedente: se per qualche ragione il mio comportamento in alcune circostanze diventa stereotipato, anche qualora non sia proprio fonte di grossa sofferenza può comunque risultare spesso inappropriato. Se per motivi di lavoro io vivo in un ambiente dove tirano a fregarmi ad ogni piè sospinto, è sano che io sviluppi un certo grado di diffidenza. Ma dài e dài, questa diffidenza potrebbe permeare talmente la mia vita che si può trasmettere anche in relazioni che dovrebbero essere più rilassate, quali quelle in famiglia o con gli amici. E allora, se non mi accorgo di quello che succede, potrei rischiare di avere problemi in àmbito familiare o di perdere gli amici. Questo per parlare di esperienze tutto sommato piuttosto tardive nella vita di un uomo. Chiaramente se questa diffidenza è più antica, ossia legata al fatto per esempio che avevo dei genitori inaffidabili, incapaci di mantenere una promessa (faccio solo un esempio), sarà certamente più probabile per me attribuire un significato della serie "Non c'è da fidarsi" a situazioni che possono somigliare anche solo molto lontanamente a quelle che erano tipiche della mia infanzia. Se riesco a fare un collegamento tra il mio modo di affrontare certi tipi di relazioni e le esperienze passate, ho in qualche modo una chiave, che posso utilizzare o meno. Così, con un pò di abitudine e di allenamento, posso anche imparare che certe reazioni istintive di chiusura nella diffidenza non sono appropriate per la situazione che vivo nell'attimo presente, ma possono essere uno schema che attivo perchè ho richiami di cose vissute nel passato. E a poco a poco posso imparare a sganciarmi da quei richiami, imparare a valutare la situazione del presente per quella che è, e quindi reagire in modo più appropriato alla situazione. E' anche vero che però quanto più la situazione che mi ha fornito quel comportamento stereotipato è antica, tanto più sarà carica di una miriade di emozioni con le quali dovrò fare i conti, e se non faccio i conti con quel pacchetto di emozioni, ho un bel cercare di cambiarmi i comportamenti dopo che conosco mille cose, non mi riuscirà mai!!! |
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