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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 17-03-2008, 18.55.20   #11
iulbrinner
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Riferimento: Libertà di scelta

Citazione:
Originalmente inviato da ornella
Vorrei chiedere di nuovo: cosa significa essere liberi? Usciamo veramente dai luoghi comuni dai preconcetti.
.......
Siamo liberi o vogliamo crederci tali? Poter scegliere equivale ad essere liberi.
.......

"Essere liberi" - così, in astratto - secondo me non significa nulla perché la libertà, come ogni altro valore, va relativizzato per assumere un senso compiuto.
Liberi da chi, liberi da cosa?
In questo senso ognuno di noi - io credo - è realmente libero solo nel momento in cui si sente tale; ossia quando le proprie condizioni soggettive esistenziali gli suggeriscono opportunità di scelta tra cose (o situazioni) ben determinate che vuole o desidera, in concorrenza tra loro.
Mi riesce, tuttavia, difficile rapportare questo interrogativo alla motivazione iniziale, relativa "alla presunta libertà di scelta delle donne e degli uomini (degli uomini, sic!) di prostituirsi".
Chi decide di prostituirsi deliberatamente lo fa scegliendo tra quella possibilità ed altre; in questo senso si tratta di una scelta libera.
Altrimenti potremmo arrivare alla conclusione che nessuno di noi è mai libero di nulla, in quanto siamo tutti assoggettati ad una quantità di condizionamenti sociali; ma messa in questi termini, la questione è sin troppo deresponsabilizzante e comoda.
Chi si è trovato costretto a cibarsi di resti umani non era in condizione di scegliere e quella non è libertà, ma necessità (di sopravvivenza).
Tra libertà e necessità c'é un bel salto di significato.
Libertà, a mio avviso, si coniuga più propriamente con il termine "responsabilità".

Citazione:
......Io sono in grado di uccidere oltre le normative, poi eventualmente pagarne il prezzo. Nel caso in cui non ci riteniamo in grado di scegliere oggettivamente tra Bene e Male, ci si deresponsabilizza, per cui diventa teoricamente tutto lecito oltre che implicito nella nostra natura.

Non direi che diventa lecito, visto che la società pone dei limiti etici e giuridici alla nostra condotta.
Chi decide di trasgredire lo fa sulla base della propria responsabilità personale e deve essere pronto/a a pagarne il prezzo.

Citazione:
Il Libero Arbitrio è la libertà ideale di scegliere tra il Bene ed il Male, la capacità di identificarli equivale a discernere o Conoscere. Ritenere che ci possa essere discrezionalità, nel decidere cosa sia Bene o cosa sia Male, equivale a soggettivizzare, nel caso del Libero Arbitrio non si può, perchè si presuppone che esso sia oggettivo e uguale per tutti.

Chi decide cosa è Bene e Male per tutti quanti?
Io credo, invece, che il libero arbitrio sia una decisione soggettiva, che rimanda ad una scelta personale verso il Bene o verso il Male soggettivamente inteso (credo anche in una prospettiva religiosa).
iulbrinner is offline  
Vecchio 17-03-2008, 19.46.29   #12
espert37
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Riferimento: Libertà di scelta

Carissima Ornella, sei simpaticissima nelle tue esposizioni, Nel modo di esprimerti, si denota una marcata venatura di sentimenti artistici,abbastanza vaneggianti,(Spero sia il vocabolo giusto) difatti hai un pronunciato spirito poetico. A proposito, ho letto le tue poesie, alcune sono semplicemante meravigliose,per cui ti devo esprimere i miei più sinceri complimenti.
A mio avviso,però devi un pò approfondire il concetto di Libero Arbitrio, il quale dovrebbe sempre essere coniugato con la consapevolezza e responsabile coscienza.
Un caro saluto espert37
espert37 is offline  
Vecchio 19-03-2008, 15.15.28   #13
ornella
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Riferimento: Libertà di scelta

Citazione:
Originalmente inviato da espert37
Carissima Ornella, sei simpaticissima nelle tue esposizioni, Nel modo di esprimerti, si denota una marcata venatura di sentimenti artistici,abbastanza vaneggianti,(Spero sia il vocabolo giusto) difatti hai un pronunciato spirito poetico. A proposito, ho letto le tue poesie, alcune sono semplicemante meravigliose,per cui ti devo esprimere i miei più sinceri complimenti.
A mio avviso,però devi un pò approfondire il concetto di Libero Arbitrio, il quale dovrebbe sempre essere coniugato con la consapevolezza e responsabile coscienza.
Un caro saluto espert37
Carissimo Espert e Iulbrinner, non ho dimenticato di rispondervi, stavo ragionando su come trattare la questione anche dal punto di vista psicologico e non solo filosofico.
Aggiungo quindi altra carne al fuoco, un po' provocatoriamente ponendo alla Vostra ed altrui attenzione questi due link
http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/...fa _male.aspx
http://www.psyreview.org/articoli200...ntonini-01.htm
E' una provocazione, quindi tentate di non raccoglierla come continuo nella guerra dei sessi, ma vorrei dimostrare altro.
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Vecchio 20-03-2008, 09.58.55   #14
espert37
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Riferimento: Libertà di scelta

Citazione da Ornella,
Carissimo Espert e Iulbrinner, non ho dimenticato di rispondervi, stavo ragionando su come trattare la questione anche dal punto di vista psicologico e non solo filosofico.
Aggiungo quindi altra carne al fuoco, un po' provocatoriamente ponendo alla Vostra ed altrui attenzione questi due link
http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/...e_fa_male.aspx
http://www.psyreview.org/articoli200...ntonini-01.htm
E' una provocazione, quindi tentate di non raccoglierla come continuo nella guerra dei sessi, ma vorrei dimostrare altro.

Carissima Ornella, C'era im mè il desiderio di rispondere alla tua provocazione,ma dopo aver letto i due link da te proposti,mi sono accorto che molto probabilmente le mie conoscienze relative alla psicologia devono essere molto elementari,al punto che non mi permettono di comprendere e di rispondere,per cui passo la palla a Julbrinner.
Ciao, al prossimo incontro. espert37
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Vecchio 21-03-2008, 23.26.45   #15
iulbrinner
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Riferimento: Libertà di scelta

Mi riesce alquanto difficile comprendere il senso dell’argomento proposto da ornella (libertà vs stato di necessità e quanto il secondo determina la prima?....forse, oppure....?) ma, nei limiti di un oggetto di discussione tanto indeterminato (che, comunque, ornella si è ripromessa di specificare) raccolgo il testimone lasciatomi da expert.
Partiamo, per dare ordine alla questione posta dalle domande iniziali.
Facendo riferimento ai sopravvissuti delle Ande che, notoriamente, per sopravvivere si sono cibati dei cadaveri dei compagni morti, ornella si e ci chiede: loro hanno scelto di essere cannibali?
Risposta (la mia): evidentemente no, si è trattato di uno stato di necessità che prescinde nella misura più completa dalla libertà di scelta. Anzi, si pone esattamente agli antipodi della “libera scelta”, nel senso che ho sostenuto nel mio precedente intervento.
E' da considerarsi una scelta il suicidio? Non parlo dell'eutanasia, ma del suicidio. (ornella)
Ancora una volta, no – a mio avviso – in quanto si tratta, secondo la clinica corrente, di condizioni psichiche alterate da situazioni patologiche o, comunque, prive di "libera e consapevole autodeterminazione".
In ogni caso, si tratta di situazioni limite, per le quali parlare di libertà è, comunque, sostanzialmente diverso rispetto all’ordinario concetto che utilizziamo correntemente per la vita ordinaria.
Per quale principio le compagnie del tabacco hanno pagato ai fumatori danni per tumori? (ornella)
Immagino sulla base di principi giuridici assai complessi che, ancora oggi, fanno discutere sull’ingerenza dello Stato nelle libere scelte individuali.
Qualunque fumatore che asserisca – oggi come anche ieri e l’altroieri - di essere all’oscuro dei danni prodotti dal fumo mente sapendo di mentire. Io sono un fumatore – anche piuttosto accanito – e scelgo, sulla mia responsabilità personale, di fumare; lo Stato si faccia gli affari pubblici, i miei affari privati me li faccio da solo. Questa è una mia libertà!
Chi entra in una setta, sceglie di entrarvi? sceglie di non uscirvi? (ornella)
E chi può saperlo? Bisognerebbe interrogare tutti gli adepti, sperando che dicano la verità, per verificare se vi sia un qualche elemento che li accomuna.
Anche ammettendo che si possa arrivare ad un simile risultato (assai improbabile, credo) cosa ci potrebbe dire tutto questo? Che siamo tutti liberi o che siamo, invece, tutti condizionati?
O, forse, ci direbbe che ognuno entra in una setta seguendo una propria soggettiva motivazione o – ancora più probabilmente – uniformando le proprie motivazioni personali ad una fragilità psicologica del tutto personale e diversificata da quella degli altri?
Conclusione: le motivazioni psicologiche soggettive ad agire in un certo modo attengono alla sfera individuale (psico-affettiva), mentre le motivazioni dell’agire sociale – anche individuale - attengono alla sfera sociale (valori, norme giuridiche, convinzioni, credenze, tradizioni etc.).
Le motivazioni dei sopravvissuti andini attengono alla sfera sociale (quella dell’ammissibile o dell’inammissibile culturale: il cannibalismo).
Le motivazioni del suicida attengono alla sfera psico-affettiva individuale, analogamente, forse, a quelle del fumatore (ma su questo, nessuno ha il modello interpretativo consolidato e corretto) e dell’adepto di una setta.
Confondere questi due piani di analisi (soggettivo e sociale) è uno dei più grandi motivi di confusione del nostro tempo, così come mi appare confuso – nei suoi termini – il tema proposto.
Di quali libertà si parla – anche in considerazione delle richiamate premesse sulla prostituzione – di quelle personali o di quelle sociali?
E che ruolo hanno le motivazioni (soggettive o sociali) in questo interrogativo?
Attendo, per ciò che mi riguarda, illuminazioni dalla proponente.
iulbrinner is offline  
Vecchio 25-03-2008, 12.48.21   #16
ornella
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Citazione:
Originalmente inviato da ornella
Carissimo Espert e Iulbrinner, non ho dimenticato di rispondervi, stavo ragionando su come trattare la questione anche dal punto di vista psicologico e non solo filosofico.
Aggiungo quindi altra carne al fuoco, un po' provocatoriamente ponendo alla Vostra ed altrui attenzione questi due link
http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/...fa _male.aspx
http://www.psyreview.org/articoli200...ntonini-01.htm
E' una provocazione, quindi tentate di non raccoglierla come continuo nella guerra dei sessi, ma vorrei dimostrare altro.
Carissimo Espert e Iulbrinner comincio a rispondervi cercando di spiegare il senso di questi due link.
Uno parla delle donne che amano troppo. Sono donne che credono di amare il proprio compagno, nonostante questo non si comporti bene con loro. Donne di diversi strati sociali, e culturali che si trovano a vivere relazioni con uomini con forti problematiche, come dipendenze da droghe, alcool, o uomini di natura violenta. Questa situazione vista dall'esterno mostra il classico quadretto della donna che si sacrifica per il disgraziato. Lei è convinta che Lui cambierà, lo comprende e lo ama. La realtà mostra quasi sempre che in queste relazioni si forma un rapporto di dipendenza reciproca. Le donne che amano troppo provengono da famiglie disturbate, l'autrice spiega che generalmente il bimbo trascurato o che subisce maltrattamenti reagisce con la ribellione, le bambine diventano ipersensibili, e cominciano a prendersi cura della madre maltrattata o dei fratelli più piccoli, o della bambola. Si prende cura degli altri, ma non di se stessa, non chiede attenzioni, e ne da sentendosi buona. Risolve così il suo immenso bisogno d'amore. Da adulta cercherà un uomo simile al padre, e proverà eccitazione solo a quel livello di scambi verbali al quale è abituata, si prodigherà per aiutare il compagno e questo la distoglierà dal proprio vuoto. Una bambina maltrattata, non troverà strano essere maltrattata e non amata, perchè quella e la sua normalità. I meccanismi psicologici sono gli stessi della dipendenza da alcool. Ovvio che è una catena infinita, in cui le eventuali figlie ripeteranno da adulte lo stesso comportamento. Idem per gli assassini seriali, generalmente figli di prostitute, con padri violenti, riescono anche a condurre una vita normale, ma in alcuni momenti i problemi irrisolti vengono fuori in maniera esplosiva. Omicidio, rituale che a livello inconscio serve a colpevolizzare la vittima, ovvero ti ho ucciso perchè sei una prostituta o un pedofilo o qualunque cosa l'omicida seriale scelga come vittima. Questo permette all'omicida di calmare i propri istinti per un po'. In entrambi i casi, delle donne che amano troppo, c'è il bisogno di controllo di un fattore esterno(O l'uomo compagno o la vittima) questo permettere di distogliere l'attenzione da se. In entrambi i casi, l'origine del male e da attribuirsi ai genitori o a chi per essi, all'ambiente circostante. Quindi una donna che ama troppo sceglie di vivere con un uomo che magari la picchia tutti i giorni apparentemente, ma in realtà è dipendente non tanto di Lui ma dalla situazione così il serial killer.Dopo continuo
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Vecchio 25-03-2008, 14.50.44   #17
ornella
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Riferimento: Libertà di scelta

Ora si può presupporre che la madre dell'omicida seriale, appartenga ad una famiglia di origine degradata, in cui una madre accetta che il proprio figlio venga picchiato e violentato forse anche solo psicologicamente. Come si relaziona da bambino, come affronta il complesso di Edipo?
La madre si relaziona con molti uomini per lavoro, già sappiamo che spesso subiscono rapine e violenze dai clienti, non da tutti ma capita. Si presume che questa madre sia già avvezza ad una vita piuttosto dura, ammettendo pure che il compagno violento sia il padre c'è da intuire che rappresenti un modello non sano. Quindi due genitori avvezzi alla violenza, una madre con molti compagni, questo recherà indubbiamente dei danni all'equilibrio di questo bimbo.
Franco nell'altra discussione parlava di una prostituta brasiliana spinta dalla stessa madre a venire in Italia. Di questo parliamo, come sarebbe curioso sapere l'amica di Veraluce che acconsente a determinate pratiche con il compagno nonostante Lei non le trovi gradevoli, se i genitori di questa ragazza hanno un rapporto equilibrato? Io non credo sia una colpa avere la madre prostituta e magari violenta e il padre violento, ma ciò comporta danni gravissimi all'equilibrio. Ora la legge stabilisce che per poter procedere legalmente in caso di violenze fisiche, ci devono essere segni quantificabili in punti e lividi piuttosto evidenti. Questo nel caso uno dei due genitori si ravveda e si ribelli all'altro, e che quindi sporga denuncia. Altrimenti questo bambino o bambino crescerà non sentendosi degno d'amore, avvezzo alla violenza, senza valori ne morali ne etici(L'etica è una convenzione che non raggiunge necessariamente l'interno delle famiglie). Per gli assistenti sociali e difficilissimo interagire con queste situazioni. La madre trascurante e violenta solitamente è una manipolatrice.
Insomma stiamo parlando di questo, di tantissimi individui che interagiscono fra di loro nel disagio psichico, che crescono altri individui disagiati. Droghe, alcool, atteggiamenti compulsivi sono tutte vie di fuga momentanee. Ora mi chiedo: esiste una prostituta che non proviene da questo disagio? se esiste Lei potrà scegliere se fare la prostituta. Altrimenti il cliente abuserà di un disagio economico e psicologico Forse egli stesso necessita di rivolgersi a delle prostitute in quanto non in grado di relazionarsi in modo sano con altre donne.
Siamo tutti legati l'un altro, abusare della debolezza altrui,e dell'inconsapevolezza altrui equivale ad aumentare questo circolo disumano.
Se io compro un motorino da un ragazzo in crisi d'astinenza, forse faccio un affare, ma forse approfitto di una sua debolezza. Picchiare una donna che è sempre stata picchiata e che quindi per questo non mi denuncia, non significa che è consenziente. Un essere umano che ritiene la libertà un valore irrinunciabile non può non aver rispetto delle debolezze altrui. Le debolezze in questo caso sono forme di dipendenza di cui spesso non si ha consapevolezza o forza di uscirne. Chi ritiene la libertà un valore ne deve tenere conto. Da questo deve nascere l'Etica.

A dopo ho un po' da fare
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Vecchio 25-03-2008, 20.58.53   #18
ornella
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Noi siamo anche le relazioni sociali che abbiamo avuto, nel caso queste non siano sane, ci vorrà il nostro impegno e intelligenza per ricostruirci.
Mio padre era un alcolizzato, la sera mi chiedeva”Ornella dammi un bicchiere di vino che vado a dormire”. Per me era normale, ritenevo che tutti i papà facessero così.
Ora la libertà come abbiamo visto, è in relazione alla possibilità di prendersi delle responsabilità, ovvero sono in grado di decidere e quindi se sbaglio ne assumerò le responsabilità che verranno dagli eventuali errori. Si diventa maggiorenni a 18 anni, e si assumono libertà e responsabilità. Lo Stato come ordinamento giuridico del resto non può fare altrimenti, i motivi per cui si ricorre all’interdizione ad un curatore sono veramente gravi.
Lo Stato come si deve porre quindi nei confronti dei cittadini? Deve rappresentare e garantire la libertà data dalla maggiore età(Anche in temi come la prostituzione e droghe) o dare un ‘impronta etica come avviene ora?
Quindi sono libero di fumare? O le multinazionali hanno inserito ingredienti come il cacao che sono broncodilatatori e quindi la mia dipendenza è più veloce?Chi inizia a fumare ora può avere a disposizione queste informazioni, ma prima venivano tenute segrete. Io so di fumare la nicotina e non la nicotina più il cacao o il mentolo.
A domani
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Vecchio 26-03-2008, 12.23.41   #19
iulbrinner
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Citazione:
Originalmente inviato da ornella
Insomma stiamo parlando.....di tantissimi individui che interagiscono fra di loro nel disagio psichico, che crescono altri individui disagiati. Droghe, alcool, atteggiamenti compulsivi sono tutte vie di fuga momentanee. Ora mi chiedo: esiste una prostituta che non proviene da questo disagio? se esiste Lei potrà scegliere se fare la prostituta.

Insomma, la colpa di tutto è sempre della società, l'individuo è sempre condizionato da qualcosa e quindi non è mai responsabile di nulla.
Mi spiace, cara ornella, ma questa teoria dell'irresponsabilità individuale riversata sulle condizioni sociali è una teoria di vecchia data, in base alla quale sono state fatte scelte politico-ideologiche devastanti e che ha prodotto generazioni di irresponsabili.
Io credo che, laddove la persona sia nelle condizioni di "intendere e volere", debba assumersi la responsabilità dei propri atti, compresa la scelta di prostituirsi, senza mettersi dietro al facile riparo delle condizioni sociali.
Le "donne che amano troppo" sono - a mio avviso - un altro alibi dietro al quale si nasconde un'incapacità personale: quella di riconoscere che le scelte esistono e se una donna "sceglie" un certo tipo di uomo è perché quella è la sua scelta tra tante altre possibili. Ossia, anche in quei casi la responsabilità di mettersi in un certo tipo di rapporto rimane un fatto personale di cui la singola donna non può e non deve assegnare la responsabilità ad altri.
Che, poi, non tutti siano in grado di vivere "consapevolmente" la propria vita, quello è un fatto ineliminabile che potrà essere superato solo quando la società sarà composta da sapienti "illuminati".
Sino a quell'utopico momento rimaniamo tutti imperfetti, fallibili, contraddittori e fragilmente umani; tutte caratteristiche che ci portiamo dietro nella vita di relazione incrociandole con gli analoghi difetti degli altri.
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Vecchio 26-03-2008, 12.33.08   #20
ornella
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Riferimento: Libertà di scelta

Come giustamente Iulbrinner ha fatto notare, non voglio confondere le responsabilità private legate ai propri valori etici o morali, e il livello Etico di una popolazione tradotto in ordinamento giuridico. Vorrei anzi trovare le relazioni che tra questi due livelli esistono, e come si influenzano a vicenda.
Ritorno all'esempio del tossico dipendente che vuole svendere il motorino perchè in astinenza, (Spero usando questo esempio di uscire da un ambito sessuale, mi sono un po' stancata di essere interpretata come moralizzatrice).Si può dire ormai tutti sanno che la droga crea dipendenza etc etc. Ciò non toglie che acquistare un motorino da un tossico -dipendente non significa rispettare la sua libertà di drogarsi, che solo a Lui appartiene, ma sfruttare la sua debolezza data dalla dipendenza o dalla sua scelta di essere dipendente dalla droga. Per quel che mi riguarda non ho dubbi, amo la mia libertà, e non finirò mai di ringraziare chi ha rispettato le mie debolezze aiutandomi a non cadere ulteriormente nel baratro e nel caos. Si noi siamo responsabili per la nostra vita, ma abbiamo molta influenza anche sulle vite altrui. Lo sa bene chi crea delle sette per fini di lucro.
Ecco come agiscono:
Cos� una setta
riesce a plagiare

Come una setta riesce a plagiare un individuo, quali tecniche usa per fare proselitismo, quali sono gli effetti sulla psicologia di un individuo: quella che segue � una breve guida alle tecniche di "seduzione" usate da culti e sette, redatta dal "Cult Awareness Network", un'organizzazione non profit statunitense il cui scopo � proprio quello di far conoscere i rischi che si corrono affidandosi senza precauzioni a guru e santoni senza scrupoli.

Chi � vulnerabile?
Tutti. Nessuno pu� ritenersi "immune". Anzi, spesso proprio quelli che si ritengono molto forti o troppo intelligenti per cascarci sono tra i primi a cadere in trappola.

Quando?
Soprattutto durante i momenti di transizione, di qualunque tipo. Per esempio, nel primo anno in cui si va a vivere da soli dopo aver lasciato la casa dei genitori; quando si cambia o si perde un lavoro; di fronte ad una improvvisa malattia, propria o dei propri cari; durante l'adolescenza o nei primi anni di invecchiamento; in un periodo di profondo cambiamento di stile di vita, o quando si cambia residenza; nei momenti di solitudine, quando si � lontani da amici e parenti.

Dove?
Praticamente dovunque. Ma le situazioni pi� a rischio sono proprio quelle in cui ci si trova nel tentativo di trovare o ritrovare il proprio equilibrio. Per esempio durante corsi di training autogeno, seminari sullo stress o sulle tecniche di autocontrollo, in organizzazioni religiose non tradizionali. E' proprio in queste occasioni che i "reclutatori" delle sette cercano pi� attivamente di fare proseliti, trovando spesso terreno fertile.

Da chi?
Molto difficile riconoscere un reclutatore. In genere � una persona che ha la capacit� di capire ci� che la persona che ha di fronte desidera sentirsi dire, stuzzicando il suo orgoglio o il suo bisogno d'affetto. E quando ci si accorge che � solo un trucco, spesso � troppo tardi. Attenzione quindi quando vi capita di pensare che l'uomo o la donna con cui state parlando � "la pi� amichevole che avete mai incontrato" o "� interessato esattamente a tutto ci� che a voi interessa", pensa che voi "siete meravigliosi". Attenzione anche alle persone che pretendono di avere una risposta a ogni domanda.

Le principali tecniche di plagio

1) Il "Love bombing": il "bombardamento d'amore � forse la tecnica pi� usata, e quella che ha gli effetti pi� durevoli. Il neofita viene letteralmente circondato d'amore dagli aderenti alla setta, che lo mettono al centro del loro interesse, lo "coccolano", lo riempiono d'attenzione. In una seconda fase due o tre persone si dedicano esclusivamente a lui. Cercano di eliminare ogni suo dubbio, e rafforzano il suo desiderio di appartenenza al gruppo, coinvolgendolo in giochi e canti;

2) Isolamento: la persona viene separata dalla sua famiglia, gli viene reso impossibile con ogni scusa (telefoni guasti, strade interrotte) il contatto con persone esterne. Si crea l'incapacit� a verificare le informazioni che vengono fornite, rendendo accessibile un'unica realt�, quella del gruppo;

3) Ripetitivit�: con la scusa di favorire la meditazione si induce il neofita a ripetere ossessivamente le stesse parole, cantare le stesse strofe o svolgere di continuo un'attivit�. In questo modo si induce artificialmente uno stato di alta suggestionabilit�;

4) Privazione del sonno: tecnica spesso associata alla precedente e viene incoraggiata motivandola come necessaria per non interrompere lo stato di concentrazione raggiunto. In questo modo si indebolisce il fisico, rendendo ancora pi� vulnerabile l'individuo. Allo stesso scopo si usa una alimentazione inadeguata.


Ovviamente la cosa è graduale A dopo, vi giuro che a discorso concluso vi rimmarranno poche domande spero
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