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04-05-2008, 13.43.21 | #3 |
Ogni tanto siate gentili.
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Messaggi: 665
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Riferimento: La società alessitimica
katerpillar.
continua../.. Il termine “alexitimia” fu utilizzato per la prima volta da Peter Sifneos e John Nemiah agli inizi degli anni '70 sulla base delle osservazioni cliniche di pazienti che soffrivano di disturbi psicosomatici e fu definito operativamente a seguito della XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche, nel 1976. Questo termine indicava un disturbo specifico nelle funzioni affettive e simboliche che spesso rende sterile ed incolore lo stile comunicativo dei pazienti psicosomatici. Letteralmente significa "non avere le parole per le emozioni". L'alessitimia può essere definita, infatti, come la mancanza di parole per esprimere le emozioni. Tale patologia si manifesta nella difficoltà ad identificare e descrivere i propri sentimenti e a discriminare tra stati emotivi e sensazioni corporee. I soggetti alessitimici sono incapaci di riconoscere i motivi che li spingono ad esprimere determinate emozioni, hanno difficoltà a mettersi nei panni degli altri e possono mancare di empatia. La loro vita immaginativa è ridotta o addirittura assente (testimoniato, ad esempio, dall'assenza o povertà di materiale onirico) mancano della capacità d'introspezione, il loro stile cognitivo è legato allo stimolo ( tipo di pensiero operatorio caratterizzato da una totale adesione alla concretezza dei dati) e orientato all'esterno, e mostrano un adattamento alla realtà sociale spesso di tipo conformistico. In genere le persone alessitimiche sembrano ben adattate da un punto di vista sociale nonostante manchi loro non solo la capacità entrare in contatto con la propria realtà psichica e con i propri vissuti interiori ma anche la fondamentale capacità di sintonizzarsi sui sentimenti e vissuti altrui, elementi che rendono il loro buon adattamento sociale solo apparente. Inoltre queste persone tendono a stabilire relazioni interpersonali fortemente dipendenti oppure preferiscono stare da soli ed evitare gli altri. Alcuni teorici hanno inserito l'alessitimia all'interno dell' "analfabetismo emotivo". La nostra società tende a sminuire il ruolo delle emozioni, parliamo moltissimo ma senza in realtà dirci nulla di veramente importante. Sono molte le persone, indipendentemente dal livello culturale che mancano di competenza emotiva. Non sono in grado di sentire quello che provano e di riconoscere negli altri gli stessi sentimenti. L'analfabetismo emotivo è purtroppo molto diffuso ed è proprio per questo che diventa importante esercitarsi ad esprimere e riconoscere le proprie emozioni. Attualmente l'alessitimia, non è considerata la sola, ma una delle molteplici possibili situazioni generali di insorgenza o uno dei fattori di rischio che sembrano accrescere la suscettibilità alla malattia psicosomatica. Probabilmente non esiste un'unica spiegazione sulle cause di un fenomeno tanto complesso. Infatti oltre che da fattori genetici, neurofisiologici e intrapsichici, gli stili di comunicazione sono influenzati da fattori socioculturali, dall'intelligenza e dai modelli familiari. Per esempio, Leff ha trovato che nei paesi sviluppati le persone mostrano una maggiore differenziazione degli stati emotivi rispetto a coloro che vivono in paesi in via di sviluppo e che alcune lingue impongono limitazioni all'espressione delle emozioni. Secondo McDougall l'alessitimia è una difesa straordinariamente forte contro il dolore psichico, mentre Krystal, invece di concettualizzare l'alessitimia come una difesa, la attribuisce ad un arresto dello sviluppo affettivo a seguito di un trauma infantile, o ad una regressione nelle funzioni affettivo-cognitive dopo un trauma catastrofico nella vita adulta. Sono state proposte anche alcune teorie neurofisiologiche per l'origine eziologica dell'alessitimia. Si è già vista l'ipotesi di MacLean secondo cui i sintomi fisici dei pazienti alessitimici sono dovuti al fatto che le emozioni vengono incanalate direttamente negli organi corporei attraverso le vie neuroendocrine e autonome. Nemiah ha approfondito questa posizione sostenendo che l'alessitimia è provocata da un difetto neurofisiologico che influenza la modulazione da parte del corpo striato dell'input proveniente dal sistema limbico e diretto al neocortex. Inoltre gli studi sulla specializzazione emisferica, compreso il modo in cui il cervello integra il linguaggio affettivo e propositivo, hanno portato all'idea che l'alessitimia sia dovuta ad una disfunzione dell'emisfero destro o ad una carenza nella comunicazione interemisferica. Tale ipotesi sembra avvalorata dall'osservazione di Hoppe della comparsa di caratteristiche alessitimiche in pazienti con "cervello scisso" i quali riferiscono scarsità di sogni e fantasie e mostrano un deterioramento della funzione simbolica. Inoltre, come hanno dimostrato Weintraub e Mesulam, un danno precoce all'emisfero destro può interferire seriamente con l'acquisizione di capacità per le quali tale emisfero è ritenuto specializzato. Essi sostengono infatti che "come l'emisfero sinistro controlla lo sviluppo della competenza linguistica, così l'integrità dell'emisfero destro potrebbe essere essenziale all'emergere di capacità interpersonali e di quella che Hymes ha definito “competenza comunicativa". Inoltre sembra che, alla base dell'empatia e della capacità di rendere coscienti i propri vissuti emotivi, ci siano i processi di sintonizzazione-desintonizzazione che caratterizzano le prime fasi del rapporto madre-figlio e che consentono al bambino di sentirsi compreso. Non a caso la prolungata assenza di sintonia emozionale tra genitori e figli impone al bambino un costo enorme in termini emozionali. Quando un genitore non riesce mai a mostrare alcuna empatia con una particolare gamma di emozioni del bambino - gioia, pianto, bisogno di essere cullato - questi comincia ad evitare di esprimerle e forse anche di provarle. In questo modo presumibilmente, numerose emozioni cominciano ad essere cancellate dal repertorio delle relazioni intime soprattutto se, anche in seguito durante l'infanzia, questi sentimenti continuano ad essere copertamente o apertamente scoraggiati. Alcuni studiosi hanno suggerito che, in aggiunta ad una disfunzione organica responsabile dell'alessitimia, esista uno specifico ambiente sociale-evolutivo che inibisce l'espressione emotiva, ipotesi che sembra per altro confermata dalla presenza di un numero maggiore di uomini alessitimici rispetto alle donne. Infatti, agli uomini più che alle donne si insegna ad esprimere poco le proprie emozioni e a sviluppare capacità legate più alla vita pratica, lavorativa che non alla sfera affettiva. Diversi fattori socioculturali e neurobiologici, dunque,sono in gioco nell'etiologia dell'alessitimia; i teorici della psicoanalisi hanno in particolare sottolineato il ruolo dei problemi che si verificano nelle prime fasi dello sviluppo. L'alessitimia è stata associata ad uno stile di attaccamento insicuro evitante caratterizzato da una ricerca ossessiva di cure. Articolo sintetizzato e rielaborato da Fulvia Gabrieli Fonti: www.benessere.com (dr. ssa Maino) www.donneinviaggio.com (M. Nicotra) Saluti. Giancarlo. |